Veniva così a porsi urgentemente il problema della ricostituzione dei Servizi italiani

La collaborazione tra italiani e anglo americani nel settore informativo durante il periodo trattato ha sempre proceduto con difficoltà…ma gli alleati non potevano fare a meno degli operatori del controspionaggio italiano, al 99% provenienti dai ranghi dei Carabinieri Reali, che erano molto stimati per i risultati ottenuti.
In un memorandum del dicembre 1944 <1, rivedendo le tappe della collaborazione dell’OSS con il SIM, Vincent Scamporino, <2 Capo del Secret Intelligence per l’Italia nel Teatro Nord Africano (Italian Division SI MEDTO <3 ) scriveva a Donovan, Direttore dell’OSS <4 , a Washington, che l’obbiettivo della collaborazione con il SIM italiano era stato quello di utilizzare l’organizzazione e il suo personale per ottenere informazioni: intelligence. Il termine usato da Scamporino era esattamente to exploit che in traduzione letterale vuol dire ‘sfruttare’ i documenti; indubbiamente nel panorama investigativo, almeno all’inizio della collaborazione, quel termine dava proprio la sensazione che, a causa della diffusa diffidenza alleata nei confronti italiani, il vero scopo americano fosse appunto quello di ‘sfruttare’ le informazioni ricevute senza ‘dare’ reciprocità alcuna.
In questo documento, però redatto dopo circa un anno di lavoro congiunto, nonostante l’uso di un termine infelice, l’atmosfera sembrava cambiata: infatti, vi si affermava che il Servizio italiano era efficiente, responsabile e collaborava attivamente con gli alleati. Vero è che Scamporino aveva rapporti personali con Agrifoglio, capo del SIM del Governo di Badoglio dal 1 ottobre 1943 e quindi, come sempre accade, anche i rapporti e la collaborazione dei due Servizi ne avevano tratto giovamento. Fin dall’ottobre 1943 l’assistenza e cooperazione del SIM era ritenuta importante soprattutto nel contrasto al nazifascismo.
Una direttiva del 15 aprile 1944, firmata d’ordine del Capo di Stato Maggiore dell’AAI, concordando sulle attività del SIM, aveva finalmente allargato la portata della partecipazione diretta del Servizio nel settore della sicurezza. Tra le altre possibilità sarebbe stato permesso al controspionaggio italiano di interrogare agenti nemici catturati, comunque sempre dopo che fossero terminati gli interrogatori da parte dell’autorità alleata. Dunque, luce verde ad una maggiore elasticità ma con la clausola che il SIM avrebbe sempre fornito copia completa dei risultati ai quali fosse pervenuto dopo quegli incontri.
Fino a quella data, in realtà erano state date al Servizio italiano pochissime informazioni concernenti il controspionaggio effettuato dagli alleati, perché il personale anglo-americano non riteneva consigliabile passare informazioni ‘sensibili’ all’ex-nemico. Era ovvio che per potere meglio lavorare in Italia con gli italiani, era necessario allargare la collaborazione comunicando le informazioni necessarie, anche se considerable safeguards will, however, still to be maintained…: <6 ancora fiducia condizionata anche se gli stessi eventi avevano provato che in generale il personale italiano era affidabile e leale alla causa degli alleati <7 e che la cooperazione e l’assistenza dell’organizzazione italiana nel settore (della quale a mano a mano si riconosceva la professionalità soprattutto nel settore controspionaggio) poteva essere di grande aiuto solo se spontanea e fornita senza riserve mentali. <8
Si imponevano comunque alcuni principi generali nei rapporti con il controspionaggio italiano, pur aprendo a una più stretta collaborazione; bisogna notare però che questi principi generali ponevano ancora importanti ‘paletti’ ad una reale piena collaborazione con gli italiani. Le informazioni classificate TOP SECRET non dovevano essere passate al SIM Controspionaggio (CS), mentre quelle classificate security intelligence potevano essere circolate.
Il reparto controspionaggio SIM e i Centri venivano equiparati alle Sezioni del Counter Intelligence Corps (CIC), Distaccamenti e non alle unità del Service Counter Intelligence (SCI) che avevano un livello gerarchico più alto, con le conseguenze relative nella catena di comando.
Ancora nell’ottobre 1944, in una riunione tenuta al Quartier Generale AAI era stato definito il principio, nel disporre gli arresti, che, a meno che non fosse stata attività diretta del SIM, gli ufficiali italiani non dovevano essere chiamati a presenziare agli interrogatori fin quando lo SCI non fosse stato consultato. E questo nonostante fosse stato riconosciuto che già il SIM CS aveva effettuato con professionalità numerosi interrogatori ma pur sempre in casi di minore importanza.
