Logge irregolari iniziano a svilupparsi già all’indomani dello sbarco alleato in Sicilia nel 1943

Della Campa (1998, 38) sostiene come la massoneria italiana fu «deviata» dall’origine fino al secondo dopoguerra, perché sempre si era occupata di politica, discostandosi in questo modo dai landmarks massonici. Secondo Fabio Martelli (2006, 723-726) «logge irregolari» iniziano a svilupparsi già all’indomani dello sbarco alleato in Sicilia nel 1943: «con l’inizio del processo di epurazione molti ex fascisti si affrettano a ricercare “patenti resistenziali”. La massoneria, in quanto vittima del regime, si presenta allora come un possibile approdo e le logge irregolari accolgono così molti “pentiti” […] burocrati di medio rango che però non possono certo essere spacciati per antifascisti». Queste saranno le stesse logge irregolari composte da figure colluse col fascismo di cui Ugo Lenzi – Gran Maestro del Goi dal 1949 al 1953 – deciderà l’ammissione, principalmente per accrescere il numero degli adepti e aumentare le entrate economiche. Martelli parla di logge irregolari al Sud Italia, screditate da legami con la mafia ed altre, obbedienti a Piazza del Gesù, contaminate dall’iniziazione di ex fascisti.
Certamente i termini “irregolare”, “deviata”, “spuria”, “coperta”, “riservata” sono spesso utilizzati in modo improprio. Secondo Della Campa (1998, 91) si può parlare di logge deviate nel caso, ad esempio, della P2, poiché si trattava a tutti gli effetti di una loggia del Grande Oriente d’Italia, che però non seguiva le tradizionali norme rituali. Non si può parlare, invece, di deviazioni in merito alle logge cosiddette spurie, che non farebbero parte di nessuna Obbedienza legittimamente riconosciuta, ma sarebbero solo raggruppamenti clandestini formati da personaggi autonominatisi massoni senza nessun tipo di regolare iniziazione. A questo proposito, un ex Gran Maestro della Gran Loggia d’Italia degli Alam, sostiene che le logge spurie si formino spesso ogni qualvolta un Maestro Venerabile non viene eletto, e quindi «si offende, va via e crea una propria realtà. Sono logge o obbedienze spurie, persone che si attribuiscono titoli roboanti tra di loro, ma che non hanno riconoscimenti internazionali» (Pinotti 2007, 263).
Il termine irregolare è usato il più delle volte in modo improprio. Irregolari, infatti, possono essere anche Obbedienze di antica nascita, riconosciute e affermate nell’ambiente massonico, ma che non hanno il riconoscimento ufficiale della United Grande Lodge of England perché non rispettano tutti i landmarks stabiliti nelle Costituzioni di Anderson. Da questo punto di vista è ritenuto irregolare il Grande Oriente di Francia, che ha aperto le porte dei templi alle donne, così come la Gran Loggia d’Italia degli Alam; ed è irregolare anche il Grande Oriente d’Italia, a cui è stato tolto il riconoscimento ufficiale all’indomani dello scandalo P2.
Occorre qui precisare come il tema dei riconoscimenti tra Obbedienze costituisca materia piuttosto complessa. In breve, possiamo dire che anche se un’Obbedienza è ritenuta irregolare dalla United Grand Lodge of England, che si è autoproclamata “Obbedienza madre” con l’autorità di conferire il riconoscimento di regolarità alle altre Obbedienze, può essere ritenuto regolare da altre Obbedienze amiche, come nel caso del Goi che è riconosciuto come regolare da gran parte della massoneria statunitense.
Per quanto riguarda le logge coperte, dobbiamo dire che originariamente il termine copertura si riferiva ai lavori di loggia che dovevano tenersi “al coperto”, ossia lontano dallo sguardo dei profani. Col tempo questo significato si è trasformato per cui non si parla tanto di copertura riguardo ai profani, quanto di copertura «per esigenze meramente “profane”» (Della Campa 1998, 94). Qui il riferimento va alla loggia Propaganda 2, creata originariamente, come abbiamo visto, per quei personaggi pubblici che occorreva tenere “coperti” non solo ai profani, ma anche alla restante parte dei fratelli. Questi fratelli venivano iniziati «all’orecchio» del Gran Maestro (o «sulla spada» o «alla memoria»), cioè i loro nominativi erano solo a conoscenza del Gran Maestro e non potevano frequentare regolarmente una qualsiasi loggia se non “scoprendosi”: «Di fatto molti “coperti” entravano poi – una volta cessati i motivi di riservatezza – nelle logge regolari con il semplice procedimento di presentarsi al venerabile di una loggia. […] Un tal procedimento rafforza l’opinione – invero ben fondata – di puristi che ritenevano l’iniziazione “sulla spada” una specie di
“pre-iniziazione”, una sorta di “manifestazione d’intenti” (o di “prenotazione”)» (Della Campa 1998, 94).
