Nonostante i suoi timori, Volpe dichiarò di essere relativamente rassicurato dalla fermezza della leadership democristiana

Terminando questa prima ricognizione della documentazione del Central Foreign Policy Files, vale la pena di considerare ancora un documento segreto redatto nella seconda metà del successivo settembre 1974. In tale nota si svolgono infatti alcune significative riflessioni sulla situazione italiana di allora, frutto delle impressioni ricevute da Volpe da una serie di incontri con i più importanti uomini politici e d’affari del paese. Il diplomatico presentò la crisi politica ed economica con cui l’Italia si stava destreggiando come particolarmente preoccupante perché indicativa di una serie di possibili conseguenze negative sul lungo periodo: «queste includono l’aumenta accettabilità dei comunisti in Italia e nell’insieme dell’Europa occidentale, la diminuzione della volontà dei partiti democratici di contrastare gli argomenti comunisti e di difendere le politiche e le istituzioni pro-Occidente, e l’erosione dell’immagine americana come risultato dell’utilizzo da parte della sinistra delle questioni relative al sudest asiatico, al Cile, e al recente caso di Cipro» <92. Volpe sottolineò l’esigenza di un impegno maggiore degli Stati Uniti nei confronti del nostro paese, di un maggiore attenzione nei confronti della situazione politica-economica italiana atta a salvaguardare gli interessi comuni. Secondo l’ambasciatore americano bisognava cominciare col porsi alcune domande considerate di primaria importanza: gli sviluppi della situazione italiana erano da considerarsi stabili, erano da guardare con un senso di relativa soddisfazione nei confronti del futuro, o era stato «raggiunto un punto in cui la fiducia del lungo dopoguerra [era stata] spesa e l’Italia [era] in pericolo di provare nuove formule[?]» <93.
Per Volpe bisognava operare un “cambiamento significativo” che non danneggiasse gli interessi statunitensi. Un’operazione di quel tipo era considerata possibile se i democristiani avessero trovato la forza di “modernizzarsi”. Secondo l’ambasciatore, tuttavia, la situazione politica ed economica italiana non permetteva grosse manovre e continuava ad erodere la fiducia e la coesione della coalizione governativa. «Sono impressionato – scrisse Volpe – dal fatto che c’è una distintiva evidenza dell’erosione dei margini dei tradizionali fattori di sicurezza dell’Italia, i.e., l’economia ha problemi finanziari, la forza lavoro è meno disciplinata, l’orientamento della popolazione è cambiato e i partiti politici non si sono adeguati. In più, c’è stato un declino nella nostra fornitura di supporto in Italia» <94. L’attenzione del documento si direzionò poi sul ritorno di immagine degli Usa nella penisola, considerando anche le responsabilità dei comunisti e di tutta la sinistra italiana. «La fiducia dell’Italia negli Stati Uniti è stata afflitta da una serie di fattori negativi che insieme hanno gradualmente favorito il nostro svantaggio. L’immagine degli Stati Uniti è stata offuscata da anni di abusi esteri ed interni sulla questione del Vietnam e da una critica continua basata sul falso assunto che gli Stati Uniti credano di essere il gendarme del globo. C’è stato un progressivo
dominio dei circoli intellettuali italiani (specialmente i media) da parte delle sinistra radicale e un intenso sforzo della sinistra per screditare quelli non pronti a concordare con una visione degli eventi mondiali “progressiva”. Il tempo ha intaccato la generazione che meglio comprende la vera faccia del comunismo, e noi percepiamo una stanchezza pubblica crescente rispetto a quelle voci italiane (e.g. il Psdi) che richiamano l’infinito bisogno di difendere la democrazia italiana contro il pericolo della sinistra. È più facile respingere tali avvertimenti come degli argomenti obsoleti delle forze imperialiste o reazionarie che esaminare i reali interessi italiani e correre il rischio di essere derisi della sinistra. Allo stesso tempo la crescita del “nazionalismo europeo”, stimolato dal gollismo francese, ha contribuito a far percepire la posizione americana in senso competitivo se non di avversione in quei settori dell’opinione pubblica già inclini ad essere sospettosi delle intenzioni o azioni degli Stati Uniti» <95.
