Per un approccio critico al romanzo coloniale italiano

Bonsaver, con il suo “Censorship and Literature in Fascist Italy”, regala un affresco ineguagliato, se si esclude il lavoro di Fabre <35, del ruolo e dell’ampiezza della censura romanzesca negli anni Trenta. Come si vedrà più avanti, il romanzo coloniale – con il suo carico esotico erotico – sarà al centro di una serrata battaglia ideologica che condurrà a una parziale scomparsa.
“Journeys Through fascism: Italian Travel Writings Between the Wars” di Charles Burdett, oltre a fornire una serie notevolissima di informazioni riguardo ai dispositivi retorici della letteratura (fascista) di viaggio, raccoglie anche una serie di dati biografici su autori di romanzi coloniali come Mario Appelius, Arnaldo Cipolla e Guelfo Civinini. Infine, “Colonia per maschi”, di Giulietta Stefani, fondando il suo lavoro su fonti anche letterarie, affronta il tema, fino ad allora soltanto accennato, del ruolo del costrutto sociale e culturale della mascolinità nella (ri)produzione della società coloniale. In questo senso, grande merito dalla studiosa è quello di aver sviluppato approfonditamente quel discorso sulla intersezionalità del dominio avviato tra gli altri da Riccardo Bonavita una decina d’anni prima.
Due anni dopo, il volume collettaneo, “Lingua e cultura dell’Italia coloniale” <36, curato da Gianluca Frenguelli e Laura Melosi – nato all’interno del Progetto di Ricerca Prin “Colonialismo italiano” di cui si parlerà a breve – porta a compimento il lavoro iniziato da Laura Ricci riguardo alle costruzioni linguistiche imperiali.
Al passaggio del decennio si opera un’ulteriore svolta. In quegli anni Monica Venturini dà alle stampe due volumi – la raccolta di saggi “Controcànone” <37 e l’antologia “Fuori campo” <38 – oltre alla curatela di un volume sulle forme del romanzo italiano e, in parte, di quello coloniale <39. Entrambi i contributi nascono dall’esperienza di ricerca poi confluita nel database digitale www.italiacoloniale.it frutto del Progetto di Ricerca Prin “Colonialismo italiano: letteratura, giornalismo, mass media” coordinato da Simona Costa <40. Il progetto si proponeva di mappare le opere letterarie e giornalistiche di argomento coloniale pubblicate in Italia nell’arco cronologico dell’esperienza oltremare con un’attenzione particolare per le pubblicazioni periodiche. I contributi di Venturini, come detto, si pongono nei termini della logica prosecuzione di tale esperienza concernendo principalmente lo spoglio e l’analisi di quattro riviste pubblicate durante il Ventennio: «Esotica. Mensile di letteratura e valorizzazione coloniale. Cronache d’arte e di vita» (1926-1927), «L’Oltremare» (1927-1934), «L’Azione Coloniale» (1931-1945) e «L’Almanacco della donna italiana» (1920-1942).
Fondamentale dal punto di vista catalografico, il lavoro di Venturini paga tuttavia il fio di un approccio storico-letterario già ben rodato. I risultati cui giunge la studiosa ricalcano da vicino le soluzioni già individuate nei lavori di Tomasello e Ricci e riproducono alcuni dei limiti presenti in quei primi lavori – e cioè lo scarso numero di romanzi a stampa presi in considerazione e un sostanziale disinteresse per la produzione storiografica sull’argomento. Tuttavia, il lavoro di Venturini apre a un campo di analisi fino ad allora rimasto pressoché inesplorato: la produzione di un nuovo soggetto autoriale (il giornalista-scrittore) in risposta alla scissione tra il pubblico ideale immaginato dai produttori e il pubblico reale composto dagli acquirenti effettivi dei singoli romanzi.
Dal punto di vista interpretativo, come detto, il giro di boa del 2010 produce anche una serie di sostanziosi scarti analitici. Nel 2012 Caramanica pubblica il lavoro di Massimo Boddi “Letteratura dell’impero e romanzi coloniali (1922-1935)” <41. Il saggio, analizzando il romanzo coloniale dalla prospettiva dei personaggi femminili in esso tratteggiati, recepisce compiutamente il contributo degli studi postcoloniali e li integra agli studi di genere sul colonialismo italiano.
