Quando è nato il Savinio che leggiamo oggi?

Nel 1995 la casa editrice Adelphi ha avviato l’ambizioso e complesso progetto di ripubblicazione e recupero delle opere letterarie e giornalistiche di Alberto Savinio. I volumi per ora editi sono tre <1, ordinati per generi: Hermaphrodito e altri romanzi, che comprende i romanzi pubblicati tra il 1918 e il 1946, Casa «La Vita» e altri racconti, che copre la produzione di Savinio compresa tra il 1938 e il 1952, e Scritti dispersi 1943-1952, che raccoglie gli articoli giornalistici dall’autore non destinati a una ripubblicazione. Quest’ultimo volume riproduce, integrandolo con alcuni testi nuovi e con un cospicuo apparato critico, la selezione degli scritti dispersi di Savinio curata per Bompiani da Leonardo Sciascia e Franco De Maria nel 1989. Ogni volume è corredato di una Nota ai testi che ne spiega la storia interna ed esterna <2. Parallelamente all’operazione Adelphi, a partire dai primi anni Novanta anche la bibliografia critica saviniana si è arricchita di un nutrito numero di studi significativi, vòlti a indagare segmento per segmento il variegato raggio d’azione e di pensiero di uno tra gli autori italiani più prolifici e arguti della prima metà del XX secolo. In particolare, rivestono un’imprescindibile importanza gli studi di Pia Vivarelli (per il pittore) e di Paola Italia (per lo scrittore). La prima, nel 1990, ha pubblicato il catalogo Savinio. Gli anni di Parigi. Dipinti 1927-1932, cui ha fatto seguito nel 1996 il Catalogo generale delle opere di Savinio <3; la seconda, a cui si deve il più ingente lavoro di filologia d’autore finora svolto su Savinio, ha invece curato nel 1999 la pubblicazione del catalogo Le carte di Alberto Savinio, strumento prezioso per orientarsi nel Fondo Savinio conservato a Firenze presso l’Archivio Contemporaneo «Alessandro Bonsanti» del Gabinetto scientifico letterario «G.P. Vieusseux» <4; nel 2004 è apparso invece il saggio Il pellegrino appassionato. Savinio scrittore 1915-1925 <5, che illustra con acribia di dettagli e mediante una serie di testi inediti l’attività letteraria e giornalistica di Savinio dalla travagliata stesura e confezione di Hermaphrodito (1916-1918) alla collaborazione con i quotidiani «Il Nuovo Paese» e «Il Corriere Italiano» (1923-1924). Meritano di essere segnalati anche il saggio di Marco Sabbatini, L’argonauta, l’anatomico, il funambolo: Alberto Savinio dai Chants de la mi-mort a Hermaphrodito (1997) <6, che si occupa del periodo della scrittura saviniana che precede l’arco di tempo considerato da Paola Italia nel 2004, e il volume, curato nel 2007 da Vincenzo Trione e Giuseppe Montesano per Adelphi, La nascita di Venere. Scritti sull’arte <7, che ripubblica gli articoli di Savinio apparsi su «Valori Plastici» tra il 1918 e il 19218. Come risulta da questa breve rassegna bibliografica, gli studi sistematici sulle vicende biografiche e le attività culturali di Savinio scrittore, giornalista e pittore ci permettono di coprire, anche se in maniera non continuativa, un arco temporale di circa trent’anni: i saggi di Marco Sabbatini e di Paola Italia per l’intervallo compreso tra il 1914 e il 1925; il catalogo di Pia Vivarelli per il soggiorno parigino (durante il quale l’attività letteraria di Savinio si limitò alla collaborazione sporadica ad alcune riviste italiane) <9; il volume Scritti dispersi per la fase che va dal 1943 al 1952 (anno della morte dello scrittore). Si presenta invece evidentemente lacunoso il decennio compreso tra il 1933 – anno in cui Savinio lasciò la Francia, dove si era trasferito nel 1926 per tentare la carriera pittorica – e il 1943. Per quanto riguarda questo periodo, la critica non si è ancora esercitata in maniera sistematica, per cui non disponiamo né di saggi né di studi comparabili a quelli sopra elencati, ma solo di alcuni volumi nei quali sono stati raccolti articoli di Savinio di vario genere, dai pezzi di costume e attualità alle cronache teatrali e cinematografiche.
