Si strutturano nuove modalità di protesta quali assemblee, conferenze, dibattiti, sit-in, commissioni di lavoro

Milano: Università Cattolica

Il 1966 è per gli atenei italiani un anno particolarmente movimentato: in gennaio viene realizzata la prima occupazione del neonato Istituto di Scienze Sociali di Trento. Una Facoltà che, per la sua unicità e modernità formativa, attira studenti da tutta Italia. Trento è una città di piccole dimensioni (nel 1968 ci sono appena 6000 abitanti) fortemente decentralizzata e, politicamente, una delle roccaforti della Democrazia Cristiana. Dopo 18 giorni di occupazione, gli studenti, tra i quali si distinguono come leader Mauro Rostagno, Renato Curcio, Marco Boato, <11 ottengono l’istituzione del corso di laurea in Sociologia di durata quadriennale. La protesta ha sortito l’effetto desiderato. Il mese successivo esplode, a Milano, il caso della «Zanzara» che ha una forte risonanza nell’opinione pubblica nazionale. <12 Ma i fermenti giovanili travalicano i confini chiusi delle strutture scolastiche e il 23 aprile si tiene a Firenze una grande manifestazione di giovani contro la guerra in Vietnam. Quattro giorni dopo, il 27 aprile, l’Università di Roma è scossa dalle aggressioni, durante le elezioni universitarie, di un gruppo di studenti di estrema destra. Negli scontri, muore lo studente socialista Paolo Rossi. Ne conseguono l’occupazione dell’università da parte degli studenti antifascisti e le dimissioni del rettore: «forze nuove si sono messe in messe in moto, energie che sembravano assopite si sono risvegliate, una partecipazione viva e fresca ha preso il posto delle asfittiche competizioni», scrive in quell’occasione Eugenio Scalfari. <13 In autunno, Sociologia a Trento viene occupata una seconda volta: incentrata sulla discussione dello Statuto e dei piani di studio, l’occupazione dura 17 giorni.
Il 1967 è, rispetto alla Contestazione studentesca, un susseguirsi di date, luoghi geografici disseminati sull’intera penisola, iniziative di protesta, occupazioni. In febbraio, gli studenti bolognesi attuano una serie di occupazioni che vengono sospese quando è sancito il loro diritto a formare un comitato consultivo composto da professori e studenti per discutere il progetto di riforma Gui. Intanto, l’8 febbraio, a Pisa, gli studenti occupano nuovamente La Sapienza. Il risultato sarà l’elaborazione delle Tesi della Sapienza che, adottate dall’Ugi, rappresentano, in realtà, il primo documento politico elaborato dal nascente Movimento Studentesco «al di fuori e sostanzialmente contro gli organismi associativi universitari ufficiali». <14 Il 9 febbraio, a Torino, è occupato Palazzo Campana, sede delle Facoltà umanistiche. Il capoluogo piemontese diventa presto il laboratorio politico per eccellenza della Contestazione studentesca italiana. <15 Dal 12 al 18 marzo, gli studenti di Trento organizzano la settimana del Vietnam con manifestazioni molto partecipate e sgomberi violenti. In primavera, Guido Viale, studente di sociologia a Torino che aderisce al gruppo marxista leninista, redige il pamphlet “Contro l’università” che circolerà molto in tutti gli atenei in lotta. Utilizzando ampi stralci dei documenti prodotti dalla Contestazione torinese, lo scritto di Viale ruota intorno agli elementi fondanti sui quali si sta costruendo il discorso della protesta: il ruolo della scuola come strumento di integrazione e come luogo dell’autoritarismo, le nozioni di cultura e di scienza, le prospettive professionali e sociali degli studenti, il rapporto tra base e vertici della società. <16 Il mese successivo, viene pubblicato da una piccola casa editrice fiorentina “Lettera a una professoressa” di Don Lorenzo Milani, parroco di Barbiana, che muore nel giugno di quell’anno. <17 Sempre a marzo, «L’Espresso» rivela il «Piano Solo», progetto di golpe ideato e non realizzato nel giugno del 1964. Intanto, a Roma, gli studenti occupano Architettura, mentre a Genova, in maggio, vengono occupate le Facoltà di Medicina e di Fisica. <18
Il mese di novembre si apre con una terza occupazione dell’Istituto di Sociologia a Trento. Viene messo in atto lo “sciopero attivo” che, di fatto, impedisce l’inaugurazione dell’anno accademico; si strutturano nuove modalità di protesta quali assemblee, conferenze, dibattiti, sit-in, commissioni di lavoro. L’agitazione, che prosegue per un mese, culmina nel “Manifesto dell’Università Negativa”: redatto da Rostagno e Curcio e pubblicato sul secondo numero della rivista «Lavoro politico», il manifesto prevede l’istituzione di controlezioni, occupazioni bianche, controcorsi come nuove forme di contestazione all’interno dell’università. Strumenti critici che si stanno diffondendo anche nelle altre università italiane coinvolte dal movimento contestatario. Il 4 novembre, inizia l’occupazione dell’Università di Napoli con una catena di sgomberi e nuove occupazioni che si succedono freneticamente nei giorni successivi.