Tuttavia, anche in questo caso, il numero di romanzi e autori presi in considerazione non giustifica le conclusioni generali cui giunge l’autore, soprattutto in relazione al fatto che i romanzi presi in esame appartengono tutti al genere esotico-erotico.
Non dissimile è il retroterra teorico del lavoro di Rosetta Giuliani Caponetto, “Fascist Hybridities: Representations of Racial Diaspora Cultures Under Mussolini” <42, interessato a indagare la rappresentazione del meticciato durante il Ventennio. Prendendo in considerazione tre romanzi coloniali (‘Melograno d’Oro’ <43 e ‘Balilla di Regale’ <44 di Arnaldo Cipolla e ‘Il piccolo Brassa’ <45 di Rosolino Davy Gabrielli), Giuliani Caponetto tenta di individuare gli scarti della narrazione rispetto al discorso razzista egemonico nei primi anni Trenta.
Sulla stessa linea, si pone l’analisi dei romanzi prodotti dagli scrittori levantini Enrico Pea e Fausta Cialiente e di alcuni film prodotti alla fine degli anni Trenta (in particolare ‘Lo squadrone bianco’ di Augusto Genina e ‘Sotto la croce del Sud’ di Guido Brignone).
La ricerca non si propone soltanto di analizzare i dispositivi di alterizzazione prodotti all’interno dei singoli romanzi o film, ma di mappare il ruolo e la funzione del pubblico di riferimento di quegli stessi artefatti culturali. In altre parole, in maniera più approfondita rispetto a quanto accennato da Venturini, Giuliani Caponetto tenta una valida integrazione del fronte produttivo e ricettivo del messaggio razzista nel tentativo di riconoscere il «lettore modello» dei singoli testi.
Nel 2016, Gabriele Proglio pubblica “Libia 1911-1912. Immaginari coloniali e italianità” <46, testo interessato a indagare la (ri)produzione del carattere nazionale in relazione alla retorica nazionalista e colonialista nella congiuntura della guerra di Libia <47. Sviluppando un discorso già altrove avviato <48, Proglio propone un’analisi dell’esperienza culturale del colonialismo italiano legata alle rielaborazioni del concetto di memoria e di archivio proposte da Ann Laura Stoler <49 e Aleida Asmann <50. In questo senso, la lettura di alcune opere di letteratura coloniale si configura come una decostruzione volta a individuare non solo la (ri)produzione di stereotipi razzisti e sessisti, ma il valore produttivo dei singoli testi al livello della permanenza, in ognuno di essi, di insiemi di pratiche e saperi antecedenti la congiuntura in cui vengono riattivati – in questo caso la guerra di Libia.
In conclusione, prendendo in considerazione tutti i contributi sull’argomento che ho potuto rintracciare, gli studi sul romanzo coloniale possono essere distinti in quattro fasi cronologiche comprese fra il 1984 e il 2019. Inizialmente legati a una prospettiva disciplinare di storia della letteratura – con il lavoro di Tomasello del 1984 – gli studi hanno poi aperto alle integrazioni dei cultural studies e della storia sociale nei Novanta, anni che segnano un primo picco di interesse per la materia. Nei primi Duemila si è poi sviluppata una sensibilità per il dato linguistico e per gli studi di genere, mentre negli anni Dieci – che registrano l’incremento più sostanzioso di contributi – si è definitivamente affermato un approccio postcoloniale e culturalista. I temi affrontati sono stati relativamente esigui e le questioni storico-letterarie hanno occupato una parte considerevole del dibattito, superate quantitativamente solo dagli studi informati di una prospettiva di genere. Seguono i lavori che integrano storia culturale e storia sociale e quelli legati all’analisi di strutture e funzioni narrative.
Nonostante l’alto numero di contributi pubblicati, non si possono però non prendere in considerazione alcuni problemi rimasti ad oggi irrisolti. In primis, la scarsa comunicazione fra autori afferenti ad ambiti disciplinari diversi ha provocato un generale rallentamento negli studi. Al di là dell’onnipresente lavoro di Tomasello, infatti, è difficile trovare riferimenti storiografici all’interno di lavori linguistico-letterari e viceversa, rendendo in tal modo assai complessa non solo la ricostruzione del dibattitto scientifico sull’argomento, ma producendo una sostanziale ridondanza dei temi trattati.