Mi riferisco in particolare a Scatola Sonora <10 che comprende gli scritti di Savinio sulla musica pubblicati dai primi anni Venti fino agli anni Cinquanta (1955, 1977 e 2017); Torre di Guardia <11, selezione di articoli usciti sulla «Stampa» tra il 1933 e il 1943 (1977); Il sogno meccanico <12, antologia di scritti di critica cinematografica (1981); Palchetti Romani <13, che ristampa le cronache teatrali apparse su «Omnibus» di Leo Longanesi tra il 1937 e il 1939 (1982); Dieci processi <14, che propone i testi pubblicati da Savinio sulla rivista giuridica «I Rostri» tra il 1932 e il 1935 (2003). A questi volumi si aggiunga la pubblicazione, nel 1999, del carteggio Un’amicizia senza corpo. La corrispondenza Parisot-Savinio. 1938-1952 <15, che ripercorre il rapporto tra lo scrittore italiano e il suo traduttore francese. La mole di materiale pubblicata è, senza dubbio, ingente e variegata; tuttavia, essa non è sufficiente a illuminare né tantomeno a contestualizzare i confini di un’attività culturale e lavorativa protrattasi per un decennio in un’Italia del tutto fascistizzata, nonché attiva – proprio a partire dagli anni Trenta – nella «fabbricazione del consenso» e nella creazione del mito della «missione universale» che il fascismo doveva svolgere appoggiandosi alla gloriosa tradizione italiana per dare vita all’«Uomo nuovo». <16 Lo scopo principale di questo lavoro consiste allora nel tentare una prima e sistematica ricognizione dei rapporti intrattenuti da Savinio con l’apparato culturale del regime fascista, con il quale egli dovette confrontarsi per lavorare e per sopravvivere, ricavandosi degli spazi di espressione densi di criticità non ancora del tutto chiarite. A questo fine è stata presa in esame l’intera produzione giornalistica di Savinio negli anni 1933-1943, analizzando circa una trentina di testate (per un totale di più quasi 1400 pezzi, solo in parte ripubblicati in altre sedi <17) e valutando caso per caso la natura delle scelte poetiche e politiche dello scrittore, spesso in bilico tra il partecipe attivismo e il cauto isolamento. Per offrire un quadro il più possibile completo ed esaustivo del decennio preso in considerazione, si è reso necessario ripercorrere alcune vicende precedenti il rientro in Italia di Savinio, e tali da giustificare l’accoglienza non troppo entusiastica che, nel 1933, fu tributata all’artista e al fratello Giorgio De Chirico da alcune frange del fascismo strapaesano toscano. A questo proposito, il capitolo I («Il pittore con la macchina da scrivere») si sofferma su uno spiacevole caso incorso ai due fratelli nel 1927, quando entrambi rilasciarono al quotidiano parigino «Comoedia» alcune interviste non troppo lusinghiere nei confronti del regime. Da qui, come si vedrà, il sorgere di alcune risentite reazioni, riemerse con violenza nel dicembre 1933 in concomitanza con il trasferimento di Savinio in Italia e con il suo iniziale soggiorno a Firenze. L’episodio delle interviste, al quale è stato necessario accompagnare una breve ricostruzione dell’attività parigina dell’artista negli anni 1926-1932, ha permesso di valutare con maggiore consapevolezza i rapporti di Savinio con gli intellettuali fiorentini, nonché di analizzare con maggiore cautela alcune scelte politico-culturali attuate al momento del definitivo ritorno in patria, e forse influenzate dalla necessità di non inimicarsi una realtà ormai sempre più avviata verso la totale fascistizzazione. Nei capitoli successivi, sono stati isolati tre aspetti (necessariamente interrelati) del modus operandi di Savinio negli anni oggetto d’analisi: l’iniziale adesione alle teorie fasciste sull’«arte nuova» che lo scrittore mise in atto nella prima metà degli anni Trenta, sia avvicinandosi agli ambienti che ruotavano attorno al periodico «L’Universale» di Berto Ricci <18 sia mediante la fondazione e la direzione di due riviste, la milanese «Colonna» e la comasca «Broletto» <19; la collaborazione regolare alle terze pagine di testate fascistizzate come «La Stampa» (1933-1943) di Alfredo Signoretti, «La Nazione» (1933-1938) di Maffio Maffii, «Il Lavoro Fascista» (1936-1939) di Luigi Fontanelli, «Il Mediterraneo» (1939-1943) di Giuseppe Bucciante <20; la costante attività di Savinio come