L’opzione produttivista e keynesiana viene presa in considerazione più tardi da De Gasperi

Bisogna aggiungere un ulteriore elemento, rappresentato in modo più forte da De Gasperi: se la democrazia sturziana si fonda sul pluralismo politico, il leader trentino insiste sul legame indissolubile con la democrazia economica centrata sull’industria: il liberismo e l’antidirigismo sono paradigmi centrali nelle politiche economiche dell’unità antifascista e del centrismo fino al ’53; soprattutto prevedono la possibilità, da parte dello Stato, di intervenire nelle vertenze sindacali senza violare il principio di neutralità, proprio per garantire la ‘libertà del lavoro’. La centralità dell’industria è uno dei punti di divergenza rispetto alla dottrina sturziana, legata ancora a immagini del mito rurale, ma è ciò che permette a De Gasperi di “tradurre in pratica una ben diversa impostazione strategica incentrata sull’alleanza della Dc con la Confindustria e, in genere, con i protagonisti del sistema industriale (il cosiddetto quarto partito), su una linea centrista che tendeva a un difficile equilibrio – nell’orizzonte di una politica moderatamente progressista – tra le rivendicazioni di giustizia sociale dei ceti popolari e il bisogno d’ordine e le richieste di integrale libertà economica che venivano dal mondo imprenditoriale”. <541
L’opzione produttivista e keynesiana viene presa in considerazione più tardi da De Gasperi, mentre sia la fase liberista che quella statalista conosceranno sempre marcati tratti protezionisti: elementi che costituiranno fattori di tensione con l’alleato americano, soprattutto sull’utilizzo dei fondi ERP del piano Marshall: “Da più parti si è sottolineato come gli aiuti ERP – in particolare i grants concessi gratuitamente dagli USA e costituenti il “fondo contropartita” – non furono usati dai governi italiani per promuovere politiche economiche espansive, ma piuttosto per ricostituire le riserve valutarie e ridurre il deficit. Una scelta questa che avrebbe provocato una progressiva caduta della domanda, portando inevitabilmente alla stagnazione produttiva e all’aumento della disoccupazione: in altre parole la crescita e il conseguente sviluppo sarebbero stati sacrificati alle necessità della stabilizzazione sociale e monetaria. […] La politica economica del governo De Gasperi [1948-1951, nda] si configurerebbe quindi come un “neomercantilismo centrista” ed export-oriented dalle marcate tinte nazionaliste, il cui obiettivo primario era quello di evitare il rischio di eterodirezioni, attraverso il contenimento delle oggettive pressioni verso l’integrazione internazionale e il multilateralismo”. <542
Questa alleanza con la borghesia industriale, come già anticipato, si fondava sul protagonismo dato dalla Dc al sistema creditizio, sia laico che cattolico, e su un consenso di massa dei ceti medi.
[NOTE]
541 G.C. Marino, op. cit., p. 32
542 M. Del Pero, L’alleato scomodo. Gli USA e la DC negli anni del centrismo (1948-1955), pp. 55-57, Carocci 2001
Elio Catania, Il conflitto sociale: “motore della Storia” o “tabù” storico-politico. Il caso di Milano nel secondo dopoguerra, Tesi di laurea magistrale, Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, Anno Accademico 2016-2017

Il primo incontro tra i rappresentanti di Italia e Stati Uniti avvenne in un momento delicato per entrambi i Paesi. Per quanto riguarda l’amministrazione Truman, da una parte si trovava all’interno di una strategia difensiva elaborata per far fronte all’espansionismo comunista in Italia, dall’altra vi erano ostacoli relativi alla politica interna. Relativamente alla situazione italiana, De Gasperi si ritrovò a gestire tutta la responsabilità della ripresa economica italiana, poiché avrebbe avuto l’onere di riuscire ad ottenere gli aiuti economici di cui l’Italia aveva bisogno. <95
