Le tre centrali erano di proprietà della Montedison

[…] I delegati dei governi italiano e francese devono interessarsi della questione delle centrali idroelettriche dislocate sul Colle di Tenda ovvero al confine tra la Francia e l’Italia.
Le centrali idroelettriche, meglio conosciute come Impianti Idroelettrici dell’Alta Roya <3, si trovano sul suolo italiano e rappresentano il più grande scontro tra i delegati dei governi italiano e francese nel corso della trattativa che precedette la Pace di Parigi del febbraio 1947.
Le centrali erano  marginali per il complesso economico di quel troncone di valle. Secondo stime degli anni ’30 occupavano il 2% dell’intera manodopera locale e la quota di produzione destinata alla valle era minima. L’energia invece ricavata dal complesso idroelettrico era capace di una produzione media di 1.800.000 kWh, di una produzione annuale di circa 125.000.000 di kWh, alimentava alcuni tracciati ferroviari del Piemonte e della Liguria, impianti industriali del Nord e Centro Italia 4 alcuni dei quali avevano importanza primaria, come le linee ferrate di Ventimiglia-Genova-La Spezia, Genova-Alessandria-Torino, Genova-Ovada, Cuneo-Savona, Cuneo-Ventimiglia per la via di Tenda, Torino-Cuneo, gli stabilimenti di Genova, i cantieri navali di La Spezia, le fabbriche di prodotti chimici Montecatini di San Giuseppe al Cairo e inoltre alcune fabbriche liguri, piemontesi e lombarde. Alla distribuzione erano interessate tutte le province liguri, le province piemontesi di Cuneo e Alessandria, la provincia emiliana di Parma e le province toscane di Massa Carrara e Lucca <5.
Costruite a inizio novecento, le centrali della Valle Roya erano tre: la centrale di San Dalmazzo realizzata tra il 1910-14, la centrale di Confine realizzata tra il 1916-17 e la centrale di Mesce posta a valle del bacino omonimo.
Le tre centrali erano di proprietà della Montedison ed erano affidate in gestione alla CIELI (Compagnia Imprese Elettriche Liguri) società sussidiaria della stessa Montedison con sede in Genova. Si trattava di un moderno e imponente complesso produttivo concepito con criteri all’avanguardia e non interessato dalle vicende belliche. La centrale di San Dalmazzo di Tenda era alimentata dalle acque del monte Bego e della Valle delle Meraviglie con un salto di 713 m. Il sistema delle condotte comprendeva 10 laghi di sbarramento, di cui quattro in Valle Masca e una in Valle Casterino. I primi 9 laghi avevano una capacità globale di 8.000.000 di metri cubi, alimentando con la riserva il decimo ovvero quello di Mesce, capace di oltre 1.500.000 di metri cubi e dal quale partivano le condotte forzate per San Dalmazzo e Confine, mentre la centrale Miniera si alimentava con le acque di due torrenti. I laghi erano stati formati, in alcuni casi, con l’ampliamento a mezzo di dighe 6 di bacini naturali derivati dalle copiose precipitazioni atmosferiche di cui godeva la zona, con vette come quelle dell’Inferno e di Casterino che sfioravano i 3.000 metri di altitudine e perciò raccoglievano abbondanti nevicate rapidamente sciolte dai venti provenienti dal mare. Il sistema produttivo idroelettrico si fondava essenzialmente su questa serie di bacini, perché il Roya e i suoi affluenti offrivano un volume di acque assai scarso <7.
Era fuor di dubbio la preminenza dell’utilità italiana nell’impiego di tanta energia. E infatti, seppur in forma velata, la Commissione Interalleata incaricata di esaminare le rettifiche di confine della Val Roya lo riconoscerà nel rapporto stilato per il Consiglio dei Ministri degli Esteri dell’11 maggio 1946.
I tre impianti rappresentavano un complesso industriale di tutto rispetto capace di produrre annualmente 140.000.000 di kWh. Le strutture erano alimentate dai numerosi invasi, naturali e non, della Valmasque e della Vallée des Merveilles e l’energia idroelettrica prodotta, come scritto da più parti, costituiva il vero oro bianco della Val Roya: oltre a consentire il funzionamento di numerose linee ferroviarie del Piemonte della Liguria, alimentava le principali aziende industriali e i più importanti cantieri navali liguri del periodo tra le due guerre quali la Montecatini, l’Ansaldo, l’Ilva.
