Un comandante partigiano, senatore e sindaco di Parma

Giacomo Ferrari. Fonte: la Repubblica, art. cit. infra
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Fonte: la Repubblica, art. cit. infra
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Giacomo Ferrari <583 nacque a Langhirano, in Provincia di Parma, il 5 novembre nel 1887 da una famiglia borghese di tradizione liberale e repubblicana. All’età di quindici anni iniziò il suo impegno nella politica, dimostrando subito la sua intraprendenza; egli infatti fondò la sezione del Partito Socialista nel paese di Langhirano, discostandosi dal pensiero politico della famiglia. Nel 1906 si diplomò con il massimo dei voti al Liceo Classico Gian Domenico Romagnosi, ottenendo anche la licenza d’onore. Dopo sei anni, nel dicembre 1912 perseguì la laurea in ingegneria civile; pochi giorni dopo gli fu offerto un lavoro presso un acquedotto pugliese, per cui si trasferì a Bari. In questi anni, a causa della sua attività politica, Giacomo Ferrari iniziò ad essere controllato dalla polizia. Egli lavorò nella città pugliese fino al 1915, quando, dopo aver sposato la maestra Laura Venturini, si arruolò nell’esercitò. Durante la prima guerra mondiale, fu trasferito in Val Camonica come addetto all’ufficio di tiro e a Brindisi per dirigere i lavori di costruzione dell’acquedotto sul porto. Come lui, anche il fratello Bruno era nell’esercito essendosi arruolato volontariamente, morendo nel Carso nel 1917; in suo onore, Ferrari chiamò il suo primogenito Bruno.
Dopo al fine della guerra Giacomo Ferrari lavorò al Consorzio delle cooperative di Parma. nel 1920, ripresa l’attività politica, venne eletto consigliere provinciale per il collegio di Langhirano per il Partito Socialista. Negli anni successivi, con l’avvento del fascismo, data la sua continua attività politica, subì diverse intimidazioni. A causa delle continue minaccia e del crescendo dell’oppressione fascista, l’ingegnere langhiranese fu costretto a traferirsi nel 1931 a Tolosa, dove lavorò come direttore tecnico delle cooperative dirette dai cugini Bertoluzzi. Negli anni d’esilio, nonostante uno stemperamento nella sua partecipazione politica, rimase sempre in contatto con gli esponenti dell’antifascismo, come lui all’estero o rimasti in Italia. L’allontanamento francese terminò nel 1936, quando la famiglia fece rientro in patria. Gli anni del ritorno in Italia sono segnati da un mutamento nel pensiero politico di Ferrari che portò nel 1942 all’iscrizione nel partito comunista.
Nel 1942, con la seconda guerra mondiale, Giacomo Ferrari fu richiamato alle armi come capitano di artiglieria. Venne inviato a Milano per controllare i lavori di costruzione di una fabbrica di proiettili. Dopo l’8 settembre Ferrari fu, insieme al figlio Brunetto, tra i primi antifascisti ad organizzare la resistenza armata. Il momento emblematico di quest’attività cospirativa fu la riunione a Villa Braga, di appartenenza del cognato di Ferrari, nella quale Giacomo fu incaricato di occuparsi degli aspetti logistica della guerriglia sui monti. Successivamente svolse attività di varia natura per il Comitato di Liberazione Nazionale parmense.
Entrò nel movimento partigiano con il nome di battaglia Nasi e ricopri come primo incarico, quello di Vice Commissario politico di Brigata. Nell’agosto del 1944, con l’elezione del primo Comando Unico Operativo, venne nominato Vice Comandante. Dopo la tragedia di Bosco di Corniglio nell’ottobre 1944 i fatti sono noti: Ferrari divenne il nuovo Comandante Unico, con il nome di Arta, e rimase con la medesima carica anche quando il CLN parmense nominò d’autorità un Comandante Unico, (Paolo Ceschi che divenne Comandante Delegato), e anche quando il Comando Militare Nord Emilia cercò di sostituirlo dato il peggioramento delle condizioni di salute. Salute compromessa anche dalla morte del figlio Brunetto avvenuta nel corso della guerriglia resistenziale.
Nonostante il dolore, Arta all’età di cinquant’anni, rimase alla guida del movimento sino alla Liberazione, sino alla liberazione di Parma, avvenuta ufficialmente il 9 maggio 1945; giorno in cui Arta tenne un discorso di commiato a tutti i partigiani sulla necessità di ricostruire materialmente e idealmente la nuova società. Dopo le votazioni del 2 giugno del 1946, che portarono alla nascita della Repubblica, Ferrari venne eletto all’Assemblea Costituente per il Partito Comunista. Nel luglio dello stesso partecipò al governo di De Gasperi come Ministro dei Trasporti, carica che mantenne durante il secondo e terzo mandato. Egli si impegnò nella ricostruzione dei trasporti, in particolare della linea ferroviaria. Con l’acuirsi delle tensioni tra USA e URSS, nel 1947 gli Stati Uniti fecero pressioni affinché il governo rompesse l’alleanza con i Partiti di sinistra. Nonostante De Gasperi chiese a Ferrari di rimanere al Ministero dei Trasporti come tecnico indipendente, l’ingegnere comunista non accettò per senso di lealtà verso il suo partito.
Nelle elezioni del 18 aprile 1948 ottenne la nomina al Senato. Il suo attaccamento per la propria terra lo portò ad accettare la nomina a Sindaco di Parma proposta dal Partito Comunista parmense, dopo le dimissioni del sindaco comunista Giuseppe Botteri. Così nel 1951, Ferrari divenne il primo cittadino della città. Nel suo lavoro egli si profuse nella ricostruzione della città, modernizzandola, impegnandosi nella costruzione di parchi, scuole, impianti sportivi e incrementando l’assistenza sociale. Proprio per il suo impegno e la sua dedizione alla città fu un Sindaco stimato e apprezzato dai cittadini. La fiducia in lui riposta è dimostrata dal fatto che venne rieletto altre due volte. Nel 1963 riottenne la nomina in Senato, per cui dovette interrompere il suo terzo mandato come primo cittadino. Nel 1970 si dimise dalla carica per ritirarsi a vita privata; dopo quattro anni, nel 1974, morì a Bosco di Corniglio, località fulcro della Resistenza parmense.