Nessuna restrizione era invece prevista all’impiego del controspionaggio italiano su misure preventive di sicurezza, come il controllo dei rifugiati, le indagini su incidenti che avessero provocato dei sospetti o su inchieste relative a possibili eversioni fasciste, riconoscendo agli elementi operativi una conoscenza capillare del territorio.
Nonostante questi seri paletti, però, i Servizi alleati cercavano costantemente l’apporto del SIM, fatti salvi quei principi che ritenevano necessari per mantenere un elevato livello di sicurezza: fiducia certamente, ma con una grande prudenza che sconfinava nella sfiducia… La collaborazione si era fatta peraltro stretta se il 17 giugno 1944 il maggiore Koch (da non confondersi con il tristemente noto fascista Koch, a capo della omonima ‘banda’) scriveva al tenente colonnello Renato De Francesco, in quel momento Vice Capo Ufficio SIM, al Comando Supremo, che venti ufficiali lavoravano nel suo gruppo per il Servizio e pregava di confermare che erano riconosciuti come ufficiali dell’Esercito Italiano in servizio attivo in quei ruoli, temporaneamente distaccati presso il G-2 della 5^ Armata <10.
A mano a mano le varie Sezioni o Sottosezioni del SIM iniziavano a organizzare anche le loro relazioni scritte secondo il sistema di trasmissione degli alleati: una direttiva di servizio, del 6 settembre 1944 <11 della Sezione CS presso l’8^ Armata inglese (retta allora dal maggiore dei Carabinieri, Francesco Paolo Di Piazza), su ordine dell’intelligence di quel Quartier Generale, alle tre sottosezioni presenti e per conoscenza alla Sezione ‘Bonsignore’, indicava il sistema da seguire per le valutazioni dell’attendibilità della notizia; questo contatto continuo con la burocrazia e le formalità dell’intelligence alleato saranno però di grande aiuto nella ripresa e nella crescita del controspionaggio italiano e del Servizio informazioni in genere, preparando, senza saperlo, anche sotto questo aspetto, il terreno per quando l’Italia avrebbe aderito al Patto Atlantico nel 1949.
Col passare dei mesi venivano a cadere in modo pragmatico alcune limitazioni poste agli italiani nella raccolta informativa. Nel gennaio 1945 Scamporino aveva diramato per conoscenza agli organi interessati una lettera di Agrifoglio all’addetto militare dell’ambasciata italiana Sofia nella quale il Capo del SIM dava precise direttive al personale del Servizio per una piena collaborazione con l’OSS in un’operazione locale. <12
Questo tipo di operazioni era stato stabilito in accordo con le direttive verbali date dal generale Donovan e cioè che l’OSS poteva utilizzare il SIM e il suo personale per ottenere informazioni e raccogliere notizie. Nelle operazioni in collaborazione con gli italiani era richiesto che i dettagli operativi, cioè le informazioni richieste, il sistema della raccolta, l’organizzazione delle uscite, l’acquisto delle informazioni e l’impiego d’informatori o agenti fossero stabiliti congiuntamente. Tutte le comunicazioni al riguardo sarebbero dovute però passare esclusivamente attraverso i canali di collegamento americani, comprese quelle delle ambasciate italiane al proprio Governo.
Questo accordo generale fu riferito agli Stati Maggiori divisionali e gli uomini dell’OSS ricevettero istruzioni di avvalersi di queste fonti. Comunque per sfruttare risorse di questo genere era necessario preparare dovutamente il terreno e in particolare far conoscere tra di loro gli uomini che dovevano lavorare insieme. Scamporino aveva pensato di mandare agenti americani in alcune sedi operative per fare conoscenza con le loro controparti italiane ma il progetto non andò a buon fine, probabilmente, secondo le intuizioni di Scamporino, proprio per le limitazioni giurisdizionali poste al Servizio italiano di non esercitare alcuna influenza oltre i confini stabiliti in quel momento dagli alleati. Lo scopo di una più stretta collaborazione tra americani e l’intelligence italiana era quello di sviluppare un’efficiente rete nei Balcani composta anche da elementi del SIM che si sarebbero assunti ogni responsabilità e, se scoperti e arrestati, avrebbero negato ogni partecipazione di altri Servizi. Tra l’altro fu deciso che tutti i rapporti ricevuti dal rappresentante del SI a Bucarest e a Sofia sarebbero stati inviati a Caserta per essere valutati, analizzati e decisa la diramazione da parte della SI Division Reports, per quanto necessario: comunque i rapporti originali sarebbero stati inviati al SIM a cura del SI Divisione per l’Italia e non direttamente <13 . Ancora una volta ci doveva essere un controllo sulla diffusione del contenuto delle notizie da fornire.