critico d’arte, che ha permesso di isolare un nuovo e affascinante tesoretto di «scritti dispersi», grazie ai quali cogliere il farsi di una poetica e di un’estetica progressivamente sempre più orientate, come si vedrà nel corso del lavoro, verso le istanze dell’antifascismo. Per quanto riguarda il primo punto, l’analisi delle attività svolte da Savinio a Firenze nel 1933, unitamente allo studio delle esperienze di «Broletto» e «Colonna» (aspetti affrontati nel capitolo II, Ritorno ai «valori plastici» e nel capitolo III, Per la «nuova» civiltà italiana. «Colonna» e «Broletto»), ha permesso da una parte di valutare in che misura la politica culturale di Savinio fosse subordinata alla necessità di inserirsi senza traumi eccessivi nel panorama dell’Italia fascista, e dall’altra di stabilire quanto le sue scelte siano state veicolo effettivo e consapevole di teorie sull’arte e sulle sue funzioni pedagogiche sinceramente condivise. In merito al secondo punto, si è tentato di chiarire la natura dei rapporti di Savinio con la stampa fascista (e fascistizzata), concentrandosi in particolare sulle collaborazioni non ancora studiate dalla critica e isolando di volta in volta gli interventi di attualità, arte e costume destinati a gettare nuova luce sull’attività intellettuale (e latamente politica) di Savinio negli anni Trenta. A tale aspetto sono dedicati il capitolo IV, «Un angolo magico» in terza pagina. «La Nazione» e «La Stampa», e il capitolo V, Tra attivismo e isolamento. Case di vetro, comete, sorbetti. Entrambi i capitoli si snodano attraverso lo studio di testi mai riproposti in volume, la cui comprensione è stata di cruciale importanza per illuminare l’attiva e lucida partecipazione di Savinio agli aspetti macroscopici e microscopici della storia italiana ed europea nel complesso decennio preso in considerazione. Particolarmente interessante è stata l’analisi degli articoli pubblicati da Savinio sul «Lavoro Fascista»: su questa testata lo scrittore animò contemporaneamente, e per circa tre anni, cinque rubriche di terza pagina, sulle quali non esiste ancora alcuno studio <21; una di queste, Punto contro Punto, è anonima, ma è stato possibile attribuirla a Savinio grazie a riscontri con altri testi noti e per la presenza in archivio dei ritagli corrispondenti. Significative sono inoltre le rubriche L’Italia del Lavoro, occupata da resoconti di viaggio nell’Italia mussoliniana, e Casa di vetro (evocativa fin dal titolo), che allude sia alla frase di Mussolini «il fascismo è una casa di vetro» sia alla Casa del Fascio di Giuseppe Terragni, inaugurata nel 1936 e ispirata alla frase del Duce. Ugualmente considerevole e non ancora studiata è la collaborazione di Savinio a «Il Mediterraneo», mensile, e poi settimanale illustrato, diretto dal giornalista/avvocato Giuseppe Bucciante, con il quale lo scrittore strinse un’amicizia testimoniata sia da carte d’archivio sia da Bucciante stesso nel suo I generali della dittatura <22. La ricostruzione della collaborazione al «Mediterraneo» ha permesso di portare alla luce un aspetto del tutto inedito della produzione giornalistica di Savinio, che dalle pagine del settimanale di Bucciante seguì con straordinario acume e partecipazione l’evolversi della prima fase della Seconda Guerra Mondiale (settembre 1939-luglio 1940). Infine, il terzo aspetto che si è rivelato urgente approfondire si è giovato dell’impiego di materiali in parte inediti o ancora poco conosciuti, che hanno permesso di ripercorrere le principali evoluzioni del pensiero saviniano sull’arte nel decennio 1933-1943 e di ricucire un tessuto teorico, etico ed estetico che avrebbe altrimenti rischiato di restare privo del suo corpo centrale. Tale indagine si è principalmente articolata attorno ai testi di tre conferenze tenute da Savinio sull’arte moderna tra il 1933 e il 1942: il discorso Tramonto dell’Occidente. Aurora di una nuova civiltà italiana, pronunciato il 12 maggio 1933 all’Istituto Fascista di Cultura di Firenze (e connesso ai testi pubblicati su «Colonna») <23; una conferenza intitolata Arte moderna, tenuta il 1° maggio 1937 alla «Galleria della Cometa» di Roma <24; la lettura tenuta nel 1942 per il Lyceum di Firenze, intitolata Pittori italiani del 900 in Francia <25.