Negli ultimi mesi del 1967, aumentano e si rafforzano le occasioni di convergenza tra la lotta studentesca e quella operaia in un rapporto di reciproca solidarietà: gli studenti si uniscono alle lotte dei lavoratori della Michelin a Trento, della Saint Gobain a Pisa, della Fiat a Torino. Luigi Bobbio, figura eminente del Movimento Studentesco torinese, scrive: «l’azione degli studenti non ha alcun significato se l’organizzazione politica del movimento operaio non è in grado di riceverne le esperienze e di unificarle in una strategia rivoluzionaria». <19 La sinergia tra il Movimento studentesco e quello operaio avrebbe così creato «le condizioni di un processo rivoluzionario in Occidente che era ormai estraneo all’orizzonte politico della sinistra tradizionale». <20
Il 17 novembre 1967, un’assemblea di 1200 studenti decreta l’Occupazione dell’Università Cattolica di Milano, il più grande polo universitario della città: nell’anno 1966-1967, ci sono circa 14 000 iscritti, contro i 9 300 della Statale, i 5 800 del Politecnico e i 5 000 della Bocconi. <21 Lo sgombero da parte della polizia sarà effettuato quella notte stessa. Il 20 è indetto un grande corteo di protesta al quale partecipano 3 000 studenti. Se il 18 novembre è la volta dell’occupazione di Architettura a Torino, il 27 si arriva ad una nuova occupazione di Palazzo Campana, votata da un’assemblea di 500 studenti. Questa volta durerà un mese e culminerà, il 30 novembre, in un referendum nel quale 800 studenti votano a favore del proseguimento dell’agitazione. <22
Intanto, il 29 novembre, era stata occupata la Facoltà di Lettere e Filosofia a Genova, poi sgomberata il 3 dicembre con la denuncia di 34 studenti. A Roma, si svolge la “Marcia per la pace” contro la guerra in Vietnam. A Pavia, Cagliari, Salerno, Padova, nuovi atenei si aggiungono alla protesta. Tra il 5 e il 6 dicembre viene attuata a Milano una nuova occupazione della Cattolica. In quegli stessi giorni, comincia alla Camera l’esame del decreto Gui. L’11 dicembre gli studenti di Napoli, universitari ma anche medi, decretano l’occupazione ad oltranza. Intanto, a Milano, si vota per il proseguimento dell’agitazione in Cattolica. Il 18 dicembre è occupata Architettura a Torino, mentre prosegue l’occupazione di Palazzo Campana, da cui gli studenti saranno cacciati il 27 dicembre, non prima di aver redatto una Carta rivendicativa che avrà una notevole diffusione a livello nazionale.
