La maga buona che coltiva gli iris

La famiglia di Eva Mameli e di Mario Calvino nel 1938 nella dimora di Villa Meridiana a Sanremo (IM); Italo Calvino è l’ultimo in piedi a destra – Fonte: Internet Culturale

[…] La vita di Eva Mameli Calvino, personaggio anticonformista e di forte temperamento, infatti è stata dominata da una grande passione per la ricerca nei settori della botanica, della fisiologia e della biologia.
Si è dedicata, negli anni giovanili, tra l’altro, allo studio dei licheni, dei funghi patogeni, di aspetti della fotosintesi clorofilliana, di assimilazione dei principali elementi nutritivi, della conducibilità elettrica, quindi delle colture tropicali e, a partire dal 1925 fino al 1978, anno della sua morte, alla floricoltura.
Pur avendo contribuito alla nascita della floricoltura, alla sua affermazione, trasformando la costa ligure di Ponente nella Riviera dei Fiori, la sua figura non è stata finora studiata in quanto è stata ritenuta una semplice collaboratrice del marito, Mario Calvino e la madre di un celebre scrittore, Italo Calvino.
La vita della studiosa è stata assai avventurosa: si sposa per procura dopo avere conosciuto il marito solo per qualche giorno per poterlo seguire a Cuba; i contenuti delle sue ricerche sono caratterizzati da notevole originalità e attualità in grado di anticipare tematiche come la protezione della natura, il risparmio energetico, la lotta biologica e il giardino su cui la ricerca si sta confrontando ora.
Nata a Sassari nel 1886, figlia di un colonnello dei carabinieri, ha dimostrato fin da ragazzina una forte attrazione e attenzione per la natura, tanto che, dopo avere frequentato il ginnasio-liceo si è iscritta alla facoltà di Scienze naturali. Ha conseguito dapprima la Licenza in matematica e quindi giovanissima a Pavia la laurea in Scienze naturali, unica donna in quegli anni. Ha lavorato come assistente presso l’Orto botanico di Pavia collaborando con Gino Pollacci sotto la direzione del prof. Briosi.
Nel 1915, all’età di soli 29 anni, ha ottenuto, prima donna in Italia, la libera docenza in Botanica e nel 1926, cosa assolutamente inusuale per l’epoca, ha vinto la cattedra di Botanica presso l’Università di Cagliari e ottenuto la direzione dell’Orto Botanico di Cagliari. Manterrà questi due impegni gravosi che gestirà come pendolare tra Sanremo e la Sardegna lavorando nei periodi di vacanza a Sanremo soltanto per tre anni.
Non vanno neppure dimenticati i cinque anni a Cuba per dirigere una Stazione sperimentale che si occupava soprattutto della canna da zucchero, e la sua opera sociale in favore delle donne cubane per cercare di elevarle dal punto di vista culturale.
In seguito per cinquanta anni ha vissuto a Sanremo, e lavorato presso la Stazione Sperimentale di Floricoltura che per ben trentatré anni ha avuto la sua sede a Villa Meridiana, l’abitazione dei Calvino.
Essi infatti avevano trasformato con grande generosità l’intero piano terra della loro abitazione in laboratori, biblioteca, sala riunioni e il giardino in campi sperimentali, non essendoci fondi disponibili per costruire la sede della stazione.
La Mameli aveva fatto della coltura dei fiori lo scopo della sua vita, in quanto aveva compreso, insieme al marito, che la grande sfida per il miglioramento dell’economia ligure era rappresentata dalla coltura delle specie da fiore.
Con intelligenza e lungimiranza si era dedicata all’introduzione di numerose specie floricole da varie parti del mondo, alla loro acclimatazione (molte delle specie introdotte sono australiane) in quanto desiderava che l’assortimento varietale fosse il più ampio possibile e che fosse assicurata una produzione anche nel periodo invernale.
Si era interessata oltre che all’ibridazione con studi assai approfonditi sui pollini, alla conservazione dei fiori recisi, alle numerose fitopatie che affliggevano la nascente floricoltura.
Aveva saputo abbinare alla ricerca pura un raro talento per la divulgazione collaborando a numerose riviste, con l’ardore dei pionieri…
Si era resa giustamente conto che tutto era da fare!
