I bombardamenti si concentrarono sulle basi aeree polacche al fine di distruggere gli apparecchi prima del decollo

Dopo i successi dei primi giorni di battaglia in territorio polacco, alle dieci di mattina del 5 settembre 1939 il generale Halder incontrò i generali von Brauchitsch, comandante dell’esercito, e von Bock, a capo del gruppo di armate del nord. Dopo un’analisi degli avanzamenti ottenuti in quattro giorni e le condizioni delle forze avversarie fu riconosciuto, come scrisse lo stesso Halder nei suoi appunti personali, che «il nemico era stato praticamente sconfitto» <81. La sera del 4 settembre terminò infatti vittoriosamente la battaglia per la conquista del Corridoio con il ricongiungimento delle truppe del generale Gunther von Kluge, provenienti dalla Pomerania, e di quelle del generale Georg von Kuchler, che avanzavano verso ovest dalla Prussia orientale. In queste battaglie emersero la forza e il coordinamento delle divisioni corazzate del generale Heinz Guderian. Le forze modeste e inadeguate dell’esercito polacco, che schierava per gli scontri frontali la brigata di cavalleria Pomorska, rese più semplice il compito ai mezzi corazzati tedeschi <82.
La situazione generale vide l’esercito polacco opporre un’accanita quanto vana resistenza, con una ritirata finale verso oriente che non sembrava essere guidata dal punto di vista strategico dal comando delle forze armate di Varsavia, ma condotta allo scopo di salvare più uomini possibili <83.
Dal canto suo, la strategia della Blitzkrieg tedesca si basò sugli attacchi aerei della Luftwaffe che, supportando le avanzate delle squadre di carri armati, consentirono alle forze di terra di avanzare di trenta o quaranta miglia al giorno <84. In tutto circa un milione e mezzo di uomini coordinati con reti radiofoniche, telefoniche e telegrafiche <85. Questo sistema permise alla Wehrmacht di sopraffare l’esercito polacco in pochi giorni: attraverso bombardamenti mirati e durante gli scontri aerei fu privato di circa cinquecento aeroplani di prima linea. I bombardamenti si concentrarono sulle basi aeree polacche al fine di distruggere gli apparecchi prima del decollo, causando molti morti e feriti tra gli equipaggi; inoltre gli attacchi si fecero incessanti fra il 3 e il 4 settembre su Varsavia, Bydgoszcz (Bromberg) e Graudziadz (Graudenz) <86.
Le autorità governative polacche decisero di lasciare la capitale prima che le forze nemiche la attaccassero direttamente, dopo l’occupazione del bacino industriale della Slesia polacca il 5 settembre e la presa di Cracovia del 6 settembre <87. Il governo polacco si rifugiò così a Lublino.
Il 7 settembre 1939 Halder iniziò a scopo precauzionale lo studio dei piani di trasporto di truppe aggiunte sul fronte occidentale. La guerra in Polonia diede esiti positivi oltre le previsioni degli stessi generali tedeschi; l’8 settembre – circa due giorni dopo la fuga del governo polacco <88 – la quarta divisione motorizzata raggiunse i sobborghi di Varsavia, mentre le armate dei generali Reichenau e List presero Sandomierz, città situata alla confluenza tra la Vistola e il San <89.
La rotta dell’esercito polacco permise ai tedeschi di attuare la seconda fase della campagna, iniziata il 9 settembre e terminata il 17 con la presa di Brest-Litovsk da parte del XIX corpo d’armata di Guderian, che spinse le forze nemiche verso la Polonia orientale, nel territorio che, in base al protocollo segreto russo-tedesco del 23 agosto, sarebbe spettato ai sovietici. Mentre le operazioni militari progredivano, di pari passo si mosse il ministro degli esteri nazista per sollecitare l’U.R.S.S. all’ottemperanza agli accordi di agosto. Nei primi due giorni di guerra von Ribbentrop non fece pressioni sui russi per un tempestivo intervento, perché Hitler era ancora convinto di poter localizzare il conflitto alla sola Polonia. Dopo la dichiarazione di guerra anglo-francese alla Germania, il governo del Reich chiese a Mosca di esercitare una forte pressione sul governo polacco attraverso dimostrazioni militari sulla frontiera sud-occidentale russa. Chiese altresì l’invio di una delegazione militare a Berlino per iniziare a studiare assieme il programma delle operazioni nei giorni successivi (4 settembre) <90. Secondo Stalin la clausola segreta sulla divisione in sfere di interesse dello spazio orientale «in caso di una trasformazione politico-territoriale dei territori appartenenti allo stato polacco» costituì per il Cremlino una condizione imprescindibile. Il “possesso” dei territori era secondo Stalin la conditio sine qua non della «trasformazione politico-territoriale dello stato polacco» <91; perciò l’U.R.S.S. volle intervenire solo quando le condizioni lo resero conveniente <92. Il ministro Beck credette di poter fare affidamento sulle promesse di Vorosilov rispetto alla fornitura di materie prime ed armi da parte sovietica in caso di aggressione tedesca; ma queste promesse risalivano ai giorni antecedenti alla firma del patto russo-tedesco. Il governo sovietico infatti ignorò inizialmente gli appelli del governo polacco, per respingerne le richieste l’8 settembre adducendo come motivazione le mutate condizioni politiche: Mosca raggiunse così lo scopo di crearsi un alibi per poi far credere al mondo di essere stata sorpresa dagli sviluppi della crisi tedesco-polacca. La Polonia invocò l’assistenza anglo-francese: il 1° settembre l’ambasciatore polacco a Londra si recò da Halifax per informarlo dell’attacco tedesco contro la Polonia «che, come […] dichiarato [dal]l’ambasciatore stesso, costitu[ì] un caso di aggressione diretta prevista dal trattato anglo-polacco del quale egli invoc[ò] l’applicazione» <93. In seguito il governo di Varsavia si rivolse alla Francia. Il primo ministro francese George Bonnet e l’ambasciatore polacco a Parigi Juliusz Lukasiewicz firmarono una carta che assicurò «la piena efficacia dell’alleanza franco-polacca» <94 – con riferimento anche agli accordi franco-polacchi del 1921 e 1925 – e confermò gli obblighi di reciproca assistenza derivanti dagli accordi precedenti nel caso di aggressione da parte di un paese terzo <95.
