Dal punto di vista politico l’attentato a Gentile porta ad una grave spaccatura all’interno del Comitato Toscano di Liberazione Nazionale

La seconda azione gappista che porta ad un elevato inasprimento delle relazioni interne alla coalizione antifascista riunita, in questo caso, nel Comitato Toscano di Liberazione Nazionale, è quella condotta il 15 aprile 1944 a Firenze a discapito del filosofo Giovanni Gentile, reo di aver posto il suo prestigio di intellettuale al servizio della politica della RSI. Ministro della Pubblica Istruzione nel primo governo Mussolini, formatosi nel 1922 dopo la marcia su Roma, membro del Gran Consiglio del fascismo dal 1923 al 1929, dopo anni trascorsi senza più giocare un ruolo attivo nella vita politica del Paese, Gentile aderisce alla Repubblica Sociale Italiana divenendo, nel novembre 1943, presidente dell’Accademia d’Italia <84. La sua scelta di campo risulta quanto mai netta in un discorso tenuto all’Accademia, nell’ambito di una commemorazione di Giambattista Vico, il 19 marzo 1944, quando parla di un’Italia «subito ritrovata attraverso Mussolini e aiutata a rialzarsi dal Condottiero della grande Germania» <85.
L’assassinio di Gentile nasce e si realizza nell’ambiente comunista di Firenze, che vede Giuseppe Rossi <86 quale responsabile del PCI fiorentino e Luigi Gaiani <87 in veste di delegato toscano del Comando generale delle Brigate Garibaldi. I gappisti della città dipendono politicamente dal primo e militarmente dal secondo <88.
Viene scartata l’iniziale proposta di eliminare l’intellettuale mentre transita con la macchina nei pressi dello stadio Berta di Campo di Marte: ciò avrebbe avuto un chiaro valore simbolico, per il fatto che avrebbe rappresentato la vendetta partigiana per la fucilazione di cinque giovani renitenti alla leva, avvenuta il 22 marzo nel medesimo luogo.
Considerati i rischi e le possibili incognite di un simile attacco, Gaiani propende per un’azione ben più prudente: “Fu deciso di eliminare Gentile quando tornava a casa per l’ora di pranzo, verso le 13,00, in un’ora morta, con il traffico inesistente. Gli si sarebbe sparato in due a colpo sicuro, davanti al cancello della sua villa, quando l’auto era ferma. Questo avrebbe agevolato molto l’esecuzione, così Fanciullacci decise che era arrivato il momento di utilizzare quell’azione come palestra per me [Giuseppe Martini, N.d.A.] e Ignesti, che avevamo alle spalle solo un’esecuzione. […] Mentre aspettavamo, Ignesti mi disse che era stato riconosciuto da uno che passava, ma secondo me è più probabile che non abbia retto alla tensione dopo mezz’ora che si aspettava. Paura o meno, mi disse che non voleva mettere in pericolo l’azione e che era meglio se si toglieva di lì. Io gli risposi che si facesse dare il cambio da Bruno, così prese la bicicletta e iniziò a fare la salita del Salviatino per andare da lui. Poco dopo vidi arrivare Bruno” <89.
All’azione partecipano 5 gappisti: Bruno Fanciullacci <90 e Giuseppe Martini <91, i due sparatori, Antonio Ignesti, Luciano Suisola e Marcello Serni. Il luogo scelto per l’attentato, l’ingresso di villa Montalto, all’inizio di via del Salviatino, richiede, infatti, tre uomini di copertura e due per far fuoco. L’operazione, che «si presentava per la verità abbastanza facile» <92, compiuta contro un uomo di quasi 69 anni, disarmato e senza scorta, riesce senza intoppi. Ad essa non fa seguito una rappresaglia, bensì gli ordini di arresto per 5 professori universitari, individuati come istigatori morali dell’atto terroristico. Enrico Greppi ed Ernesto Codignola sfuggono all’arresto, mentre Ranuccio Bianchi Bandinelli, Francesco Calasso e Renato Biasutti vengono fermati, salvo poi essere rilasciati una ventina di giorni dopo.
Gentile paga il contesto di guerra civile, per il quale gli spazi intermedi tendono a scomparire e per nessun nemico, nemmeno se filosofo ed anziano, esiste una garanzia. È la responsabilità politica di Gentile in quanto intellettuale il fondamento che, agli occhi del PCI, rende legittima l’azione volta ad eliminarlo <93. Egli è considerato «uno dei responsabili e autori principali di quella degenerazione politica e morale che si chiama fascismo» <94, colpevole di aver messo «la sua intelligenza al servizio del fascismo durante tutto il ventennio offrendo alla dittatura mussoliniana quella patina di rispettabilità e quella sanzione ideologica che le mancava» <95.
