L’edificio in Piazza Fiume è uno dei pochi che la critica contemporanea prende in considerazione

Milano: la Torre (Locatelli) progettata per l’ex Piazza Fiume (oggi Repubblica) da Mario Bacciocchi. Fonte: Wikipedia

A questo punto è necessario introdurre l’opera dell’architetto Mario Bacciocchi, il quale nel gruppo Eni ha giocato un ruolo chiave dal punto di vista architettonico e urbanistico. Contrariamente al giovane duo Bacigalupo e Ratti che cominciarono a lavorare per l’ente statale quando erano ancora agli inizi della loro carriera, Mario Bacciocchi poteva già vantare un’esperienza di architetto degna di nota. Anche dell’attività dello Studio BR è stato poco scritto finora; tuttavia, poiché la carriera dei due soci si sviluppa prevalentemente grazie alle iniziative Eni, questa tesi contribuisce ad approfondire la loro attività. Inoltre, nel 1976, lo Studio BR ha pubblicato in proprio una documentazione che in modo sommario informa sull’attività professionale svolta fino a quel momento. <34
Mario Bacciocchi (1902 Fiorenzuola d’Arda – 1974 Milano) consegue il diploma di Geometra nel 1920 e poco dopo quello di professore di disegno architettonico all’Accademia di Milano, guadagnandosi il premio della Fondazione Clerichetti. Si iscrive al Politecnico di Milano dove frequenta il seminario di Architettura pratica tenuto da Piero Portaluppi. Nel 1927 comincia la sua libera professione e si iscrive all’albo degli architetti di Milano.
Mario Bacciocchi è un architetto quasi dimenticato e fino ad oggi è stato quasi completamente ignorato dalla critica e dalle enciclopedie dell’architettura, anche se ha un’attività intensa da esibire. Una delle rare informazioni arriva dalla scheda del volume “Gli Annitrenta. Arte e cultura in Italia” <35, che come si evince già dal titolo si limita ad un periodo di tempo preciso e non prende in considerazione quello che è stato realizzato in seguito. La testimonianza di questo periodo, in cui l’opera di Bacciocchi vede il suo forse maggior riconoscimento, è fornita anche da Giorgio Ciucci. Per due volte egli cita l’architetto milanese nell’ambito del concorso per il Palazzo Littorio del 1934, a cui Bacciocchi partecipò con un progetto. <36
Una ricostruzione dettagliata dell’opera di Bacciocchi non potrà essere fornita neanche in queste pagine; l’impresa si rivelerebbe troppo difficile visto che gran parte dei progetti e dei disegni, già dai tempi in cui Bacciocchi era vivo, sono andati persi per sempre, nei diversi traslochi del suo studio di architettura. <37
L’opera di Mario Bacciocchi è contraddistinta dalla versatilità stilistica dell’architetto. Un ampio repertorio di soluzione stilistiche mirava a far combaciare la destinazione d’uso dell’edificio con il suo linguaggio.
Svolge la prima fase della sua attività a Salsomaggiore Terme, dove, entrando in società con l’Impresa di costruzioni Fonio & Co., che in quegli anni domina il panorama imprenditoriale della città termale, progetta tra altro Villa Brilla (1925), Villa Fonio (1926-27), il complesso Poggio Diana (1928) e il Cinema Teatro Nuovo (fig. 10). I progetti realizzati corrispondono allo stile pomposo di Salsomaggiore, un liberty contaminato dal neoclassico pesante degli ultimi anni dell’Ottocento <38. Questi primi lavori dell’architetto vengono considerati nel volume prestigioso su la città termale, curato da Maurizia Bonatti Bacchini e Rossanna Bassaglia. <39
Negli anni Venti e Trenta Bacciocchi viene premiato in vari concorsi a cui partecipa, tra cui quelli per il Monumento ai caduti di Milano (1925), per il Palazzo del Governo in Sondrio (1931), e per la sistemazione di Piazza Duomo di Milano (1934; 1° premio ex-aequo). Gli anni Trenta sono inoltre caratterizzati da una fervente attività rivolta soprattutto alla progettazione di abitazioni plurifamiliari a Milano, ma anche a Piacenza e Parma, “tutte opere in cui [Bacciocchi] dimostra di mescolare l’emergente lessico razionalista con la precisa e accurata scelta di materiali durevoli e solidi propri dell’architettura novecentista.” <40
L’edificio più interessante di questo periodo è sicuramente la casa torre di diciassette piani a Milano, in Piazza Fiume (oggi Piazza della Repubblica), del 1936 (fig. 11). Conforme allo spirito del tempo, da un punto di vista formale, Bacciocchi si serve di un linguaggio un accademico e sostenuto, con richiami razionalistici. Un grande portico rivestito in marmo, in cui le aperture alte e strette sono ricavate in modo deciso, si sviluppa sopra i primi due piani lasciando spazio a due bassorilievi. Sullo zoccolo di marmo s’innalzano i rimanenti quattordici piani, rivestiti in mattoni pieni e caratterizzati da una partitura verticale continua a grandi rettangoli con inquadrature marmoree alle finestre. Di fronte alla casa torre in Piazza Fiume si sarebbe dovuto trovare un edificio gemello che però non è stato mai realizzato. I due edifici insieme avrebbero dovuto esprimere non solo una nota caratteristica della piazza, ma soprattutto costituire il monumentale punto di fuga di una prospettiva, il cui punto d’arrivo sarebbe stata la stazione ferroviaria. L’edificio in Piazza Fiume è uno dei pochi che la critica contemporanea prende in considerazione: in Architettura del 1942 <41 è stato pubblicato un articolo e una scheda è stata redatta per un libro di Antonio Cassi Ramelli del 1945 <42.
