A metà giugno 1944 Mauri è in grado di sferrare un’offensiva su larga scala nel cuneese

Il torrente Maudagna a Frabosa Sottana (CN). Fonte: Wikipedia

A Torino intanto, dopo la tragica fine del primo comitato militare, i cui membri erano stati arrestati e poi fucilati il 5 aprile 1944, il CLNRP (Comitato di Liberazione Nazionale Regione Piemonte) ricompone un nuovo comitato provvisorio, formato tra gli altri da Tancredi Galimberti, Creonti e Gonella. Il Piemonte viene diviso in settori operativi, destinato ognuno a un membro del comitato. <265 Il cuneese orientale viene assegnato a Galimberti, insieme a valle d’Aosta e Canavese, mentre le Langhe, che già da ora nel comitato di Torino e poi nel CG costituiscono un settore a sé, sono sotto il coordinamento di Fracassi, esponente della Dc. Verso la metà di aprile il CLNRP rimaneggia il Comitato Militare, tornando alla rappresentanza delle correnti, così in rappresentanza del PLI sono il maggiore Gonella e Carlo Marsaglia, della DC Maurizio Fracassi, del PSI Pittavino, del PDA T. Galimberti e del PCI Oreste Pratolongo. A questi si aggiungono un gruppo di tecnici: il generale Trabucchi “Alessandri”, il gen. C. Drago “Nito”, il maggiore Creonti e il colonnello Contini “Elle”, quest’ultimo con la funzione di responsabile delle formazioni autonome.
Lo sviluppo che caratterizza l’intero movimento a partire dalla primavera si consolida in realtà – come abbiamo visto – solo a partire dall’estate. Il periodo tra aprile e maggio è ancora poco favorevole al movimento partigiano che, con le dovute differenze da zona a zona, da brigata a brigata, stenta a riprendere operatività. Lo stesso “Mauri” [Enrico Martini] deve affrontare non poche difficoltà, come più volte ripetuto nei documenti e nelle memorie che riguardano quei giorni. Ridotto a comandare solo un centinaio di uomini, il maggiore degli alpini, nell’aprile e maggio ’44, non è ancora in grado di rappresentare un reale pericolo per i tedeschi, che lo avevano “seguito” dalla val Maudagna fino alle Langhe occidentali e che ancora fino al maggio compiono grandi rastrellamenti tra il Tanaro e la Bormida. D’altra parte le azioni compiute dagli uomini del maggiore sono di basso profilo bellico, limitandosi, con poco patrioti, «6, […] 8 uomini», a piccole azioni di perquisizione sui treni. <266
La RSI inoltre, alternando alla minaccia di fucilazione per i renitenti alla leva e per i collaboratori delle bande <267 le lusinghe agli sbandati, a cui offre un condono ai primi di aprile, tenta in ogni modo di fiaccare il prevedibile sviluppo del movimento. Il 25 maggio però, segna il termine di scadenza della franchigia concessa a chi voleva arrendersi alla RSI. Ciò non fa che aumentare il numero di partigiani, che nel giugno cresce di circa 15.000 unità nel solo Piemonte. “Mauri” stesso, in una relazione di inizio luglio, parla a proposito di numerose defezioni avvenute all’interno della RSI. <268 La situazione per la Repubblica è preoccupante. Secondo un rapporto della RSI ci sarebbero circa 80.000 i partigiani in tutto il nord Italia, a fronte di 93.000 effettivi della GNR. <269 Nel giugno del ’44 nelle Langhe si contano solo 1600 tesserati fascisti e un aumento del numero di renitenti. <270 Gli effetti di questo sviluppo del movimento sono evidenti dal punto di vista militare.