Dal punto di vista politico l’attentato a Gentile porta ad una grave spaccatura all’interno del Comitato Toscano di Liberazione Nazionale. Il dissenso interno, inoltre, viene acutizzato dal manifesto di rivendicazione dell’attentato, che il PCI diffonde il 22 aprile, con firma apocrifa CTLN. Il tentativo comunista di mettere il Comitato dinanzi al fatto compiuto, di modo da strappare subito il suo consenso, non ottiene i suoi frutti. Il 23 aprile 1944, infatti, il Partito d’Azione fiorentino presenta al CTLN un documento di protesta: “Nei giorni 22 e 23 aprile veniva diffuso a Firenze un manifesto a firma «Il Comitato di Liberazione Nazionale» intitolato «Il caso Gentile» […] Tale manifestino non è stato mai autorizzato dal Comitato di Liberazione Nazionale. […] Il caso in esame presenta un particolare carattere di gravità sia perché dimostra il deliberato proposito di servirsi di un nome comune per coprire eventuali responsabilità, sia perché rende il C.L.N. responsabile dell’uccisione di Giovanni Gentile, che, a prescindere dalle rappresaglie eventuali e di cui non si fa qui considerazione, non è considerata da tutti i partiti come un atto utile alla lotta di liberazione. […] La sua morte non aggiunge nulla alla sua fine come uomo politico. D’altra parte Giovanni Gentile non aveva commesso quei delitti per cui possono venire emesse delle condanne popolari che sicuramente colpiscono giusto. Non era né una spia né un delatore. Ha sempre tentato di aiutare individualmente quanti più antifascisti ha potuto, di qualunque partito essi fossero. Tra i suoi allievi la maggioranza era contro di lui politicamente, ve ne sono in quasi tutti i partiti politici. Questo dimostra che l’influenza culturale da lui esercitata non era contraria alla libertà. Per tutte queste ragioni, il P.d’A. non avrebbe mai approvato la sua uccisione, se avesse conosciuto il progetto. Tanto meno può permettere che il suo nome venga usato in modo tale da doverne assumere la responsabilità” <96.
In seguito alla netta presa di posizione azionista, il foglio comunista viene immediatamente sconfessato ed il CTLN vota, con l’astensione del rappresentante del PCI Giulio Montelatici, la deplorazione dell’uccisione di Gentile.
[NOTE]
84 Istituzione culturale italiana, operante tra 1929 e 1944, che fu diretta emanazione del regime fascista.
85 «Il Nuovo Giornale» del 20-03-1944, in Carlo Francovich, La Resistenza a Firenze, La nuova Italia, Firenze 1962, p. 185.
86 Giuseppe Rossi (1904-1948). Comunista, dopo aver scontato 6 anni in seguito alla condanna del Tribunale Speciale per la difesa dello Stato, fu responsabile del PCI a Firenze durante la Resistenza, in Wikipedia, ad nomen, consultato il 27-06-2019.
87 Luigi Gaiani (1910-2003). In gioventù aderì al movimento Giustizia e Libertà, poi al Partito comunista. Incorse in vari arresti. Fu uno dei primi organizzatori dei GAP a Bologna. A Firenze divenne delegato del Comando generale delle Brigate Garibaldi. Fu senatore della Repubblica italiana dal 1958 al 1968, in Donne e Uomini della Resistenza, ad nomen, consultato il 27-06-2019.
88 Paolo Paoletti, Il delitto Gentile. Esecutori e mandanti. Novità, mistificazioni e luoghi comuni, Le Lettere, Firenze 2005, p. 8.
89 Testimonianza di Giuseppe Martini, in Ibid., pp. 23-24.
90 Bruno Fanciullacci (1919-1944). Fu arrestato per attività antifascista nel 1938 e rimesso in libertà nel luglio 1943. Durante la Resistenza, dopo un primo periodo in montagna, entrò a far parte dei GAP fiorentini. Catturato a fine aprile 1944, l’8 maggio venne liberato dai propri compagni dall’ospedale di via Giusti, dove era ricoverato. Caduto di nuovo in mano nemica, morì il 17 luglio, in AA. VV., Ear, vol. II, cit., pp. 261-262.
91 Giuseppe Martini (1924-2007). Fu un gappista fiorentino, co-autore dell’attentato a Giovanni Gentile. Nel dopoguerra, divenne un esperantista, in Wikipedia, ad nomen, consultato il 27-06-2019.
92 Aldo Fagioli, Partigiano a 15 anni, Edizioni Alfa, Firenze 1984, p. 144.
93 Pavone, Una guerra civile, cit., p. 504.
94 «L’Unità» del 22-04-1944, in Cesare Massai, Autobiografia di un gappista fiorentino, Edizione ripubblicata a cura di A.N.P.I., p. 21 [https://fuochidiresistenza.noblogs.org/files/2010/09/Cesare-Massai-gappistafiorentino.pdf], consultato il 27-06-2019.
95 Ibid., p. 22.
96 Il Partito d’Azione al Comitato di Liberazione Nazionale del 23-04-1944, in Francovich, La Resistenza a Firenze, cit., pp. 295-296.
Gabriele Aggradevole, Biografie gappiste. Riflessioni sulla narrazione e sulla legittimazione della violenza resistenziale, Tesi di laurea magistrale, Università di Pisa, 2019