A questi testi si devono aggiungere almeno altri quattro scritti sull’arte, che hanno permesso di circoscrivere un primo nucleo di scritti di indubbio valore artistico e documentario: il discorso di inaugurazione della mostra di Ottone Rosai alla «Galleria Tre Arti» di Milano, tenuto da Savinio il 2 dicembre 1933 e confluito in parte sull’«Universale» del 25 dicembre 1933 e in parte sul catalogo della mostra; <26 il discorso di inaugurazione della mostra di disegni di Vincenzo Gemito alla «Galleria della Cometa» tenutasi a Roma nel giugno 1938, confluito nel catalogo della mostra; <27 il testo (senza titolo) di introduzione a una personale di Savinio stesso tenutasi alla «Galleria del Milione» di Milano nella primavera 1940 <28; la monografia dedicata da Savinio a Leo Longanesi, uscita nel 1941 per la collezione Arte Moderna Italiana a cura di Giovanni Scheiwiller <29.
[…] È in questo arco temporale che lo scrittore – anche in concomitanza con i sempre più evidenti fallimenti del regime (la Guerra di Spagna, il Patto d’Acciaio, le leggi razziali, l’entrata in guerra dell’Italia al fianco della Germania) – iniziò a maturare una sempre più marcata (per quanto estremamente raffinata) strategia del dissenso, criticando la politica linguistica del fascismo, attaccando il mondo cattolico, abbracciando le teorie freudiane, evitando di collaborare al «Primato» di Giuseppe Bottai.
[…] Nel periodo di ripiegamento e di progressivo distacco dalle istanze culturali del fascismo negli ultimi anni della dittatura (1939-1943), spicca tuttavia un episodio, se vogliamo anomalo, di rinnovata e obbediente presa di posizione a favore del regime. La firma di Savinio compare infatti nel numero di novembre-dicembre 1939 della rivista «Antieuropa» di Asvero Gravelli, con un pezzo intitolato Ipocrisia del «lei» e destinato a dimostrare quanto «borghese» fosse l’uso del pronome che dal 1938 il regime aveva tentato di abolire.
Si tratta di un caso isolato di questi anni, ma significativo perché ci permette di fare un’importante riflessione. L’intero articolo è dedicato alla denigrazione dell’uomo borghese, topos della retorica fascista fin dalle origini. Ma come si concilia questa denigrazione, apparentemente «allineata» ai Diktat della propaganda, col pensiero complessivo di Savinio indagato sul lungo termine?
[…] Da questo piccolo episodio, che potremmo quasi considerare come una sineddoche, sorgono alcuni interrogativi, ai quali questo lavoro ha cercato di offrire delle plausibili risposte: quanta parte del pensiero saviniano ha potuto trovare comodamente spazio nell’ideologia fascista? In che modo il ritorno all’ordine, l’autonomia dell’artista, la conciliazione di antico e moderno, il disprezzo del borghesismo, il trionfo della civiltà mediterranea – concetti che si ritrovano sia nel Savinio di «Valori Plastici» sia in quello del dopoguerra – si sono impigliati nel progetto di rinnovamento dell’arte promosso dal fascismo?