Nel frattempo iniziarono le richieste tedesche per un intervento dei sovietici, atto a evitare che reparti della Wehrmacht fossero costretti a inseguire continuamente le truppe polacche in ritirata e, di conseguenza, a oltrepassare la linea di demarcazione dei territori destinati al controllo di Mosca. Sarebbe stato dunque possibile, secondo von Ribbentrop, risolvere questo problema se «l’Armata rossa fosse entrata in tempo nei territori di suo interesse […] una simile azione non [avrebbe] signific[ato] soltanto un sollievo per la Germania, ma [sarebbe] rientrat[o] nel senso degli accordi di Mosca e nell’interesse sovietico» <96. La velocità dell’azione bellica tedesca colse di sorpresa e spaventò i vertici sovietici; si diffusero timori che le truppe del Reich, inebriate dai successi militari, potessero proseguire la loro avanzata fino a invadere l’U.R.S.S. <97. In base ai nuovi amichevoli rapporti russo-tedeschi, Molotov inviò comunque un messaggio di congratulazioni per l’ingresso dei soldati tedeschi a Varsavia dell’8 settembre. Lo stesso giorno a Mosca vi fu l’incontro tra Molotov e von der Schulenburg per definire i tempi dell’azione sovietica. Molotov espresse dubbi sull’opportunità che la pur brillante avanzata tedesca giustificasse un così prematuro – a suo dire – intervento dell’Armata rossa <98. In data 17 settembre 1939, i rappresentanti diplomatici polacchi presso i governi esteri presentarono la nota di conferma e di condanna dell’avvenuto attacco dell’Unione Sovietica alle frontiere orientali polacche. Il governo di Varsavia protestò a Mosca e denunciò il gesto come un «classico esempio di aggressione non provocata» <99. Von Ribbentrop inviò allora un comunicato «urgentissimo» e «segretissimo» in cui invitò Molotov a rendere noto il giorno e l’ora dell’inizio dell’azione dell’Armata rossa in Polonia <100. Molotov si informò sulla possibile reazione del governo del Reich se i russi avessero giustificato il proprio intervento con l’attacco tedesco di inizio settembre; von Ribbentrop in un comunicato bocciò l’ipotesi, perché «avrebbe fatto apparire dinanzi a tutto il mondo i due stati come nemici». Lo scopo dei tedeschi era costringere la Russia all’isolamento mediante l’adesione ad un blocco anti-inglese e anti-francese; Stalin invece volle scongiurare questa ipotesi svantaggiosa e discriminante, per intervenire contro una Polonia priva di controllo istituzionale e salvare la reputazione a spese della Germania <101.
La giustificazione dell’attacco sovietico venne dunque così articolata: «lo stato polacco si era disintegrato, non esisteva più; perciò tutti gli accordi stipulati con la Polonia erano nulli […] il governo sovietico si sentiva tenuto a intervenire per proteggere i fratelli ucraini e della Russia Bianca e per fare il possibile affinché queste genti sfortunate potessero lavorare in pace» <102. In precedenza il dittatore sovietico non si era interessato alle sorti delle minoranze etniche e linguistiche presenti in Polonia; date le circostanze egli colse l’occasione per risolvere in poco tempo la questione. Il comando supremo dell’Armata rossa telegrafò a Berlino il 14 settembre per avere informazioni sulle effettive condizioni dell’esercito polacco, ossia la dislocazione nei territori della Polonia orientale e il livello di efficienza delle unità rimaste. Von der Schulenburg ricevette l’ordine di informare i russi che ogni indicazione sarebbe stata fornita dai comandi della Wehrmacht alla conclusione della «grande battaglia di Polonia» <103.