A metà giugno “Mauri” è in grado di sferrare un’«offensiva su larga scala nel cuneese». <271 Per tutta l’estate le azioni partigiane, sia da parte degli autonomi che da parte dei garibaldini, giungono a un alto livello di combattività, anche grazie alla combinazione di due fattori fondamentali: l’aumento del numero di partigiani a partire dal maggio (dopo la scadenza del «bando del Duce») e l’arrivo di armi da parte di disertori, del comitato centrale e degli alleati. <272 Sorgono nuovi distaccamenti che operano in pianura, a ridosso dei centri abitati lungo il Tanaro e la Bormida. <273
Agli attacchi sempre più frequenti dei partigiani rispondono i tedeschi, che al rastrellamento fanno precedere forti attacchi nelle zone di presidio dei partigiani. Il 21 e il 28 giugno, e per diversi giorni seguenti, colonne nazifasciste nella piana di Ceva-Lesegno attaccano Castellino Tanaro, difeso da Renzo Cesale, tenente effettivo dell’ex esercito. Il nemico ha quindi «intensificato le operazioni di rastrellamento» <274 e invia più uomini in Piemonte, dove la situazione sembra essere più problematica. Nell’estate del ’44 giungono infatti in regione alcuni battaglioni del maresciallo Rodolfo Graziani. <275 Le preoccupazioni tedesche e fasciste sono comprensibili se si pensa che a partire dalla seconda metà del giugno, le brigate partigiane scendono dalle colline e occupano le valli del Tanaro, del Belbo e della Bormida. Intorno alle Langhe si forma una cerniera sempre più ampia e compatta di partigiani, che si apprestano ad occupare le città più importanti delle aree circostanti, dalle pianure del cuneese occidentali fino al Monferrato. In un documento diretto ai comandi regionali e a tutte le formazioni, il CG, presa consapevolezza della reale forza del movimento partigiano, invita a occupare stabilmente passi e vallate e a permettere «la più vasta mobilitazione di forze popolari e di risorse materiali e la costituzione di basi per le più ampie battaglie che sono prossime». <276
A partire da giugno ha inizio la fase dello scontro sistematico tra partigiani e nazifascisti. Mentre il CMRP (Comitato Militare Regione Piemonte) emana una serie di disposizioni per affrontare la nuova fase della lotta, con una totale riorganizzazione dei reparti in grado di potere affrontare l’urto dei rastrellamenti e delle rappresaglie tedesche, <277 nelle valli langarole si avvia una «intensa attività offensiva contro i nazifascisti». <278 A spingere il movimento verso le valli e a tentare la liberazione di alcune aree del territorio cuneese sono principalmente due fattori: da una parte l’enorme afflusso di renitenti e di disertori della RSI che aumentano i ranghi delle formazioni; dall’altra, la rapida avanzata alleata da Sud e, in un secondo momento, lo sbarco a Tolone, che fanno ritenere i comandi e i partigiani che la guerra sia ormai alla fine.
La volontà del Comitato di costringere alla resa o alla ritirata le truppe tedesche e fasciste prima dell’arrivo degli angloamericani fa sì che, dal mese di agosto, tutti i comandi delle formazioni partigiane vengano allertati e indotti a un aumento della conflittualità e delle azioni di sabotaggio, per impedire una rapida ritirata da parte tedesca. Il CMRP predispone il Piano 26, in cui viene prevista un’intensificazione dell’azione partigiana, in montagna e in città, in previsione di un Piemonte diretta retrovia del fronte militare. Nei documenti di questo periodo frequenti sono i richiami alle direttive emanate dal CLNAI e dal CLNRP per la preparazione alla fase finale