Interi rioni di Ancona, gli Archi, il quartiere Porto, via Montebello non sono più che cumuli di macerie

Ancona. Fonte: Mapio.net

Nel corso dell’ultimo conflitto mondiale viene meno la tradizionale separazione tra soldato e civile e tra prima linea del fronte e retrovie: l’evento bellico, finisce con il coinvolgere tutte le strutture economiche e sociali sulle quali si articola la società nazionale e nella realtà quotidiana, ogni individuo, uomo o donna, anziano o bambino che sia, è costretto a vivere e subire la guerra. Subentra così il concetto della “guerra in casa”: razionamento, convivenze forzate, strategia di sopravvivenza, dolore, paura, sgomento sono solo alcuni degli elementi e dei sentimenti che affrontano e subiscono milioni di individui. Si pensi solo all’effetto sortito sul piano materiale e psicologico dai bombardamenti che non colpiscono solamente le grandi città. E’ stato calcolato che in Italia le vittime dei bombardamenti aerei angloamericani siano stati oltre 64 mila <369. Quotidianamente, migliaia di cittadini vedono i loro familiari morire, le loro città crollare, quartiere per quartiere, le bombe colpire case, scuole, ospedali, chiese, opere d’arte, oltre che obbiettivi che assumono una valenza militare. Così al terrore segue la rassegnazione: basta essere usciti di casa un minuto prima o trovarsi in un luogo piuttosto che in un altro distante poche decine di metri per essere vivi o morti. E’ il trionfo del caso, una condizione psicologica a cui si reagisce con un senso di fatalismo oppure spesso pregando, talora organizzando l’angoscia con il calcolo delle probabilità attraverso meticolose annotazioni di date e orari dei bombardamenti e infine quasi sempre con disperati esodi dalle città colpite a morte. Nelle città gli allarmi e i primi bombardamenti segnano una svolta decisiva nella vita quotidiana dei civili poiché, come ricorda una donna anconetana, testimone di quegli eventi, “abbiamo cominciato a sentire che la guerra non era una guerra di fronte, lontana da noi, ma che riguardava tutti” <370.
In questo modo, lo studio della seconda guerra mondiale deve necessariamente coincidere con un’analisi storica di tutta la complessità delle situazioni, delle categorie sociali, degli aspetti che in una maniera o nell’altra hanno coinvolto, in quel frangente, città e paesi, militari e civili, uomini e donne: “la mancanza di fronti militari più o meno stabili sul terreno e fissi nel tempo – ha osservato acutamente Ernesto Galli Della Loggia -, spezzando la rigidità spaziale della guerra ne spezzò anche, per così dire, l’imputazione sessuale, rigidamente circoscritta agli uomini. Dal 1939 al ’45 la guerra non corrispose ad alcun luogo separato nel quale si affrontassero gruppi contrapposti di maschi, ma fu un evento totale che impregnò da cima a fondo la quotidianità di ciascuno” <371.
La guerra come evento traumatico che provoca deliri sconnessi, apatie irrimediabili, atti di violenza, tentati suicidi, non riguarda solamente i militari al fronte, come era accaduto nel corso della Grande guerra. Gli accadimenti traumatizzanti, causati dallo stato bellico, alcuni dei quali inediti rispetto al precedente conflitto (si pensi ai bombardamenti), hanno gravi e profonde ripercussioni sull’integrità psichica e nervosa dei civili: “Cerca di salvarmi!” – si legge in una lettera inviata nel gennaio del 1944 da Ancona e diretta verso un comune dell’entroterra pesarese – ” Ho la morte da tutte le parti. Non so se domani sarò viva. I bombardamenti sono terribili. Quante vittime! Interi rioni di Ancona, gli Archi, il quartiere Porto, via Montebello non sono più che cumuli di macerie. Ieri a Chiaravalle è stato un macello. Impazzisco. Manca l’acqua, manca il gas, il carbone e spesso anche la luce” <372.
Specie tra le donne, rimaste nuovamente sole a lottare per la propria sopravvivenza e per quella della famiglia, molte sperimentano in quella condizione straordinaria la possibilità di trasgredire il ruolo di moglie-madre esemplare, diventando più padrone di se stesse <373, ma molte altre non riescono ad affrontare il pericolo, la solitudine, la miseria, l’attesa di notizie dagli uomini al fronte e nella loro quotidianità la paura diventa progressivamente angoscia, ossessione e, in qualche caso, pazzia, come dimostrano alcune ricerche condotte sulle cartelle cliniche di alcuni ospedali psichiatrici, tra i quali il San Benedetto di Pesaro <374. In tutti i casi, responsabili della tutela dei loro familiari, le donne sono, loro malgrado, le prime protagoniste dell’intenso sfollamento che ha riguardato, seppur con tempi e intensità diversi, come si è osservato sopra, tutti i centri costieri della regione: “… Adesso hanno dato l’ordine di evacuare la città” – lo stralcio riguarda una lettera spedita da Pesaro nel gennaio del 1944, nei giorni successivi al bombardamento navale – “e noi misere donne, io tanto sofferente, dobbiamo sloggiare per andare distante 15 Km. dalla fascia costiera. E’ grande difficoltà di trovare chiedono £. 500 per due camere e cucina in comune. Per portare i mobili otto mila lire in camion. Cose che mi fanno diventare pazza. La notte non dormo più” <375.
