Si andava quindi diffondendo l’idea che potesse esistere un’altra Italia al di fuori dei confini nazionali

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L’emigrazione veniva oramai vista dalla maggioranza politica come uno strumento di crescita economica. In tal senso il ministro dell’Agricoltura, Industria e Commercio Berti aveva incoraggiato l’apertura di nuove Camere di Commercio, che altro non dovevano fare se non incoraggiare lo sviluppo mercantile che il Regno si sentiva di aver ereditato dalle Repubbliche Marinare. <302 La proposta di Berti viene approvata e così nel luglio del 1883 il Ministro degli Esteri Mancini invia una circolare ai consolati affinché si adoperino per la creazione delle Camere di Commercio. Vengono così fondate quelle di Buenos Aires, Montevideo, Rosario (1883) e più tardi quella di San Paolo (1890). <303
Si inizia ad intravedere in Italia l’intenzione di trasformare l’emigrazione così da farlo divenire un mezzo capace da permettere l’integrazione della nazione nell’economia internazionale.
Con la circolare del 29 agosto 1888 Crispi esplicita il suo desiderio di utilizzare il flusso migratorio verso l’America Latina per poter espandere il commercio italiano. <304 L’allora capo del governo si domandava come mai al crescere dei flussi migratori verso le Americhe non fosse corrisposto una altrettanto grande crescita dei flussi commerciali, come era invece successo nel caso della Francia o dell’Inghilterra. Questa domanda però aveva una risposta facile: l’Italia per troppo tempo aveva ignorato il tornaconto economico che avrebbe potuto avere dall’emigrazione perché aveva ignorato l’emigrazione stessa, cosa che invece non avevano fatto gli altri paesi europei. Nello stesso modo si era ignorato il disegno di legge di Luzzati che prevedeva una maggiore presa di coscienza a livello di commercio internazionale integrato al flusso migratorio e venne ignorata la denuncia dell’On. Pallizzolo, il quale aveva fatto notare alla Camera come le colonie libere italiane fossero operose e numerose, ma ormai distaccate dalla madre patria e come di conseguenza rendessero ricche le altre nazioni. <305
La ritardataria preoccupazione di Crispi lo portò quindi a chiedere più partecipazione da parte della rete diplomatica nel trovare una soluzione alla limitata crescita delle esportazioni italiane. Tuttavia le risposte degli agenti diplomatici non furono molto incoraggianti, lasciando intuire che l’inferiorità commerciale italiana sarebbe stata troppo difficile da sopperire. <306 <307
3.4 La legge del 1901.

Da queste nuove discussioni parlamentari si arrivò alla proposta di un nuovo disegno che poi si concretizzò nella legge numero 23 del 31 gennaio 1901, in seguito integrata con le disposizioni del 1910, del 1913 e poi del 1918. Si potrebbe dire che questa legge fosse il frutto delle continue lotte portate avanti da Luigi Luzzati, che da tempo ormai predicava il bisogno di una maggiore tutela degli emigrati. <308
[…] Sempre nell’art.6 della legge del 1901 si aveva una delle novità principali, ovvero la suddivisione del fenomeno migratorio in due diverse categorie: spontanea e arruolata. Della prima categoria facevano parte gli emigranti che pagavano di tasca loro il prezzo del biglietto e quindi per la maggior parte si trattava di quelli che partivano per il Nord America; nella seconda categoria invece rientravano coloro che venivano appunto “arruolati” dal paese di destinazione (attraverso l’azione degli agenti/compagni marittime), che avrebbero avuto biglietto navale pagato e lavoro assicurato. <310
Un altro punto importante di questa legge è rappresentato dall’articolo 35, il quale di fatto abrogava il comma 3 l’articolo 11 del codice civile riguardante la cittadinanza che regolamentava la perdita di essa nel caso il cittadino italiano fosse emigrato senza permesso del Governo. <311
In quegli anni la classe dirigente italiana aveva a lungo discusso di cittadinanza, convenendo che se già l’emigrazione di così tanti italiani rappresentava una perdita, il fatto che loro una volta all’estero avessero perso la cittadinanza italiana poteva rappresentare una perdita ancora più grossa. <312 Fu questa la paura che portò all’inasprimento delle relazioni col Brasile quando quest’ultimo emano la già citata legge per la Grande Naturalizzazione. L’Italia cercò di reagire facendo fronte unito con altre nazioni come Portogallo, Spagna e Regno Austro-ungarico, senza però avere risultati concreti. <313
Il Regno d’Italia, come del resto altri paesi europei, si rese conto che una battaglia diplomatica non avrebbe portato a niente e quindi arrivò alla conclusione che la soluzione migliore fosse rispondere alla legge brasiliana modificando la propria legge sulla cittadinanza, e permettendo a chi avesse perso la cittadinanza italiana di poterla riacquisire. <314
Il Governo percepì che non poteva impedire ai propri emigrati di partecipare alla vita politica e amministrativa dei paesi verso i quali si erano spostati, ma allo stesso tempo sentiva l’urgenza di mantenere un legame come essi. Il Regno insomma voleva sfruttare quel capitale umano che aveva fisicamente perso ma che poteva ancora essergli vantaggioso anche se dall’altra parte dell’Oceano:
“Val meglio avere in quegli Stati una trasfusione di elementi italiani che partecipino alla vita politica e amministrativa di essi, e che possino far valere non solo il legame storico e il legame dell’origine italiana, ma portino anche negli organismi politici e amministrativi stranieri quella conformità di vedute e tradizioni, che può essere di grande utilità per noi nelle competizioni che si svolgono fra i vari Stati europei e che mirano ad acquisire influenza nelle regioni del Sud-America”. <315
L’intento era quello di sfruttare le comunità italiane all’estero per proiettare la forza che l’Italia aveva a livello internazionale, non solo offrendo tutela diplomatica ma anche esercitando un controllo attraverso i fili che ancora legavano gli emigrati alla penisola.
