Il rapporto fra il passato e il presente in alcuni radiodrammi

I radiodrammi che seguono un andamento temporale cronologico-naturale, si rivelano particolarmente adatti per raccontare fatti di breve lunghezza, tanto da poter essere risolti entro i limiti imposti dalla durata della trasmissione.
Simile allo “svolgimento cronologico”, ma con maggiore complessità nella struttura narrativa è la sovrapposizione temporale di più scene ambientate in contesti differenti. In questo caso le singole scene avanzano in continuità temporale ma senza che vi sia una equivalenza fra il tempo della narrazione e la durata della trasmissione e nel quale la seconda è dilatata rispetto il primo.
Un esempio di questa modalità testuale è il già citato radiodramma “La domenica della buona gente” di Vasco Pratolini e Giandomenico Giagni. Il testo, in tre atti, la cui durata rispecchia quella di una partita di calcio fu trasmesso per la prima volta nel 1952 e rappresenta l’accostamento in successione di vicende diverse avvenute nello stesso arco di tempo, il cui procedere è reso evidente dal ritorno, in un momento consecutivo, a una delle microstorie presentate.
La prima storia descritta è quella del rapporto fra una donna e un gruppo di tifosi. A questa segue la narrazione delle vicende di alcuni camerati, che si dissolvono nella terza storia, la quale racconta l’amore di due fidanzati. A questi fatti segue la registrazione della conversazione di una famiglia in difficoltà economiche. La quinta storia tratta di un vecchio tipografo alle prese con la schedina del totocalcio. Da quest’ultima vicenda, si ritorna, a distanza di tempo, ai casi delle storie precedenti: la donna misteriosa, i fidanzati e gli altri personaggi le cui vicissitudini si incrociano attorno al tema centrale della partita:
“C’è una molteplicità di luoghi, ma tutti ruotano intorno a un’idea articolata di città. Nel caso specifico è Roma, ma – come afferma lo Speaker – potrebbe essere «Parigi, come Londra… come Vienna, come Copenaghen, come Madrid. Una città come un’altra, stretta intorno ad una bandiera sportiva, che porta un nome, generico o specifico, glorioso o no, affidato a undici uomini». Tutti i luoghi allo stadio dove si recheranno i personaggi della vicenda”. <87
L’intera cronologia del radiodramma ha, inoltre, come oggetto di riferimento i novanta minuti della partita Leccese-Roma match dal quale tutti i personaggi dipendono, sia passivamente (ad esempio è così per la donna toscana che incappa nella partita per cercare il suo uomo) sia attivamente (è così per i tifosi o per l’ex calciatore il cui futuro dipende dal buon esito dell’incontro sportivo). La partita è la comune e genuina passione che tesse il filo sottile della trama del radiodramma; elemento comune di tutte le microstorie, sottofondo temporale dei novanta minuti di narrazione.
Un altro caso di fittizio rispetto cronologico della successione temporale è l’accelerazione o la contrazione del racconto rispetto il tempo reale dello svolgimento dei fatti. In questi casi l’accelerazione o il dilungare della descrizione in dettagli o pensieri del narratore coincidono con una scelta formale o contenutistica dell’autore, assecondando, altresì nel piano temporale, la rilevanza di uno o più elementi simbolici. Nel radiodramma “Buchettino” <88, nel quale la narrazione si alterna fra l’impiego della terza persona nel narratore onnisciente e il dialogo diretto fra Buchettino e gli altri protagonisti della favola, la sinergia fra storia e racconto si sospende per alcuni istanti nel dilungarsi atemporale della descrizione.
“NARRATORE: (musica in S.P. per tutta la descrizione) […] I fratellini erano tutti maschi: sette maschi. L’ultimo era così piccino che si poteva misurare con un pollice, entrava comodamente in tutti i buchi, per questo si chiamava Buchettino […]. Buchettino il più piccino, era molto delicato, si ammalava spesso. E siccome non parlava molto, ed era piuttosto riservato, i genitori credevano che fosse sciocco (risa di Buchettino in S.P.). […] Era invece, il più intelligente di tutti, perché in compenso teneva le orecchie bene aperte. Il suo silenzio era una prova della sottigliezza del suo spirito”. <89
Grazie all’intervento del narratore, l’ascoltatore entra in possesso di nuove ed esplicite informazioni riguardo l’insospettata genialità del piccolo bambino. I dati aggiuntivi sono forniti in un astratto “tempo zero”, irreale e immutabile, estraneo agli avvenimenti riportati nella loro successione cronologica dal discorso diretto.
L’intervento narrativo, dunque, interrompe apparentemente la sequenza lineare della storia lasciando sospeso, fino al tacere della voce narrante, l’avvicendarsi dei fatti.