Il 5 gennaio 1947 atterrò a Washington e rivolto alla stampa affermò che “la ragione principale del suo viaggio era quella di ringraziare il Governo degli Stati Uniti per gli aiuti economici concessi all’Italia” oltre a sperare che questi ultimi potessero continuare al fine di far uscire fuori l’Italia dal “presente periodo di emergenza”. <96 L’accoglimento da parte della Casa Bianca non fu dei migliori, in quanto il Presidente non venne ricevuto come il Capo del Governo italiano, ma come un semplice amico, oltre a ciò, si cercò di evitare di dare un carattere troppo ufficiale a quel viaggio. Il secondo giorno non ci fu un cambiamento in merito al trattamento ricevuto, tant’è che De Gasperi sarebbe voluto tornare immediatamente in Italia. La situazione venne ribaltata completamente nel momento in cui il Presidente Truman “ruppe il ghiaccio” e si mostrò non solo molto cortese nei suoi confronti, ma anche particolarmente interessato alla situazione economica italiana. <97
La visita di De Gasperi negli Stati Uniti durò dieci giorni, ma già alla fine del secondo giorno della sua permanenza a Washington annunciò le sue dimissioni il Segretario di Stato James F. Byrnes, motivo per cui si credeva che i negoziati sarebbero stati da riprendere in un momento successivo, ritenendo che il Dipartimento di Stato dovesse “sospendere ogni ulteriore passo avanti, sino allo stabilizzarsi della nuova situazione”. <98
Nelle giornate a Washington furono oggetto di discussione le forniture di grano <99, di carbone e di navi, oltre all’attesissimo prestito di 100 milioni di dollari, anche se quest’ultimo fu molto più complesso da ottenere e il comunicato di Dipartimento non lo menzionava. <100
La Export-Import Bank, alla quale egli aveva chiesto un prestito di 100 milioni di dollari, si era mostrata inizialmente titubante nel concederlo, dal momento che vi era la preoccupazione che l’economia italiana fosse troppo debole e temeva un’insolvenza da parte della stessa <101. De Gasperi, notando questi tentennamenti e volendo ottenere a ogni costo ciò che andava richiedendo a Washington, chiese ai suoi funzionari di riprendere i negoziati, mentre egli era in direzione di Cleveland per poter partecipare al Convegno di politica internazionale, dove espresse la complessa situazione che stava vivendo l’Italia in quel periodo, distrutta dai danni che la guerra aveva causato, con interventi pari a 3.200 miliardi di dollari più 360 milioni di dollari per le riparazione, a cui si aggiungevano altri debiti di guerra difficili da calcolare; successivamente, dopo la visita a New York, decise di tornare a Washington prima di ripartire per l’Italia per poter discutere con i funzionari dell’amministrazione Truman. <102
Egli disse chiaramente che ‘il suo Governo aveva assolutamente bisogno di quei soldi per la ricostruzione del Paese e che egli non avrebbe lasciato gli Stati Uniti se prima non avesse dato quanto chiedeva: “Noi non desideriamo stendere la mano per chiedere l’elemosina, ma chiediamo solo che si abbia fiducia che noi pagheremo il nostro debito” ‘. <103
Insieme a Truman, De Gasperi fece conoscenza di alcuni grandi nomi presenti all’interno della politica statunitense, tra cui quello di George Marshall, colui che ideò il famoso Piano Marshall, nato per poter aiutare l’Europa a ricostruirsi dopo la fine della guerra. Il viaggio del Presidente del Consiglio fu molto intenso, composto da un susseguirsi di colloqui, riunioni, visite, conferenze stampa.
La visita a Washington si concluse con risultati che superavano di gran lunga l’attesa […].