Un grande corteo di protesta si svolge per le vie di Padova. Durante le vacanze di Natale, gli studenti di dieci università in lotta si riuniscono in convegno a Torino. Quando, il 29 dicembre, un centinaio di studenti rioccupa Palazzo Campana, lo sgombero è immeditato. Gli studenti si ritirano, allora, nei locali della Camera del Lavoro. Come ha ricordato anche Marco Revelli, l’inizio della fase di diaspora e dissoluzione del movimento studentesco torinese coincide proprio con l’espulsione degli studenti da Palazzo Campana. <23
Il 1968 è costellato da una serie impressionante di mobilitazioni in tutta Italia: Torino, Trento, Roma, Bologna, Genova, Milano, Padova, Pisa, Firenze, Lecce, Siena e molte altre medie e piccole città. Intanto, insieme alle mobilitazioni universitarie, cresce in tutta Italia il coinvolgimento degli studenti medi, che sarà particolarmente precoce e radicato nella città di Milano. Il 26 gennaio 1968 si tiene al Liceo Berchet del capoluogo lombardo un’assemblea straordinaria degli studenti medi della città che firma una carta rivendicativa articolata su due poli: «a) ristrutturazione dei contenuti e dei metodi d’insegnamento unita all’autogestione culturale degli studenti b) rivendicazioni economiche e abolizione delle discriminazioni». <24
Ma il 1968 degli studenti si era già aperto il 10 gennaio a Torino con una nuova occupazione di Palazzo Campana, che viene però prontamente sgomberata: la polizia sposta di peso 300 studenti che per la prima volta hanno opposto resistenza passiva. Dall’11 comincia l’occupazione bianca, con l’interruzione rumorosa delle lezioni. Se il 13 gennaio 56 studenti in resistenza passiva sono portati via dalla polizia, il 16 viene eseguito il mandato di arresto di due dirigenti della protesta, Luigi Bobbio e Paolo Marinucci. Viene subito indetta una manifestazione di solidarietà che ne chiede l’immediata liberazione. Il 17 si organizza una grande assemblea a Palazzo Campana al termine della quale il rettore concede la sospensione delle lezioni, promettendo un incontro pubblico tra studenti e autorità accademiche. L’assemblea si terrà il 20 e porterà, due giorni dopo, alla quarta occupazione di Palazzo Campana. Il giorno successivo si registrano agitazioni a Firenze, Pisa, Siena mentre il 26 gennaio viene occupato il liceo Berchet di Milano. Pisa continua ad essere uno dei punti caldi della protesta studentesca: se il 27 gennaio ha inizio l’occupazione della Facoltà di Lettere contro i procedimenti giudiziari avviati nei confronti degli studenti della Sapienza, tre giorni dopo, oltre 3 000 studenti sfilano per le vie della città. Intanto, le conseguenze giudiziarie della rivolta si intensificano, inevitabilmente, in tutta Italia; il 30 gennaio sono emessi i mandati di comparizione per i leader della protesta studentesca torinese. Ma la protesta non si ferma: già il giorno successivo inizia la terza occupazione della Facoltà trentina di Sociologia.
Nel mese di febbraio, le mobilitazioni studentesche proseguono a Pavia, Pisa (anche presso la Scuola Normale Superiore), Messina, Bologna, Milano, Modena, Trieste, Padova, Torino, Palermo, Catania. A Roma, la protesta universitaria ha sempre maggior vigore anche grazie alla ricchezza delle diverse componenti politiche che la animano. Franco Piperno, tra i leader della Contestazione romana, ha così ricostruito quel mosaico di appartenenze politiche: «a Roma, ad esempio, c’è stato un ’68 dadaista-situazionista, il gruppo detto degli “Uccelli”, caratterizzato da uno spirito iconoclasta e libertario; e, per contrappasso, c’erano i marxisti-leninisti di “Servire il popolo” con le salmodianti letture del Libretto Rosso di Mao, i riti grotteschi, le astratte super-semplificazioni che finivano col celare proprio ciò che si riproponevano di svelare. V’erano poi i trotzkisti, questi dispersi dignitosi della tradizione comunista. Ancora, non mancavano gli studenti cattolici – influenzati troppo da don Giussani, un po’ da don Milani e pochissimo da Francesco d’Assisi – per i quali la vita dello studente, così come dell’operaio, era una condizione di sofferenza e sottrazione di dignità della persona; e sembravano non avvertire l’enorme potenziale di ribellione e autonomia sociale che quella condizione tratteneva. A Roma v’era, infine, un gruppo-tendenza che faceva capo alla “Commissione fabbriche”, formato per lo più da studenti delle Facoltà tecnico-scientifiche e da qualche sparuto operaio». <25
All’inizio di febbraio si ha la prima occupazione della Facoltà di Architettura di Napoli, tra tutte la più attiva nella partecipazione al Movimento Studentesco partenopeo.
