Il governo Badoglio alle prese con il separatismo siciliano

Il 17 febbraio 1944 può finalmente riunirsi il Governo [Badoglio] al completo <519. Sono numerosi i problemi da affrontare, non solo sul fronte della defascistizzazione <520 ma anche su quello sociale e dell’ordine pubblico. Particolari preoccupazioni giungono dalla Sicilia dove entrano in gioco, in un sistema di relazioni molto complesso, gli interessi di un ceto dirigente in gran parte ancora fascista, degli agrari, della mafia, dei servizi segreti alleati. Tutto questo, in un contesto caratterizzato anche dalla presenza di un agguerrito fronte separatista <521 e da un debole schieramento politico che si richiama allo spirito dei Comitati di Liberazione. Sullo sfondo, una popolazione segnata da un atavico sfruttamento reso ancora più grave dalla miseria e dalla crisi prodotta dalla guerra <522.
Per far fronte a questa situazione, il Governo nomina Alto Commissario per la Sicilia il Prefetto di Palermo Francesco Musotto, con parere contrario, però, del Ministro delle Finanze Guido Jung le cui dichiarazioni rendono ancora più esplicite le difficoltà e le contraddizioni sia a livello periferico sia a livello centrale. “[…] Poiché i separatisti si appoggiavano alla mafia, e da questa erano sostenuti, Musotto, il quale non è, né è mai stato mafioso, non solo non suggerì misura alcuna per opporsi al risorgere di questa lue, ma agì in modo da favorirne la diffusione, da rimettere in auge tutti coloro che alla mafia avevano appartenuto e appartengono, da ridurre le province, in cui è esistita e, purtroppo, rifiorisce la mafia, in quelle gravissime condizioni di sicurezza pubblica e di vita, che a tutti sono note. I separatisti, che non hanno vero seguito fra il popolo, si sono appoggiati alla mafia per acquistare, attraverso ad essa, il predominio; ben sapendo quanto la mafia abbia, in passato e possa ancora giovare per manipolare le elezioni politiche […] I Siciliani sanno che, a partire da circa il 1876, tutti i governi al potere si sono serviti della mafia per manipolare a proprio vantaggio le elezioni politiche in Sicilia, e sanno altresì quanto questa orribile pratica abbia favorito e consolidato il prepotere della mafia stessa […] Se il Governo non dà chiari segni del suo fermo volere che ciò non deve ripetersi, le convinzioni che la Sicilia ritorna ad essere campo libero all’azione della mafia si radicherà nuovamente nell’animo dei Siciliani con danno estremo per la Sicilia e per l’Italia tutta” <523.
[NOTE]
519 Pietro Badoglio, Capo del Governo e Ministro degli Affari Esteri; Vito Reale, Ministro dell’Interno; Ettore Casati, Guido Jung, Ministro delle Finanze, Gen. Taddeo Orlando, Ministro della Guerra; Amm. Raffaele De Courten, Ministro della Marina, Gen. Renato Sandalli, Ministro dell’Aeronautica, Giovanni Cuomo, Ministro dell’Educazione Nazionale, Raffaele De Caro, Ministro dei Lavori Pubblici, Falcone Lucifero, Ministro dell’Agricoltura e Foreste, Tommaso Siciliani, Ministro delle Comunicazioni, Epicarmo Corbino, Ministro dell’Industria, Commercio e Lavoro, Verbali del Consiglio dei ministri: luglio 1943-maggio 1948. 1. Governo Badoglio: 25 luglio 1943-22 aprile 1944, a cura di Aldo G. Ricci, cit., p. 187.
520 Nella seduta del 23 febbraio, il Consiglio dei ministri approva uno schema di R. Decreto-legge concernente norme integrative dei decreti per la defascistizzazione delle pubbliche Amministrazioni e per la revisione delle carriere e uno schema di R. Decreto-legge concernente l’istituzione dell’Alto Commissariato per l’epurazione. Nei mesi successivi si procederà con la nomina di altri organismi, con l’emanazione di altri decreti e con l’individuazione di altre personalità cui affidare il gravoso compito. Mancherà, tuttavia, al di là delle reali difficoltà dopo vent’anni di fascismo, una volontà risolutrice. Basti pensare che nella seduta del 4 maggio, il Ministro della Marina De Courten “comunica che nell’Amministrazione della R. Marina su 13.000 persone tra salariati e impiegati, sono stati segnalati 73 casi, da sottoporre all’apposita Commissione, di cui 48 a Taranto, e che egli ha provveduto a sospenderli dalle funzioni; ma che il provvedimento, non seguito dalla sospensione dello stipendio, ha creato una irrequietudine nelle masse”, Verbali del Consiglio dei ministri: luglio 1943-maggio 1948. Governo Badoglio: 22 aprile-18 giugno 1944, a cura di Aldo G. Ricci, cit., p.28.
521 Sul separatismo in Sicilia vedi, in particolare, Giuseppe Carlo Marino, Storia del separatismo siciliano. 1943-1947, Editori Riuniti, Roma 1979; Andrea Finocchiaro Aprile, Il Movimento Indipendentista Siciliano, (a cura di Massimo Ganci), Libri Siciliani, Palermo 1966. Più in generale, vedi Francesco Renda, Storia della Sicilia dal 1860 al 1970, 3 voll., Sellerio, Palermo 1984-1987. Vedi, infine, Giuseppe Casarrubea, Storia segreta della Sicilia. Dallo sbarco alleato a Portella della Ginestra, Bompiani, Milano 2005.