Nel 1950, su commissione del “Comitato Nazionale Esecutivo per l’erezione dell’Ara Pacis”, una unione di diverse associazioni di reduci e combattenti, Bacciocchi progetta un monumento alla pace sulle colline di Medea (Gorizia), che dal punto di vista formale ricorda più un monumento di guerra (fig. 12). Una costruzione potente, con volumi ben definiti che riprende “nella scansione verticale degli elementi stilemi di un austero ed aulico classicismo novecentesco” <43.
Contemporaneamente con i laboratori di Metanopoli nasce un’altra importante opera di Bacciocchi, la Facoltà di Agraria dell’Università Cattolica del S. Cuore a Piacenza (1955), presentata da Carlo Luigi Crippa in Edilizia moderna del 1955 <44.
Entrambe le costruzioni hanno qualcosa in comune, per esempio la pianta a pettine e l’austero esterno (fig. 13). Il primo dente dell’edificio dell’università, il cui lato lungo funge da facciata, si innalza su bassi piloni che il visitatore supera facilmente grazie ad una vasta e semplice scalinata. La facciata principale stessa è costituita da un duplice loggiato a pilastri e i forti richiami al razionalismo italiano evocati da questa architettura, vengono attenuati solo da un rivestimento con tesserine di porcellana chiarissima. Le facciate degli altri due corpi di fabbrica del pettine sono caratterizzate da un telaio formato da tesserine orizzontali e verticali applicate alle finestre. Sulle sommità dell’edificio principale si trova una piccola costruzione arretrata con un tetto ad una falda, che ricorda i tipici tetti volanti delle stazioni di servizio di Bacciocchi.
Anche alcune chiese appartengono all’opera di Bacciocchi; accanto a Santa Barbara, a Metanopoli, egli ha progettato la chiesa Sant’Ignazio (1962/63) per il quartiere Ina-Casa Incis di Via Feltre a Milano, nata sotto la guida di Gino Pollini, Gio Ponti, Luigi Figini e Piero Bottoni (fig. 14).
L’edificio colpisce per la sua facciata di mattoni quasi completamente chiusa, le cui uniche aperture sono il portale principale e quello secondario, fiancheggiati su entrambi i lati da due stretti cortiletti a lucernaio. Una zigzagante e minimale copertura del tetto rafforza l’impressione vagamente medievale della chiesa.
Numerose sono inoltre le opere che l’architetto ha eseguito per l’Eni, soprattutto nei primi anni dell’ente, di cui si parlerà più dettagliatamente nei vari capitoli della tesi. Su incarico personale di Enrico Mattei, Bacciocchi elaborò inoltre all’inizio degli anni Cinquanta un progetto-tipo per le stazioni di servizio Agip. Si tratta di un modello avveniristico che avrebbe contraddistinto la rete stradale italiana ai tempi del boom economico.
Diverse progettazioni urbanistiche oltreoceano completano l’opera dell’architetto milanese. Si possono annoverare, ad esempio, un piano regolatore per un paese di 15.000 abitanti nel comune di Alaguaira (Brasile) e un grandioso complesso consistente in un sanatorio, un ospedale, una scuola infermiere e un seminario a Boston (Usa).
[NOTE]
34 Studio BR, Note sull’attività di progettazione architettonica ed urbanistica del gruppo professionale, Milano, 1976.
35 Scheda redatta da Renato Airoldi, contenuta in Gli anni trenta. Arte e Cultura in Italia, catalogo della mostra a Milano, a cura di Renato Barilli e altri, Milano, 1982, p. 455.
36 Giorgio Ciucci, Gli architetti e il fascismo, Torino, Einaudi, 1989, p. 143. Giorgio Ciucci, Il dibattito sull’architettura e la città fascista, in Storia dell’arte italiana, IIª parte, III. vol., a cura di Federico Zeri, Torino, Einaudi, 1982, p. 356.
37 Fonte orale: arch. Giordano Bacciocchi, figlio di Mario Bacciocchi.
38 Tra Liberty e Decò. Salsomaggiore Terme, a cura di Maurizia Bonatti Bacchini e Rossana Bossaglia, Parma, Silva, 1986, p.64.
39 Ibid.
40 Renato Airoldi, in Gli anni trenta. Arte e Cultura in Italia, op. cit., p. 455.
41 Un palazzo di abitazione a Milano. Architetto Mario Bacciocchi, a cura della redazione, “Architettura”, luglio 1942, n. 7, p. 218.
42 Antonio Cassi Ramelli, Documenti di architettura. Case, Milano, Vallardi, 1945, p. 116.
43 Massimo Bortolotti, Un tema del moderno. Sacrari della Grande Guerra: progetti e realizzazioni in Friuli Venezia Giulia 1931-1938, “Parametro”, 1996, n. 213, p. 45.
44 Carlo Luigi Crippa, La Facoltà di Agraria dell’Università Cattolica a Piacenza, in “Edilizia moderna”, aprile 1955, a.18, n.54, p.53-55.
Dorothea Deschermeier, Avventure urbanistiche e architettoniche dell’Eni di Enrico Mattei (1953-1962). Tra progetto e strategia aziendale, Tesi di Dottorato, Alma Mater Studiorum Università di Bologna, Anno Accademico 2006-2007