Dal punto di vista del SIM questo poteva essere un buon compromesso per il settore balcanico: il Servizio a quell’epoca non era autorizzato a operare fuori dei confini italiani perché ancora costretto dalle condizioni imposte dagli alleati. L’importanza per l’Italia era poter utilizzare un’organizzazione all’estero nella fase in cui non poteva ancora operare autonomamente. Agrifoglio aveva accettato la proposta degli americani dopo un certo periodo di riflessione. Con Scamporino, aveva deciso di iniziare questa nuova forma di collaborazione nelle nazioni balcaniche e nelle ex colonie italiane in Africa, potendo in questo modo riprendere un’attività fuori del territorio metropolitano che era particolarmente urgente fare proprio nelle ex colonie, in vista delle decisioni delle Nazioni Unite sulla loro sorte.
Da parte loro gli americani si erano impegnati a passare al SIM quei rapporti che potevano interessare il Governo Italiano ma che non portassero pregiudizio agli interessi americani, sempre considerati ovviamente prioritari.
Le vicende belliche avevano preso una nuova fisionomia. Agli inizi di giugno 1945 Washington aveva deciso di sciogliere il SI Italian Desk dell’OSS, nel quadro di una riduzione del personale e del ritiro progressivo dal territorio, considerato che con il 25 aprile precedente tutta l’Italia era stata liberata dall’occupazione tedesca.
Pochi giorni dopo, Scamporino, scrisse un lungo rapporto a Donovan per difendere in qualche modo il lavoro del suo Ufficio e la sua sopravvivenza. <14 La collaborazione con gli italiani si era molto sviluppata anche per quello che riguardava il settore politico dalla sezione che era chiamata Political Branch; settore tanto più importante giacché si stavano intensificando i colloqui in vista della prossima pace e quindi strumentale per la compilazione delle clausole del relativo trattato.
Per tentare di evitare al suo Ufficio lo scioglimento e sottolinearne l’importanza, fu costretto a riconoscere che anche i contatti proficui con gli italiani del SIM avevano dato il loro contributo.
Scamporino sottolineava che questo era un piano di collaborazione a lungo termine, che doveva cioè valere per i seguenti due o tre anni, quando, dopo la liberazione completa del territorio, l’Italia avrebbe iniziato la sua ricostruzione morale, economica e politica. Doveva rimanere un piccolo gruppo di personale americano, non più di dieci elementi che avrebbero potuto risolvere tutti i problemi che si ponevano e che avrebbero continuato l’attività informativa all’interno dell’Italia, con il contributo italiano.
Scamporino era dell’opinione che sotto il nuovo governo con Ferruccio Parri, il suo personale poteva fare qualsiasi ragionevole attività e questo era dovuto anche a sue personali amicizie e relazioni.
L’attività del SI Italy non era stata solo operativa, ma si era sviluppata anche a livello semi diplomatico. Secondo Scamporino era stato proprio il suo Ufficio a portare avanti il concetto che occorreva svolgere anche intelligence economica e politica e rivendicava di averlo già fatto nei territori occupati ancora dal nemico e nei territori liberati.
Era quindi necessario continuare in questo tipo di raccolta delle informazioni e per farlo occorreva avere alti contatti nelle sfere che contavano nella politica e nell’economia italiana, e nel Vaticano, contatti che il suo Ufficio aveva da qualche tempo stabilito con un lavoro minuzioso e giornaliero. Il personale sotto copertura poteva ottenere notizie, certamente, ma solo dopo molti mesi dalla sua infiltrazione e questo poteva rallentare la definizione della politica americana verso l’Italia. Quindi era chiara l’utilità di mantenere ancora per qualche tempo in attività la Political Branch, per far fronte alle future problematiche presentate dall’Italia liberata e di nuovo nel consesso internazionale continuando anche ad utilizzare la professionalità italiana.
Scamporino, però, non riuscì nel suo intento e con lo scioglimento dell’OSS, anche il suo Ufficio fu assorbito dai nuovi Servizi americani che non operavano direttamente in Italia. Veniva così a porsi urgentemente il problema della ricostituzione dei Servizi italiani.
[NOTE]
1 NARA, RG 226, NND – 974345, riportato in un documento del 21 giugno 1945.
2 Era figlio d’immigranti siciliani in America.
3 Secret Intelligence – Mediterranean Theater of Operations.
4 Office of Strategic Services.
5 Allied Armies in Italy.
6 NARA, RG 226, NND-907126, 15 e 23 aprile 1944.
7 In general, ITALIAN personnel must be considered reliable and loyal to the Allied cause…
8 whole-hearted : sono le parole usate nel documento originale.
