Un pattuglione di marò della X Mas e di brigatisti neri fermò alcuni spettatori tra cui il giovane Nello Cirielli

Milano: Corso Buenos Aires: Fonte: Jason Paris su Flickr

A Milano nel novembre 1943 era in servizio il giudice istruttore, il tenente Guido Pighetti, ma la procura affidava il più delle volte ai sostituti procuratori l’incarico di procedere per istruttoria diretta, evitando l’istruzione formale di competenza dell’Ufficio del giudice istruttore.
Uno dei casi, pochi, in cui l’istruttoria fu svolta dal tenente Pighetti riguardava un omicidio, avvenuto in circostanze misteriose, nel corso di una normale attività di controllo dei documenti. Uno dei tanti omicidi che costellarono Milano, capitale ideale della RSI, il luogo in cui era nato il fascismo e in cui sarebbe drammaticamente tramontato <450. I fatti si erano svolti nell’affollatissimo corso Buenos Aires, al teatro Puccini (oggi Elfo-Puccini) il 1 gennaio 1945. Un pattuglione di marò della X Mas e di brigatisti neri della “Aldo Resega” fermò alcuni spettatori tra cui il giovane Nello Cirielli (classe 1927).
Alla verifica dei documenti il giovane risultò in regola, giacché “aveva infatti carta di identità, certificato rosa di lavoro e altri documenti personali”. Nonostante ciò, Cirielli fu trattenuto dai militi perché “l’era grand”, ossia perché sospettato di essere un disertore. Da quel momento del giovane si persero le tracce. La famiglia, preoccupata per il protrarsi dell’assenza di Cirielli, diede inizio alle ricerche sin dal 2 gennaio; fu la sorella che si recò per prima presso la caserma della X Mas, sentendosi rispondere dalla guardia all’esterno dell’edificio “L’abbiamo fucilato ieri sera”. Allo sbigottimento della ragazza, la guardia aggiunse che il ragazzo fucilato aveva 17 anni, come Cirielli, ma era biondo e non bruno. Spaventata, ma parzialmente rincuorata, la giovane tornò dalla famiglia la quale “non diede peso a questo tragico particolare, che come si vedrà, era la tragica verità, perché nulla poteva lasciare a pensare a una così tragica fine”.
Le ricerche continuarono presso tutti gli enti militari e di polizia della città, comprese le autorità germaniche. Il mattino dell’8 gennaio, il fratello di Cirielli fu ricevuto dal Segretario particolare del prefetto, al quale espose il fatto e l’esito negativo di tutte le ricerche condotte sino a quel momento.
La sera dell’11, sempre il fratello si recò presso il teatro Puccini, laddove era stato fermato Cirielli. Le sue domande fecero emergere alcuni particolari sino a quel momento ignoti. La sera della scomparsa, erano stati fermati sette giovani, tre dei quali rilasciati. Uno dei quattro trattenuti, alto, cappotto nero, pantaloni grigi, che rispondeva ai connotati di Nello, sarebbe stato ucciso alle ore 21.30 di quella stessa sera.
In seguito il fratello si recò al commissariato di polizia di Porta Venezia, dove fu informato del ritrovamento di un cadavere non identificato, in corso Buenos Aires il mattino del 2 gennaio. Il corpo si trovava ancora in obitorio. In quel luogo il fratello “ebbe conferma del triste presagio: il giovane morto e raccolto il mattino del 2 corrente davanti al Bar Cristallo sul corso Buenos Aires, angolo Ruggero Boscovich era il Cirielli Nello”. Furono alcuni funzionari all’obitorio a riconoscere il ragazzo assassinato, grazie al ritrovamento in una tasca del cappotto di una tessera del Dopolavoro. Mancavano il portafoglio e gli altri documenti. Le autorità cominciarono a chiedersi cosa potesse essere successo a un ragazzo tranquillo, che viveva con la madre vedova e che si occupava di lei e del proprio lavoro. Si escludeva, nel modo più assoluto, che il ragazzo potesse intrattenere rapporti sospetti con elementi partigiani. Quella sera i militi, dopo averlo fermato, gli diedero qualche ceffone. A un certo momento, uno della pattuglia chiese, in dialetto milanese: “ E di questo cosa ne facciamo?”, un altro rispose (sempre in milanese): “Dagli quattro ceffoni e mandalo a casa”. L’ordine, data la sorte toccata a Cirielli, non fu attuato.
Il referto dell’obitorio indicava come causa della morte numerose ferite da arma da fuoco.
Le indagini per individuare i responsabili di quella che si stava delineando un’azione criminale mascherata da operazione di polizia, si arenarono velocemente. Nonostante le insistenti richieste del giudice istruttore Pighetti di ascoltare i militi che quella sera avevano fermato i giovani al teatro Puccini, i rispettivi comandi rifiutarono di metterli a disposizione della giustizia militare, in quanto impegnati in operazioni di rastrellamento fuori Milano. Dopo un mese, il tenente Pighetti si vide costretto a sospendere le indagini e ad archiviare momentaneamente il fascicolo processuale. Degli assassini di Nello Cirielli si persero definitivamente le tracce <451.
[NOTE]
450 Nel fondo TMTMi, sono conservati numerosissimi fascicoli intestati a individui noti o ignoti imputati di omicidio, aggressione, danni a persone o cose che testimoniano questo clima di efferata violenza presente nelle città e nelle campagne lombarde.
451 ASMi, Gabinetto di Prefettura II serie, busta 329, 1945 gennaio 16, Indagini sulle ricerche di Cirielli Nello.
Samuele Tieghi, Le Corti Marziali di Salò. Il Tribunale Regionale di Guerra di Milano (1943-1945), Tesi di Dottorato, Università degli Studi di Milano, Anno Accademico 2012-2013