In secondo luogo, al di là del pioneristico lavoro di Scotto di Luzio, nessun intervento ha preso in considerazione il dato di produzione materiale dei romanzi coloniali. Ad oggi, cioè, non si è ancora riusciti a valutare quali fossero le condizioni di riproduzione economico-sociale del romanzo coloniale nel contesto italiano – strada che verrà tentata nella seconda parte di questo studio.
Infine, il numero di opere prese in considerazione nell’arco di quasi quarant’anni di studi è decisamente insufficiente. La ridondanza cui si fa riferimento più sopra è in buona parte motivata dal reimpiego degli stessi testi nella maggioranza assoluta dei lavori, la cui ricerca bibliografica pare frequentemente basarsi solo sui contributi precedenti.

[NOTE]
35 FABRE, G. (1998) L’elenco. Censura fascista, editoria e autori ebrei, Torino, Zamorani.
36 FRENGUELLI, G., L. MELOSI (a cura di) (2009) Lingua e cultura dell’Italia coloniale, Roma, Aracne.
37 VENTURINI, M. (2010) Controcànone. Per una cartografia della letteratura coloniale e postcoloniale italiana, Roma, Aracne.
38 VENTURINI, M. (2013) Fuori campo. Letteratura e giornalismo nell’Italia coloniale 1920-1940, Perugia, Morlacchi.
39 COSTA, S., M. VENTURINI (a cura di) (2010) Il romanzo coloniale, in Id. (a cura di) Le forme del romanzo italiano e le letterature occidentali dal sette al novecento, vol. II, Pisa, ETS, 11-100.
40 Il progetto (2006-2008) ha impegnato cinque unità di ricerca afferenti alle seguenti università: Roma Tre, Firenze, Macerata, Perugia e Perugia per Stranieri.
41 BODDI, M. (2012) Letteratura dell’impero e romanzi coloniali (1922-1935), Marina di Miuturno (LT), Caramanica.
42 GIULIANI-CAPONETTO, R. (2015) Fascist Hybridities: Representations of Racial Mixing and Diaspora Cultures Under Mussolini, New York, Palgrave McMillan.
43 CIPOLLA, A. (1936) Melograno d’oro: regina d’Etiopia, Firenze, Bemporad.
44 CIPOLLA, A. (1935) Balilla regale, Milano, Est.
45 GABRIELLI, R.D. (1928) Il piccolo Brassa. Romanzo coloniale per ragazzi, Palermo, Industrie Riunite Editoriali Siciliane.
46 PROGLIO, G. (2016b) Libia 1911-1912. Immaginari coloniali e italianità, Firenze, Le Monnier.
47 Questo è l’ultimo contributo organico alla questione. Dal 2016 a oggi si sono infatti registrati diversi articoli interessati all’argomento, ma nessun tentativo di sintesi.
48 PROGLIO, G. (2015) Italian colonial novels as laboratories of dominance hierarchy, in C. DAU NOVELLI,
P. BERTELLA FARINETTI (a cura di) Colonial and National Identity, Cambridge, Cambridge Scholars Publishing, 84-94; Id. (2016a) Kif tebbi. L’archivio coloniale tra memoria di sedimentazione e memoria connettiva, in «Between», X, 5, 1-19; Id. (2014) Subalternità e silenzi tra storia e letteratura. Modelli epistemologici e luoghi della contro-narrazione, in V. DEPLANO, L. MARI, Id. (a cura di) Subalternità italiane. Percorsi di ricerca tra letteratura e storia, Roma, Aracne, 81-96.
49 STOLER, A. L. (2010) Along the Archival Grain. Epistemic Anxieties and Colonial Common Sense, Princeton, Princeton University Press.
50 ASMANN, A. (2002) Ricordare. Forme e mutamenti della memoria culturale, Bologna, Il Mulino (ed. or. Monaco 1999).

Francesco Casales, Storia del romanzo coloniale italiano. Discorso, ideologie, immaginari (1913-1943), Tesi di dottorato, Università degli Studi di Pavia – Université Paris 8 / Vincennes-Saint-Denis, Anno Accademico 2021-2022