Le azioni della Sesta brigata partigiana assunsero fin dall’inizio un carattere di manifesta incisività

Dego (SV). Fonte: Wikipedia

Così, il 1° novembre [1944], alla Fortezza del Priamar [di Savona] furono fucilati per rappresaglia Paola Garelli, Franca Lanzoni, Luigia Comotto, Stefano Peluffo, il sapista Giuseppe Baldassarre e l’ex carabiniere Pietro Cassani <88. Anche questa volta la controrappresaglia partigiana portò alla fucilazione di venti prigionieri <89. I gruppi femminili legati alla Resistenza subirono poi un altro durissimo colpo il 22 novembre, quando Angela “Emma” Giribone fu sorpresa, ferita a colpi di pistola e strangolata dai brigatisti neri nell’androne del palazzo di via Vittorio Veneto in cui abitava <90. Ma l’organizzazione della Resistenza cittadina, e in particolar modo delle SAP, aveva ormai raggiunto un livello tale da poter assorbire questi colpi. Con il sopraggiungere dell’inverno e i violenti rastrellamenti nemici un congruo numero di uomini, tornati in città dopo l’esperienza del partigianato di montagna, rafforzarono i distaccamenti vanificando in gran parte gli sforzi repressivi delle autorità. Naturalmente, lo scambio valeva anche in senso inverso, e accadeva sovente che sapisti e fiancheggiatrici “bruciati” da delazioni e indagini raggiungessero i distaccamenti garibaldini. La simbiosi ed il contatto costante tra le SAP e le brigate garibaldine erano così garantiti, con evidente vantaggio per tutto il movimento antifascista.
L’autunno portò con sé la fase di massimo sviluppo della guerriglia da parte delle unità garibaldine, ormai forti di oltre milleduecento uomini <91 e regolarmente rifornite di uomini e materiali. Per seguirne le azioni sarà opportuno soffermarsi di volta in volta sulle vicende delle singole brigate.
La Sesta Brigata “Nino Bixio” registrò a pochi giorni dalla propria fondazione la nascita di un nuovo distaccamento, il “Bocci”, formato quasi esclusivamente da disertori della divisione “San Marco” reclutati dai capisaldi della zona di Varazze e comandati dall’ufficiale beneventano Gianni Iannelli “Nincek”. Alla supervisione politica della nuova unità provvedeva il commissario “Cuneo” (Valerio Canavero), un giovane e fidato savonese che aveva già comandato il distaccamento “Wuillermin” <92. “Nincek” fu anche coinvolto nella redazione del foglio settimanale “Pioggia e vento”, fortemente voluto dal comandante di brigata “Antonio” per dare sfogo alla libera espressione dei volontari <93.
Le azioni della Sesta brigata assunsero fin dall’inizio un carattere di manifesta incisività, andando a sommarsi a quelle attuate dalla Brigata Savona nella medesima zona; non mancavano inoltre collegamenti con i partigiani della Brigata Giustizia e Libertà “Astengo” <94, che agivano tra Acqui Terme, Dego e Sassello a stretto contatto con i garibaldini genovesi della Divisione unificata “Ligure – Alessandrina” <95. La Sesta Brigata supplì alla povertà del territorio in cui si trovava ad operare con una buona organizzazione di base, completata dall’adozione dell’inquadramento e delle forme esteriori tipiche di un esercito regolare <96, e con una serie di azioni di recupero che le permisero di non dipendere totalmente dai rifornimenti provenienti dal capoluogo. Degno di nota appare il coordinamento delle azioni, spesso compiute a brevissima distanza di tempo l’una dall’altra e in luoghi distanti, con il risultato di accrescere il disorientamento e lo sconcerto nelle file nemiche.
La pratica delle azioni simultanee fu inaugurata l’8 ottobre, quando una squadra del distaccamento “Giacosa” scese a Dego per affiggere manifesti del CLN e sparare colpi d’intimidazione contro la caserma dei “marò”; lo stesso giorno volontari dei distaccamenti “Sambolino” e “Wuillermin”, raggiunto il paese di Bragno e tagliate le linee telefoniche, occuparono lo stabilimento della Cokitalia scaricando i serbatoi pieni di benzolo destinato alla Wehrmacht, sabotando le apparecchiature di controllo e sequestrando abiti, cibo e scarpe <97 (non si sottolineerà mai a sufficienza quanto queste ultime fossero preziosissime).
