Alcuni mesi dopo lo stesso direttore propone la concentrazione a Frattocchie dei corsi nazionali del PCI

La scultura di Marino Mazzacurati “Il fucilato” nei giardini dell’Istituto di studi comunisti di Frattocchie (cartolina). Fonte: Andrea Pozzetta, Op. cit. infra

Emblematico è il dibattito che, periodicamente, sorge tra gli insegnanti sulla diversificazione funzionale dei due istituti di Bologna e Frattocchie [Frazione del comune di Marino, in provincia di Roma]. Nel ’61 un documento sull’attività formativa prospetta per la scuola bolognese – fino ad ora teoricamente destinata alla formazione dei quadri di sezione – «un’attività più varia, più articolata, a livello più elevato». <136 Ancora nel febbraio ’63 Gastone Gensini – che tre anni prima è divenuto nuovo direttore dell’Istituto di studi comunisti dopo il passaggio di Valenza alla direzione della Sezione scuole – propone «una più specifica ed aggiornata ripartizione fra Roma e Bologna» visto il superamento, nella pratica, del vecchio criterio «di fare nella prima i corsi a livello provinciali e nella seconda i corsi a livello di sezione». <137 Alcuni mesi dopo lo stesso direttore propone la concentrazione a Frattocchie dei corsi nazionali, attuando un progetto di «ampliamento e ammodernamento» dell’Istituto. Per la struttura bolognese, invece, al fine di «concentrare le […] forze nel campo dell’attività educativa», viene proposto un declassamento a scuola per la regione emiliana, «ed eventualmente anche sede della sezione decentrata del Gramsci», aggiunge Gensini. <138
È evidente che, tramontata la fase in cui occorreva un potenziamento quantitativo di quadri e funzionari, l’Istituto “Marabini” cominci ad apparire agli stessi dirigenti comunisti come un ormai superfluo “duplicato” della scuola di Frattocchie. Del resto, l’Istituto romano, per la sua prossimità alle sedi centrali del partito, ha la possibilità di coinvolgere più ampiamente, nelle sue attività didattiche, i dirigenti nazionali, i parlamentari, gli specialisti e i tecnici impiegati nelle sezioni di lavoro del partito, gli intellettuali inquadrati nell’Istituto Gramsci o i collaboratori delle riviste e della stampa comunista, gli studiosi e gli uomini di cultura vicini al Pci. Il suo prestigio si deve proprio a questi vantaggi oggettivi e simbolici allo stesso tempo, rafforzati dallo specifico “ambiente culturale” creato nella scuola o persino dall’abituale presenza del segretario Togliatti nei suoi momenti di riposo. Più difficile, a Bologna, è il mantenimento di una struttura educativa altamente qualificata e prestigiosa come la scuola romana. Non è casuale che un ex allievo, inviato al “Marabini” alla metà degli anni ’60, ricordi ancora con un poco di delusione la proposta ricevuta dalla sua federazione di seguire il corso nazionale a Bologna, proprio perché «era considerata una scuola un po’ di serie B […] rispetto alle Frattocchie». <139 È probabilmente a causa delle difficoltà di mantenere due scuole centrali e per le incertezze degli stessi dirigenti sulla specializzazione dell’Istituto “Marabini” che alla fine del 1968 si deciderà per la sua definitiva chiusura, concentrando tutta l’attività didattica sull’Istituto di studi comunisti.