Sempre il 14 settembre Molotov convocò von der Schulenburg per comunicare la possibilità che la Russia intervenisse prima di quanto previsto, ferma restando la caduta di Varsavia come condizione essenziale per agire; la capitale era infatti il nodo produttivo e delle comunicazioni più importante della Polonia. Il 15 settembre von Ribbentrop informò Mosca che la caduta di Varsavia era imminente e richiese notizie su modi e tempi dell’intervento sovietico. La Wehrmacht avrebbe così potuto evitare l’inseguimento delle truppe polacche in ritirata fino al confine russo e sarebbe stato scongiurato il pericolo «che nei territori situati a oriente della zona di influenza tedesca si determinasse una zona di vero e proprio vuoto politico» <104.
[NOTE]
81 WILLIAM L. SHIRER, Storia del Terzo Reich, vol. II, Torino, Einaudi, 1990, p. 955.
82 Ibid.
83 G.L., La guerra europea:operazioni sul fronte orientale, in «Relazioni Internazionali», 9 settembre 1939, V, XVII, n. 36, pp. 663-4.
84 W. SHIRER, Storia…, cit., p. 956.
85 Cfr. s.i.a., La guerra europea: fronte orientale, in «Relazioni Internazionali», V, XVII, n. 37, pp. 695-6.
86 Comunicato polacco n. 4, in «Relazioni Internazionali», 16 settembre 1939, V, XVII, n. 37, p. 706.
87 Cfr. G.L., La guerra europea…, cit., pp. 663-4.
88 Il 6 settembre l’Associated Press informava che il governo polacco aveva lasciato Varsavia e che il maresciallo Rydz-Smigly, capo supremo dell’esercito, si era dimesso. Fu smentita dall’ambasciatore polacco a Roma solo la seconda notizia. Cfr. Voci di dimissioni per Rydz-Smigly, in «Relazioni Internazionali», 6 settembre 1939, V, XVII, n. 37, p. 709.
89 S.i.a., In Polonia: guerra a rapido corso, in «Relazioni Internazionali», 16 settembre 1939, V, XVII, n. 37, p. 730.
90 RICHARD OVERY, Die letzten zehn Tage. Europa am Vorabend des Zweiten Weltkriegs, 24. August 1939 bis 3. September 1939, München, Pantheon, 2009, p. 112.
91 Vedi articolo 2 protocollo segreto 23 agosto 1939, in https://www.mtholyoke.edu/acad/intrel/molrib.htm (03-11-2017).
92 Telegramma di von der Schulenburg al ministero degli esteri tedesco, Mosca, 5 settembre 1939, in http://avalon.law.yale.edu/20th_century/ns062.asp (03-11-2017).
93 Comunicato dell’agenzia “Stefani”, Londra, in «Relazioni Internazionali», 9 settembre 1939, V, XVII, n. 36, p. 680.
94 S.i.a., Protocollo franco-polacco, in «Relazioni Internazionali», 16 settembre 1939, XVII, V, n. 37, p. 701.
95 Ibid. Le condizioni, in sostanza, erano le seguenti: mutua assistenza tra le parti in caso di minaccia diretta o indiretta da parte di un paese terzo; l’attuazione del protocollo doveva essere definita dalle autorità militari competenti delle parti contraenti. Infine «se le parti contraenti si [fossero trovate] impegnate in ostilità in seguito all’applicazione [di questo] accordo, esse [avrebbero dovuto concludere un] armistizio o [un] trattato di pace […] di comune accordo».
96 NIKOLAUS VORMANN, Der Feldzug in Polen. Die Operationen des Heeres, Weissenburg, Prinz-Eugen-Verlag, 1958, cit., p. 191
97 In un telegramma a von der Schulenburg del 10 settembre, Molotov lascio intendere che l’Unione Sovietica era stata «colta completamente di sorpresa» dai rapidi successi tedeschi; in http://avalon.law.yale.edu/20th_century/ns069.asp
(04-11-2017).
98 Telegramma di Molotov a von der Schulenburg, Mosca, 9 settembre 1939, in http://avalon.law.yale.edu/20th_century/ns065.asp (04-11-2017).
99 Atteggiamento polacco, comunicato dell’agenzia Reuter del 17 settembre 1939, in «Relazioni Internazionali», 23 settembre 1939, V, XVII, n. 38, p. 733.
100 DGFP, D, VIII, pp. 68-70.
101 Ibid.
102 Telegramma di von der Schulenburg al ministero degli esteri tedesco del 16 settembre 1939, in http://avalon.law.yale.edu/20th_century/ns073.asp (04-11-2017).
103 Sul dispaccio di von der Schulenburg, DGFP, D, VIII, p. 92
104 Telegramma di von Ribbentrop a von der Schulenburg, Berlino, 15 settembre 1939 (ricevuto a Mosca il 16 settembre), in http://avalon.law.yale.edu/20th_century/ns072.asp (05-11-2017).
Emiliano Vitti, Il Governatorato Generale di Polonia dal 1939 al 1944: struttura istituzionale, amministrativa ed economico-sociale e rapporti con la “madrepatria” tedesca, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Pavia, 2019