La nota di Volpe prese poi in considerazione l’atteggiamento di così definiti “nostri sinceri amici in Italia”, criticando la tendenza di quest’ultimi a farsi assorbire totalmente dai loro problemi immediati e ad evitare in ogni modo di difendere l’immagine degli Usa pubblicamente. Il diplomatico indicò di aver esposto il problema ad alcuni leader politici che gli avevano dato la loro comprensione senza però attivare alcun intervento concreto. La sua critica si diresse poi contro il Psi, giudicato come decisivo elemento di instabilità della coalizione governativa. «I socialisti italiani non hanno mai acquisito la tradizione della responsabilità di governo e si muovono con un occhio ai sindacati e l’altro al Pci. Il centro-sinistra ha, perciò, un’insita instabilità che è esacerbata dalle dure sfide di oggi» <96.
Nello sviluppare la sua analisi sulla situazione di precarietà del centro-sinistra, Volpe non trattò soltanto le questioni strettamente ideologiche ma si soffermò anche su altri “problemi cronici” che a suo avviso mettevano a rischio non solo la formula governativa ma anche l’esistenza stessa di partiti politici italiani. «La concentrazione sul mantenimento del potere – si legge nel documento – ha impedito ai democristiani di focalizzare la necessaria attenzione all’interno del proprio partito sulla corruzione ed il favoritismo. Essi non sono stati in grado di preparare leaders più giovani capaci di fornire il vigore necessario alla riforma del partito e del meccanismo governativo italiano. C’è la chiara evidenza di una crescente crisi burocratica italiana che ha rallentato o ristretto le operazioni governative come quelle concernenti lo sviluppo nel Sud, l’edilizia popolare, le poste, il sistema sanitario pubblico, e il turismo. L’italiano medio percepisce il suo governo come inefficiente e corrotto. La sua sola possibilità è di conoscere qualcuno con il potere che possa “sistemare” le cose per lui» <97.
La critica all’incapacità della Dc di svecchiare il proprio apparato era in linea con la volontà dell’amministrazione americana e, in particolare, del Segretario di Stato, di favorire lo sviluppo nel partito amico di una classe dirigente più moderna, in accordo con le esigenze del paese. Nel memoriale di Monte Nevoso, Aldo Moro avrebbe fatto riferimento proprio a questa tendenza. «Seppi poi – scrisse in quella circostanza Moro -, ed il fenomeno divenne sempre più vistoso, che non mancarono all’Ambasciata occasioni d’incontro politico-mondano al quale peraltro, senza alcun mio dispiacere, non venivo invitato. Si trattava di questo, per quel che ho capito, di una direttiva cioè del Segretario di Stato Kissinger, il quale per realismo continuava a puntare sulla DC, ma su di una nuova, giovane, tecnologicamente attrezzata e non più su quella tradizionale e non sofisticata alla quale io appartenevo. Cominciarono a frequentare
sistematicamente l’ambasciata giovani parlamentari (io so, ad es., di Borruso e Segni; ma immagino che il De Carolis, Rossi ed altri fossero volentieri accettati). Insomma si ebbe qui, non per iniziativa dell’ambasciatore, ma dello stesso Dipartimento di Stato, un mutamento di rapporti, che prefigurava un’Italia tecnocratica, che tra l’altro parla l’inglese, più omogenea ad un mondo sofisticato e, per così dire, più internazionale che si era andato profilando» <98.
Tornando ai contenuti del documento segreto dell’ambasciata americana a Roma, Volpe dovette poi riconoscere che, a fronte dell’immagine di corruzione legata all’operato della Dc, ad essersi fino a quel momento distinti per la loro lealtà e serietà erano proprio i tanto temuti comunisti. «Nel frattempo – continuò la nota -, il Partito comunista italiano offre un sorprendente contrasto nei confronti dei problemi nel campo democratico. Il Partito comunista non ha difficoltà nel mantenere un alto livello di disciplina, probità, e responsabilità nei confronti della comunità. Le amministrazioni locali nella cintura rossa sono modelli di efficienza e onestà comparati alla media di qualsiasi altro luogo in Italia. Imprudenti patronati, corruzione e connessioni con indesiderabili fonti di supporto sono state generalmente evitati dai comunisti» <99.
