Ci si propone di seguire il percorso dei soggetti legati all’Autonomia bolognese

Una strada del centro di Bologna. Foto: Gian-Maria Lojacono

Al fine di rendere più precise possibili le indicazioni in nota relative ai documenti consultati nell’Archivio “Marco Pezzi”, oltre a segnalare il fondo, la busta, il fascicolo e – solo per ciò che concerne il fondo “Movimenti studenteschi” – il sottofascicolo di riferimento, si è scelto di indicare anche il titolo e l’autore del documento specifico, laddove questi compaiano. Fa eccezione la documentazione presente nel fondo “Movimenti studenteschi”, in quanto questa si trova divisa in sottofascicoli ordinati per autore. Allo stesso modo, l’indicazione sull’autore non comparirà nei documenti del fondo “Franco Fiore” relativi al Collettivo Comunista di Bologna e al collettivo Damsterdamned, in quanto essi risultano collocati in fascicoli totalmente dedicati ai soggetti citati (sono rispettivamente i fascicoli 6, 7, 8 e 9 della busta 5 e il fascicolo 7 della busta 4).
All’interno della seguente analisi, nel primo paragrafo ci si propone di seguire il percorso dei soggetti legati all’Autonomia bolognese, discendenti diretti dei movimenti che avevano attraversato il movimento del ’77. Verranno individuati tre attori principali nel Collettivo Comunista di Bologna, nel Comitato Proletario Territoriale e nel Centro di Iniziativa Comunista: chiaramente si tratta di formazioni la cui azione collettiva interessò solo parzialmente l’ambito studentesco.
Allo stesso tempo, tali soggetti – il cui ciclo di vita è documentato nel fondo Franco Fiore – furono i principali movimenti antagonisti del primo quinquennio degli anni Ottanta, laddove l’attività dei collettivi prettamente studenteschi risultava ancora sporadica.
Così come le formazioni autonome, anche l’attivismo politico di Democrazia Proletaria percorse e interessò il territorio bolognese per l’intero decennio, sino alla confluenza nel 1991 verso il Partito della Rifondazione Comunista. Alla sezione felsinea di DP viene dedicato l’intero secondo paragrafo: per quanto partecipante regolarmente alle elezioni locali, regionali, nazionali ed europee, la formazione politica della Nuova Sinistra visse una tensione verso il movimentismo che nei primi anni del proprio ciclo di vita risultò preponderante. Pur avendo assunto una forma partitica compiutamente nel 1984, con l’elezione di Mario Capanna a segretario, Democrazia Proletaria continuò a mobilitarsi e a confrontarsi con i movimenti locali, facendo proprie sin dai primi anni del decennio le posizioni ambientaliste, antinucleari e pacifiste; nel capoluogo emiliano, la sezione universitaria dei demoproletari partecipò attivamente a tutte
le mobilitazioni studentesche degli anni ’80, sino alla Pantera.
Con il terzo paragrafo del capitolo si passano in rassegna le formazioni nate all’interno delle facoltà dell’Università di Bologna, autodefinitisi come “collettivi studenteschi”, nella cui azione collettiva – ovviamente – l’ambito universitario risulta pregnante. Maggiore spazio, nella trattazione, sarà dato ai due collettivi formatisi al DAMS in coincidenza con il movimento studentesco del 1985 (“Lo Specchio di Dioniso” e il “Damsterdamned”), in quanto l’abbondanza del materiale documentario prodotto dai due soggetti ha permesso un’analisi più completa sulla morfologia dei due movimenti. Nel caso dello Specchio di Dioniso, i documenti consultati nel fondo “Franco Fiore” (presenti in basso numero) sono stati integrati con una serie di autoproduzioni gentilmente fotocopiata e concessa da Carlo Terrosi, allora militante nel collettivo, la cui intervista ha permesso di approfondire ulteriormente ulteriori dettagli legati al movimento in questione: affermo e sottolineo la totale attendibilità dei documenti sottopostimi da Terrosi, in quanto sia le informazioni esplicitate in essi sono sovente confermate dalle fonti giornalistiche, sia i contenuti e la forma dei documenti risultano coerenti con la documentazione rintracciata all’Archivio “Marco Pezzi”.
Successivamente, nel quarto paragrafo, saranno elencati gli altri collettivi universitari la cui attività politica è confermata dalle fonti raccolte: un ulteriore discrimine va posto tra i collettivi di Lettere, Scienze Politiche e Giurisprudenza – la cui azione collettiva spesso si intersecò con quella dello Specchio di Dioniso e del Damsterdamned – e tra i restanti movimenti generatisi nell’ateneo felsineo.
Al fine di completare il quadro del contesto bolognese dei movimenti, nel quinto paragrafo saranno raccolti tutti i restanti soggetti la cui attività – non solo ristretta al contesto studentesco – viene riportata dalle fonti per il decennio in questione. Si tratta spesso di collettivi legati ad una mobilitazione single-issue o di soggetti legati alla galassia dell’Autonomia; non mancano alcune associazioni culturali che, pur possedendo una struttura diversa rispetto ai movimenti, hanno partecipato ai cicli di mobilitazioni nel capoluogo emiliano.
In conclusione, nel sesto ed ultimo paragrafo si ripercorreranno le riviste prodotte dai movimenti, fornendone un elenco e cercando – laddove possibile – di fornire dei dati cronologici sulla loro copertura. L’analisi di tali documenti, dal punto di vista di chi scrive, può fornire allo studioso indicazioni per comprendere i rapporti tra i vari soggetti, per far emergere i temi o le visioni comuni ai differenti movimenti, nonché per capire la priorità e l’importanza di essi all’interno di un dato periodo temporale. Pertanto, nei paragrafi precedenti, dedicati alla delineazione degli attori collettivi, non verrà citata alcuna rivista autoprodotta, in modo da evitare ripetizioni e pleonasmi; allo stesso modo, poiché nel capitolo successivo si passeranno in rassegna le mobilitazioni collettive messe in campo dai movimenti universitari, nell’analisi qui proposta non verrà l’approccio e l’organizzazione dei vari cicli di protesta, presente nel quarto capitolo dell’elaborato.
Yannick Aiani, Nel labirinto degli anni Ottanta: la riformulazione dell’azione collettiva e delle reti di cooperazione nei movimenti sociali a Bologna, Tesi di laurea, Alma Mater Studiorum Università di Bologna, Anno accademico 2017-2018

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