della guerra di liberazione. Il Comitato di Torino, in questo frangente, riassumerà una posizione di autonomia militare e politica a cui aveva rinunciato nel dicembre ’43 per dare piena legittimità al Comitato di Milano. Il comando delle Garibaldi, in seguito alle decisioni del CLNRP, invita le proprie brigate a «elaborare e realizzare un piano sistematico di interruzioni stradali e ferroviarie […] ad allargare il raggio di azione di questa impresa attraverso speciali nuclei mobili di guastatori specializzati [in corsivo nel documento]». <279
Tra il 20 e il 24 agosto in tutta la regione vengono compiute azioni simultanee di sabotaggio e guerriglia. <280 Il 26 agosto un ordine del giorno del CLNRP invita i comandi partigiani a unire le forze e a iniziare l’ insurrezione generale. <281 Nel piano 26, le formazioni GL vengono incaricate di attaccare i nazifascisti in Francia dal confine piemontese e di concentrare quindi le forze partigiane sulla linea alpina (Stura di Demonte, Susa, Roia, valli Vernegnana. <282 Il CLNRP, in previsione di un caotico post-liberazione, provvede a emanare direttive per il controllo dell’ordine pubblico e invita i funzionari fascisti alla disobbedienza nei confronti della Repubblica. Nel proclama «Italiani delle terre occupate», diffuso il 30 agosto, il CLNRP dispone la costituzione di CLN periferici; si pensa inoltre alla protezione degli ammassi, si invitano i cittadini a non pagare le imposte, e si abolisce la legislazione razziale. In «queste disposizioni – come scrive Catalano – [è presente] la speranza, anzi la certezza, della imminente liberazione», <283 avvalorata d’altra parte dall’arrivo delle missioni alleate nelle Langhe. <284
Nelle Langhe i combattimenti si fanno più intensi e si colorano anche di episodi tragici. Il 29 agosto nella frazione di San Bartolomeo, tra Cherasco e Barolo, autonomi di Della Rocca e Garibaldini si scontrano con un gruppo di repubblicani. Circa sedici partigiani, circondati nei pressi di Beri, pur essendosi arresi vengono passati ugualmente per le armi. <285 Il giorno precedente in valle Bormida un veloce rastrellamento tedesco aveva sbaragliato alcuni gruppi della 16ª brigata Garibaldi.
Intanto, la prospettiva di un avvicinamento alleato al Piemonte fa allertare anche i comandi tedeschi, che attuano spostamenti dalla Liguria e dalla zona di Acqui Terme ai colli alpini della Maddalena e del Moncenisio. I comandi partigiani operano da parte loro diversi spostamenti. Il 12 settembre “Mauri” ordina alla brigata “Val Tanaro”, della IV divisione Alpina, di recarsi in Val Casotto in virtù degli sviluppi della guerra sul fronte occidentale e delle direttive del CMRP del 27.8.44.286 Il giorno seguente vengono diramate nuove comunicazioni del CLNRP per l’insurrezione. <287 Avvisi di questo tipo si ripeteranno fino a inizio ottobre, periodo in cui il Comitato elabora un piano dettagliato di insurrezione, che comprende azioni che vanno dalla difesa degli impianti all’istituzione dei tribunali. <288 Tutta la regione è in fermento. Il 14 settembre, a Torino un nuovo sciopero blocca la città per tutto il giorno.
Il timore, da parte tedesca, che possa verificarsi una rapida escalation nelle sorti della guerra nel nord Italia, inasprisce la repressione in tutto il Piemonte occidentale. Vengono infatti compiuti frequenti rastrellamenti, e particolarmente colpita è la zona delle Langhe. <289 La RSI costituisce Tribunali dedicati per la Contro Guerriglia e reparti speciali addestrati per il rastrellamento e l’eliminazione dei partigiani: il Reparto Anti Partigiano (X Mas) e il Reparto Arditi Ufficiali (Brigate Nere). <290 Verso la fine dell’estate, in corrispondenza di questi avvenimenti, si registrano nuovi tentativi di accordo tra tedeschi e partigiani. <291