E ancora: il Savinio che leggiamo oggi, in particolare quello «naturalmente non fascista» (come l’ha definito Leonardo Sciascia) di Sorte dell’Europa e di Nuova enciclopedia, quando è «nato», quando si è formato, come è stato tramandato, letto e interpretato?
Per rispondere a queste domande non è stato sufficiente limitarsi al decennio 1933-1943, ma è stato necessario sconfinare oltre il «comodo» margine imposto dal crollo del fascismo e affrontare lo snodo – complesso, fecondo, creativo, contraddittorio – degli anni 1943-1944.
In questa delicatissima fase, affrontata nell’ottavo e ultimo capitolo, L’Europa è la tomba di Dio. Il 1943 di Alberto Savinio, lo scrittore si trova ad assistere al repentino «cambio della guardia» di due testate nazionali di rilievo come «La Stampa» e «Il Popolo di Roma», alle quali da tempo collaborava con cadenza quasi giornaliera.
All’indomani del 25 luglio 1943, Alfredo Signoretti, direttore del quotidiano torinese, fu estromesso e sostituito da Vittorio Varale; Paolo De Cristofaro, a capo del giornale romano, fu sostituito nella direzione da Corrado Alvaro, che mantenne tale carica fino al 14 settembre, ovvero fino a quando il quotidiano non passò nuovamente sotto il controllo del Ministero della Cultura Popolare. Di fronte a tali cambiamenti, Savinio reagì molto diversamente: se, come si vedrà, da una parte scelse di abbandonare (anche in modo piuttosto brusco) la redazione de «La Stampa», dall’altra rimase nell’organico del «Popolo di Roma», che Alvaro diresse come un «foglio democratico in regime di libera stampa» <35. Risale a questi mesi anche la prima presa di contatto di Savinio con la redazione del «Corriere della Sera», solitamente datata al 1946 e invece ascrivibile al settembre 1943, come dimostra la corrispondenza con Filippo Sacchi (appena nominato direttore del «Pomeriggio», edizione pomeridiana «Corriere della Sera») rinvenuta nel Fondo Savinio <36.
[…] A partire dal luglio 1944, Savinio affidò alle pagine del «Tempo» una costellazione ponderata e strutturata di riflessioni sull’Europa, sull’Italia e sulla Germania che avrebbero successivamente trovato spazio in Sorte dell’Europa e in Nuova enciclopedia.
Si tratta di una fase fondamentale per la definizione della poetica saviniana, grazie alla quale documentare il preciso delinearsi di una coscienza poetica e civile nata in qualità di palese reazione al regime: Savinio – ribaltando alcune fondamentali posizioni assunte nel quinquennio 1933-1938 – considera il fascismo come un’espressione politica e culturale chiusa, le cui manifestazioni apparterrebbero a una concezione ancora «tolemaica» e «teocratica» dell’universo. Il fascismo totalitario è paragonato a un’enorme cupola fagocitante, al riparo della quale agiscono come automi telecomandati gli uomini «latini» (leggasi «ottusi», «limitati», tardi nei movimenti), ignari e beati della loro confortevole posizione di gregari.
Proprio l’«uomo latino», che nei primi anni Trenta Savinio aveva identificato come l’unico in grado di resistere – grazie al rinnovamento imposto da Mussolini – al generale decadimento dell’Europa e dell’Occidente, viene ora ridotto a una posizione di quasi patetica inferiorità, e ad esso viene sostituito l’«uomo greco», le cui prime apparizioni nel mondo saviniano sono riconducibili alla fase 1942-1943. In posizione antitetica rispetto all’uomo latino, l’uomo greco è figlio dell’universo «copernicano», e come tale mostra una personale e insostituibile capacità di critica e di giudizio, disponendo di una mente aperta che gli permette di affrancarsi dai modelli esterni precostituiti. In questo senso, allora, se l’uomo latino prospera e si moltiplica all’interno dei regimi totalitari, l’uomo greco è un promotore democratico di libertà, al quale Savinio affida il compito di costruire una nuova Europa su basi liberali e socialiste.[…]

[NOTE]
1 I volumi sono usciti sotto la direzione di Alessandro Tinterri nella collana La nave Argo.
2 Hermaphrodito e altri romanzi, a cura di Alessandro Tinterri, introduzione di Alfredo Giuliani, Milano, Adelphi, 1995; Casa la «Vita» e altri racconti, a cura di Alessandro Tinterri e Paola Italia, Milano, Adelphi, 1999; Scritti dispersi. 1943-1952, a cura di Paola Italia, con un saggio di Alessandro Tinterri, Milano, Adelphi, 2004.