Se a Pesaro, lo sfollamento comincia ad assumere dimensioni importanti a partire dal novembre del 1943, dopo il primo mitragliamento aereo del 7 novembre che colpisce la località di Soria causando la morte di 7 persone persone e il ferimento di altre 35376 (in due mesi circa 4.500 residenti lasciano volontariamente la città per riversarsi nell’entroterra) <377, in Ancona, questo ha inizio già prima, durante l’estate. Nel comune dorico, nei cinque mesi che precedono il primo bombardamento (16 ottobre 1943), si registrano 162 allarmi aerei <378 che accrescono l’angoscia della popolazione cittadina, preoccupata sia dalle vicende di carattere militare (specie dopo lo sbarco degli alleati in Sicilia) sia da quelle di carattere civile (le crescenti difficoltà alimentari) <379. Durante i mesi di luglio, agosto e settembre, si assiste così alla partenza dei primi contingenti di anconetani che decidono di sfollare presso parenti, amici, conoscenti che abitano nei comuni dell’entroterra. Anche qui, si tratta in molti casi di nuclei familiari privi del loro capo – richiamato alle armi o, dopo l’8 settembre, sbandato, deportato in Germania o partigiano -, per i quali la sopravvivenza quotidiana si fa sempre più dura.
Diverse donne, in questo frangente, una volta chiuse le scuole, prendono con se figli e anziani a carico e riparano fuori città, andando a costituire un primo nucleo di sfollati che la campagna accoglie tutto sommato di buon grado, avendo bisogno di manodopera da impiegare nei lavori agricoli, in cambio di una sistemazione sicura e un minimo di sostentamento <380.
[NOTE]
369 G. Campana, M. Fratesi, 1943-44: bombardamenti aerei su Ancona e provincia, in P. Giovannini (a cura di), L’8 settembre nelle Marche, cit., p. 131.
370 Testimonianza riportata in M.G. Camilletti, I bombardamenti. L’identificazione del nemico, in M.G. Camilletti (a cura di), Le donne raccontano: guerra e vita quotidiana. Ancona 1940-1945, Istituto Gramsci Marche, I quaderni n.9/10, p. 38.
371 E. Galli Della Loggia, Una guerra «femminile»? Ipotesi sul mutamento dell’ideologia e dell’immaginario occidentali tra il 1939 e il 1945, in A. Bravo (a cura di), Donne e uomini nelle guerra mondiali, Roma-Bari, Laterza 1991, p. 5.
372 Avb, Fondo S. Severi, Prefettura di Pesaro – Commissione Provinciale di Censura Pesaro. Elenco Stralci dal 1 al 15 febbraio 1944. Stralcio n. 6 27.1.44 Mitt. Carrassi, Corso Tripoli 4 Ancona. Dest. Domenico Filanti, Savignano Monte Tassi.
373 S. Cremonini, Silenzio e solitudine di donne, in P. Sorcinelli, La follia della guerra. Storie dal manicomio negli anni quaranta, Milano, FrancoAngeli 1992, p. 84.
374 Si vedano i saggi pubblicati in P. Sorcinelli, La follia della guerra. Storie dal manicomio negli anni quaranta, cit.
375 Avb, Fondo S. Severi, Prefettura di Pesaro – Commissione Provinciale di Censura Pesaro. Elenco Stralci dal 16 gennaio al 31 gennaio 1944 – XXII. Stralcio n. 13 – 16.1.44. Mitt. Giuseppina Allegro. Piazza Lazzarini Pesaro. Dest. Coniugi Allegro. Villa Par/e 66 – S. Luiskili Olanda.
376 G. Bertolo, L’ora della Liberazione in AA.VV., Pesaro contro il fascismo (1919-1944), Urbino, 1972, riporta in appendice la cronologia della azioni belliche che hanno coinvolto la città.
377 S. Adorno, Lo sfollamento a Pesaro, in G. Rochat, E. Santarelli, P. Sorcinelli (a cura di), Linea Gotica 1944. Eserciti, popolazioni, partigiani, cit., p. 290.
378 R. Lucioli, Sfollamento, mobilità sociale e sfaldamento delle istituzioni nella provincia di Ancona, in M. Papini (a cura di), La guerra e la resistenza nelle Marche, cit., p. 50 (nota n.5).
379 Ibidem, p. 50.
380 Ibidem, p. 51.
Luca Gorgolini, Un lungo viaggio nelle Marche. Scritti di storia sociale e appunti iconografici dal web, Tesi di dottorato, Alma Mater Studiorum Università di Bologna