Il corrierino

Fonte: Wikipedia

“Qui comincia l’avventura…” Così Sergio Tofano (Sto) – disegnatore, ma anche scrittore, regista e attore – faceva iniziare le storielle di Bonaventura, il fortunato personaggio che dal 1917 iniziò a comparire – e a vincere milioni, alla faccia dell’infido Barbariccia – sul supplemento del “Corriere della Sera” dedicato a bambini e ragazzetti, vale a dire “Il Corriere dei Piccoli” (familiarmente “il corrierino”). La testata esisteva da quasi un decennio ed è alla sua prima uscita, il 27 dicembre 1908, che si fanno risalire le origini del fumetto italiano. Per quanto le tavole fossero ancora prive della “nuvoletta parlante”, l’impronta della narrativa grafica era salda. Il primo personaggio a seguire questa impostazione fu “Bilbolbul”, creato da Attilio Mussino, il disegnatore piemontese che da lì a poco avrebbe illustrato una giustamente celebre edizione di “Pinocchio”. Erano storie assai fantastiche (caratteristica seguita da molti dei personaggi successivi) che avevano a protagonista un piccolo africano capace di scomporsi e di mutare aspetto sulla base delle emozioni che provava e degli incidenti nei quali incorreva. La testata del giornale, rimasta invariata per decenni, era disegnata invece da Antonio Rubino, il grande illustratore sanremasco al quale si devono diversi altri pupazzetti (almeno una trentina, si ricordano qui le storie di Quadratino e Viperetta) chiaramente influenzati da uno squisito e abbagliante gusto liberty e decò. Per altro Rubino diresse successivamente, fra il 1935 e il 1940, il “Topolino” mondadoriano (ma va ricordato che il primo editore italiano di Mickey Mouse/Topolino fu Nerbini nel 1932 con la collaborazione di un altro pioniere del fumetto: Giove Toppi). Sulle pagine del “Corrierino” si cimenteranno tutti i grandi illustratori della prima metà del XX secolo: da Bruno Angoletta (“Marmittone”) a Giovanni Manca (“Pier Cloruro de’ Lambicchi”), da Carlo Bisi (“Sor Pampurio”) a Mario Pompei (“il prode Anselmo”), da Guido Moroni-Celsi al ricordato Sto di “Bonaventura”. Alle origini vi collaborerà pure Umberto Brunelleschi, le cui fortune di illustratore saranno molto presto riconosciute in Francia. Non mancheranno nemmeno, risultando anzi numerose, le storie straniere, debitamente allineate all’impostazione del giornale (valgano per tutte quelle di Pat Sullivan e del suo “Mio-Mao-Felix il gatto”, e quelle di Winsor Mc Cay e del suo “Bubi-Little Nemo”).
Quando nasce “Il Corriere dei Piccoli”, all’estero il fumetto ha già una sua storia. Canonicamente la si fa cominciare con lo “Yellow Kid” di Richard Felton Outcault, apparso la prima volta nel 1895 sul supplemento domenicale di un giornale di Pulitzer, il “New York World”. L’anno seguente Outcault passò, grazie a un contratto vantaggioso, ai giornali di William Randolph Hearst, ed è su questi giornali che si ha l’introduzione regolare della “nuvoletta”. In realtà, a parte ciò che canonicamente viene accreditato, le storie assimilabili ai fumetti possono vantare diversi significativi antecedenti che coinvolgono i più celebri caricaturisti dell’Ottocento, anche italiani, e i giornali ai quali collaborano. Particolarmente stringenti rimangono tuttavia gli esempi della Histoire de Mr. Jabot del ginevrino Rodolphe Töpffer, risalente nientemeno che al 1833, e delle ben organizzate storie dei due monelli Max und Moritz dovute, a cominciare dal 1865, al tedesco Wilhelm Busch, in rotta con le autorità civili e gli ambienti religiosi. Ciò nonostante, la canonizzazione delle date e dei relativi anniversari ha una sua giustificazione nella continuità e nel consolidamento non solo dei personaggi, ma del prodotto tipografico-industriale che li trasforma in appuntamenti fissi, in collane specifiche, in consuetudini che ne universalizzano il linguaggio permettendone successive e talvolta complesse elaborazioni. Canonica dunque che sia, quella della nascita del “Corrierino” è la data alla quale segue efficacemente tutto questo, in un alternarsi di storie, personaggi, albi, editori che porteranno il “giornalinismo” italiano, come d’altra parte quello mondiale, fuori dal recinto di un genere mal considerato e appannaggio, per giunta con varie riserve morali, dei più piccoli.

Fonte: Wikipedia

Val la pena di ricordare a questo punto che nel dicembre 2008 non cadeva soltanto il centenario del “Corriere dei Piccoli” e del fumetto italiano, ma anche quello della nascita di Gian Luigi Bonelli, il creatore di “Tex”, senza dubbio il più popolare in Italia, nonché longevo, fra i personaggi del fumetto d’avventura, di quella western in particolare, con un contributo al genere che è difficile riscontrare altrove, anche negli stessi Stati Uniti d’America. E il contributo italiano al linguaggio del fumetto d’avventura è stato considerevole nella sua magmatica varietà, a prescindere perfino da quelli che sono considerati i suoi vertici identificati in Hugo Pratt. Si pensi alle popolarissime storie, caratterizzate da un per nulla banale eroto-sadismo, raccontate negli albi di “Isabella” (la Duchessa dei diavoli) disegnati da Sandro Angiolini sui testi, storicamente assai accurati, di Giorgio Cavedon, fondatore, insieme a Renzo Barbieri, della casa editrice che li pubblicava (dapprima Editrice 66, poi RG e infine Ediperiodici).
Il Secolo XIX, 2 febbraio 2008
Carlo Romano, Corrierino, 100 in Biblioteca dell’egoista, circolare 2009