583 Le principali informazioni sulla vita di Giacomo Ferrari sono tratte dal lavoro di Vite Ritrovate, Giacomo Ferrari, a cura di Tommaso Ferrari.

Fonte: la Repubblica, art. cit. infra

Costanza Guidetti, La struttura del comando nel movimento resistenziale a Parma, Tesi di laurea, Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, Anno Accademico 2017-2018

Fonte: la Repubblica, art. cit. infra

Fonte: la Repubblica, art. cit. infra

Giacomo Ferrari.”Finito il tempo della battaglia comincia quello del lavoro” a cura di Tommaso Ferrari, ISREC Parma, Liceo “A. Bertolucci”, I. C. “Albertelli-Newton”, collana “Vite Ritrovate”, Parma 2015, pp. 109.
Il volume è parte del progetto storico-didattico “Vite Ritrovate” realizzato dall’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea di Parma, unitamente a Comune di Parma, Provincia di Parma, associazioni partigiane e sostenuto da numerosi enti e organizzazioni pubbliche e private, e si inserisce nell’ambito del programma del 70° anniversario della lotta di Liberazione.
Il percorso avviato alla fine del 2014 dal lavoro congiunto di studenti del Liceo scientifico musicale “A. Bertolucci” e ricercatori dell’Isrec giunge così a compimento con la pubblicazione del volume dedicato a Giacomo Ferrari, comandante partigiano, prefetto di Parma, ministro, costituente, senatore e sindaco. Il volume raccoglie i testi storici frutto del lavoro di ricerca di Tommaso Ferrari, i testi degli allievi del Liceo “Bertolucci” che hanno seguito il laboratorio storico, documenti e immagini utilizzate durante gli incontri didattici e un testo autobiografico di Giacomo Ferrari (in parte inedito) conservato nel suo archivio personale depositato dalla Fondazione “Arta” presso l’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea di Parma .
Crediti
Hanno sostenuto il progetto e reso possibile la pubblicazione del volume: Comune di Parma, Provincia di Parma, associazioni partigiane Anpc e Alpi, Fondazione Cariparma e Spi spa.

Fonte: la Repubblica, art. cit. infra

Fonte: la Repubblica, art. cit. infra

Redazione, “Vite ritrovate”: volume dedicato a Giacomo Ferrari, la Repubblica, 7 luglio 2015