Ci ha lasciato molti scritti interessanti sui giardini con suggerimenti pratici per la scelta delle specie da impiegare, gli accostamenti di colori, di forme, di tessiture.
Su moltissime specie da fiore coltivata è possibile disporre di osservazioni preziose lasciateci da Eva Mameli Calvino.
Vissuta fino all’età di 92 anni, è riuscita a completare nell’ultimo anno della sua vita un grande dizionario etimologico sulle specie da fiore.
Elena Accati, già professore ordinario di Floricoltura presso l’Università di Torino, Eva Mameli Calvino, Accademia dei Georgofili, Convegno dedicato alla Famiglia Calvino, martedì 17 aprile 2012

Anche Eva vanta un’importante produzione accademica: scrisse e pubblicò oltre 200 articoli scientifici e compilò un piccolo dizionario etimologico dei nomi generici e specifici di piante e fiori; fondò e diresse assieme al marito Mario Calvino, diverse riviste (Il giardino fiorito; La Costa Azzurra Agricola Floreale) e nel 1919 ottenne il prestigioso premio per le scienze naturali dell’Accademia nazionale dei Lincei, istituzione che premierà successivamente la narrativa di suo figlio. Del suo operato ricordiamo la ricostruzione con palme, eucalipti, lecci e altre piante esotiche dell’orto botanico di Cagliari che era stato gravemente danneggiato dalla guerra; gli studi di botanica applicata, in particolar modo sul tabacco e sulla canna da zucchero, durante gli anni passati a Cuba dove venne chiamata a ricoprire l’importante incarico di capo del dipartimento di botanica dapprima nella Stazione Sperimentale di Santiago de las Vegas – dove nascerà Italo – e successivamente nella Stazione di Chaparra, convertendosi nella prima donna a ricoprire nell’isola caribeña una carica direttiva nel campo dell’agricoltura. Ricordiamo poi le ricerche di Eva sulle malattie e cure delle piante nel laboratorio di San Remo, dove i coniugi Calvino – quando, dopo il fallimento della Banca Garibaldi, vennero a mancare i finanziamenti per il progetto iniziale – misero a disposizione l’esteso giardino della Villa Meridiana di loro proprietà; l’insegnamento tra il 1911 e il 1918 nelle scuole normali di Pavia, Foggia e Mantova oltre l’attività accademica e di ricerca nelle università di Cagliari e Pavia.
A descriverne il carattere riservato e senza ostentazioni, è ancora suo figlio Italo ne La strada di San Giovanni: “Che la vita fosse anche spreco, questo mia madre non l’ammetteva: cioè che fosse anche passione. Perciò non usciva mai dal giardino etichettato pianta per pianta, dalla casa tappezzata di buganvillea, dallo studio col microscopio sotto la campana di vetro e gli erbari. Senza incertezze, ordinata, trasformava le passioni in dovere e ne viveva.” (Calvino 1990: 16)
M. Cristina Secci, Eva Mameli: le piante, il mio dovere e la mia passione in I raccomandati/Los recomendados/Les récommendés/Highly recommended N. 10 – 11/2013

Eva Mameli Calvino
Fonte: OggiScienza

Un grande mandorlo in fiore salutò la nascita di Eva Mameli. Quasi come fosse un sigillo per segnare una relazione che durerà per oltre novant’anni, quella tra Eva e la natura. La storia di Eva Mameli, botanica e divulgatrice, è stata spesso messa in ombra da quella del marito, Mario Calvino, e da quella ancor più ingombrante del figlio, Italo. Ma con uno sguardo d’insieme, che deve comprendere anche la vita famigliare, si può conoscere la vicenda di una donna che ha vissuto tra due continenti, ha portato nuovi contributi alla sua disciplina e che, almeno in Italia, è stata tra le pioniere del movimento ambientalista.