Il livello tecnico-militare raggiunto dalle formazioni è notevole. Abbiamo visto l’aumento progressivo degli organici partigiani a partire da giugno e la conseguente creazione di nuove brigate e di nuovi raggruppamenti. Vengono inoltre creati organismi in grado di coordinare un intero settore della provincia di Cuneo sotto un unico comando. A questo scopo, nella seconda metà di luglio, “Mauri” crea il Comando del 1° settore cuneese e delle Langhe, <292 che comprende due divisioni alpine: la I, valli di Peveragno, Pesio, Ellero, Miroglio, Corsaglia; la II, Casotto, Mongia, Tanaro; e una divisione Langhe. Sotto questo comando non risultano esserci formazioni di partito, che vengono quindi escluse da questa zona, a meno che formazioni politiche che intendano operare in queste zone non si sottopongano come le altre al Comando del 1° settore. <293 Il comando dichiara la sua esclusiva dipendenza dal CLN, e si specifica il carattere
militare delle divisioni Alpine che fanno capo al Comando. All’interno di questo comando di settore, “Mauri” crea un ulteriore organismo, il comando del 1° GDA (Primo Gruppo Divisioni Alpine), <294 composto inizialmente da circa tredici distaccamenti. <295 Nel corso dei mesi successivi, in seguito a un aumento di organico e di complessità strutturale del gruppo, “Mauri” riesce in un primo momento a costituire unità regolari in alta Langa e in valle Belbo e poi, riunificando gli originari distaccamenti, a trasformarli in brigate e divisioni (I e II Langhe). Il 1° GDA costituirà la struttura del successivo sviluppo delle formazioni autonome in provincia di Cuneo, ingrandendosi mese dopo mese sia dal punto di vista numerico, tanto che a settembre raggiunge oltre cinquemila unità, sia territoriale, comprendendo un’area che va dal Monferrato alle valli Pesio, Casotto, Ellero, attraversando tutta la parte meridionale della provincia di Cuneo.
Nel triangolo tra Dogliani, Canelli e la val Bormida si concentrano invece la maggior parte dei distaccamenti garibaldini. Pur occupando un’area relativamente più ridotta rispetto a quella del 1° GDA, i garibaldini delle Langhe agiscono proprio nel cuore della regione, più densamente popolata e ricca dal punto di vista agricolo. Nell’ottobre, la VI divisione giunge a contare circa 2000 effettivi, se si considera che la 48ª brigata raggiunge le 790 unità e la 16ª le 986. <296 Questi quantitativi permettono la creazione di nuove divisioni nel Monferrato e nell’astigiano, VIII e IX divisione, che a fine ’44 andranno a costituire insieme alla VI il “Raggruppamento divisioni d’Assalto Garibaldi delle Langhe”.
Infine, nella parte occidentale della provincia di Cuneo, aumentano il proprio organico le due divisioni alpine GL, la I comandata collegialmente da “Duccio” Galimberti, Dante Livio Bianco e da Leo Scamuzzi, fino al febbraio ’44, poi fino al luglio da Ezio Aceto e infine da Ettore Rosa, la II comandata da Detto Dalmastro. <297 Le GL, a partire dal secondo inverno, conteranno altre divisioni nella zona delle Langhe e dell’Astigiano, la III operante tra Lequio Berria e Sommariva, la X “Langhe” tra Neive e Costigliole d’Asti e IX nel Monferrato. <298 Nella parte nord occidentale troviamo invece la I Divisione Garibaldi “Piemonte”, comando originario dei garibaldini cuneesi, diretto da Pompeo Colajanni “Barbato”.
