Il crimine organizzato in provincia di Salerno

Distribuzione dei clan in provincia di Salerno. Fonte: Dia. Immagine pubblicata in Federico Esposito, op. cit. infra

La contiguità territoriale con la città metropolitana di Napoli condiziona e ha condizionato profondamente le dinamiche relative alla criminalità organizzata di stampo camorristico nell’agro nocerino-sarnese. L’area, si è detto, costituisce un continuum urbanistico della zona vesuviana. Numerosi sono stati dunque i rapporti e le relazioni con le organizzazioni delinquenziali del napoletano. Relazioni che ancora oggi influenzano e favoriscono l’attività di alcuni clan. Questa caratteristica territoriale funge da fattore di differenziazione per la criminalità organizzata dell’Agro. Tra i territori della provincia di Salerno, infatti, il nocerino si è storicamente contraddistinto per la presenza di organizzazioni criminali potenti, violente e radicate: una sorta di primato criminale della provincia – anche se non mancano altri territori fortemente condizionati da sodalizi di camorra <224.
Sul piano generale, molti clan risultano in collegamento con importanti consorterie originarie del napoletano e del casertano, con le quali condividono attualmente interessi e sinergie criminali. Le organizzazioni di tradizionale radicamento hanno inoltre sviluppato incisive tecniche di penetrazione nel tessuto economico e politico locale finalizzate al controllo di settori strategici – come gli appalti per i lavori pubblici, l’erogazione di servizi e la gestione del ciclo dei rifiuti – mediante forme di condizionamento delle amministrazioni comunali. I loro affiliati, inoltre, che nel recente passato sono stati in gran parte coinvolti in procedimenti giudiziari o destinatari di misure di detenzione, svolgono adesso attività delinquenziali con un profilo basso: prediligono pertanto una minore visibilità e si dedicano ad illeciti apparentemente di basso allarme sociale. Nelle carte degli inquirenti emerge un aspetto estremamente interessante: «Un tratto comune è quello dell’“impresa a matrice criminale di seconda generazione”. In particolare, i figli di soggetti riconducibili alla camorra del decennio 1980-1990, colpiti negli anni da provvedimenti di sequestro e confisca, hanno intrapreso attività economiche in proprio, impiegando capitali dei quali non è evidente l’origine illecita, avvantaggiandosi della forza pervasiva della famiglia. Nel Capoluogo, nell’Agro Nocerino-Sarnese, nella Costiera Amalfitana, nella Piana del Sele e nel Cilento. In tale contesto si inserisce la perdurante pratica dell’usura e dell’esercizio abusivo del credito, nonché il traffico e lo spaccio di sostanze stupefacenti approvvigionati da fornitori provenienti prevalentemente da provincie di Napoli» <225.
Il mercato della droga è tra i settori di attività illecita più redditizi. Altri reati in grado di assicurare cospicui profitti sono le rapine, anche a danno di furgoni portavalori, e le truffe allo Stato. Negli ultimi anni, l’azione repressiva ha determinato però un affievolimento dell’«operatività criminale» di alcune organizzazioni, specie nei territori a tradizionale presenza mafiosa. Nei vuoti di potere conseguenti si sono tuttavia inseriti nuovi gruppi di dimensioni minori e non sempre identificabili come organizzazioni a connotazione camorristica. Questi si mostrano comunque orientati alle attività che tradizionalmente caratterizzano il campo d’azione mafioso: dalle estorsioni al traffico di stupefacenti, fino a grossi giri di usura, rapine e truffe a danno di enti pubblici o assicurazioni (in quest’ultimo caso si segnala una maxitruffa all’Inps che coinvolge circa 9000 cittadini dell’agro nocerino-sarnese) <226. Anche questi gruppi, insieme alle consorterie camorristiche ormai consolidate sul territorio, manifestano la loro presenza attraverso l’esercizio della violenza e con azioni intimidatorie. Le relazioni che instaurano con altri sodalizi locali sono caratterizzate da equilibri precari e abbastanza eterogenei.
Interessante è la capacità di penetrazione delle mafie locali nel tessuto politico. Nell’ultimo decennio sono stati raggiunti da decreto di scioglimento per infiltrazioni mafiose tre dei comuni più grandi della provincia: Battipaglia, Scafati e Pagani. Numerose inoltre sono state le inchieste a danno di amministratori locali riguardanti i rapporti con i clan e il voto di scambio politico-mafioso.
La fotografia attuale del salernitano presenta però una articolazione della criminalità organizzata particolarmente disomogenea <227. La provincia, si è detto, è molto vasta e necessita, per la lettura dei fenomeni mafiosi, di una suddivisione in aree differenti. Queste sono selezionabili in base a fattori socio-economici, culturali, politici, alla posizione geografica e alle caratteristiche delle stesse organizzazioni criminali.