Si andava quindi diffondendo l’idea che potesse esistere un’altra Italia al di fuori dei confini nazionali composta dagli esodati, la cui tutela poteva corrispondere al raggiungimento delle mire espansionistiche italiane. <316
La classe politica italiana tutelando giuridicamente il fenomeno migratorio, aveva rivestito questo processo di un’altra veste fino ad elaborare una vera e propria dottrina espansionistico-demografica, <317 facendo quindi diventare l’emigrazione come uno strumento di colonizzazione. <318
Attraverso la regolamentazione del fenomeno migratorio quindi non solo l’Italia cerca di proteggere i propri cittadini, ma cerca di mantenerli legati alla propria madre patria. <319
Come è stato già accennato, come per la legge del 1888 anche questa fu una legge che a causa delle sue lacune ebbe bisogno di diverse integrazioni. Tra le più importanti si ricordano la n. 24 del 1901 che regolava la gestione delle rimesse degli emigrati all’estero e che venivano inviate in Italia, o la legge n. 1075 del 1913 che andava a completare la materia della tutela giuridica dell’emigrato. <320
Nonostante la mancanza di efficacia di molti degli organi creati con la legge n.23 sull’emigrazione del 1901, è innegabile che questa fece da apripista ad un periodo di abbondante lavoro in tale materia, il quale culminò nel 1919 con l’emanazione del Testo Unico dei provvedimenti sull’emigrazione e sulla tutela giuridica degli emigrati, il quale raggruppava tutte le leggi su tale materia. <321
La legge del 1901 aveva avuto il merito di affrontare la questione del grande esodo in maniera differente rispetto alle leggi o circolari precedenti, ma sebbene supponesse una maggiore tutela legale che proteggesse coloro che espatriavano, questa spesso mancava. <322
3.5 Commissariato Generale per l’emigrazione.
“Il pernio di questa legge è nel Commissariato, che rappresenta ed epiloga tutte le istituzioni di tutela a favore degli emigrati, (…)” <323
Un’altra delle novità apportate dalla legge del 1901 fu la fondazione del Commissariato Generale per l’emigrazione (Cge), già citato più volte nel corso di questo studio, che rappresenta sicuramente l’istituzione cardine della questione migratoria italiana.
Prima della sua creazione l’emigrazione veniva considerata un problema di sicurezza nazionale e pertanto la sua gestione veniva rimbalzata dal Ministero dell’Agricoltura, settore che stava perdendo le braccia, e il Ministero Marittimo. <324
Molti tendono a sottolineare come la creazione di questo istituto rappresentasse il passaggio alla concezione di tutela dell’emigrante da quello di polizia, creando un unico organismo che si potesse occupare della protezione degli italiani che decidevano di spostarsi all’estero. <325
Il Commissariato Generale per l’emigrazione, che rimase in vita fino al 1927, era un organo indipendente e così pensato per sottrarlo alle competenze dei Ministeri, in modo particolare di quello degli Esteri. Tuttavia, quest’ultimo rimaneva ancora essenziale nella vita del nuovo organo; era infatti il Ministro degli Esteri a nominare il Commissario Generale. <326
Il Cge era affiancato da altri organi come il Consiglio dell’emigrazione, la Commissione parlamentare di vigilanza e poi nel 1913 anche dalla Commissione Centrale Arbitale, il cui compito era quello di fornire tutela giudiziaria ai cittadini italiani all’estero nei confronti dei vettori che li avevano trasportati oltreoceano. <327