Attorno alle centrali idroelettriche del Tendasco si gioca una partita assai aspra. Per gli italiani esse risultano indispensabili: alla fine del conflitto l’Italia si trova in grave debito energetico, e per non cederle alla Francia, è centrale la relazione dell’ambasciatore Meli Lupi di Soragna che avrà luogo alla conferenza di Parigi nel maggio 1946.
Le autorità transalpine sono determinate ad acquisire le aziende elettriche della Valle Roya in forza di una memoria prodotta dal Comitée de Rattachement e indirizzata al ministro degli esteri parigino. Il documento poneva in evidenza 2 elementi: il primo, ovvero la necessità di potenziare la produzione di energia nel Midi francese per poter favorire il futuro sviluppo della regione, il secondo riguardava la scarsa consistenza delle tesi illustrata dall’ambasciatore Meli Lupi di Soragna.
In ogni caso, aveva maggior valore la relazione prodotta dalla Commissione interalleata che aveva visitato Tenda, Briga e la Centrale di San Dalmazzo. In tale documento si metteva in luce come la situazione energetica dell’Italia fosse già di per sé deficitaria e si suggeriva, qualsiasi fosse stato l’esito della trattativa, di stabilire accordi che non fossero penalizzanti per il belpaese ovvero che venissero formulati in modo tale da consentirgli di riprendersi in tempi rapidi dalle devastazioni della guerra.
[…] Il terzo punto, rubricato «L’energia idro-elettrica» è la parte sulla quale si sofferma maggiormente il Soragna. La parte centrale del discorso, quella più completa è proprio questa qui. Ed è anche la parte più tecnica di tutte, dal punto di vista dei dati che riferisce e dall’ampiezza del respiro strategico. L’analisi inizia con l’interrogativo chiaro <9 qui così tradotto: «Esiste una ragione concreta nel settore dello sfruttamento idroelettrico della regione che potrebbe giustificare o sostenere un progetto per trasferire il territorio dall’Italia alla Francia?» al quale segue una prima risposta implicita e negativa. Spiega Soragna che le centrali costituiscono una risorsa per l’Italia ma non per la Francia: una volta ripristinato il funzionamento delle centrali distrutte dai tedeschi, la Francia cesserà di assorbire quel poco di energia che attualmente recupera dalla centrale di San Dalmazzo.
Continua Soragna: l’energia dell’Alta Valle della Roya, che dunque non serve alla Francia, ha una produzione attuale di 141 milioni di KWh che è indispensabile all’economia italiana ma che non copre un bisogno per la Francia. A questo punto il Soragna inizia a vestire i panni di un perfetto ingegnere, attento e analitico nelle valutazioni della capacità produttiva, delle risorse umane impiegate e della produzione energetica effettivamente ottenuta. I fatti precisi mostrano senza dubbio che in Francia, in effetti, la produzione di energia per abitante è superiore del 40% rispetto a quella prodotta – per abitante – in Italia. La forza lavoro dell’indotto è pari a 300.000 unità nonostante una percentuale esigua di abitanti impiegati, non superiore al 2% della popolazione complessiva. L’energia prodotta in queste centrali è essenziale per i collegamenti ferroviari tra la Liguria e il Piemonte ed è indispensabile anche per le fabbriche delle province di Genova, Savona e Imperia. Inoltre, la vicinanza al bacino di utenza italiano rende questa produzione energetica inappetibile ai centri industriali della Francia che, per utilizzarla, dovrebbero anzitutto far fronte a costi onerosi per il trasporto, rendendo di fatto l’utilizzazione uno svantaggio più che un vantaggio. La spiegazione del Soragna continua ancora menzionando la capacità produttiva importante della zona dei terreni di caccia <10 con l’implicazione che la revisione della linea di confine, in cui si trova la Valle della Roya e che la Francia vuole assorbire, produce un grande svantaggio per l’Italia ed un vantaggio trascurabile per la Francia. La Commissione ha lavorato bene anche quando ha messo in luce che la posizione geografica della Valle Roya la fa appartenere all’Italia ed ha ricordato la dibattuta questione della difesa dei territori che si è creata in seguito alla cessione della Contea di Nizza alla Francia. A questo riguardo, e in ragione del principio di reciproca sicurezza, l’Italia ha conservato il possesso dei terreni di caccia e la Francia quello dell’altopiano di Saorge <11.
