Nel 1958 Calvino scrive alla De Giorgi: “Ho cominciato un racconto, ho deciso che il mio libro di racconti non culminerà con il gruppo di racconti meccanici, che non riesco a scrivere, ma con il gruppo di racconti d’amore, o meglio sulla difficoltà di comunicare ancora, gruppo di racconti in parte scritti, in parte pensati da molto tempo, che volevo tenere per fare un libro a sé – e l’ultimo, sarà un racconto che mi porto in testa da Praia ed è intitolato L’avventura di un poeta e c’è uno, poeta, che va a fare il bagno in barca con una donna bellissima e bionda che nuota nuda in una grotta, e capisce che ha toccato il culmine della bellezza e che non avrà mai parole per esprimere”. <159 [1958]
Leggendo le parole di Calvino sul suo racconto che si porta dietro da Praia, si capisce subito che si tratta dello stesso ricordo di Calvino nella spiaggia del Sud, di cui scrisse Elsa De Giorgi nel suo libro [Elsa De Giorgi, Ho visto partire il tuo treno]. Nei pressi di Maratea, Praia è la località di mare dove Italo ed Elsa andavano solitamente in barca e lei infatti parla dello stesso luogo e dello stesso racconto: “Riunirci in una lontana spiaggia del Sud per le vacanze, ritrovarci placati, felici per giorni interi. (…) Nel racconto “Il sogno di un poeta”, scritto sulla spiaggia sassosa di Praia appena discesi dalla barca, questo viene detto già come un ricordo: un’acme di gioia dalla quale non potrà che declinare. Sdraiati sulla sabbia dura, sostenuti da qualche sasso, io stendevo a mia volta L’innocenza.” [HPT (Elsa De Giorgi, Ho visto partire il tuo treno) pag.23]
È una delle tante descrizioni in cui si riconosce Calvino che è dunque proprio quel poeta che va a fare il bagno con una donna bellissima. Lo stesso Calvino si sentiva tale ed Elsa racconta infatti che “del poeta aveva l’inarginabilità delle emozioni, dei sogni, dei presentimenti, la bellezza dell’amata, vissuta in un concezione che si illudeva di separare misticismo dalla ragione” [HPT pag. 171].
L’immagine dei due meravigliosi amanti al mare, che personificano così perfettamente le sembianze di Delia e Usnelli, è evocata similmente da Calvino anche in una lettera in cui, rapito dal vagheggiamento, fantastica soggiorni e utopici ritrovi con la sua Elsa, in località soleggiate e solitarie. “Come potrebbe essere veramente felice il nostro amore?” si domanda, confidando nel fatto che i suoi sogni, di lì a breve, si sarebbero potuti avverare. “È vicino il momento in cui andremo insieme solo in posti bellissimi, degni di te, in tutti i più bei posti del mondo, degni di te, in tutti i più bei posti del mondo, degni anche del bikini e del meraviglioso tuo corpo in bikini che però mi piacerebbe essere solo io a vedere, perciò andremo solo in posti molto solitari. Un’eremita bionda e bellissima in bikini, con un signore nero e secco: ecco la perfetta incarnazione delle nostre vacanze future, mia cara, in paesi temperati”. [HPT pag. 51]
Calvino e la De Giorgi sono andati in quei posti bellissimi, sia realmente, a Praia, sia nel racconto nei panni di Usnelli e Delia: “Lui era un certo Usnelli, poeta abbastanza conosciuto; lei, Delia H., donna molto bella” <160. Il protagonista del racconto, descritto come un tipo “diffidente (per natura e per educazione letteraria) verso le emozioni e le parole già fatte proprie da altri (…)” e che “stava non di meno a nervi tesi”, presenta già le caratteristiche particolari dell’alterego calviniano, sempre nervoso. Infatti è pur sempre un personaggio in crisi: da quando ama Delia, sente venir meno “il suo consolidato avaro rapporto con il mondo, ma non voleva rinunciare a nulla né di sé né della felicità che gli si apriva.”. Come Usnelli nel racconto di Calvino, così Calvino nel racconto della De Giorgi viene definito allo stesso modo: “Era felice che questa sua vita naturale di inseguimento di felicità, pur sempre con quelle remore di amara diffidenza che è la difesa a non bruciarsi o ferirsi nel vivere, l’avesse portato ad esprimersi nell’amore come in una creazione della fantasia.” [HPT pag. 165] Ogni momento gli sembra procedere ad un livello superiore rispetto a quello precedente, fino ad arrivare al precipizio di un culmine il cui confine non riuscirà più ad essere oltrepassato. “Per lui, essere innamorato di Delia era stato sempre così, come nello specchio di questa grotta: essere entrato in un mondo al di là della parola. Del resto, in tutte le sue poesie, non aveva mai scritto un verso d’amore; neanche uno.” [L’avventura di un poeta pag. 117]
La bella Delia, invece, viene descritta nel racconto come una donna dall’espressione ferma e quasi ironica, di statua; con il seno alto, il ventre liscio e il “piede arcuato come quello di un piccolo pesce”. Allo stesso modo in cui Viola, nel Barone rampante, si presenta come una versione arborea per l’uomo arboreo; così in quest’avventura, Delia, che si tuffa nuda in quel lago sotterraneo, sembra quasi un animale acquatico, il cui corpo ora è bianco ora è azzurro come quello di una sirena o di una medusa. Questa metamorfosi poetica della donna in animale acquatico o della donna con il viso di statua è come se fosse stato prelevato dall’immaginario di Calvino riguardo la De Giorgi che incontriamo in alcune epistole. La contessa racconta infatti di quando Calvino le raccontò di aver ritrovato i tratti del suo viso in una sirenetta di bronzo del VI secolo a.C. di Castel San Mariano a Perugia: “a te somigliante in parte, ma con una tensione contorta e ambigua comunicata dalla coda di pesce turgida e sinuosa” che ne faceva la sua immagine ambigua perché in contrasto con le proporzioni morbide e sinuose dell’amata nella realtà.