Si propone qui una suddivisione basata sul criterio della dislocazione territoriale delle consorterie camorristiche e che individua quattro macroaree criminali nella provincia di Salerno <228. Una, naturalmente, è l’agro nocerino-sarnese. La seconda è invece l’area urbana di Salerno e comprende, inoltre, i comuni della Valle dell’Irno e della Costiera amalfitana. La terza macroarea corrisponde alla Piana del Sele, vasta zona a sud del capoluogo su cui insistono importanti comuni come Battipaglia ed Eboli; infine, si può individuare un’ulteriore area, corrispondente all’estensione del Cilento e del Vallo di Diano, territori più a sud della provincia e confinanti con la regione Basilicata. Per ognuna di queste aree, come riportato puntualmente dalla Direzione investigativa antimafia in una recente Relazione, la criminalità organizzata assume caratteristiche e connotazioni differenti: – Salerno e relativa area urbana: nel capoluogo e nei centri vicini si assiste ad un assestamento degli equilibri criminali dopo l’uscita di scena dello storico clan Grimaldi. A Salerno città risulta ancora attivo il gruppo rivale dei D’Agostino-Panella, dedito prevalentemente al traffico e allo spaccio di stupefacenti. A Cava de Tirreni è presente il clan Bisogno, che esercita il suo controllo anche nella vicina Vietri sul Mare attraverso una sua propagazione: il gruppo degli Apicella. Nei restanti centri della Costiera non si registra la presenza di organizzazioni strutturate ma numerosi interessi di clan del napoletano nel settore delle costruzioni. Nella Valle dell’Irno sono attivi i gruppi Genovese e Desiderio, con una influenza del clan Cava, egemone nell’avellinese. – piana del Sele: qui è ancora attiva tra Eboli e dintorni la famiglia dei Maiale, organizzazione molto potente negli anni. Ripetute operazioni repressive hanno depotenziato il gruppo ma sono in corso tentativi di ricomposizione da parte di pregiudicati vicini alla citata famiglia e al sodalizio dei Del Giorno. Nella limitrofa Battipaglia operano i Pecoraro-Renna, alleati del clan De Feo, attivo sul territorio di Bellizzi, Montecorvino Rovella e Pontecagnano. – Cilento e Vallo di Diano: per quanto riguarda il Cilento, nel comune di Agropoli si registra la presenza della famiglia di nomadi stanziali Marotta, dedita a reati di tipo predatorio, all’usura, al traffico di droga e al riciclaggio. Sul territorio sono presenti anche elementi del clan napoletano Fabbrocino. Nell’area di Capaccio-Paestum opera il gruppo Marandino, in passato strettamente legato alla Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo. Nei piccoli centri del medio e basso Cilento e nel Vallo di Diano non si rileva invece una forte presenza di organizzazioni criminali ma la vocazione turistica del territorio, specie nella fascia costiera, attira i reinvestimenti di capitali illeciti <229.
Il quadro provinciale è dunque complesso e multiforme e smentisce, tra l’altro, la convinzione che il territorio salernitano sia meno interessato dalle pressioni mafiose rispetto ad altre aree della Campania. L’ex procuratore di Salerno, Giovanni Lembo, ha infatti sottolineato in una audizione con la Commissione parlamentare antimafia: «la capacità di penetrazione nel tessuto economico-sociale e anche politico-imprenditoriale, con la realizzazione in alcuni casi di veri e propri cartelli criminali, che hanno monopolizzato alcune attività economiche di primaria importanza, direi importanza strategica, nell’economia salernitana» <230.
In questo scenario, la situazione più delicata è rappresentata dagli assetti criminali dell’agro nocerino-sarnese.
[NOTE]
224 Come la Piana del Sele e in particolare i territori dei comuni di Eboli e Battipaglia.
225 DIA, Relazione I Semestre, 2019, p. 194
226 Ibidem.
227 Ibidem.
228 La DIA ne individua cinque: Agro, Salerno e Irno, Piana del Sele, Cilento, Vallo di Diano. Qui, per ragioni di sintesi, si individua con Cilento e Vallo di Diano un’unica macroarea.
229 DIA, Relazione I Semestre, 2019, p. 192-202.
230 Commissione Parlamentare di Inchiesta sul Fenomeno delle Mafie e sulle altre Associazioni Criminali, anche Straniere, Relazione Conclusiva, Doc. XXIII – n. 38, 2018, p. 65.
Federico Esposito, Clan, politica e discorso pubblico. La costruzione sociale della camorra a Pagani, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Napoli “Federico II”, 2021