Ben cinque azioni risultano datate 10 ottobre, anche se con tutta probabilità non si svolsero simultaneamente. 1) Una squadra del “Sambolino” e una del “Wuillermin”, guidate da “Cuneo”, assaltarono la stazione di Sella (ormai bersaglio fisso di tutta la Resistenza locale) costringendo il capostazione a fermare un treno che trasportava viveri destinati alla Wehrmacht. Fatti prigionieri i tre granatieri di scorta, i vagoni furono coscienziosamente “ripuliti” <98. 2) Una squadra del distaccamento “Wuillermin”, una del “Giacosa” e una del “Bocci” occuparono le miniere di Cadibona (i cui operai aiutarono volentieri i partigiani nel recupero di vestiario e viveri) e nella stessa località bloccarono la stazione della teleferica carbonifera per Savona, confiscando altro materiale sequestrato dai tedeschi <99. 3) Una squadra del “Sambolino” comandata da Valentino Moresco “Scorza” irruppe nel municipio di Ellera, poco sopra Albisola, recuperò le radio sequestrate dai tedeschi e le restituì ai proprietari <100. 4) La stessa azione fu compiuta nel paese di Mioglia da un’altra squadra del “Sambolino” <101. 5) Il distaccamento “Astengo”, occupato Castelnuovo di Ceva, si dedicò al sequestro di viveri ad un collaborazionista (o presunto tale). Nei giorni successivi il paese fu occupato di nuovo ed il commissario politico “Jean” (Quinto Pompili) tenne un apprezzato comizio sui temi della lotta di liberazione nella locale sede del dopolavoro <102.
Con tutto ciò, non mancavano i problemi. L’amministrazione della giustizia da parte dei garibaldini si rivelò puntuale e feroce: nondimeno, era preoccupante che taluni volontari indulgessero in atteggiamenti indegni. Un esempio. Il 19 settembre, durante un’azione di recupero nel paese di Pontinvrea, l’ufficiale alle operazioni del distaccamento “Wuillermin”, “Ferro”, insieme al volontario “Argo”, stuprò una donna e fu pertanto fucilato dai compagni. In seguito, ai primi di ottobre, anche “Argo” venne giustiziato per ordine del Comando di Brigata nella piazza principale di Pontinvrea; sul suo corpo i garibaldini lasciarono un eloquente cartello che recitava “Giustiziato dai partigiani perché indegno di appartenere alle loro file. Motivo: violenza carnale e rapina”. “Dino”, un partigiano che aveva assistito allo stupro senza opporsi, se la cavò con 18 ore al palo <103.
Si evince da vicende come queste che la giustizia interna dei partigiani funzionava molto meglio di quella fascista, invocata a gran voce e mai realizzata; tale discrepanza va vista anche alla luce del fatto che i garibaldini dovevano ad ogni costo difendere il prestigio e l’ammirazione di cui godevano presso la popolazione, mentre i fascisti, sempre più in minoranza, se mai avevano avuto scrupoli, li avevano ormai abbandonati da tempo. Nonostante le dure reazioni dei comandi partigiani, il fenomeno del brigantaggio permaneva ancora ai primi di novembre, quando fu oggetto di un apposito proclama del CLN provinciale che segnalava “azioni inconsulte di formazioni armate di sedicenti patrioti”, raccomandando ai singoli partiti di controllare strettamente l’operato delle unità ad essi legate, delimitare la zona d’influenza dei reparti (un vero rebus tra la Val Bormida e l’alto Orba, data la problematica sovrapposizione tra autonomi, garibaldini e giellisti) e concordare l’”epurazione della zona”, da ottenersi “eliminando o controllando i piccoli gruppi inquadrati che svolgono azioni riprovevoli” <104.
[NOTE]
88 R. Badarello – E. De Vincenzi, op. cit., p. 158.
89 Le Brigate Garibaldi…cit., vol.II, p. 548.
90 R. Badarello – E. De Vincenzi, op. cit., p. 158.
91 Mio calcolo estrapolato da M. Calvo, op. cit.
92 M. Calvo, op. cit., pp. 69, 87 e 89.
93 Ibidem, p. 69.
94 Le Brigate Garibaldi…cit., vol. II, p. 405. La Delegazione ligure delle Brigate Garibaldi stimava in circa trecento uomini la forza della brigata azionista.
95 G. Pansa, Resistenza tra Genova e il Po…cit., pp. 292.
96 Le Brigate Garibaldi…cit., pp. 403 – 404. Il comandante “Antonio” (Vittorio Solari) era un ex ufficiale dell’esercito.
97 G. Gimelli, op. cit., ed. 1985, vol. II, p. 197.
98 Ibidem, ed. 1985, vol. II, p. 199.
99 Ibidem, ed. 1985, vol. II, p. 199.
100 Ibidem, ed. 1985, vol. II, p. 199.
101 Ibidem, ed. 1985, vol. II, p. 199.
102 Ibidem, ed. 1985, vol. II, p. 199.
103 Le Brigate Garibaldi…cit., vol.II, p. 415.
104 Documenti del CLN per la Liguria, s.l., s.d. (ma 1947). E’ un’opera meritevole di ristampa, stanti le penose condizioni delle scarse copie rimaste.
Stefano d’Adamo, Savona Bandengebiet – La rivolta di una provincia ligure (’43-’45), Tesi di Laurea, Università degli Studi di Milano, Anno accademico 1999-2000