522 In un rapporto dell’OSS (Office of Strategic Services) – il servizio segreto statunitense antesignano della CIA – datato 14 dicembre 1943, si legge: “Le condizioni generali della Sicilia sono peggiorate nel periodo successivo al mio ultimo rapporto. Si verifica una chiara conflittualità sociale dovuta ai seguenti fattori: l’assoluta incapacità degli enti governativi incaricati di amministrare l’isola a provvedere agli alimenti, al vestiario e alle abitazioni; la negazione delle libertà di stampa, parola e assemblea, che sono naturalmente condizionate dalla censura militare; il mancato allontanamento dei membri del regime fascista dai pubblici uffici. Molti fascisti conservano impieghi e incarichi vecchi e nuovi e in molti casi incitano la popolazione contro il governo alleato; la mancata riorganizzazione della pubblica sicurezza, benché si ammetta l’esistenza della corruzione in tutti i settori della polizia. La pubblica sicurezza è minacciata, i crimini sono quotidiani e il mercato nero continua a prosperare […]”, vedi: Come nasce la Repubblica. La mafia, il Vaticano e il neofascismo nei documenti americani e italiani 1943-1947, a cura di Nicola Tranfaglia. Note di Giuseppe Casarrubea, Bompiani, Milano 2004.
523 Verbali del Consiglio dei ministri: luglio 1943-maggio 1948. 1. Governo Badoglio: 25 luglio 1943-22 aprile 1944, a cura di Aldo G. Ricci, cit., pp. 244-245.
Antonio Gioia, Guerra, Fascismo, Resistenza. Avvenimenti e dibattito storiografico nei manuali di storia, Tesi di Dottorato, Università degli Studi di Salerno, Anno Accademico 2010-2011

In Sicilia si insediò l’AMGOT (Allied Military Government of Occupied Territories), la prima amministrazione militare alleata con il compito principale di controllare il territorio in modo che non vi si sviluppassero nuove resistenze all’occupazione nè ostacoli alle strategie militari successive e quindi fossero messi in sicurezza anche gli approvvigionamenti alimentari per gli eserciti, minacciati dal mercato nero. Per garantire la sicurezza sotto questo punto di vista, in assenza di partiti antifascisti forti e dotati di un riferimento nazionale e dovendo sostituire i podestà fascisti, nella parte sud-occidentale dell’isola gli amministratori alleati si affidarono alle persone che apparivano più “rispettabili” e che sembravano detenere un potere anche informale <315. Di conseguenza non mancarono casi come quello di Nick Gentile, mafioso “dei due mondi” sfuggito al carcere di New Orleans, che si guadagnò fiducia facendo l’interprete e utilizzando il suo arresto ad opera del prefetto fascista Mori come mezzo per accreditarsi come antifascista; oppure come quello di Lucio Tasca Bordonaro, aristocratico intermediario delle cosche il quale viene nominato sindaco di Palermo.
Se gli alleati si possono essere ingannati su qualche persona, i rapporti da loro predisposti mostrano che essi erano consapevoli dell’esistenza della mafia siciliana e delle possibili opportunità che avrebbero potuto offrire per governare il territorio. Gli stessi servizi segreti americani suggerirono i mafiosi come garanti della sicurezza e della collaborazione con il territorio e presero accordi con alcuni di loro <316, ricambiando il favore delle informazioni da loro ricevute con beni necessari per i loro traffici. È il caso di Lucky Luciano (al secolo Salvatore Lucania), partito all’età di nove anni da Lercara e importante boss newyorkese che in accordo con la US Navy aveva reso sicuri i docks cittadini (non è accertato se da se stesso o da sabotatori tedeschi) e in cambio era stato lasciato libero di rientrare in Italia e di mettere a frutto le proprie risorse e capacità di trafficante.
Secondo Lupo <317, all’arrivo degli alleati non era presente “la mafia” siciliana come unico coordinamento di gruppi criminali; la rete di relazioni spezzate da Mori si riannodò probabilmente attorno al Movimento per l’indipendenza della Sicilia (MIS). Per la prima, e anche ultima, volta la mafia contribuì non tanto al mantenimento di un sistema di potere, ma alla costruzione di un progetto politico separatista, intenzionato a far divenire l’isola un nuovo “Stato d’America”.
[NOTE]
315 S. Lupo, Storia della mafia. La criminalità organizzata in Sicilia dalle origini ai giorni nostri, Roma, Donzelli, 2004, p. 226.
316 Cfr. J. Dickie, Onorate Società. L’ascesa della mafia, della camorra e della ‘ndrangheta, Laterza, 2014, p. 346.
317 Cfr. S. Lupo, Storia della mafia… cit.
Elena Gazzotti, Fuori dal limbo. Teorie e direzioni progettuali di resistenza alle mafie, Tesi di dottorato, Alma Mater Studiorum Università di Bologna, 2016