Pam il partigiano

Fonte: novecento.org

Una nuova, felice scoperta, grazie alle possibilità di aggregazione e incontro fornite da Internet, si accinge a riempire una casella della Storia del Fumetto italiano rimasta vuota sinora, per oltre 65 anni.
Si tratta dell’autore di Pam il partigiano (1945), albo rarissimo e pressoché sconosciuto, uno dei primi sguardi rivolti dal Fumetto sulla storia (allora recentissima) del Nostro Paese.
A questo albo, presente nella collezione di Luciano Niccolai, punto di riferimento per chi si occupa di fumetti e storia partigiana (ma ricolma di fumetti di ogni tipo, dalla fantascienza all’umorismo) aveva dedicato una giusta attenzione Pier Luigi Gaspa nel pluricitato saggio sulla Resistenza nel Fumetto Per la libertà (Settegiorni Editore, 2009).
Risalente al 1945, ma senza indicazione di data all’interno dell’albo, “Pam il partigiano” si presenta con una eloquente copertina: alla sinistra della testata campeggia una classica immagine del Garibaldi “eroe dei due mondi”, con tanto di poncho, mentre il sottotitolo recita senza tante perifrasi “La storia d’Italia scritta col sangue dei suoi figli”. A sinistra dell’illustrazione, inoltre, in una banda verticale si legge: “AUDACIE EROISMI Pagine di ardimento scritte dai giovani che nelle città e sui monti si batterono per la libertà d’Italia”.
A caratterizzare le gesta di questo immaginario eroe partigiano e del suo amico Poldo, è l’ambientazione nella realtà della Resistenza armata. Pam è infatti protagonista di avvenimenti davvero accaduti e presentati con tanto di bollettino di guerra all’inizio di ogni episodio. Così recita quello che apre il terzo numero della collana, Pam contro tredici: “Settembre 1944 – Azione svolta dalla divisione Oltre Po Pavese, 165^ Brigata Garibaldi “M. Crespi”, reparto Polizia Divisionale “Arditi Bianchi. Presi ventuno prigionieri, tre “1100” e tutte le armi ed il materiale del deposito tedesco di Pontalbera.”
Tale adesione alla realtà, come ci informa sempre Tamagnini “[…] era poi sottolineata anche dall’ultima di copertina, dove un fatto di guerra partigiana era raccontato, partendo dal bollettino che ne dava il comunicato, con tanto di nomi e cognomi di coloro che erano coinvolti […]”.
Ciò detto, va anche rimarcata la notevole qualità stilistica degli albi, disegnati con felice tratto da Nino Camus [Giovanni Camusso], autore di cui il fumetto non aveva prima rivelato traccia e che altre non ne lascerà nemmeno in futuro. Personaggi ben delineati e vignette di grande dinamismo caratterizzano infatti le sue belle tavole in bianco e nero, rigorosamente a sei quadretti (sembra quasi un format bonelliano ante litteram, in pieno stile Dylan Dog o Tex Willer!). Il montaggio serrato, contraddistinto a sua volta da un dialogo privo di fronzoli e funzionale all’azione, e dalla quasi totale assenza di didascalie (fenomeno questo assai raro nel periodo), garantisce inoltre una lettura agile, veloce e coinvolgente delle storie.
Non sappiamo chi sia stato responsabile dei testi della collana (lo stesso Camus?), ma il taglio imposto ne fa un esempio innovativo nell’ambito del fumetto tout court italiano dell’epoca; privo, oltre tutto, di quella retorica un po’ melensa, che spesso caratterizza tante storie e tanti personaggi, coevi e non solo, come vedremo proseguendo il cammino al seguito del partigiano a fumetti […]
Luca Boschi, 150 ANNI D’ITALIA: RITROVATO L’AUTORE DI “PAM IL PARTIGIANO”!, nòva Il Sole 24ORE, 16 marzo 2011