Gli aiuti americani
Ancora prima degli aiuti dell’European Recovery Program, gli aiuti statunitensi furono cospicui, attraverso la Croce Rossa e la Federal Economic Administration, passando poi al programma UNRRA <105 previsto dalle Nazioni Unite e che nel 1946 e la prima metà del 1947 aveva fornito all’Italia 590 milioni di dollari. Terminato il programma UNRRA l’Italia ricevette gli aiuti AUSA, che avrebbero coperto i bisogni del secondo semestre del 1947 prima che entrasse in vigore il Piano Marshall. <106
In merito a quest’ultimo, il 22 giugno 1947 il Presidente Truman istituì tre comitati al fine di comprendere al meglio come aiutare l’Europa e valutare le effettive risorse economiche che l’America poteva impiegare; il primo comitato doveva studiare lo stato delle risorse nazionali, il secondo doveva analizzare l’impatto che un programma di tale calibro avrebbe avuto nell’economia nazionale, il terzo infine doveva determinare “i confini all’interno dei quali gli Stati Uniti possono progettare di estendere l’assistenza ai paesi stranieri in sicurezza e con saggezza”. <107
Sulla base del lavoro svolto dai vari Comitati venne redatto il rapporto del segretario Marshall, il quale venne presentato ai Comitati sulle relazioni esterne del Senato e della Camera durante la riunione del Congresso il 17 novembre 1947. L’aiuto totale era stimato tra i 16 e i 20 miliardi di dollari, e alla fine del Congresso si decise di mettere a disposizione 17 miliardi di dollari. Il 26 agosto 1947 il Dipartimento di Stato americano rese noti i punti principali del Piano Marshall <108, il quale richiedeva ai beneficiari di fare tutto il possibile per promuovere la ripresa economica. Vennero richieste da parte di ogni paese l’attuazione di proposte concrete per la ripresa dell’agricoltura e dell’industria energetica e metallurgica. <109
Il Piano Marshall
Gli obiettivi del piano Marshall furono molteplici: non solo vi era la necessità di prevenire il crollo del commercio e dei pagamenti internazionali, ma gli Stati Uniti volevano anche incoraggiare l’integrazione economica e militare dell’Europa. La necessità di aiutare la ricostruzione economica dell’Europa aveva come scopo primario quello di evitare la guerra, aiutando le nazioni occidentali a risollevarsi e “irrobustire” la loro precaria economia.
Al fine di garantire il successo di questo piano di aiuti, gli Stati Uniti indicarono un accordo che sarebbe stato firmato dai Paesi beneficiari degli aiuti, il Foreign Assistance Act, il quale prevedeva che il paese beneficiario dovesse promuovere la produzione industriale e agricola in modo tale da poter tornare alla normalità ed essere indipendente dall’aiuto esterno nel minor tempo possibile. Oltre a ciò, venne richiesto che dovesse approvare quelle misure finanziarie e monetarie necessarie per stabilizzare la valuta, portare il bilancio in equilibrio e ridare fiducia nel sistema monetario. <110
[NOTE]
95 G. Sale, De Gasperi, gli USA e il Vaticano all’inizio della guerra fredda, Jaca book, 2005, p. 59.
96 Ivi, p. 54.
97 G. Sale, De Gasperi, gli USA e il Vaticano all’inizio della guerra fredda, cit., p. 56.
98 Adstans, Alcide De Gasperi nella politica estera italiana. 1944-1953, A. Mondadori, 1953, p. 85.
99 Nel novembre 1946 De Gasperi dovette chiedere l’intervento del capo provvisorio Enrico De Nicola affinché quest’ultimo sollecitasse Truman al fine di sopperire almeno 240 mila tonnellate di grano correndo in aiuto dell’Italia, la quale già nella primavera 1946 vedeva una situazione drammatica per ciò che concerne gli approvvigionamenti di grano.
100 Adstans, Alcide De Gasperi nella politica estera italiana, cit., p. 85.
101 G. Sale, De Gasperi, gli USA e il Vaticano all’inizio della guerra fredda, cit., p. 59.
102 Adstans, Alcide De Gasperi nella politica estera italiana, cit., p. 86.
103 G. Sale, De Gasperi, gli USA e il Vaticano all’inizio della guerra fredda, cit., p. 59.
105 Acronimo di United Nations Relief and Rehabilitation Administration.
106 Adstans, Alcide De Gasperi nella politica estera italiana, cit., p. 95.
107 F. Fauri, Il Piano Marshall e l’Italia, Il Mulino, 2010, p. 28.
108 George Marshall avrebbe voluto rinominare in European Recovery Program, ma per ovvi motivi passò alla storia come Piano Marshall.
109 F. Fauri, Il Piano Marshall e l’Italia, cit., pp. 40-41.
110 Ivi, pp. 52-53.
Erica Cavallini, Lo sviluppo dell’ENI negli anni del Piano Marshall, Tesi di laurea, Università della Valle d’Aosta, Anno Accademico 2021/2022