Giuliana Luigia Evelina Mameli, per tutti Eva, nacque a Sassari il 12 febbraio 1886. Fu educata nel rispetto del dovere, delle regole e dell’amor patrio (Goffredo Mameli, autore dell’Inno d’Italia, era un cugino del padre). Quarta di cinque figli, il rapporto fraterno più stretto lo ebbe con Efisio, più grande di lei di undici anni. Lui le raccontava dei suoi studi in chimica e biologia, lei crebbe con l’idea di voler essere come lui. Sconfisse le convenzioni dell’epoca frequentando il liceo statale di Cagliari, tradizionalmente maschile, per poi iscriversi alla facoltà di scienze della città, dove Efisio era già da qualche anno assistente di chimica generale di Giuseppe Oddo. All’università, Eva scelse matematica.
Nel 1906, poco tempo dopo la morte del padre, Efesio seguì il suo professore a Pavia e decise di portare con sé anche la sorella, che l’anno successivo si laureò in botanica.
Pavia, città dove insegnò Lazzaro Spallanzani, era un centro che accoglieva nel suo ateneo scienziati da tutto il mondo. Non c’era occasione migliore per Eva, determinata a continuare la carriera universitaria, per mettersi alla prova e trovare il suo posto nel mondo della ricerca.
A Pavia iniziò a collaborare con il Laboratorio Crittogamico, luogo unico in Italia per lo studio della fisiologia e anatomia vegetale, diretto allora da Giovanni Brosi. Qui Eva s’interessò alla struttura di alghe e muschi e dopo la laurea rimase con Brosi in qualità di assistente volontaria. In laboratorio, Eva conobbe Gino Pollacci, fitopatologo, con il quale pubblicherà uno dei suoi più importanti lavori, nel 1911, sull’assimilazione dell’azoto atmosferico dei vegetali contaminati con azoto combinato. Seguirono numerose altre pubblicazioni e i primi riconoscimenti professionali non tardarono ad arrivare: nel 1908 ottenne il diploma alla Scuola di Magistero e immediatamente dopo la libera docenza in scienze naturali nelle scuole secondarie. Prese quindi a insegnare scienze alla scuola normale di Foggia mentre chiese e ottenne il distaccamento presso il Laboratorio di Pavia. Dopo un lungo soggiorno a Londra con Efisio nel 1909, nell’anno accademico 1911-1912 prese a insegnare all’università in qualità di assistente di botanica e s’intensificarono le sue ricerche in fisiologia e patologia vegetale, pubblicando diversi articoli. Nel 1915, prima donna in Italia, ottenne la libera docenza in botanica e come argomento del suo primo corso scelse “La tecnica microplastica applicata allo studio delle piante medicinali e industriali”.
Allo scoppio della Grande guerra Eva indossò la divisa della Croce Rossa come infermiera volontaria e terminato il conflitto le furono conferite ben due medaglie, quella d’argento della Croce Rossa e quella di bronzo del Ministero dell’interno.
La storia vuole che Mario Calvino, agronomo sanremese già direttore della Stazione sperimentale agronomica di Santiago de la Vegas a Cuba, si presentò a casa di Eva Mameli dopo qualche lettera scambiata con la collega con una proposta di matrimonio e due biglietti per Cuba. Che sia vero oppure no questo fatto, Eva conobbe Mario Calvino nel 1920, si sposarono il 30 ottobre e partirono per Cuba il 13 novembre seguente. Sicuramente Eva era incuriosita dalle possibilità di ricerca in un paese esotico ma era altrettanto consapevole della rinuncia che quest’esperienza le costava, cioè la carriera universitaria.
A Cuba, Eva prese servizio come botanica alla Stazione diretta dal marito, portando avanti ricerche sullo sviluppo della pianta del tabacco, della canapa e della canna da zucchero e dedicò molte sue energie per migliorare le condizioni di vita dei campesinos, gli impiegati nei campi che circondavano la Stazione, avviando anche numerose scuole per dare un’istruzione professionale alle donne locali aiutandole nell’emancipazione. Con il marito fondò una rivista rivolta direttamente agli agronomi. La Stazione, anche grazie al lavoro di Eva, divenne nota non solo per le sue ricerche scientifiche ma anche per la sua importanza come luogo di aggregazione sociale per l’intera comunità.