Il primo marzo, la capitale è attraversata dalla violenza di Valle Giulia: tremila studenti romani intenzionati ad occupare la Facoltà di Architettura si scontrano con la polizia. La battaglia che si scatena provoca 250 fermi e centinaia di feriti tra le forze dell’ordine e i manifestanti:
“Mentre un corteo si avvia per protestare verso il Parlamento, la polizia lo blocca picchiando selvaggiamente; tutta la giornata e la sera, attorno all’Università difesa dalle camionette della polizia, l’inquietudine studentesca sale. Gli studenti ricorrono al sindacato, chiedono solidarietà, scioperi: si attendono una solidarietà immediata che non avranno se non attraverso prese di posizione formali. L’indomani mattina si raccolgono a Piazza di Spagna, decisi a conquistare la Facoltà di Architettura isolata nei giardini di Villa Borghese e anch’essa presidiata: la polizia li carica, li insegue incautamente fra aiuole e cespugli, pesta ma vien pestata: 46 agenti sono ricoverati in ospedale, camionette e auto incendiate. È la guerra”. <26
La violenza dello scontro è senza precedenti e ha l’effetto di ridefinire i rapporti tra il Movimento e il Pci, fino ad allora rimasto diffidente rispetto alla nuova ondata protestataria degli studenti di cui, prende invece, ora, in modo esplicito, le difese: al successivo convegno di Firenze della Federazione giovanile comunista, cui partecipano anche alcuni leader del Movimento Studentesco, si definisce quella degli studenti «una grande lotta per la democrazia che prende forme e contenuti nuovi e avanzati». <27
Intanto, mentre proseguono le agitazioni universitarie e le conseguenti azioni giudiziarie a carico dei manifestanti (a Genova, ad esempio, le assemblee del 7 marzo nella Facoltà di Lettere provocano 150 fermi e 108 denunce), aumentano le occupazioni nei Licei: il 6 marzo il Parini a Milano, quindi il d’Azeglio a Torino e il Mamiani a Roma. Il 10 e l’11 marzo si tiene, nel capoluogo lombardo, un nuovo convegno tra i rappresentanti degli studenti in lotta a Milano, che secondo Viale, «è importante non tanto per le cose che si dicono, ma perché con esso il movimento si pone dichiaratamente al di fuori del sistema politico italiano; fuori e contro la logica parlamentare e la mediazione di partiti e sindacati». <28
Intanto, il livello del conflitto si alza, non soltanto nello scontro tra le forze dell’ordine e gli studenti ma tra studenti di sinistra e di destra: così, il 16 marzo un gruppo di neofascisti guidato dai due leader del Movimento sociale, Giorgio Almirante e Giulio Caradonna, organizza un blitz contro gli studenti riuniti presso la Facoltà di Legge a Roma.

[NOTE]
11 Renato Curcio si iscrive all’Università di Trento alla fine del 1964; l’anno successivo, partecipa alle elezioni per il rinnovo dell’Orut (Organismo rappresentativo universitario trentino) tra le fila degli studenti cattolici del Gdiut. Cattolico, ma a differenza di Curcio praticante, è anche Marco Boato che si iscrive alla Facoltà nel ’63 come anche Rostagno. Per un affresco romanzesco ma attendibile della lotta studentesca trentina cfr. Concetto Vecchio, Vietato obbedire, Bur, Milano 2005.