“Ad ammirarti sotto forma di sirena sono stato preso dalla paura di quella coda di pesce come tu mi fossi apparsa così in un sogno, con l’angosciosa sorpresa di scoprire questo segreto”. [HPT pag.172]
Il senso della metamorfosi, l’unità e contraddizione insieme dell’essere umano col resto della vita, della terra, dell’acqua e del cielo, la sua attrazione e il suo orrore nei confronti di questa mescolanza li si ritrova anche nelle parole di Calvino che rimbombano forti per la loro iconicità: “il tuo bel viso anche di statua impassibile e spietata di quando cancelli da te l’amore e la sua memoria e la sua possibilità e che mi riempie di tutta la sua bellezza, di disperazione”. [HPT pag.171]
Tornando al racconto, Delia e Usnelli si trovano in una piccola isola vicino alla costa e vanno in giro su un canotto di gomma; ad un certo punto entrano in una grotta e si trovano di fronte ad uno scenario pazzesco, di giochi di luce e riflessi dell’acqua instabile che sbatte sulle pareti di roccia. Come il Protagonista, che nella Nuvola di smog si trova insieme a Claudia di fronte ad un panorama bellissimo e viene colto da un’esigenza di analisi, così Usnelli, abituato a tradurre sempre le sensazioni in parole, in quel momento, non riesce a dire nulla. “Capiva che quel che ora la vita dava a lui era qualcosa che non a tutti è dato di fissare a occhi aperti, come il cuore più abbagliante del sole. E nel cuore di questo sole era silenzio. Tutto quello che era lì in quel momento non poteva essere tradotto in nient’altro, forse nemmeno in un ricordo.” [L’avventura di un poeta pag. 117]
È un racconto in cui la scrittura fino a che descrive momenti felici è eterea, rarefatta, e appena si scontra con le asperità della vita diventa nervosa, fitta: si impone così al personaggio una dicotomia forte tra l’angoscia del mondo umano e la gioia per la bellezza della natura. Nei momenti estatici di contatto diretto con il mondo naturale, con la bellezza, con l’amore, al poeta mancano le parole per esprimere quello che vede ed Usnelli, nervoso, riesce a rispondere a Delia solo con un semplice “Hum” oppure con “Ooo…Ehii…Ecooo”. Al momento dell’incontro con il gruppo di pescatori, invece, Usnelli incomincia a descriverli a mente con un affollamento di parole. All’improvviso, in uno sfondo confuso di acqua e di luce, di bellezza indicibile e di stupore, si insinuano le immagini di un gruppo di uomini: c’è un uomo ai remi che è giovane e “cupo nel mal di denti” con un “berrettino bianco abbassato sugli occhi stretti”, “padre di cinque figli, disperato”; poi c’è un uomo vecchio a poppa con un “cappello di paglia alla messicana che gli coronava d’un’aureola tutta sfrangiata la persona”, con “gli occhi tondi sbarrati un tempo forse per fierezza gradassa, ora per commedia d’ubriacone, la bocca aperta sotto i baffi spioventi ancora neri”; un giovane vestito a festa, tutto di nero, col bastone in spalla e un fagotto appeso; la strada acciottolata; i fili della ferrovia; il terrapieno. Sono tutti personaggi ed elementi descritti in modo molto preciso e vivido, diversamente da quando succede nella parte del racconto in cui i due innamorati sono nella grotta. Anche in questo racconto il protagonista pensa di non poter descrivere a parole una felicità che si rivela un’altra volta, al pari di quella di Gnei e di Federico, per la sua indicibilità e se per Enrico Gnei si trattava di ricordare qualcosa di accaduto la sera prima e per Federico di immaginare la sera dopo, per Usnelli si tratta di vivere il presente con la sensazione che questo presente sia già un passato.
[NOTE]
159 M. Corti, Un eccezionale epistolario d’amore in Vuoti del tempo, Bompiani, Milano 2003 p.148 (contenuto anche in G. Bertone, Italo Calvino: a Writer for the Next Millennium. Atti del Convegno Internazionale di Studi)
160 I. Calvino, Gli amori difficili, Mondadori 2014, pag. 114
Eugenia Petrillo, Italo Calvino ed Elsa De Giorgi: l’itinerario di un carteggio, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Padova, Anno Accademico 2014-2015