Originariamente le vittime designate sono venti

Memoriale dedicato alle vittime di Cravasco (GE). Fonte: ANPI Genova, art.cit. infra

Ad essere catturati furono in 20, ma due di loro riuscirono a fuggire e Arrigo Diodati, Franco, presenza costante a questo anniversario (per lui rinnovato dolore di quei momenti vissuti) sopravvisse alla fucilazione, ferito al collo e nascosto tra i corpi dei suoi compagni morti. Le vittime furono 17 e solo nel 1999, dopo 54 anni, è arrivata la condanna all’ergastolo per il responsabile, il ten. col. delle SS Sigfrid Engel, a quei tempi comandante della Polizia di sicurezza. Ecco i loro nomi: Oscar Antibo, operaio della Ferrania; Giovanni Bellegrandi, ingegnere; Pietro Bernardi, brigata SAP Jori; Orlando Bianchi, membro del CLN di Uscio; Virginio Bignotti, direttore d’albergo; Cesare Bo, impiegato allo stabilimento elettrotecnico di Campi; Pietro Boido, operaio del cantiere navale Ansaldo; Giulio Campi, caporeparto dello stabilimento Vittoria-Ansaldo; Gustavo Capitò, ten. col. di Stato Maggiore, M.A. sul fronte greco e M.A. alla Memoria; Giovanni Carù, brigata SAP del Centro; Cesare Dattilo, meccanico aggiustatore allo stabilimento S. Giorgio; Giacomo Goso, laureato in legge; Giuseppe Malinverni, disegnatore; Nicola Panevino, giudice presso il tribunale di Savona, M.A. alla Memoria; Renato Quartini, disegnatore all’Ansaldo, M.O. alla Memoria; Bruno Riberti, operaio dell’Ansaldo; Ernesto Salvestrini, studente.
Redazione, Eccidio di Cravasco, 59° anniversario della Liberazione, Patria Indipendente, 25 luglio 2004

[…] C’era stato uno scontro a fuoco con la Brigata Balilla ed erano morti in un regolare combattimento dei soldati tedeschi e nonostante il comandante in capo della Wermacht lo avesse proibito si decise la rappresaglia su ordine del colonnello Engel che nonostante la condanna del tribunale di Torino nel 1999 non ha mai fatto un giorno di prigione e non si è mai pentito.
Originariamente le vittime designate sono venti. Quindici prelevate direttamente dalle celle della IV Sezione del carcere di Marassi, le rimanenti provenienti dall’infermeria del penitenziario, dove sono ricoverati in seguito alle gravi ferite riportate durante il tentativo di liberare Riccardo Masnata.
In una di quelle celle c’era Bozzo Andrea dell’Ansaldo che mi ha raccontato che con lui c’era un ragazzo, giovane, uno di quelli che chiamarono in quella notte. Non era un ansaldino ( erano sei) ma lui sapeva che lo portarono a Cravasco e si è sempre domandato qual’era il suo nome.
E qui lasciatemi dire attraverso i ricordi di Diodati, perché tutte le volte che sono venuto alla commemorazione dell’eccidio di Cravasco, al di là di chi era oratore alla manifestazione, anche se un nome di prestigio, guardavo sempre lui, Franco, era questo il suo nome di battaglia.
Diodati, muto, seguiva la manifestazione, molte volte si stringeva al soprabito, alzava il bavero e stava in silenzio, con gli occhi guardava lontano.
Sono convinto che riviveva quei momenti drammatici con la chiamata dei 20 destinati alla fucilazione dopo le torture e le sevizie subite dai tedeschi e con più crudeltà dai fascisti e poi il camion col quel lungo percorso nella città addormentata .
Sono partiti dal carcere di Marassi e hanno attraversato la città verso Sampierdarena e la lenta salita su per la Val Polcevera, a Certosa due prigionieri riescono a saltare giù dal camion salvandosi sono Luise Tristano e Bindi Eugenio,Sono felici per loro ed iniziano a cantare a squarciagola.
Sono quasi tutti “Compagni” e gridano quasi, quei testi di canzoni di lotta, inni rivoluzionari che escono dai loro petti e si sentono forti.
I tedeschi li colpiscono coi calci dei fucili e con le suole degli stivali, ma come dice Franco “ mica ci possono fucilare più di una volta !” guardano questi uomini, giovani che cantano e sono stupiti, non capiscono.
Chiedono però il numero delle loro scarpe per poter portagliele via una volta che saranno morti.
Quartini riconosce la strada di casa e pensa alla famiglia che è tutta impegnata nella cospirazione.