[NOTE]
265 Si veda in AISRP, dossier AM/B-I-IX, cartella OM/B-VI, Ispezioni e relazioni
266 Documento s.d. in AISRP, A LRT 1/3
267 Decreto del 18 aprile 1944 relativo alle pene previste per i collaboratori delle bande; si veda La Stampa, 18 febbraio e 20 aprile 1944
268 Documento s.d. in AISRP, B 45 b
269 “Rapporto sul ribellismo”, Supplemento n. 2 del Popolo di Alessandria, giugno 44, in AISRP, MAT/acd
270 M. Giovana, Guerriglia, cit., p. 67
271 “Relazione su … 11.6.44”, 12.6.44, cit., in AISRP, B 45 b
272 Nel maggio vengono lanciate dagli alleati circa 152 tonnellate di materiale bellico, nel giugno 361, nel luglio si giunge a ben 446 tonnellate, si veda in T. Piffer, Gli Alleati e la Resistenza, cit., p. 330, nota 13, tab. 2
273 Relazioni di “Mauri” del 5.7.44 su attività svolta dal 12 al 20.6.44 nella zona Langhe, Valli Alpine, Albese-Braidese, in AISRP, B 45 b; e del 16.8.44, “ Relazione sull’attività dal 1.7 al 15.8.44, in B 45 b
274 “Relazione sull’attività svolta nel periodo dal 12 al 30 giugno 1944”, EILN – Comando zona Cuneo al CLNRP, “Mauri”, 5.7.44, in AISRP, B 45 b
275 M. Giovana, La Resistenza in Piemonte, cit., p. 134
276 G. Rochat (a cura di), Atti del Comando Generale, cit., doc. 3, 28.6.44, p. 46
277 “Contributo delle formazioni patriottiche alla lotta in atto. Direttive”, “Istruzioni per le operazioni di distruzione nella guerriglia”, “Tutela del segreto e compattezza spirituale”, “Coordinamento delle azioni”, “Azioni contro il rastrellamento”, “Potenziamento delle formazioni armate”, “Azioni e rappresaglie”, “Rappresaglia e combattimento”, “Repressioni e rastrellamento”, “Campi di aviazione in Piemonte”, in AISRP, B AUT/mb 4 c
278 “Relazione sull’attività svolta nel periodo dal 15 settembre al 15 ottobre 1944”, EILN – Comando 1° GDA al CLNRP, “Mauri”, ottobre 44, in AISRP, B 45 b
279 “Compiti attuali e prospettive” dalla Delegazione delle Brigate Garibaldi presso il CLNRP al Comando della VI Divisione “Langhe”; e “Ordine del giorno n° 1”, in AISRP, C 14 a
280 M. Giovana, La Resistenza in Piemonte, cit., p. 136
281 Si veda Archivio di C. G. Garrone, c. Stampe varie della Resistenza in AISRP, citato in M. Giovana, La Resistenza in Piemonte, cit., p. 136 s.
282 In AISRP, B AUT/mb 4 e
283 F. Catalano, Storia del C.L.N.A.I., Laterza, Bari, 1956, p. 246
284 “Caro Maggiore Mauri”, comunicazione di “Temple”, 27.8.44 in AISRP, B AUT/mb 4 d, 11; e T. Piffer, Gli Alleati e la Resistenza, cit., p. 93
285 “Relazione sul combattimento del 29 agosto 1944”, EIL – Comando Zona Bra, Della Rocca, in AISRP, B AUT/mb 4 d
286 “Mauri alla brigata Val Casotto”, 12.9.44 in AISRP, B AUT/mb 4 e
287 M. Giovana, La Resistenza in Piemonte, cit., p. 139
288 Ivi, pp. 140-1
289 “Relazione sull’attività svolta dalla Divisione Langhe nel periodo 1° luglio – 15 agosto 1944”, EILN al CLNRP, “Mauri”, 16.8.44, B 45 b
290 M. Giovana, La Resistenza in Piemonte, cit., p. 143
291 Si vedano a questo proposito le richieste del generale Wolf, comandante delle SS in Italia; Ivi, p. 142
292 Vedi anche in AISRP, B 45 a
293 In AISRP, B AUT/mb 4 c
294 La sede del comando viene posta a Cigliè, a metà strada circa tra i settori alpini e le Langhe, aree operative del 1° GDA
295 I distaccamenti sono: Castellino Tanaro, Marsaglia, Igliano, Torresina, S. Lino, Pedaggera, Roccacigliè, Cigliè, Clavesana, Braidese (Cap. Della Rocca), e quelli del Ten. Franco Canale, di Marco, e del Ten. Renato e Carletto
296 “Rapporti su effettivi” in AISRP, B 28 i
297 G. De Luna et alii (a cura di), Le formazioni GL, cit., pp. 398-400
298 Ivi, pp. 401, 406-7
Giampaolo De Luca, Partigiani delle Langhe. Culture di banda e rapporti tra formazioni nella VI zona operativa piemontese, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Pisa, Anno Accademico 2012-2013