L’intervento del Soragna si fa adesso quasi sfrontato e affronta a viso aperto la questione di Briga e Tenda classificandola come di particolare gravità e solidale alla soluzione che bisognerà adottare una volta che Briga e Tenda siano diventate territorio francese. Diventa adesso importante il rapporto futuro tra le Nazioni: l’Italia e la Francia appunto. Fa presente l’ambasciatore che l’Italia e il governo italiano auspicano una collaborazione con la Francia e di essere interpellati per tempo. Il desiderio profondo di pace e rispetto è forte, così come forte è la volontà di sentirsi una volta per tutte compresi dalla Francia e dai Francesi. Conclude il Soragna con un monito alla Francia, affermando che commetterà un’ingiustizia e un errore se non vorrà collaborare con l’Italia. Briga, Tenda e le centrali della Valle Roya sono una realtà dell’Europa che vedrà osteggiato – in caso di ostruzionismo francese – quel bisogno urgente di pace che sentono in modo particolarmente forte proprio quei territori, tra cui l’alta Valle della Roya, in cui la guerra è da poco terminata.
Quale sia stata la sorte delle centrali idroelettriche della Val Roya è noto: pur con talune condizioni di sfruttamento a favore dell’Italia, furono cedute alla Francia con tutto il corso del fiume […]
[NOTE]
3 M. GIOVANA, Frontiere, Nazionalismi e Realtà Locali, Torino 1996, p. 51.
4 Op. cit., p. 52.
5 G. BELTRUTTI, Briga e Tenda, storia antica e recente, Bologna 1954, p. 323.
6 GIOVANA, Frontiere, Nazionalismi cit., p. 52.
7 BELTRUTTI, Briga e Tenda cit., p. 322.
9 L’ambasciatore Soragna ai sostituti dei ministri degli esteri scriveva: Existe-t-il dans le domaine de l’exploitation hydro-electrique de la contrée une situation telle quelle puisse tant soit peu justifier ou appuyer un projet de trasfer de ce territoire italien à la France?
10 In francese Terrain de Chausse.
11 Saorge (in francese) è un comune francese di 477 abitanti situato nel Dipartimento delle Alpi Marittime della regione della Provenza-Alpi-Costa Azzurra.
Stefano Mormile, Briga, Tenda e le centrali della valle Roya nel primo dopoguerra, Bollettino Storico-Bibliografico Subalpino, Anno CXVI 2018, Secondo semestre, Deputazione Subalpina di Storia Patria, Torino – Palazzo Carignano

[…] Nella Val Roja tre centrali furono costruite dagli Italiani. Formano un’insieme con qualle di Breglio e Fontan. La più importante, a Saint-Dalmas-de-Tende, è messa in funzione nel 1914, con una caduta di 720 m. Contemporaneamente lo sbarramento ubicato alle Mesce, costituente una riserva settimanale, è terminato nel 1916. Più in giù di St Dalmas, la centrale di Paganin funziona dal 1917.
Per aumentare le riserve dell’insieme, per dare una capacità più importante otto laghi di alta montagna vicini alla Valle delle Meraviglie vengono sistemati: sono attrezzati di vanne che agiscono sul loro riempimento o il loro svuotamento e sei di loro sono sopraelevati da uno sbarramento in muratura e dotati di uno scarico (troppopieno) in caso di alluvione. I laghi sono chiusi in primavera e sono riempiti al momento dello scioglimento delle nevi, aperti poi all’inizio dell’inverno per liberare il volume d’acqua necessario nei fiumi dell’Inferno (Muta, Forcato, Longo, Carbone) e del Casterino che raggiungono il lago delle Mesce. Quattro laghi arrivano nell’Inferno: Muta, Forcato, Lac Long, Lac Noir, Lac Vert, Agnel.
La Val Roja possiede tre centrali nella parte media della vallata: quella di Fontan, quella di Breglio, quella di Breglio-Piena Bassa. Nella zona meridionale due centrali, a Bevera e Airole, entrarono in funzione nel 1906.
Nell’Italia settentrionale, le Ferrovie dello Stato elettrificavano le linee del Piemonte e della Liguria. La linea Cuneo-Ventimiglia funzionante dal 1928 con macchine a vapore, viene eletrrificata a partire dal 1930.
La corrente era fornita alla tensione di 60.000 Volt dalle centrali di St Dalmas di Tenda, Airole, Bevera, che la distribuivano alle sottostanti stazioni di Robilante, Limone, St-Dalmas, Piena e Ventimiglia. Questa rete era collegata alla stazione di Arma di Taggia e da qui a tutta la rete delle Ferrovie italiane. I complessi siderurgici dell’Ansaldo a Genova, le acciaierie Iva di Savona, i cantieri navali della Spezia erano anch’essi alimentati dalle centrali italiane del Roja!
Christiane Eluère, La forza idraulica, Terra Ligure