Eppure, nel giugno ’63, le sezioni di lavoro del Pci direttamente coinvolte nella gestione delle scuole rilanciano la questione di un’attività didattica «organica e sistematica che si rivolga, mediante una differenziazione di strumenti e di metodi, agli iscritti e ai quadri del partito a tutti i livelli»: deve trattarsi di «un’attività capace di rivolgersi alla grande massa degli iscritti, con lo scopo di rendere più saldi i legami politico-ideologici degli iscritti e specialmente dei nuovi iscritti». Per questo viene decisa la riorganizzazione della Sezione scuole di partito, che dovrà mantenere «stretti legami con la sezione culturale, di organizzazione, propaganda, commissione di controllo». <140 Al fine di «imprimere una svolta all’attività educativa» viene anche deciso un parziale ricambio tra gli insegnanti, con la rimozione del più anziano Lorenzo Foco, il ricollocamento per altre funzioni di partito di Gallico, Zanni, Brini e l’acquisizione, a Frattocchie, del giovane Mario Quattrucci. <141 La ripresa dell’attività educativa viene strettamente connessa alle nuove necessità di chiarificazione ideologica, rivolgendole soprattutto «ai giovani delle recenti leve operaie, agli studenti, alle donne». <142 Già nel 1961 era stato elaborato un corso direttamente rivolto a giovani funzionari del partito e della Fgci, con l’obiettivo di formare il «nuovo quadro» e contribuire al «rinnovamento dei gruppi dirigenti»: proprio per questo, si legge nel documento della Sezione scuole, i nuovi programmi devono tendere ad «aiutare la comprensione della nostra politica e del partito sul terreno della conoscenza storica […] a dare alle masse di giovani che si avvicinano al partito un insegnamento non caduco, non limitato agli elementi più attuali della nostra politica». <143
Nel ’63 la riorganizzazione della sezione di lavoro – significativamente rinominata “Sezione per l’educazione ideologica” – si pone proprio l’obiettivo di legare l’attività educativa al dibattito ideologico e alle necessità di comprensione della linea del partito. Del resto, questo riassetto interno viene a collocarsi in un momento non privo di incertezze teoriche e di difficoltà politiche per il Pci. La sfida del centro-sinistra e del processo di unificazione tra Psi e Psdi, il dissidio cino-sovietico e la crescente insofferenza del Pci verso i tentativi verticistici del Pcus, la graduale teorizzazione della via italiana al socialismo e i dibattiti interni al partito sulle alleanze o sui caratteri del neocapitalismo, evidenziano l’esigenza di un’intensa attività di ricerca teorica e di educazione ideologica verso le strutture di base del partito. I rapporti delle Federazioni, sulle attività dei “corsi di base” e sui dibattiti teorici in corso, hanno da tempo segnalato la permanenza, tra i quadri intermedi, di posizioni settarie, di incomprensioni verso la linea dell’VIII e del IX Congresso, di veri e propri sbandamenti ideologici. Occorre, dunque, un’opera di chiarificazione e di puntualizzazione della linea che il Pci ha condotto a partire dal ’56, in grado di essere correttamente recepita da tutte le istanze del partito. Anche il lancio di una nuova rivista teorica come Critica Marxista, avvenuto nello stesso 1963, si pone in questa direzione. <144
[NOTE]
136 FIG, APC, Sezione Scuole di partito, mf. 478, 1961, Proposte per l’attività volta a favorire la formazione ideologica e politica dei quadri e degli attivisti, documento non firmato, p. 872.
137 Per entrambe le scuole, inoltre, Gensini suggerisce di istituire «dei centri di consultazione ideologica che aiutino per corrispondenza lo studio dei compagni», FIG, APC, Sezione Scuole di partito, mf. 489, 1963, Nota sui problemi di una ripresa dell’attività educativa, 25 febbraio 1963, pp. 2835-2836.
138 Ibid., Elementi scaturiti dalla riunione sulla ripresa dell’attività ideologica ed educativa, 6 giugno 1963, p. 2847.
139 Intervista a Giorgio Maini (San Martino Siccomario, 10 marzo 2014). Maini è stato segretario della federazione comunista pavese dal 1975 al 1980 e sindaco di Pavia dal 1980 al 1985.
140 FIG, APC, Sezione Scuole di partito, mf. 489, Elementi scaturiti dalla riunione sulla ripresa dell’attività ideologica ed educativa, 6 giugno 1963, pp. 2844-2850. Le sottolineature sono nel testo originale.
141 Ibid. Mario Quattrucci è nato a Velletri nel 1936, impegnato nel lavoro politico e amministrativo dal 1953 è espressione di una generazione nuova di militanti comunisti, entrati nel partito dopo gli anni più duri della guerra fredda. Renato Giachetti, l’insegnante più anziano rimasto in attività nelle scuole centrali, l’ultimo esponente della generazione formata alla Scuola leninista, muore nel 1964. Ernesto Zanni, passato nel frattempo a dirigere la scuola bolognese, risulterà attivo nel lavoro didattico fino al 1965.
142 FIG, APC, Sezione Scuole di partito, mf. 489, Nota sui problemi di una ripresa dell’attività educativa, 25 febbraio 1963, p. 2834.
143 FIG, APC, Sezione Scuole di partito, mf. 478, Proposte per l’attività volta a favorire la formazione ideologica e politica dei quadri e degli attivisti, 1961, documento non firmato, pp. 868-875.
144 Cfr. G. Liguori, Il marxismo italiano tra teoria e politica. “Critica Marxista” 1963-1991, in «Critica Marxista», n.1, 2006.
Andrea Pozzetta, «Tutto il partito è una scuola». Le scuole di partito del Pci e la formazione dei quadri (1945-1981), Tesi di Dottorato, Università degli Studi di Pavia, Anno Accademico 2015-2016