9 NARA, RG 226, NND-917174, 12 ottobre 1944, 1408/2/GSI (b).
10 NARA, RG 226m NND – 877190, 17 giugno 1944.
11 AUSSME, Fondo SIM, 1^ Divisione.
12 NARA, RG 226, NND- 974345, 22 gennaio 1945.
13 NARA, RG 226, NND – 974345, novembre 1944 e 15 dicembre 1944.
14 NARA, RG 226, NND -974345, 21 giugno 1945.
Maria Gabriella Pasqualini, La ricostituzione dei servizi d’informazione militare italiana nel periodo 1944-1949, Convegno CISM, 2012

Ottenuta l’autorizzazione degli Alleati nell’ottobre ’43, il Governo Badoglio e il Comando Supremo, una volta insediatisi a Brindisi, ricostituirono il SIM, la cui prima sezione, diretta dal colonnello Pompeo Agrifoglio, fu investita della funzione di collegamento con il nascente Movimento partigiano. La collaborazione con i servizi segreti alleati, soprattutto inglesi, fu limitata, tuttavia, ad alcuni specifici settori e, in particolare, a quelli della raccolta d’informazioni oltre la linea del fronte nemico e del trattamento dei partigiani nelle zone via via liberate. Quanto alle attività di rifornimento alle formazioni partigiane, invece, il SOE fece ben presto sapere non solo di non disporre di ‘un’organizzazione adatta che potesse far fronte alle necessità derivanti dai bisogni di una presunta (…) guerriglia (…) ma [di non avere] intenzione, né interesse di armare in Italia un esercito’ e, al più, si proclamò disponibile a effettuare qualche operazione di ‘aviorifornimento di materiale (…)’ soprattutto per qualcuno dei nuclei più decisi e operanti nei settori che maggiormente potevano interessare la loro specifica attività <12. Entro questi limiti, dunque, il SIM, soprattutto in collaborazione con il SOE, dall’ottobre 1943 all’aprile 1945, poté inviare, oltre le linee nemiche, missioni speciali, alcune italiane e altre miste, e, dal gennaio 1944 all’aprile 1945, tonnellate di rifornimenti. I rapporti con l’OSS, invece, come si evidenzierà in particolare nel capitolo quinto, non furono sempre cristallini e, soprattutto, agevolmente definibili, a causa dell’eterogeneità degli orientamenti politici intestini all’OSS. Infatti, mentre alcuni agenti dell’OSS, quali il capitano André Bourgoin, arruolato da Donald Downes a Tangeri per il distaccamento dell’OSS presso la V Armata, privilegiarono l’azione coordinata con i servizi segreti italiani, altri ufficiali, quali l’agente del SI, Peter Tompkins, strinsero rapporti preferibilmente con l’area della Resistenza di fede comunista e socialista, mantenendo le distanze rispetto all’antifascismo di chiara fede monarchica e nutrendo dubbi sulla stessa utilità di qualsivoglia collegamento dei servizi segreti americani con quelli italiani. Ciò ovviamente, alimentò contrasti all’interno dello stesso OSS, che si ripercossero anche sul buon esito delle missioni lanciate nell’Italia occupata e, in definitiva, sulla stessa congruenza dei rapporti stilati dai suoi agenti sul campo. In ogni caso, a prescindere dalle divergenze di giudizi intestine all’OSS, è un fatto, riconosciuto anche dal SI, che il controllo del ricostituito SIM fu, per la massima parte, in mano inglese <13.
[NOTE]
12 Relazione del SIM al Comando Supremo in data 25 luglio 1944 sull’attività svolta dal 1° ottobre 1943 al 30 giugno 1944 “per organizzare il movimento di resistenza nell’Italia occupata” citata in R. De Felice, Mussolini l’Alleato, II, La guerra civile 1943-1945, Einaudi, Torino 1997, nt. 2, pp. 204 e 205.
13 A tal fine, è illuminante un lucido memorandum inviato dal responsabile della sezione italiana del SI, Vincent Scamporino, al suo diretto superiore Earl Brennan, sul significato dei rapporti con il SIM, per la cui trattazione si rinvia al capitolo quinto del presente lavoro.
Michaela Sapio, Servizi e segreti in Italia (1943-1945). Lo spionaggio americano dalla caduta di Mussolini alla liberazione, Tesi di Dottorato, Università degli Studi del Molise, 2012