Lydia Alfonsi continua a dividersi soprattutto fra televisione, teatro e cinema

Lydia Alfonsi, circa 1962

Dell’attrice Lydia Alfonsi abbiamo rinvenuto tre lettere, a dire il vero poco significative se si pensa alla prospettiva di cogliere spunti nuovi sulla personalità di attrici di teatro delle quali, troppo spesso, rimangono solo delle sterili elencazioni e notizie biografiche. In questo caso, però, dalle missive è possibile trarre notizie sulla carriera e le esperienze personali.
Nata a Parma il 28 aprile 1928 da una famiglia della media borghesia, lascerà presto gli studi per dedicarsi al teatro. Nel 1946 partecipa a “L’Ora del dilettante”, successivamente vince a Pesaro un concorso nazionale di filodrammatica, occasione fortunatissima perché viene notata da un membro della giuria allora molto illustre, il regista Anton Giulio Bragaglia che, colpito dal talento dell’attrice, la chiama a far parte della sua compagnia iniziando di fatto la carriera teatrale di Lydia Alfonsi prevalentemente impegnata in ruoli drammatici come prima donna; è il caso di “Anna Christie” di O’Neill in cui recita nel 1950; “Arlecchino servo di due padroni” di Goldoni con la regia di Strehler nel 1957, opera in cui reciterà molte volte e che l’attrice amerà più delle altre come ella stessa scrive a Gagliano in una lettera del dicembre del 1958 in cui informa il giornalista anche di altri impegni lavorativi: «Quando riuscirà sarò in Olanda – poi Inghilterra – Africa – Medio Oriente. Faremo il mio adorabile “Arlecchino”. Poi torno a fine marzo e inizierò un film con Pellegrini – “Estate nuda” è il titolo – che dirle di più?» (Alfonsi 1958Cb).
più?» (Alfonsi 1958Cb).
L’attrice si dedicherà anche al cinema e alla televisione partecipando a progetti importanti e prestigiosi, fra i più interessanti, la collaborazione in “I tre volti della paura” di Mario Bava nel 1963; nello stesso anno “Un uomo da bruciare” (1963) di Orsini e dei fratelli Taviani.
La stessa attrice ci fornisce informazioni sulla sua attività nelle missive a Gagliano: “A maggio giro un film con Jules Dassin “La Loi”, “La legge” tratto da un proemio Gongourt <39 di quest’anno. Dia pure anche questa notizia. Per me è molto importante questo film. Pensi che avevano fatto un sacco di provini a molte attrici, fra le quali Elsa Martinelli. Non è una bella vittoria? Non è forse ora che il cinema sia fatto anche in Italia dalle attrici di prosa?” (Alfonsi 1958Ca).
E ancora, proprio sul progetto della pellicola “La Loi”, si sofferma in un’altra missiva dello stesso anno e aggiunge altri particolari su progetti in corso: «In gennaio uscirà “La legge” doppiata da me e mi farà piacere, a quel tempo, ricevere un suo saluto al Piccolo di Milano che me lo farà avere all’Estero» (Alfonsi 1958Cb).
Anche nell’ultima lettera del 1959 deduciamo delle interessanti informazioni e un progetto con Walter Chiari: “Walter Chiari mi vuole come primadonna nella sua prossima commedia musicale. A ottobre farò la televisione in un film giallo scritto per la TV da Indro Montanelli. Sabato 1° agosto verrò premiata a Erice con la “Venere d’Argento” per “La legge” e “Arlecchino” all’estero. Mi scriva due righe a Erice che mi arriveranno senz’altro” (Alfonsi 1959C).
Nel 1960 inizia il suo legame professionale e sentimentale con il regista Giacomo Vaccari grazie al quale ottiene una maggiore visibilità e popolarità soprattutto come attrice televisiva; sono di questo periodo, per esempio la partecipazione allo sceneggiato “La Pisana”, tratto dal romanzo di Nievo, “Le confessioni di un italiano”, “Odette” di Sardou; del 1961 “Zio Vanja” di Čechov, e del 1964 “Mastro Don Gesualdo” tratto dall’omonimo romanzo di Giovanni Verga.
Il legame con il regista si interrompe tragicamente dopo solo tre anni quando, nel 1963, questi muore in un incidente automobilistico. Lydia Alfonsi continua a dividersi soprattutto fra televisione, teatro e cinema.
Dalla metà degli anni Settanta abbandona il mondo dello spettacolo per ritornarvi soltanto nel 1988 con il film per la televisione “Una lepre con la faccia da bambina” di Serra, e poi con le brevi partecipazioni a “Porte Aperte” di Gianni Amelio nel 1990 e “La vita è bella” di Roberto Benigni nel 1997 (Lancia, Poppi 2003:10).
[NOTE]
9 In realtà la pellicola è tratta dall’omonimo romanzo di Roger Vailland. Hanno fatto parte del cast anche Gina Lollobrigida e Marcello Mastroianni (Bruttin 2013).
Salvatrice Graci, Giacomo Gagliano, giornalista siciliano: la vita, l’universo femminile, il linguaggio giornalistico. Indagine archivistica e primo riordino del “Fondo Giacomo Gagliano”, Tesi di dottorato, UNED, Universidad Nacional de Educación a Distancia, 2017