Arrivano a Pontedecimo e poi Isoverde, e poi sono fatti scendere e, a piedi salgono verso il cimitero di Cravasco.
A Quartini al quale è stata amputata una gamba ( pensare che la sera prima era contento perchè sapeva che i suoi genitori gli dovevano portare la protesi e saranno la stessa mattina della fucilazione dal carcere a chiedere di entrare per dare la protesi all’infermeria.
A Quartini è tolta la stampella e a turno, Franco compreso, lo aiutano a salire lassù addossati al muro, gli spari, il cielo, il verde, la natura che lo circondava, un inno alla vita, invece andavano incontro alla morte ma sereni.
Prima di sparare i loro carnefici gridarono “Farabutti, adesso non griderete più viva l’Italia ed abbasso il fascismo!”.
Dopo la sparatoria, ha raccontato “sentivo colarmi addosso il sangue caldo dei compagni appena fucilati ed i colpi di grazia sparati dai tedeschi sugli agonizzanti. Campi morì per ultimo in una lenta agonia.
Non vedevo nulla, perché ero tra i corpi di quelli ammazzati, i nazisti credevano che ero stato colpito a morte, così mi salvai nell’eccidio”.
Arrigo era nato a La Spezia il 25/5/1926 da genitori antifascisti, che con tutta la famiglia al seguito si erano trasferiti a Parigi nel 1937 e li fanno parte dell’opposizione all’estero.
Dopo l’invasione della Francia da parte della Germania nazista, Arrigo si impegna in azioni di supporto ai maquisards francesi.
Rientrato in Italia dopo l’8 settembre, organizza a La Spezia il Fronte della Gioventù; poi, assume l’incarico di vice commissario politico delle brigate SAP “Garibaldi” che operavano in città a Genova.
Guarito dalle ferite ha ripreso a combattere nella brigata “Pio”, divisione “Mingo”, con la quale partecipa alla liberazione di Genova. […]
Massimo Bisca (presidente ANPI Genova), Eccidio di Cravasco, ANPI Genova, 25 marzo 2018

Elenco delle vittime decedute
Antibo Oscar (Lauri) nato il 12/02/1908 a Savona; 5ª Brg. Gar. Div. Gin Bevilacqua
Bellegrandi Giovanni (Annibale) nato nel 1919 a Brescia; org.Otto
Bernardi Pietro, nato il 14/03/1910 a Durrmenz (Germania); Brg. Sap Jori
Bianchi Orlando (Orlandini), nato il 19/09/1900 a Genova; collaboratore militare C.M.R.L.
Bignotti Virgilio (Franchi), nato il 31/08/1888 a Biella; comando Sap
Bo Cesare (Emilio), nato il 17/12/1924 a Sampierdarena (Ge); Sap Buranello
Boido Pietro (Pierin) nato il 12/12/1914 a Nizza Monferrato (Al); Sap Alprom
Campi Giulio (Cesare) nato il 07/02/1897 a Spezia; condirettore ufficio lanci C.M.R.L.
Capitò Gustavo (Fermo) nato il 07/02/1897 a Spezia; Capo servizio informazioni C.M.R.L.
Carù Giovanni, nato il 22/12/1912 a Ferno (Va); Brg.Sap Centro
Dattilo Cesare (Oscar) nato il 11/09/1921 a Cogoleto (Ge); Comandante Brg. assalto Buranello Div. Mingo
Goso Giacomo nato il 04/08/1895 a Bardineto (Sv); Brg. Gl Savona
Malinverni Giuseppe (Otto) nato il 08/04/1925 a Rivarolo (Ge); Vicecomandante Brg. Sap Buranello
Panevino Nicola (Silva) nato il 13/07/1910 a Carbone (Pz); Brg. Gl. Savona
Quartini Renato (Tino) nato il 27/09/1923 a Ronco Scrivia; gapista, comandante squadre d’azione Fronte della Gioventù
Riberti Bruno nato il 06/11/1926 a Migliarino (Fe); Brg Sap Jori
Salvestrini Ernesto (Amilcare) nato nel 1923 a Marina di Massa (Ms); radiotelegrafista
Altre note sulle vittime:
Originariamente le vittime designate sono venti. Quindici prelevate direttamente dalle celle della IV Sezione del carcere di Marassi, le rimanenti provenienti dall’infermeria del penitenziario, dove sono ricoverati in seguito alle gravi ferite riportate durante il tentativo di liberare il compagno gappista Riccardo Masnata dall’Ospedale di San Martino. I prigionieri vengono portati in camion a Isoverde, nei pressi del luogo della fucilazione. Durante il tragitto due patrioti (Luise Tristano e Bindi Eugenio) riescono a fuggire.