12 Nel febbraio del 1966, il giornale studentesco «La Zanzara» del liceo Parini di Milano pubblica un’inchiesta interna al liceo intitolata “Cosa pensano le ragazze d’oggi?”. Le studentesse intervistate si esprimono sull’insegnamento della religione e sull’educazione sessuale. La magistratura avvia un’inchiesta che provoca un grande coinvolgimento dell’opinione pubblica cittadina e nazionale: «il caso “Zanzara” ha di fatto funzionato come un formidabile catalizzatore della separazione tra società civile e stato, che tocca tutti gli aspetti e gli assetti delle istituzioni. Partendo da questo piccolo episodio di intolleranza provinciale, le tematiche si estendono fino a coinvolgere il parlamento, la presidenza della repubblica e tutte le associazioni dei magistrati e dei giornalisti, in una riflessione critica assai profonda e radicale sui mali della società italiana». Nanni Balestrini, Primo Moroni L’orda d’oro 1968-77, SugarCo, Milano 1988, p. 189.
3 Eugenio Scalfari, Un crisantemo sul letamaio, «L’Espresso», 8 maggio 1966.
14 Balestrini e Moroni, L’orda d’oro cit. p. 202.
15 Torino, città della Fiat e della grande borghesia produttiva, «ha cioè tenuto a battesimo fenomeni, processi e attività che poi altrove, in Italia, esclusa l’industria automobilistica, hanno avuto modo di giungere a maturo compimento». Bruno Bongiovanni, Il sessantotto studentesco e operaio in Storia di Torino, vol. IX, Einaudi, Torino 1999, pp. 779-826. Sulla contestazione torinese si veda anche Romolo Gobbi, L’insurrezione di Torino, Guanda, Parma 1968.
6 Contro l’università fu pubblicato per la prima volta in «Quaderni piacentini». Ora in GuidoViale, Il sessantotto: tra rivoluzione e restaurazione, Mazzotta, Milano 1978.
17 Don Lorenzo Milani, Lettera a una professoressa, Firenze, Libreria editrice fiorentina, Firenze 1967.
18 Cfr. Donatella Alfonso e Luca Borzani, Genova, il ’68, Frilli, Genova 2008.
9 Luigi Bobbio, Le lotte nell’Università. L’esempio di Torino in «Quaderni piacentini», n.30, 1967.
20 Crainz, Il paese mancato cit., p. 243.
21 Robert Lumley, Il Movimento Studentesco di Milano in Le culture e i luoghi del ’68 cit.
22 I documenti dell’occupazione torinese sono pubblicati il mese successivo sulle pagine di «Quindici», 15 gennaio 1968. Come ha osservato Marcello Flores «Quindici», pubblicando una grande quantità di documenti del Movimento studentesco, adempie alla funzione di creare «una sorta di archivio del presente». Flores sostiene che però la rivista diede un contributo insignificante sia a livello politico che culturale al Movimento, tanto da non sopravvivere ad esso. Cfr. Il ’68 attraverso le riviste: anticipazioni, convergenze, fraintendimenti in Il sessantotto, l’evento e la storia cit., p. 120.
23 Marco Revelli, Il movimento studentesco a torinese in «Annali della Fondazione Michieletti», 1988-89, 4, p. 263.
24 Anche il testo della carta rivendicativa è pubblicato su «Quindici», 15 febbraio 1968.
25 Franco Piperno, ’68, l’anno che ritorna intervista a cura di Pino Casamassima, Rizzoli, Milano 2008.
26 Rossana Rossanda, L’anno degli studenti, De Donato, Bari 1968, p. 48.
27 Cit. in Alexander Höbel, Il Pci di Longo e il ’68 studentesco, «Studi storici», 2, aprile-giugno 2004.
28 Viale, Il Sessantotto tra rivoluzione e restaurazione cit., p. 56.
Irene Mordiglia, Provocare il disordine senza amarlo. Il Movimento studentesco italiano tra crisi della presenza e meccanismi di reintegrazione (1967-1969), Tesi di Dottorato, Università degli Studi di Pisa, Anno accademico 2013-2014