3 Savinio. Gli anni di Parigi. Dipinti 1927-1932 (Verona, Palazzo Forti e Galleria dello Scudo, 9 dicembre 1990-10 febbraio 1991), Milano, Electa, 1990; Alberto Savinio, Catalogo generale, a cura di Pia Vivarelli, Milano, Electa, 1996. Si rimanda anche al catalogo Alberto Savinio, scritti di Maurizio Fagiolo, Daniela Fonti, Pia Vivarelli (Roma, Palazzo delle Esposizioni, 18 maggio-18 luglio 1978), Roma, De Luca, 1978
4 Le carte di Alberto Savinio (Firenze, Archivio Contemporaneo «Alessandro Bonsanti», 11 novembre-11 dicembre 1999). Mostra documentaria del Fondo Savinio a cura di Paola Italia, con i bozzetti e i figurini per l’Armida del XV Maggio Musicale Fiorentino a cura di Moreno Bucci, premessa di Enzo Siciliano, Polistampa, 1999.
5 Paola Italia, Il pellegrino appassionato. Savinio scrittore. 1915-1925, con un’Appendice di testi inediti, Palermo, Sellerio, 2004.
6 Marco Sabbatini, L’argonauta, l’anatomico, il funambolo: Alberto Savinio dai Chants de la mi-mort a Hermaphrodito, Roma, Salerno, 1997.
7 Alberto Savinio, La nascita di Venere. Scritti sull’arte, a cura di Giuseppe Montesano e Vincenzo Trione, con nove disegni dell’autore, Milano, Adelphi, 2007.
8 Per la collaborazione di Savinio alla rivista di Mario Broglio si rimanda a Paolo Fossati, «Valori Plastici» 1918-1922, Torino, Einaudi, 1982.
9 Si contano solo alcune collaborazioni (in più di un caso si tratta di articoli non ripubblicati in volume) con «L’Ambrosiano» di Enrico Cajumi; la «Fiera letteraria» di Umberto Fracchia prima e di G.B. Angioletti e Curzio Malaparte poi; «L’Italiano» di Leo Longanesi e «Il Secolo XX» di Guido Cantini. La maggior parte degli articoli inviati all’«Ambrosiano» è stata raccolta da Savinio stesso nel volume Souvenirs, Roma, Nuove Edizioni Italiane, 1945; il volume è stato ripubblicato nel 1989 per Sellerio, con introduzione di Héctor Bianciotti.
10 Alberto Savinio, Scatola sonora, introduzione di Fausto Torrefranca, con dodici riproduzioni di dipinti di Alberto Savinio, Milano, Ricordi, 1955. Il volume ha avuto due successive edizioni: Scatola sonora, introduzione di Luigi Rognoni, Torino, Einaudi, 1977, e Scatola sonora, a cura di Francesco Lombardi, con un saggio di Mila De Santis, Milano, Il Saggiatore, 2017.
11 Alberto Savinio, Torre di guardia, a cura di Leonardo Sciascia e con un saggio di Salvatore Battaglia, Palermo, Sellerio, 1977.
12 Alberto Savinio, Il sogno meccanico, a cura di Vanni Scheiwiller, introduzione di Mario Verdone, Milano, Scheiwiller, 1981.