Il documento segreto evidenziò anche l’importanza del progressivo allontanamento del Pci dall’Unione Sovietica, fatto che rinvigoriva l’immagine di rispettabilità e di attitudine democratica rivendicata dal partito. La ricognizione si concentrò poi sul rapporto tra la crescita del peso politico della sinistra ed il tipo di chiave di lettura generalmente utilizzata per interpretare la violenza politica italiana dell’ultimo periodo. Nel far ciò si considerò con preoccupazione quella che era vista come un’ingiusta tendenza ad accanirsi nei confronti dei soli settori della destra estrema, tendenza che si spingeva fino a coinvolgere gli apparati dei servizi di sicurezza. «I recenti successi della sinistra sono ben illustrati dalla crescita di un ampio consenso rispetto alla tesi che vede la violenza politica in Italia causata interamente dalla destra estrema. Nel ministero degli Interni, è stata accettata la tesi che la violenza politica e la minaccia di sovversione vengano esclusivamente da destra, nonostante il fatto che l’estrema sinistra, specialmente le Brigate rosse, siano chiaramente state responsabili di rapimenti e violenza. In più, si è recentemente verificato un deciso attacco pubblico nei confronti del servizio di intelligence italiano (Sid) che, avendo dimostrato resistenza alla sinistra, è stato messo alla berlina come complice della destra estrema e “servo dei padroni stranieri”» <100.
La principale preoccupazione espressa dal documento concerneva in effetti l’accresciuta capacità di influenza della sinistra italiana e, in particolar modo, i nuovi propositi del partito comunista. «La vigorosa spinta del Pci – proseguì infatti la nota – per un maggiore ruolo nel processo governativo sta accelerando. Mentre il “compromesso storico” viene discusso notiamo la crescente diffusione negli ambienti politici italiani dell’argomento secondo cui democrazia e consenso sono interdipendenti, e secondo cui è solo la linea democratica a portare la maggioranza governativa nella direzione del consenso, includendo in qualche modo il Pci nell’area di governo. Temo che come hanno mostrato gli eventi in Italia, il Pci (e la sinistra in generale) abbia beneficiato della distensione tra Stati Uniti ed Unione Sovietica. Nella fase della distensione il Pci sostiene che la sicurezza fornita dall’alleanza sia superflua. E la cooperazione tra Stati Uniti e Unione Sovietica dà nuova credibilità agli argomenti del Pci che sostengono che l’era del confronto ideologico col comunismo sia finita» <101.
Nonostante i suoi timori, Volpe dichiarò di essere relativamente rassicurato dalla fermezza con cui la leadership democristiana – in particolare Leone, Fanfani, Andreotti e Colombo – si era opposta alla possibilità di fare entrare il Pci nel governo. Anche se solamente Fanfani aveva fatto dichiarazioni pubbliche, vi erano stati i discorsi di Agnelli – a nome della Confindustria – e del Vaticano, citati come segnali positivi di una forte volontà di resistere ai progetti comunisti. Riconoscendo l’importanza di quegli interventi, l’ambasciatore americano non poté però esimersi dall’affermare che le belle parole da sole non potevano bastare e che diveniva sempre più inderogabile un cambio strategico dei leaders e dei programmi della Dc.
Secondo Volpe, le accresciute pressioni della sinistra italiana rendevano meno agevole il lavoro degli Stati Uniti. Per questo il diplomatico ricordò al Segretario di Stato che vi era la necessità di non mettere gli alleati italiani di fronte a scelte difficili, se non in casi di vitale importanza, di agire con cautela e discrezione cercando di evitare di offrire alla stampa italiana materiale per facili strumentalizzazioni. Tanto più, si lamentò Volpe, che le stesse figure considerate amiche degli Stati Uniti raramente intervenivano in modo chiaro e deciso a difesa della linea americana. A titolo d’esempio, citò allora il caso della campagna d’informazione del Pci e del Psi tesa a condizionare l’opinione pubblica contro eventuali modifiche nei rapporti di forza della Nato e contro nuove installazioni militari in Italia, di fronte alla quale quasi nessuna voce si era alzata a sottolineare l’importanza della Nato per la difesa della sicurezza italiana. L’ambasciatore statunitense condannò quella tendenza, e spiegò che si stava mobilitando per smuovere gli ambienti italiani più vicini agli Stati Uniti, in particolare, nell’area afferente alla formazione dell’opinione pubblica. L’Italia che traspariva dalle analisi del documento non era però schierata a senso unico contro gli Usa. «Il quadro – scrisse Volpe – non è tutto tetro. Ho già visitato più di un terzo delle province in tutte le parti d’Italia e ho trovato il tradizionale gran lavoratore italiano che ancora ricorda vividamente la nazione trent’anni fa ed è consapevole di quanto meglio si stia ora. Egli ricorda anche che molto è dovuto all’aiuto iniziale degli Stati Uniti e al continuo supporto americano nel corso degli anni. Queste persone rimangono nostri incrollabili amici e sono pronti a lavorare per fare superare questo periodo alla nazione» <102.