Il 15 ottobre 1923, in un bungalow nel giardino di casa, nacque il primo figlio della coppia: Italo, mondialmente noto come uno dei maggiori pensatori e scrittori italiani del Novecento.
L’anno successivo la famiglia si spostò a Chaparra di San Manuel, nella zona est dell’isola, dove Eva prese la direzione del dipartimento di botanica della Stazione agricola sperimentale della città, avviando ricerche su una nuova specie di canna da zucchero.
Durante i cinque anni di permanenza sull’isola, Eva viaggiò moltissimo per sfamare la sua curiosità scientifica e soprattutto per raccogliere semi. Quando, insieme la famiglia, nel 1925 rientrò in Italia stabilendosi a Sanremo, introdusse per la prima volta nel nostro paese piante come il pompelmo, il kiwi, numerose varietà di palme e la yucca, un’agave mai vista in Italia prima di allora.
A Sanremo, la città dei fiori, la famiglia Calvino prese possesso di Villa Meridiana, poco distante dalla Stazione sperimentale di floricultura, il centro sperimentale per lo studio di fiori e altri vegetali che Mario contribuì a fondare e di cui fu il primo direttore. Eva ne ricoprì la carica di vice-direttrice e riprese in mano il suo progetto di carriera universitaria. Nel 1927 vinse un concorso per un incarico come docente di botanica all’università di Cagliari. Per un anno intero Eva fece la pendolare tra la Liguria e la Sardegna. Anche dopo la nascita del secondo figlio, Floriano, non smise di salire sulla nave che la portava su e giù per il Mar Ligure, mentre a casa la madre di lei si prendeva cura dei figli. Il ritmo era insostenibile ed Eva chiese il distaccamento come fece molti anni prima, senza però ottenerlo. A malincuore dovette rinunciare all’impiego universitario.
Prima della tragedia della guerra, Eva collaborò con l’Enciclopedia italiana e l’Enciclopedia dell’agricoltura, riprendendo la sua opera di divulgazione della botanica che tanto l’appassionò nel periodo cubano. Nel 1931 fondò la rivista «Il Giardino Fiorito», di cui fu direttrice fino al 1947, e s’impegnò con il marito a diventare punto di contatto tra molti botanici, agronomi e giardinieri di tutto il mondo. La sua passione per la floricultura la spinse a condurre ricerche sulla genetica delle piante da fiori, sulle malattie che le colpiscono e i rimedi per la loro cura. In poco tempo, la Stazione e Villa Meridiana diventarono un vero centro di scambio di semi e sperimentazione ibrida di piante e fiori di ogni sorta, arricchendo non solo i giardini delle città di piante e fiori, ma anche contribuendo alla ricerca di base e applicata in campi come la fisiologia, la genetica vegetale, la fitopatologia e la botanica tropicale.
Durante la Seconda guerra mondiale Italo e Floriano si arruolarono tra le fila partigiane mentre Eva e Mario rimasero a Sanremo, dando spesso asilo a partigiani ed ebrei. È tragico il momento in cui le SS e i fascisti simularono per ben due volte la fucilazione di Mario di fronte a Eva, fermati per ottenere informazioni sui loro figli e i compagni partigiani.
Mario morì nel 1951, lasciando alla moglie e collega la direzione della Stazione sanremese, posizione che mantenne fino alla pensione. Durante gli ultimi anni cercò di raccogliere in modo organico tutto il materiale da lei prodotto nel corso della vita, complice anche la sua rigorosa organizzazione del lavoro e dei dati.
A 92 anni, il 31 marzo 1978, Eva morì a Sanremo.
Con oltre duecento pubblicazioni all’attivo, Eva Mameli Calvino è stata una botanica d’eccellenza e la sua passione per la scienza è ben visibile anche nelle sue opere di divulgazione. Dalle riviste da lei fondate al Dizionario etimologico dei nomi generici e specifici delle piante da fiori ed ornamentali (1972), dalle traduzioni di testi stranieri all’organizzazione di mostre ed esposizioni, Eva Mameli Calvino è stata, con oltre un secolo d’anticipo, una divulger.
Serena Fabbrini, Eva Mameli Calvino, la maga buona che coltiva gli iris, OggiScienza, 25 giugno 2020