Giovanni Camusso ed il figlio
Fonte: novecento.org

«PAM il Partigiano» è un fumetto molto raro, poco conosciuto anche dagli “addetti ai lavori”; è una serie resistenziale cult, un “fumetto verità d’autore” che niente ha da invidiare a quelli realizzati successivamente da fumettisti “stellati” quali Crepax, Staino, Uggeri, Pratt, etc.., ma a differenza di questi ultimi è stato pubblicato nel 1946.[Tamagnini L. 1995; Gaspa P., Niccolai L. 2009; Niccolai L. e N. 2016]
Camus è un artista all’avanguardia, un anticipatore delle tecniche e dei linguaggi del fumetto; la sua opera è caratterizzata da importanti elementi e tematiche che verranno alla ribalta, soltanto per un nucleo ristretto di addetti ai lavori, a partire dagli anni ’60 del secolo scorso e dai primi anni del 2000.
«PAM il Partigiano» può essere visto come una sorta di graphic novel ante litteram; si tratta infatti di narrazioni di grande spessore trattate in forma di romanzo realizzato a fumetti: letteratura disegnata che riflette la realtà.
Dovremo attendere gli anni Sessanta per trovare i primi graphic novel italiani. Con “La rivolta dei racchi” di Guido Buzzelli e successivamente con l’opera di Hugo Pratt, le tematiche dei fumetti sono diventate più complesse ed i personaggi hanno acquistato profondità psicologica. Questa evoluzione del fumetto ha coinvolto grandi personaggi della cultura italiana quali ad esempio Umberto Eco.
In PAM si ritrova l’anima neo-realista di Camus, vi si scopre la sua vera essenza di “storico a fumetti”, che parte dalla storia per giungere al fumetto, con la speranza che i lettori, partendo dal fumetto risalgano alla storia ed alla verità, in un percorso di conoscenza e consapevolezza.
Anche in questo caso Camus si dimostra un artista largamente in anticipo sui tempi: soltanto nei primi anni del XXI secolo si farà finalmente strada negli esperti la consapevolezza che i fumetti possono “narrare” la storia.
Infatti soltanto nel 2001, all’interno del convegno “Comunicare storia” organizzato dalla Provincia di Arezzo, con l’intervento del grande Sergio Staino e di un giornalista e scrittore conosciuto ed apprezzato come Giampaolo Pansa, si è iniziato a parlare apertamente del fumetto come mezzo per raccontare la storia e mantenere viva la memoria del nostro passato. [Staino S. 2001]
L’argomento è stato approfondito durante i successivi convegni “Il fumetto: fonte e interprete della storia” del 2014 e “La storia a fumetti. Il “Pioniere”, il giornale illustrato per ragazzi” del 2017. [Spagnolli N., Gallo C. e Bonomi G.2014], [Storia a fumetti, Pioniere 2017]
Negli ultimi anni la grande epopea della Resistenza è stata ampiamente trattata in letteratura; è stata oggetto di quadri, di musica e di capolavori cinematografici. Il fumetto ha inventato linguaggi nuovi appropriandosi dell’ arte, invadendo il campo del romanzo, della fotografia, del cinema.
Camus è un antesignano di questa evoluzione. Del tutto naturalmente nel 1946 ha disegnato la sua serie miscelando sapientemente arte, storia, cinema e letteratura, realizzando fumetti di altissima qualità.
In PAM, di Camus si ammira la capacità di cogliere l’atmosfera di suspense e gli umori del tempo, la personalità dei personaggi, il senso del movimento reale e fluido, il taglio particolare delle vignette che ne fanno un piccolo capolavoro grafico e letterario. Ogni vignetta è un affresco di storia resistenziale. Le scene in notturno sono mirabili citazioni dell’arte “più impegnata” in un elegante e coinvolgente uso del bianco e nero. [Niccolai L. e N. 2016]
La serie, inizialmente prevista in sei o più numeri, si è interrotta con il numero cinque a causa della prematura morte dell’Autore; del sesto numero rimangono soltanto tre tavole disegnate, di un interesse estremo, che fanno parte della Collezione Camusso.
[Note di Nino Camus] Tamagnini L. 1995 Pam e le brigate Garibaldi Il fumetto numero 14; Gaspa PL. 2011, Giovanni Camusso: Una rosa (di Bagdad) per il Partigiano, http://lucaboschi.nova100.ilsole24ore.com/2011/04/25/giovanni-camusso-una-rosa-di-bagdad-per-il-partigiano-pam-di-pier-luigi-gaspa/ Accesso 28.08.2017; Staino S., (2001) La storia a strisce. in Atti del convegno di studi “Comunicare storia”, organizzato da Provincia di Arezzo e “Storia e problemi contemporanei”, Arezzo 22-23 febbraio 2001
La grande avventura di Pam il partigiano in Nino Camus

 