Il documentò considerò poi alcuni aspetti in evoluzione della realtà italiana che potevano mettere in pericolo anche l’assetto democratico della nazione, e suggerì la risposta che avrebbe potuto essere fornita dagli Stati Uniti. «La differenza nella situazione oggi, comunque, comparata ad un decennio fa, potrebbe modificare la nostra opinione su cosa aspettarci dall’Italia. Siamo stati abituati ad aspettarci una buona ma non eccezionale performance inerentemente alle richieste di base dell’alleanza, ma sempre come parte di una solida maggioranza nella Nato, nella Comunità europea e nel campo atlantico. Percepiamo, comunque, che l’Italia possa diventare in qualche misura meno fidata. Dobbiamo compiere gli sforzi necessari ad assicurare che l’Italia sopravviva alle attuali sfide con il suo sistema economico e democratico intatto. Uno specifico strumento deve essere presto disponibile: l’utilizzo dell’assistenza finanziaria degli Stati Uniti che crediamo sarà quasi certamente richiesto alla fine di quest’anno o nel 1975. I particolari di quello che pretenderemo in cambio dovranno essere realistici e attentamente caricati costeggiando la linea tra l’interferenza e il conseguimento degli obiettivi degli Stati Uniti» <103.
Il documento sancì dunque la necessità che gli Usa continuassero ad osservare con attenzione la realtà italiana, preparandosi a fornire il proprio sostegno per evitare che la crisi economica potesse mettere a rischio l’adesione italiana all’area atlantica. Anche se Volpe aveva fatto chiaramente riferimento alla necessità di un’“interferenza” statunitense nei confronti del nostro paese, il destino dell’Italia veniva in ultima istanza rimesso nelle mani degli stessi italiani. «Le nostre decisioni operative nelle circostanze di oggi – concluse la nota – dovrebbero essere prese con il pieno riconoscimento della necessità di tornare ai fondamentali con gli italiani. Chiarire che non ci stanno facendo un favore stando nella Nato. Ci sono per la loro protezione. Gli Stati Uniti non possono salvare i democristiani dalle scorrerie comuniste come alcuni sembrano pensare, o riformare l’amministrazione statale. Noi possiamo aiutare così come lo possono i partners della Comunità europea ma in ultima analisi, gli italiani e specialmente i democristiani devono trovare l’energia, la volontà e l’intelligenza per cavarsela da soli» <104.
[NOTE]
92 Document Number: 1974ROME13042; Draft Date: 20 SEP 1974; SECRET; FM AMEMBASSY ROME TO SECSTATE WASHDC NIACT IMMEDIATE 7043; Subject: REFLECTIONS ON THE CURRENT ITALIAN POLITICAL SCENCE; Drafter: n/a. Firmato Volpe. Cfr. in appendice: Documento 30.
93 Ibidem.
94 Ibidem.
95 Ibidem.
96 Ibidem.
97 Ibidem.
98 F. M. Biscione (a cura di), Il memoriale di Aldo Moro rinvenuto in via Monte Nevoso a Milano, Roma, Coletti, 1993, p. 74. L’impostazione politica di Moro non era vista con favore dal segretario di Stato. Cfr. M. Del Pero, Henry Kissinger e l’ascesa dei conservatori, p. 65. È significativo che anche nel “Memorandum” – databile intorno al 1976 – allegato al “Piano di rinascita democratica” ritrovato all’aeroporto di Fiumicino nel sottofondo di una valigia della figlia di Licio Gelli, a fronte della constazione del pesante momento di crisi attraversato dalla Dc, si avanzasse la proposta di «avviare un processo di rifondazione della Democrazia cristiana che passi anche attraverso il ringiovanimento dei quadri e la sostituzione di almeno l’80% della dirigenza del partito». L’Italia delle stragi, vol. II, L’Italicus, Bologna, il caso Moro, Ustica nella relazione della Commissione Stragi, op. cit., p. 63.
99 Document Number: 1974ROME13042; Draft Date: 20 SEP 1974; SECRET; FM AMEMBASSY ROME TO SECSTATE WASHDC NIACT IMMEDIATE 7043; Subject: REFLECTIONS ON THE CURRENT ITALIAN POLITICAL SCENCE; Drafter: n/a. Firmato Volpe. Cfr. in appendice: Documento 30.
100 Ibidem.
101 Ibidem.
102 Ibidem.
103 Ibidem.
104 Ibidem.
Paolo Pelizzari, 1974. L’Italia attraverso l’occhio statunitense, Associazione Familiari Caduti Strage di Piazza Loggia (Casa della Memoria 28 maggio 1974 Brescia), novembre 2007