13 Alberto Savinio, Palchetti romani, a cura di Alessandro Tinterri, Milano, Adelphi, 1982.
14 Alberto Savinio, Dieci processi, a cura di Gabriele Pedullà, con dieci disegni dell’autore, Palermo, Sellerio, 2003.
15 Giuditta Isotti Rosowsky, Un’amicizia senza corpo. La corrispondenza Parisot-Savinio. 1938-1952; testo francese a fronte, Palermo, Sellerio, 1999. Sono stati inoltre pubblicati i seguenti contributi all’epistolario: Maria Carla Papini, Alberto Savinio. Cinquantanove lettere ad Ardengo Soffici, in «Paradigma», V, 4, febbraio 1982, pp. 323-373, e Maria Savinio, Con Savinio. Ricordi e lettere, a cura di Angelica Savinio, con una nota di Leonardo Sciascia, Palermo, Sellerio, 1987.
16 Sull’argomento si vedano Philip V. Cannistraro, La fabbrica del consenso. Fascismo e mass media, prefazione di Renzo De Felice, Roma-Bari, Laterza, 1975; Mario Isnenghi, Intellettuali militanti e intellettuali funzionari. Appunti sulla cultura fascista, Torino, Einaudi, 1979; Gli anni Trenta. Arte e cultura in Italia (Milano, 27 gennaio-30 aprile 1982), catalogo della mostra a cura di Renato Barilli, Gabriele Mazzotta, Milano, 1982; Mario Isnenghi, L’Italia del Fascio, Firenze, Giunti, 1996; Luisa Mangoni, L’interventismo della cultura, Torino, Aragno, 2002; Gabriele Turi, Lo stato educatore. Politica e intellettuali nell’Italia fascista, Roma-Bari, Laterza, 2002.
17 L’elenco degli articoli pubblicati da Savinio tra il 1933 e il 1943 è consultabile in appendice. Gli articoli non segnalati dalle precedenti bibliografie sono stati indicati con un asterisco. La bibliografia in appendice integra, per quanto riguarda il decennio 1933-1943, la bibliografia curata da Monica Davini nella sua tesi di dottorato Alberto Savinio. Bibliografia testuale, discussa presso l’Università per stranieri di Siena nell’a.a. 2010-2011 con relatori Paola Italia e Luigi Trenti. A sua volta, Davini corregge e integra la bibliografia riprodotta in Savinio giornalista. Itinerario bibliografico, a cura di Rosanna Buttier, presentazione di Anna Paola Mossetto Campra, Roma, Bulzoni, 1987.
18 Su cui si veda Paolo Buchignani, Un fascismo impossibile. L’eresia di Berto Ricci nella cultura del ventennio, Bologna, Il Mulino, 1994.
19 Sulle due riviste si vedano gli studi di Rosita Tordi Castria, Savinio e la rivista «Colonna», in Letteratura e riviste, Atti del Convegno Internazionale (Milano 31 marzo-2 aprile 2004), a cura di Giorgio Baroni, in «Rivista di Letteratura Italiana», XXIII, 1-2, gennaio-agosto 2005, pp. 347-351 e di Maurizio Pasquero, Un poeta americano sul lago di Como: Ezra Pound, Carlo Peroni e il «Broletto» (1937-1938), Lugano, Agora&Co, 2014. Si segnala anche l’articolo di Alberto Longatti, Savinio, la sfida di «Broletto» e la parentesi lariana, «La Provincia», 3 marzo 2011.
20 Sul giornalismo negli anni del fascismo si vedano Olga Majolo Molinari, La stampa periodica romana dal 1900 al 1926: scienze morali, storiche e filologiche, Roma, Istituto di Studi Romani, 1977; Anna Panicali, Le riviste del periodo fascista, Messina-Firenze, G. D’Anna, 1978; Nicola Tranfaglia, Paolo Murialdi, Massimo Legnani, La stampa italiana nell’età fascista, Roma-Bari, Laterza, 1980; La stampa periodica romana durante il fascismo, 1927-1943, a cura di Filippo Mazzonis, Roma, Istituto di Studi Romani, 1998 (con particolare riferimento al fondamentale contributo di Andrea Cortellessa, Dalla torre d’avorio all’estetica del carro armato. Autonomia ed eteronomia del letterario nelle riviste romane, 1926-1944, pp. 29-83); Nicola Tranfaglia, La stampa del regime 1932-1943. Le veline del Minculpop per orientare l’informazione, Milano, Bompiani, 2005; Giornalismo italiano 1901-1939 e Giornalismo italiano 1939-1968, a cura e con un saggio introduttivo di Franco Contorbia, Milano, Mondadori, 2009; Pierluigi Allotti, Giornalisti di regime. La stampa italiana tra fascismo e antifascismo (1922-1948), Roma, Carocci, 2012 e Quarto potere. Giornalismo e giornalisti nell’Italia contemporanea, Roma, Carocci, 2017.
