Né bianco né viola
Nulla più chiedo.
Contemplare il cielo
che trasfigura la mia terra.
Lontano
dagli incantevoli luoghi di nausea
dove l’anima è fredda,
simile a un crisantemo
né bianco né viola.
Giorgio Orelli, Né bianco né viola, Collana di Lugano 1944
Nel cerchio familiare
Una luce funerea, spenta,
raggela le conifere
dalla scorza che dura oltre la morte,
e tutto è fermo in questa conca
scavata con dolcezza dal tempo:
nel cerchio familiare
da cui non ha senso scampare.
Entro un silenzio così conosciuto
i morti sono più vivi dei vivi:
da linde camere odorose di canfora
scendono per le botole in stufe
rivestite di legno, aggiustano i propri ritratti,
tornano nella stalla a rivedere i capi
di pura razza bruna.
Ma,
senza ferri da talpe, senza ombrelli
per impigliarvi rondini;
non cauti, non dimentichi in rincorse,
dietro quale carillon ve ne andate,
ragazzi per i prati intirizziti?
La cote è nel suo corno.
Il pollaio s’appoggia al suo sambuco.
I falangi stanno a lungo intricati
sui muri della chiesa.
La fontana con l’acqua si tiene compagnia.
Ed io, restituito
a un più discreto amore della vita…
Giorgio Orelli, Nel cerchio familiare, All’insegna del pesce d’oro, 1960
L’ora esatta
In quest’alba che quasi non odora
di fieno e di letame
i padroni di tutto il Viale
della Stazione sono tre piccioni
partiti insieme da presso l’ardita
bottega ove si vende
l’orologio che segna
l’ora esatta per tutta la vita.
Giorgio Orelli, L’ora del tempo, Mondadori 1962