Scene notturne da Smacco alla S. Marco in «PAM il partigiano» numero 2
Fonte: novecento.org

[…] Il difficile reperimento della serie «PAM il partigiano» è emblematico delle difficoltà incontrate dai collezionisti di fumetti resistenziali. Dopo aver acquisito con grosse difficoltà i cinque fascicoli a firma Nino Camus, pubblicati da Il Cucciolo di Milano, abbiamo dovuto constatare che ben tre di essi erano privi delle controcopertine, rivelatesi poi di estremo interesse.
Data la rarità e l’importanza di questo fumetto è stata iniziata una convulsa ricerca delle pagine mancanti, che sono state reperite tramite la Biblioteca Civica di Bra, con cui sono stati instaurati cordiali rapporti di collaborazione, e grazie ai Signori Fabio e Grazia Camusso, figli dell’Autore, che con grande sensibilità e cortesia hanno messo a nostra disposizione non solo il suddetto materiale, ma anche interessanti documenti mai pubblicati.
Il lavoro di Nino Camus era già stato oggetto di un precedente articolo di Tamagnini [Tamagnini 1995] ed era stato trattato sia nel catalogo della mostra organizzata dal Comune di Pistoia «Per la libertà. La Resistenza italiana nel fumetto» [Barbi e Niccolai 1955] che nel volume «Per la Libertà. La Resistenza nel fumetto» [Gaspa e Niccolai 2009]. Tutti e tre i lavori erano basati soltanto sul numero 3 della serie, unico allora a disposizione, e presentavano il fumetto come opera di Nino Camus, in quanto l’attribuzione a Giovanni Camusso è avvenuta soltanto nel 2011. Del tutto recentemente sono state da noi raccolte nuove e più precise notizie.
Non è questa la sede per affrontare le ragioni per cui la Resistenza non trovò una giusta collocazione nel panorama fumettistico italiano del primo dopoguerra; questo argomento è stato già ampiamente trattato in altre autorevoli sedi [Anceschi 1995; Tamagnini 1998; Faraci 1998]. Da parti politiche diverse e con motivazioni diverse, la Resistenza nei fumetti italiani fu frettolosamente accantonata per essere rimpiazzata da tematiche più neutrali, soprattutto importate da oltre oceano. Questo fatto, insieme alla prematura scomparsa dell’Autore, fu forse motivo della scarsa diffusione della serie, uscita nel 1946, che per le sue caratteristiche avrebbe meritato un più ampio successo.
Giovanni Camusso nacque a Torino il 23.06.1910. Frequentò l’Accademia di Brera a Milano diplomandosi professore di disegno. A soli diciotto anni, nel 1928, era stato assunto alla FIAT (Società Anonima Fabbrica Italiana di Automobili – Torino) dove lavorò nell’ufficio tecnico della sezione automobili-aviazione. Nel 1937 Camus sposò la signorina Eugenia Pecchioni, donna dotata di grande sensibilità artistica, che gli fu accanto per tutta la vita e gli dette due figli, Fabio e Grazia. Camusso era dotato di una grande e multiforme vena artistica, un acuto spirito satirico e pieno di humor che gli avevano permesso di iniziare, a partire dagli anni ’30, una lunga e proficua collaborazione con vari giornali e riviste dell’epoca. Importante fu la sua carriera di vignettista per le più importanti riviste satiriche italiane quali il «Bertoldo», il «Marc’Aurelio», «Candido», «Becco Giallo», il «Travaso», per le quali lavorò con lo pseudonimo di Nino Camus. Nelle redazioni, Camus fu sempre affiancato da grandi talenti: profonda fu la sua amicizia con Walter Molino, che lo ritrasse nel 1943 in un acquerello attualmente in Collezione Camusso.
Negli anni Trenta e nei primi anni Quaranta numerose sue vignette e racconti illustrati apparvero su la «Domenica del Corriere» e sulla «Tribuna Illustrata». Camus realizzò anche fotoromanzi per «Grand’Hotel» e varie copertine per la «Illustrazione del popolo» con cui collaborò fino al 1944, come dimostra il disegno esecutivo per la copertina del n. 31 del 1944 (Collezione Camusso). Nel 1938/1939, dopo i contatti avuti con la cugina Angela Ruffinelli, Camus si trasferì a Milano per collaborare alla realizzazione de La Rosa di Bagdad, divenendo parte integrante della “famiglia” di Gino Domeneghini. Domenighini era rimasto colpito da Biancaneve ed i sette nani di Walt Disney ed aveva scelto questo tipo di disegni per la preparazione del suo film. Camus dimostrò di avere una particolare conoscenza ed inclinazione per le immagini dal vago sapore disneyano, avendo certamente studiato le strips di Topolino pubblicate sino dal 1930 sull’«Illustrazione del Popolo». Dopo il trasferimento a Milano, e durante la guerra, Camusso lavorò come disegnatore e progettista presso le Industrie Aeronautiche Officine Caproni di Taliedo […]