21 Gli studi che accennano alla collaborazione di Savinio a questo quotidiano sono solo tre: Marcello Carlino, Savinio, Lecce, Milella, 1988, p. 188; Walter Pedullà, Alberto Savinio, in Storia generale della Letteratura italiana, diretta da Nino Borsellino e Walter Pedullà, vol. X, La nascita del moderno, Milano, Rizzoli, 1999, pp. 1136-1182; Alessandro Tinterri, Savinio e lo schermo, in Passione Savinio. Letteratura arte politica (1952-2012), a cura di Toni Iermano e Pasquale Sabbatino, Napoli, ESI, 2013, pp. 11-18.
22 Giuseppe Bucciante, I generali della dittatura, Milano, Mondadori, 1982, pp. 24 e 341. Nel Fondo Savinio è conservato un documento manoscritto senza titolo di tre pagine, contenente una lunga dedica a Giuseppe Bucciante e non datato. In esso Bucciante è paragonato a Eracle (segnatura IT ACGV AS. II. 53.40).
23 Il testo dattiloscritto della conferenza (ventisette carte con correzioni autografe) è conservato nel Fondo Savinio con la segnatura IT ACGV AS. II. 34.2. L. Il testo non è mai stato ripubblicato, ma è possibile leggerne un riassunto a cura di Maria Rosa Bricchi nel volume a cura di Martin Weidlich, Tramonti e aurore di Alberto Savinio. Percorso meandrico di un intellettuale europeo del ‘900, con uno scritto di Paolo Baldacci, Milano, Scalpendi, 2017, pp. 149-152. Un riferimento è contenuto anche in Vincenzo Trione, Atlanti Metafisici, Milano, Skira, 2005, p. 242.
24 Il testo dattiloscritto della conferenza (che prevedeva anche la proiezione di alcune diapositive) è conservato presso il fondo Savinio con la segnatura IT ACGV AS. II. 34.3. Parte di esso è confluito in «Beltempo» (Almanacco delle Lettere e delle Arti edito a Roma tra 1940 e 1942) nel 1942.
25 Il testo è confluito in Italiani nel mondo, letture tenute per il Lyceum di Firenze, a cura di Jolanda De Blasi, Firenze, Sansoni, 1942, pp. 550-567.
26 La personale di Rosai si svolse dal 2 al 16 dicembre 1933; l’articolo, intitolato Rosai a Milano, apparve in «L’Universale», III, 24, pp. 2-3 (si rimanda al capitolo II).
27 La mostra di Gemito si svolse tra il 16 giugno e il 1° luglio 1938; sul catalogo della mostra compare il testo di Alberto Savinio Disegni di Vincenzo Gemito. Un testo intitolato Disegni di Gemito era apparso su «Colonna», III, 4, aprile 1934, p. 17. Ricordiamo infine che a Vincenzo Gemito è dedicata una delle biografie di Narrate, uomini, la vostra storia (Bompiani 1942 e Adelphi 1984), anticipata in parte in Seconda vita di Gemito, in «Omnibus» II, 22, 28 maggio 1938, p. 3.
28 Sul «Bollettino della Galleria del Milione», VIII, 66, 15 aprile 1940-1°maggio 1940, compare anche un intervento di Giorgio De Chirico sulla pittura del fratello.
29 Alberto Savinio, Leo Longanesi, Milano, Hoepli, 1941.
35 Olga Majolo Molinari, «Il Popolo di Roma», La stampa periodica romana dal 1900 al 1926, cit., scheda n. 504, pp. 575-577.
36 La vicenda è ricostruita nel dettaglio nel capitolo VIII.

Lucilla Lijoi, Il sognatore sveglio – Alberto Savinio 1933-1943, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Genova, 2019