Il Ten. Contini mi disse di rimanere presso il
cancello per fare la guardia

Fonte: Sezione ANPI Vado Ligure

Don Nicolò Peluffo fu arrestato nel febbraio 1945 quale complice dei partigiani, e tradotto nella sede della Federazione fascista [a Savona] … dove fu percosso e minacciato di morte. Rilasciato, mentre tornava a casa … incontrò sulla porta della chiesa di san Domenico [a Savona] il curato della parrocchia e, fermatosi … a salutarlo, gli disse: “Tra poco sentirai che mi hanno ammazzato”. Due elementi della Brigata Nera vennero prelevati a Vado dai partigiani e non erano stati più restituiti. Si decise alla brigata nera di uccidere l’arciprete don Giuseppe Calcagno, in fama di antifascista, e don Nicolò Peluffo, viceparroco. … La sera dell’8 marzo 1945 alcuni fascisti (Osvaldo Simone, Ennio Contini, un certo tenente Onofrio Ricciardi della San Marco, ed altri tre scellerati) tentarono di farsi passare per partigiani, e si diressero anzitutto dall’arciprete, ma, al bussare ed alle loro intimazioni, don Calcagno non rispose né volle aprire. Il gruppo abbandonò il tentativo presso il parroco e cercò don Peluffo. … presso la famiglia Giusto sui Bricchetti che lo ospitava. […] Don Nicolò Peluffo era cugino del partigiano savonese Stefano Peluffo fucilato dalle brigate nere il 1-11-1944 a Savona, e la sua uccisione fu annunciata ai vadesi da un manifestino ciclostilato del CLN con un appello alla lotta contro i nazifascisti: “CITTADINI VADESI! Un altro orrendo, mostruoso crimine è stato perpetrato dalle canaglie al servizio del nazifascismo. Questa volta la vittima è un sacerdote, il Curato della nostra Parrocchia, NICOLÒ PELUFFO, solo colpevole di aver nutrito i più nobili ed elevati sentimenti di giustizia, fraternità, patriottismo. Il carnefici nazifascisti non hanno avuto il coraggio di dare un carattere ufficiale al loro assassinio per tema di suscitare un’ondata di sdegno nei nostri cuori, ed hanno preferito agire nell’ombra, proditoriamente, certamente nell’intento di attribuire la colpa ai Patrioti. Ma i cittadini vadesi conoscono troppo bene, per amara esperienza, le infime qualità morali di questi traditori, mentre conoscono gli alti sentimenti di cui sono animati i valorosi Patrioti che sui monti, nelle città e nelle campagne soffrono e lottano per la cacciata dei tedeschi e lo sterminio dei carnefici fascisti. La Resistenza vadese
Redazione, L’assassinio di Don Nicolò Peluffo, Sezione ANPI Vado Ligure, 29 aprile 2020

[…] Tant’è vero che nel Fronte della Gioventù, dove c’è stato un grande personaggio, che era Stefano Peluffo, fucilato qui al Priamar, uno degli ispiratori, che veniva da una famiglia di cattolici professanti – suo fratello è attualmente parroco di Albisola, quindi una famiglia di cattolici…
D: Erano gli stessi Peluffo parenti dell’altro prete ucciso (don Nicolò Peluffo, ucciso dai fascisti nel marzo del 1945)?
R: No, non erano parenti. Don Peluffo l’altro può darsi [che fosse] parente alla lontana, però sono due famiglie differenti. Questo Stefano Peluffo, grande personaggio e mio grande amico, è stato arrestato, poi l’hanno fucilato, e dopo la sua morte si è sviluppato organizzativamente il Fronte della Gioventù con i vari rappresentanti. Io rappresentavo il Partito Repubblicano…
Intervista con Lelio Speranza
Stefano d’Adamo, Savona Bandengebiet – La rivolta di una provincia ligure (’43-’45), Tesi di Laurea, Università degli Studi di Milano, Anno accademico 1999/2000

Ricciardi Onofrio: nato a Roma il 29 marzo 1926, sottotenente della Divisione San Marco e aggregato come ufficiale istruttore alla Brigata Nera “Briatore”
Interrogatorio del Ricciardi Onofrio del 27.11.1945: Alla data dell’8 settembre frequentavo il 2° liceo scientifico. Mi sono arruolato volontario nella GNR nell’ottobre 1943 […] Nei primi di marzo del 1945 venne scarcerato il parroco di Vado, Don Peluffo. Una sera dello stesso mese, il Federale Pini mi chiamò e mi disse che bisognava effettuare a Vado Ligure una delicata missione sopprimendo il parroco Don Peluffo. Egli stesso verso, le 20 e 30, era nell’atrio della federazione e, chiamato il Tenente Simone ci disse di andare. I componenti della spedizione erano il Ten. Simone, che guidava la macchina, il Ten. Contini Ennio, il Ruffilli Ghislero, il Rebora Antonio ed io. Giunti a Vado, il Simone si recò al distaccamento della brigata nera. Immediatamente noi ci incamminammo per il sentiero che conduce alla chiesa di Vado e, quivi giunti, il Ruffilli ed il Rebora si mascherarono, il primo con un pezzo di cartone da lui confezionato ed il secondo con un fazzoletto. Il Ruffilli bussò ad una casa, precedentemente segnalata quale l’abitazione del parroco del paese ma una donna si affacciò e ci disse che il parroco non abitava lì, bensì nel villino denominato mi sembra la Montagnola, specificando inoltre anche la strada per arrivarci. Attenutici alle suddette indicazioni giungemmo alla casa di Don Peluffo dove aprimmo il cancello. Il Ten. Contini mi disse di rimanere presso il
cancello per fare la guardia e poscia, insieme al Rebora ed al Ruffilli, bussò alla porta sita al pian terreno. Dopo un po’ di tempo ed in seguito ad intimazioni, la porta venne aperta e sentii un forte vociferare e dei rumori. Dalla mia posizione vidi uscire il parroco seguito da tutti e tre i miei amici. Subito dopo vidi le fiammate prodotte dalle raffiche di più di un’arma, per cui sono convinto che tutti e tre spararono sul parroco. Nel ritorno i tre mi dissero che avevano dovuto rompere tutte le lampadine nell’abitazione del parroco. Dichiaro che prima di partire ero al corrente dell’uccisione che bisognava effettuare e che mi sono offerto volontariamente per partecipare alla missione. Preciso che il Rebora ed il Ruffilli parteciparono all’assassinio in abiti borghese ed il Ten. Contini aveva la giacca ed il cappello borghese, io invece ero in divisa. Ho creduto di agire bene partecipando all’eliminazione del curato di Vado perché penso che quando un uomo cerca di intralciare gli ideali degli altri deve essere soppresso. Nella prima quindicina del mese di marzo ho effettuato un rastrellamento della zona di Vado Ligure con la 2^ Compagnia composta da 45 uomini. Vi parteciparono anche reparti della GNR, della San Marco e del Comando Militare Provinciale.
Leonardo Sandri, Processo ai fascisti: una documentazione, Vol. 9 – Liguria: Imperia – Savona – La Spezia, StreetLib, Milano, 2019