Il caso Lockheed, scoppiato in Italia nel 1976, portava allo scoperto atti di corruzione che avevano coinvolto politici e dirigenti italiani per favorire l’acquisto degli aerei americani Hercules C-130 da parte del Governo. Lo scandalo coinvolgeva, oltre a faccendieri e managers, ministri della Difesa e presidenti del Consiglio, dapprima indagati dagli organi giudiziari ordinari, e successivamente, in base all’articolo 96 della Costituzione, dalla Commissione Inquirente. Gli imputati, dopo il dibattito parlamentare saranno rinviati alla Corte Costituzionale che emetterà la sentenza definitiva.
[…] Nella contesa parlamentare scesero in campo alcune tra le più alte personalità del tempo, specialmente per quanto riguardava la Democrazia Cristiana che di fatto era il vero partito imputato nel processo. Rimarranno memorabili gli interventi di Moro, che l’anno dopo morirà sotto i colpi delle Brigate Rosse alla vigilia del raggiungimento del compromesso storico, e di Martinazzoli, presidente della II Commissione Inquirente e ultimo segretario della Dc. Altrettanto importanti saranno gli interventi di Marco Pannella e di Emma Bonino, attenti interpreti dei regolamenti parlamentari e implacabili accusatori del sistema politico ormai evidentemente corrotto. Lo scandalo toccherà addirittura il presidente della Repubblica, Giovanni Leone, che l’anno dopo deciderà di rassegnare le dimissioni proprio a causa delle violente polemiche, principalmente di stampo giornalistico, che si erano scatenate sul suo presunto coinvolgimento. Anni dopo il presidente verrà completamente scagionato.
Il Partito Comunista fece scendere in campo, nel dibattito, Ugo Spagnoli, personaggio di rilievo nonostante libero da cariche dirette negli organismi dirigenti del partito. Il Pci, pur volendo identificare e colpire i responsabili dell’azione corruttiva, aveva deciso di non assumere un atteggiamento particolarmente aggressivo nei confronti della Dc: l’impegno di Berlinguer di portare aventi quel dialogo con i cattolici che sarebbe approdato alla stagione del “compromesso storico” imponeva di contenere la polemica all’interno di confini ben delineati.
L’analisi dell’azione corruttiva prendeva origine negli Stati Uniti dalle rivelazioni raccolte dalla Commissione presieduta dal Senatore Church che indagava sui vari scandali che scuotevano l’opinione pubblica ancora colpita dalle conseguenze del caso Watergate. Agli atti della Commissione Church attingerà a piene mani la Commissione Inquirente che si recherà negli Stati Uniti due volte per gli interrogatori con i vertici della Lockheed.
[…] Si arriva quindi al termine del dibattito con l’analisi della votazione delle Camere congiunte che rimette gli atti alla Corte Costituzionale per quando riguarda le posizioni degli ex ministri Gui e Tanassi e degli imputati “laici”. Il lavoro della Corte Costituzionale che per la prima volta era stata chiamata a svolgere un ruolo giudicante su un processo penale, era stato lungo e complesso, ovviamente incentrato sugli aspetti giuridici ma senza poter escludere del tutto anche influenze di carattere politico, non fosse altro che per la composizione della Corte che prevedeva anche l’inclusione di giudici nominati dal Parlamento. La Corte assolveva Gui e condannava Tanassi e gli imputati laici per corruzione.
[…] Non era la prima volta che dagli USA rimbalzavano in Italia notizie e indiscrezioni su episodi di corruzione da parte di industrie americane per garantirsi commesse in Italia. Nell’ottobre 1975 apparvero le prime notizie sulle commesse riguardanti gli F-104, aerei da caccia e gli Hercules C-130, quadrimotori da trasporto. La notizia che avrebbe innescato l’indagine giornalistica sullo scandalo che stava emergendo negli Stati Uniti e successivamente quella giudiziaria, fu pubblicata da «Panorama» il 16 ottobre 1975 con il significativo titolo: “Hercules nella bustarella” <8. Dai documenti della commissione Church emerse un preciso conto delle tangenti erogate e dei relativi destinatari: studio legale Lefebvre d’Ovidio 210.000 dollari; società Te. Ze. Re. Fo. (Temperate Zone Research Foundation) 1.456.000 dollari; società Com.El. 224.000 dollari; società Ikara-Valduz 78.000 dollari; Ovidio Lefebvre d’Ovidio 50.000 dollari <9. Oggetto della trattativa erano gli aeromobili militari C-130, quadrimotori a turboelica con un equipaggio di cinque persone; ciascuno poteva trasportare 92 soldati, 64 paracadutisti o 74 barelle oppure mezzi di trasporto, cannoni e autocisterne <10. Per avere successo in Italia bisognava sborsare una tangente fino a 120.000 dollari ad aeroplano, da versare attraverso l’intermediario Ovidio Lefebvre: uomo chiave capace di gestire rapporti tra società statunitensi, apparati militari e politici italiani. Gli altri attori della trattativa erano società prevalentemente di comodo. La Com.El, società fantasma a cui faceva capo Camillo Crociani, faccendiere con particolari aderenze nell’ambiente militare e presidente di Finmeccanica, rappresentata dall’avvocato Antonelli e dall’amministratrice Maria Fava incassò una tangente di 140 milioni di lire pagata dalla Lockheed. La Ikara-Valduz anch’essa avrebbe incassato elevate somme di denaro ed era rappresentata da Max Melca e Luigi Olivi; la Te. Ze. Re. Fo da sola aveva ricevuto dalla multinazionale i tre quarti delle tangenti. Queste società off-shore venivano utilizzate per veicolare le tangenti verso chi in Italia avrebbe poi suddiviso le tangenti stesse tra i vari attori coinvolti nell’acquisto dei C-130.