Nino Camus rivelerà appieno la propria vena neorealista in uno dei suoi ultimi lavori, il fumetto «PAM il partigiano», che lo vede fumettista di genio, attento alla realtà storica, ambientale e civile di quel difficile periodo. Camusso produsse autonomamente questo fumetto nel 1946 mostrando una grandissima capacità di cogliere l’atmosfera di attesa, gli umori, la personalità dei personaggi, con un senso del movimento e del taglio delle vignette che fanno di PAM una serie cult ed un vero capolavoro nel settore dei fumetti resistenziali. Elegante e coinvolgente è il sapiente uso del bianco e nero.
Giovanni Camusso morì prematuramente l’11 marzo del 1947 a causa di una gravissima malattia vascolare.
Analisi critica della grafica
Un esame della parte grafica dell’intera serie ha messo in evidenza la grandissima qualità dei fumetti di Nino Camus. Le copertine, a colori, riportano sull’angolo superiore sinistro l’immagine di Giuseppe Garibaldi, segue il sottotitolo: La storia d’Italia scritta col sangue dei suoi figli. Sulla sinistra, in banda verticale, si legge: AUDACIE EROISMI Pagine di ardimento scritte dai giovani che nelle città e sui monti si batterono per la libertà d’Italia.
Ogni storia riporta un bollettino dell’azione partigiana descritta e dei risultati conseguiti. È questa un’altra delle caratteristiche di tutta la serie, unica nel suo genere, che raramente si ritrova in altri fumetti, soprattutto se si considera l’anno di stampa. I fascicoli misurano 25×17 cm e sono stampati in bianco e nero su una carta sottile, leggermente avoriata, tipica delle produzioni dell’epoca. Le tavole evidenziano una fine regia, certamente sviluppata dall’Autore durante la sua esperienza cinematografica per la realizzazione de La rosa di Bagdad, primo film di animazione italiano. Le vignette hanno un taglio mirabile, l’impaginazione è classica, ma studiata apposta per sottolineare il movimento dell’azione. Questa è un’altra delle caratteristiche peculiari della serie. I personaggi sono ben disegnati, hanno fisionomie decise, mobili e facilmente riconoscibili; il movimento dei corpi è fluido ed altamente realistico, confrontabile in campo cinematografico a sequenze neorealiste. Gli sfondi, sia interni che esterni, sono ricchi, trattati con un sapiente gioco di prospettiva e con dovizia di particolari che li rendono quasi tridimensionali. Il lettering è semplice, chiaro, i testi altamente coinvolgenti.
Dal punto di vista grafico le azioni notturne sono rese in un chiaroscuro molto efficace. Nell’episodio Smacco alla S. Marco parte dell’azione si svolge di notte, e le vignette, soprattutto quelle che descrivono l’attesa del camion e l’azione all’interno delle camerate, si dipanano in un clima di grande tensione, reso alla perfezione dallo sfondo nero in cui i personaggi si stagliano prepotentemente in chiaro. Anche l’episodio narrato nel numero 4 presenta un particolare interesse per le scene notturne. Il contrasto tra luci ed ombre è stato ottenuto in modo diverso a seconda del periodo e dell’atmosfera: con un tratteggio parallelo per le vignette che esaltano l’ambiente ed i gappisti in attesa; con una sorta di tenebrismo a profonde macchie nere e personaggi in chiaro che “bucano” le vignette per ottenere una intensificazione drammatica dell’azione. Le silhouette mobili rendono perfettamente l’atmosfera del momento e la catastrofe incombente […]
Luciano Niccolai e Nadia Niccolai, PAM il partigiano e i fumetti resistenziali nella “Collezione Luciano Niccolai”, novecento.org Didattica della storia in rete, 21 aprile 2016