302 Ciuffoletti Z., L’emigrazione nella storia d’Italia 1868/1975, Firenze, Vallecchi, 1978, p. 127.
303 Incisi di Camerana L., Il grande esodo: storia dell’emegrazione italiana nel mondo, Milano, Corbaccio, 2003, p.371.
304 Ciuffoletti Z., L’emigrazione nella storia d’Italia 1868/1975, Firenze, Vallecchi, 1978, p.173-177.
305 Atti Del Parlamento Italiano – Discussioni della Camera dei Deputati, XV Legislatura – Sessione 1882 – 1883 – 1884 – 1885 (27/04/1885 – 28/05/1885), Volume (XIII) I Sessione dal 27/04/1885 al 28/05/1885 Roma, Tipografia CAMERA DEI DEPUTATI 1885, p.13220.
306 Ciuffoletti Z., L’emigrazione nella storia d’Italia 1868/1975, Firenze, Vallecchi, 1978, p.173.
307 “(…) ai regi Ufficiali in America di esaminare la questione, ponendosi dal punto di vista che loro sembri più adatto alla chiara e sistematica trattazione di essa.(…) Raccomando (…) di svolgere l’argomento con bastante ampiezza e corredo di dati e considerazioni pratiche, percjé io possa dai rapporti consolari ricavare gli elementi per le proposte concrete che vorrei poter fare al Ministero dell’agricoltura, dell’industria e del commercio.” Circolare Crispi 29 agosto 1888, doc. 24. Op. cit. Ciuffoletti Z., L’emigrazione nella storia d’Italia 1868/1975, Firenze, Vallecchi, 1978, p.174-176.
308 Ostuni M.R., Leggi e politiche di governo…, p. 312.
310 Art. 6 legge n.23 31 gennaio 1901, G.U. del Regno d’Italia il 4 febbraio 1901
311 Ibidem.
312 Carpi L., Dell’emigrazione italiana allo estero nei suoi rapporti con l’agricoltura coll’industria e dol commercio, Firenze, Civelli, 1871
313 Soresina M., Italian emigration policy during the Great MigrationAge, 1888–1919: the interaction of emigration and foreign policy , Journal of Modern Italian Studies, 21:5, 723-746, 2016, DOI: 10.1080/1354571X.2016.1242260
314 Soresina M., Italian emigration policy during the Great MigrationAge, 1888–1919: the interaction of emigration and foreign policy , Journal of Modern Italian Studies, 21:5, 723-746, 2016, DOI: 10.1080/1354571X.2016.1242260
315 Atti del Parlamento Italiano – Discussioni della Camera dei Deputati, XXIII Legislatura – Sessione 1909 – 1912 (01/06/1912 – 24/06/1912), Volume (XVII) I Sessione dal 01/06/1912 al 24/06/1912 Roma, Tipografia Camera dei Deputati 1912, pp. 20321-20338
316 Sori E., L’emigrazione italiana dall’Unità alla seconda guerra mondiale, Bologna, Il Mulino, 1979, pp.152-158.
317 Carpi L., Dell’emigrazione italiana allo estero nei suoi rapporti con l’agricoltura coll’industria e dol commercio, Firenze, Civelli, 1871.
318 Ciuffoletti Z., L’emigrazione nella storia italiana 1868-1975, Firenze, Vallecchi, 1978, p.466-467.
319 Incisa di Camerana L., La diplomazia, in Bevilacqua P., De Clementi A., Franzina E., Storia dell’emigrazione italiana, Vol.II, Arrivi, Roma, Donzelli, 2002, p.468.
320 Freda D., La regolamentazione dell’emigrazione in Italia tra Otto e Novecento: una ricerca in corso, in Historia et ius: Rivista di storia giuridica dell’età medievale e moderna, n.6, 2014, p.7.
321 Regio Decreto 13 novembre 1919, n, 2205, G.U. n. 292 del 11 dicembre 1919.
322 Freda D., La regolamentazione dell’emigrazione in Italia tra Otto e Novecento: una ricerca in corso, in Historia et ius: Rivista di storia giuridica dell’età medievale e moderna, n.6, 2014, p.20.
323 Ostuni M.R., Leggi e politiche di governo…, p.312.
324 Filipuzzi A., Il dibattito sull’emigrazione: polemiche nazionali e stampa veneta 1861-1914, Firenze, Le Monier, 1976, pp. 47-48.
325 Primiceri E., Emigrazione (istituzioni della), voce del Dizionario del liberalismo italiano, Soveria Mannelli(CZ), Rubbettino editore, 2011
326 Ibidem.
327 Ibidem.
Michela Frau, La grande emigrazione verso Argentina e Brasile. Azioni e dibattiti della classe politica italiana, Tesi di Laurea, Università Ca’ Foscari, Venezia, Anno Accademico 2017/2018