Lo scandalo sarebbe scoppiato in Italia nel 1976: sulla base della documentazione della commissione degli Stati Uniti il sostituto procuratore della Repubblica di Roma, Ilario Martella, apriva contro gli indiziati (i fratelli Lefebvre e i funzionari delle società citate corrotte) un procedimento per concussione in relazione all’acquisto del governo italiano di 14 aerei C-130 Hercules.
[…] Ovidio Lefevbre era uomo d’affari, compariva nei principali CdA italiani e aveva buoni rapporti con gli Stati Uniti. Nello scandalo Lockheed era lui a muovere le varie pedine: secondo quanto emergeva dalle indagini avrebbe potuto chiarire diversi aspetti della vicenda, ma avrebbe preferito tacere o minimizzare. Da Ilario Martella, il magistrato che si occupava del caso, sarebbe stato etichettato come “grande mentitore” <11. Antonio Lefevre era titolare di uno dei più prestigiosi studi legali di tutta Italia. Camillo Crociani era il presidente di Finmeccanica, vantava una vasta cerchia di amicizie politiche giornalistiche e militari; era dotato di non comuni capacità imprenditoriali e nello scandalo Lockheed avrebbe partecipato sia a titolo personale sia dietro società di comodo. Duilio Fanali, già capo di Stato maggiore dell’Aereonautica alla fine degli anni ‘60 e coinvolto nel “golpe Borghese”, si era occupato del contratto d’acquisto degli Hercules.
Il 17 febbraio il magistrato Ilario Martella emetteva i primi ordini di cattura contro: Olivi, Melca, Antonelli, Fava, Ovidio e Antonio Lefevbre, Fanali, Crociani erano accusati di concorso in corruzione. Solo Antonelli, Fanali e Antonio Lefevbre saranno arrestati e rilasciati in attesa di giudizio, gli altri preferiranno la latitanza […]
La mattina del 5 febbraio 1976 veniva pubblicato su tutti i quotidiani italiani la notizia che da giorni rimbalzava tra conferme e smentite: Gui e Tanassi erano coinvolti nel giro Lockheed. Luigi Gui, politico democristiano era stato ministro della Difesa prima di Tanassi per tre mandati dal 24 giugno 1968 al 23 marzo 1970 sotto i governi Leone II, Rumor I, Rumor II. Apparteneva alla corrente della sinistra morotea, aveva fatto parte della Costituente e ricoperto diverse volte la carica di ministro. Di carattere schivo e riservatissimo, il suo curriculum dimostrava quanta stabilità politica esistesse in Italia a fronte delle ricorrenti crisi di governo. L’accusa nei suoi confronti era di aver incassato 78.000 dollari <12. Allo scoppio dello scandalo avrebbe ricevuto appoggio e solidarietà dalla “vecchia guardia” democristiana. Mario Tanassi, segretario del Psdi, delfino di Saragat almeno nella fase iniziale della sua carriera politica, era entrato in contrasto con lo stesso Saragat al termine del suo mandato presidenziale <13. Non particolarmente apprezzato per le sue doti intellettuali e politiche, era comunque nuovamente eletto segretario del partito nel 1975 (dopo la sua precedente presidenza durante il settennato al quirinale di Saragat 1964-1971). Era stato ministro della difesa dal giugno 1970 al marzo 1974 sotto i governi Andreotti II e Rumor IV. Le accuse nei suoi confronti sarebbero risultate maggiori rispetto a quelle di Gui: il nome di Tanassi veniva fatto anche da Ovidio Lefevbre in un suo memoriale in cui si parlava “di ingenti somme a Tanassi” <14. Dagli Stati Uniti giungevano voci su un suo fidato collaboratore: Bruno Palmiotti, anch’esso accusato di corruzione. Nell’affare erano coinvolti anche altri nomi: si parlava di una partecipazione non secondaria di Rumor, Leone e Moro. Ma per essi si intravedeva un ruolo diverso, ruolo di referente politico nei confronti della Lockheed […]
[NOTE]
8 N. Piccione, Uragano Lockheed fatti-processo-sentenza, 2 ed. (1 ed.e.l.v. Roma 1977), Palermo, R. Mazzone, 1980 pag 41.
9 Ivi pag 60.
10 L. Violante, Storia d’Italia. Il Parlamento. Parte quinta, il caso Lockheed in Parlamento, a cura di M. Caprara, annali 17, Einaudi collana Grandi opere, 2001. Pag 1129.
11 N. Piccione, Uragano Lockheed fatti-processo-sentenza, 2 ed. ( 1 ed.e.l.v. Roma 1977), Palermo, R. Mazzone, 1980.
12 N. Piccione, Uragano Lockheed fatti-processo-sentenza, 2 ed. (1 ed.e.l.v. Roma 1977), Palermo, R. Mazzone, 1980.
13 N. Piccione, Uragano Lockheed fatti-processo-sentenza, 2 ed. ( 1 ed.e.l.v. Roma 1977), Palermo, R. Mazzone, 1980 pag 88.
14 Ibidem.
Luca D’Amato, Lo scandalo Lockheed in Italia: dalla Commissione Inquirente al Dibattito Parlamentare, Tesi di laurea, Università Luiss “Guido Carli”, Anno Accademico 2014-2015