Tant’è vero che i massoni coperti non erano considerati dei veri e propri massoni dai fratelli cosiddetti regolari. Questo è interessante per sottolineare come la contrapposizione tra massoni e profani non sia l’unica da tenere in considerazione quando si parla di insiders e outsiders; il sistema è molto più complesso allorché vengono alla luce diversi livelli interni di inclusione ed esclusione, di palese e di nascosto, di regolarità e di copertura. Come si legge nella relazione di maggioranza della Commissione P2 <83, la copertura di alcune logge era messa in pratica per nascondere le proprie attività sia al mondo profano che alle altre logge dell’Obbedienza: «È accertato che, sia in sede centrale che in sede periferica, era assai frequente l’uso di denominazioni fittizie per mascherare verso l’esterno, verso il mondo “profano”, la presenza di strutture massoniche. Così ad esempio era prassi consueta intitolare a generici Centri studi i contratti di affitto per i locali necessari all’attività della loggia […]. La tecnica impiegata realizzava una forma di copertura rivolta verso l’esterno, verso il mondo “profano”, accanto alla quale deve essere esaminata una seconda forma di copertura rivolta in tutto od in parte all’interno della stessa organizzazione. Sono stati infatti rinvenuti documenti che fanno riferimento a logge coperte periferiche, ad una loggia coperta nazionale numero uno (presso l’organizzazione di Piazza del Gesù), ad un Capitolo nazionale riservato (presso il Rito Scozzese Antico ed Accettato di Palazzo Giustiniani). Sono stati inoltre acquisiti registri di appartenenti a logge […] nei quali gli iscritti venivano elencati invece che con il proprio nome con soprannomi o pseudonimi di copertura».
Per quanto riguarda le logge cosiddette riservate, mi è stato riferito da un fratello durante un colloquio informale che oggi, per lo più, si tratta di logge che preferiscono non avere in visita fratelli provenienti da altre logge, senza però entrare nel merito della questione. Dai documenti della Commissione P2 vengono citate due logge definite riservate, la Zamboni De Rolandis di Bologna e la Emulation di Tirrenia. La prima risulta ancora attiva, mentre la seconda non appare nella lista ufficiale delle logge del Goi. Queste due realtà risultano essere «due esempi di logge, realmente funzionanti o rimaste allo stadio di iniziativa “ereticale” (come è probabile per la seconda, animata dal “capogruppo” P2 Ezio Giunchiglia), […] caratterizzate da particolare regime di riservatezza. L’art. 15 delle Costituzioni massoniche documenta la possibilità di doppia appartenenza in vigore ufficialmente nella famiglia giustinianea» <84. Ricordo che il divieto di doppia appartenenza a due logge del Goi verrà promulgato successivamente alla vicenda P2.
La natura delle due logge citate, comunque, potrebbe essere molto diversa. Per quanto riguarda la loggia Emulation, questa pare fosse animata da un esponente in vista della P2, quindi assimilabile alla P2 per composizione interna e modus operandi. Da una lettera anonima trasmessa alla magistratura di Roma, di cui la Commissione ha ottenuto una copia, si legge che nel Goi era stata istituita una loggia segreta, la Emulation, «costituita secondo un programma di decentramento della P2 che fu messo in atto nel 1977 da Gelli e Salvini. […] questa loggia camuffata aveva compiti che esulavano da quelli di una normale loggia massonica, e lo conferma anche la presenza di Alessandro Del Bene inquisito dalla magistratura per traffico di armi […]. La loggia ha operato come base di coordinamento di notizie, informazioni e documenti che venivano successivamente trasmesse al maestro venerabile Licio Gelli» <85.
La Zamboni De Rolandis, invece, pare fosse una sorta di “camera professionale” che contava numerosi professori universitari. Nel volume di Pinotti (2007, 24) si trova un’intervista all’ex Gran Maestro del Goi Giuliano Di Bernardo che ha fatto parte, per un certo periodo, della Zamboni De Rolandis: «I miei colleghi dell’Università di Bologna, mi proposero di trasferirmi dalla loggia “Risorgimento 8 agosto” alla loggia “Zamboni De Rolandis”, quella dei professori universitari, alla quale appartenevano il rettore Fabio Roversi Monaco, e nella quale c’erano tanti professori di diverse discipline». Come si legge nei documenti prodotti dalla Commissione, da due lettere ritrovate nell’archivio della loggia Zamboni De Rolandis «si desume inequivocabilmente che detta Loggia deve operare “in via strettamente riservata”, tanto è vero che nelle istruzioni riservate impartitemi dal Gran Maestro ad essa potevano accedere i fratelli coperti residenti a Bologna» <86.
[NOTE]
83 CpiP2, Anselmi T., Relazione di maggioranza, p. 8.
84 CpiP2, Vol. II Tomo IX, Allegati alla relazione, p. 1.
85 Ivi, p. 9.
86 Ivi, p. 8.
Eleonora Salina, Dentro la massoneria. Una ricerca sull’Obbedienza del Grande Oriente d’Italia, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Torino, 2017