“L’interruzione” è detta fittizia perché non influisce sulla durata dell’audizione testuale pur interrompendo l’equilibrio fra fatti e narrazione e imponendo di conseguenza la dilatazione dei primi attraverso la seconda.
Un’altra frattura dei due piani temporali è data dalla prolessi e dall’analessi, ovvero l’interruzione della linearità cronologica degli avvenimenti del racconto che vengono anticipati (prolessi) o posticipati (analessi) agli accadimenti determinando una trama discontinua secondo il profilo temporale.
Un esempio di prolessi testuale è il radiodramma “Il mattatoio” di Giorgio Pressburger nel quale segmenti di “passato” si sovrappongono ai fatti del presente.
In questo testo il passaggio fra le scene dell’oggi a quelle del domani avviene grazie all’espediente delle intercettazioni, che ci trasportano in medias res dal presente alle vicende passate, permettendo un rapido e chiaro trasferimento fra le due dimensioni temporali.
La prolessi riscontrabile in “La giustizia” di Giuseppe Dessì si articola invece tramite il racconto dei personaggi stessi, quindi non si identifica come un flashback diretto ma come una prolessi indiretta; un racconto nel racconto i cui fatti appartengono al passato. In “La giustizia”, inoltre, il rapporto fra il passato e il presente è la “molla” che innesca il meccanismo della storia: nelle increspature del tempo risiede la giustizia (o meglio l’ingiustizia) che i magistrati, simbolo di una legalità minacciata e minacciosa, si ostinano a inseguire. Il radiodramma di Dessì è il racconto dalla reiterazione di errori passati, dell’angosciosa ricerca di verità per una morte rimasta impunita e per la quale gli spiriti del passato tornano a perseguitare le coscienze omertose degli antichi testimoni.
I racconti precedenti ai fatti presenti sono narrati dai protagonisti che, interrogati dal magistrato, rispolverano i remoti ricordi, intrecciando le trame dell’agoniata verità fra le complicità del presente e i fantasmi del passato:
“PIETRO MARCONI: Quello che dice la ragazza è vero, tutti lo sanno che è vero. Solo (pausa) che è successo quindici anni fa. Eh si, signor Maresciallo! Quindici anni fa in quel posto preciso, nel boschetto, fu trovata una vecchia con la testa spaccata, Lucia Giorri, la madre di queste due: Minnia e Francesca. Non è così? […]
DOMENICA: Non è vero, non è vero. Io l’ho vista, era lì stamattina, era lì […]” <90
Dessì utilizza il ritmo lento e pacato degli intrighi polizieschi, dell’interrogatorio elegante e garbato guidato con intelligenza ed eleganza dal Giudice incaricato alle indagini. Tuttavia, come già abbiamo accennato nel paragrafo riguardante lo spazio e la musica nel radiodramma, i salti temporali in questo genere letterario possono avvenire con estrema velocità e facilità.
Mirati esclusivamente a un organo «iperestetico» come l’orecchio, la forma e il contenuto del messaggio sembrano restituire alla dimensione temporale una maggior concretezza (o una maggiore tangibilità), che inganna paradossalmente il suo fluire costante a favore di una sorta di sospensione in blocchi spazio-temporali. <91
Nel radiodramma non è necessario, al mutare del tempo, un cambiamento di scenografia corrispondente ai diversi gradi temporali. Ciò permette la sopracitata velocità di spostamento, come nell’esempio di “Il macello” è sufficiente un indicazione sonora o un’introduzione narrativa per trasferire l’ascoltatore in piani temporali differenti, nei quali i personaggi e le ambientazioni possono rimanere costanti o variare assimilando al cambiamento temporale quello spaziale e figurativo.
Per completare l’analisi del tempo nel radiodramma è doveroso sommare alle tre consuete concezioni temporali (presente, passato, futuro) il concetto del “tempo metafisico”. Questa tipologia cronologica riguarda esclusivamente il tempo narrativo non potendo in alcun modo condizionare la durata effettiva della trasmissione.
[NOTE]
87 Rodolfo Sacchettini, La radiofonica arte invisibile, cit., p. 236.
88 Claudia Castellucci, Buchettino, regia di Chiara Guidi, ambientazione sonora Romeo Castellucci, Roma, Rai Radio3, prima messa in onda 10 maggio 2002. Il radiodramma è riascoltabile presso le sedi delle Teche Rai.
89 Trascrizione del redattore.
90 Giuseppe Dessì, La giustizia, cit., trascrizione del redattore.
91 A. I. De Benedictis, Radiodramma e arte radiofonica, cit., p. 82.
Monica Zambon, Dal corpo alla voce: caratteristiche e tipologie del radiodramma italiano, Tesi di laurea, Università Ca’ Foscari – Venezia, Anno Accademico 2013/2014