Arrigo Diodati, colpito con gli altri compagni, riesce miracolosamente a salvarsi.
L’avvenimento si colloca in un contesto che vede la ripresa e l’intensificarsi delle attività delle bande partigiane nel settore ligure-piemontese in prossimità della primavera del 1945. Di questa ripresa è protagonista la Brg. Volante Balilla che operava nel circondario di Genova, impegnata in operazioni di sabotaggio e guerriglia ai danni di tedeschi e fascisti. L’uccisione di nove militari tedeschi da parte della Balilla sarà all’origine della rappresaglia. Venti detenuti politici vengono prelevati dalla IV Sezione del carcere di Marassi, tradotti su di un camion militare e alle prime luci dell’alba del 23 Marzo fucilati. Il paese di Cravasco viene saccheggiato e molte abitazioni date alle fiamme.
Violenze connesse all’episodio:
Sia nella notte del 22 marzo sia subito dopo la fucilazione i reparti tedeschi danno alle fiamme alcune cascine di Cravasco, depredando gli abitanti del bestiame e di altri generi di prima necessità.
Tipologia:
Rappresaglia in seguito all’uccisione, durante un imboscata, di nove militari tedeschi avvenuta il 22 Marzo 1945 nella loc. di Isoverde da parte di alcuni membri della Brg. Balilla guidati da Angelo Scala ‘Battista’.
[…]
Onorificenze
Quartini Renato, MOVM Comandante di un gruppo di partigiani, impegnatosi per ordine superiore in una impresa tanto ardita da apparire disperata, veniva sopraffatto dalle preponderanti forze. Benché seriamente ferito si attardava, cosciente del suo sacrificio e riusciva a coprire con il fuoco la ritirata dei suoi uomini. Caduto in mani nemiche e subito brutalmente interrogato manteneva fiero ed esemplare contegno, nulla rivelando. Subiva poi l’amputazione di una gamba sopportando con stoicismo due successivi interventi chirurgici a poche ore di distanza. Subito rinchiuso in malsana cella manteneva fermo il cuore per nove mesi di dure sofferenze. Condotto a morte aveva ancora l’animo di facilitare, durante il trasporto in autocarro, la fuga di due compagni. Imbestialiti i tedeschi gli toglievano le stampelle e costringevano ad arrampicarsi sui fianchi di un monte sino al luogo dell’esecuzione lui, privo di una gamba
e con i polsi incatenati. Duro calvario di martirio e di gloria affrontato con la fierezza dei forti e nel nome d’Italia.
Cravasco (Genova), 23 Marzo 1945.
Capitò Gustavo, MAVM Soldato valoroso, già decorato di medaglia d’argento al valor militare, dopo l’armistizio, con fedeltà e con decisione, intraprendeva la lotta di liberazione. In un momento particolarmente difficile per arresti e persecuzioni assumeva la direzione del servizio informazione del Comando Regionale Ligure. Organizzatore impareggiabile rendeva alla Causa servizi vivamente apprezzati. Tratto in arresto e sottoposto a brutali sevizie manteneva fiero ed esemplare contegno. Nulla rivelava, incoraggiava e confortava i compagni di prigionia e lasciava testimonianza della nobiltà del suo animo nei due biglietti che riusciva a far pervenire alla famiglia. Ufficiale di forte tempra, patriota e martire della fedeltà e del dovere, fucilato dai tedeschi, cadeva da prode nel nome della Patria.
Cravasco, (Genova) 23 Marzo 1945.
Panevino Nicola, MAVM Figlio di magistrato e magistrato egli pure, sensibilissimo agli ideali di libertà e di prestigio, subito dopo l’armistizio, si dedicava alla costituzione ed organizzazione delle prime formazioni partigiane nella zona di Savona, al fine di opporre sistematica salda resistenza alle agguerrite forze dell’oppressione. Noncurante dei gravi rischi a cui esponeva palesemente la sua persona, in qualità di Presidente del C.L.N. diveniva il centro propulsore ed animatore di tutte le iniziative politico militari del movimento partigiano savonese e delle Langhe. Braccato, arrestato e torturato disumanamente, manteneva fermo esemplare comportamento esasperando così i suoi feroci aguzzini che procedevano spietatamente alla sua già decretata fucilazione.
Cravasco (Genova), 23 Marzo 1945
Francesco Caorsi e Alessio Paris, Episodio di Cravasco, Campomorone, 22-23.03.1945, Atlante delle Stragi Naziste e Fasciste in Italia