Lavoratori in lotta nella Roma degli anni Cinquanta

13.2. Gli autoferrotranvieri: una categoria operaia sempre in lotta
Come anticipato, gli autoferrotranvieri – che nella capitale erano circa quattordicimila – furono uno dei settori operai maggiormente conflittuali a Roma, all’interno spesso di una più vasta mobilitazione dei dipendenti pubblici. Per fronteggiare questa conflittualità, con l’avvento di Musco in questura, furono adottate disposizioni ancora più precise sulla circolazione delle camionette sostitutive in occasione dei loro scioperi. Ad esempio, in occasione di uno sciopero generale di tutta la giornata nel settore industriale e di quattro nei servizi pubblici contro l’atteggiamento della Confindustria in merito alla richiesta di aumento dell’indennità di contingenza, organizzato da Cgil, Cisl e Uil per il 24 settembre 1953 <216, “l’Ispettorato della M.C.T.C. ha invitato le impese private, esercenti servizi di linea, ad organizzare un servizio sostitutivo nelle ore di sciopero, utilizzando gli automezzi disponibili in sosta a Roma. È da prevedere, inoltre, che, in occasione della sospensione del servizio autofilotranviario, varie camionette di privati saranno messe in circolazione sulle linee urbane. I suddetti servizi sussidiari dovranno essere garantiti e tutelati dagli organi di Polizia contro eventuali azioni di violenza od attentati alla libertà di lavoro. Le misure di vigilanza […] dovranno tendere, non solo a garantire l’assoluta libertà di lavoro del personale che non intende scioperare, la circolazione delle vetture, la protezione dei viaggiatori e la tutela degli impianti, ma anche impedire che, durante lo sciopero, le vetture siano eventualmente fermate, con conseguente arresto delle altre in circolazione. Si dovrà, pertanto, prestare la necessaria assistenza ai Funzionari o controllori dell’ATAC e della STEFER, nell’azione che dai medesimi sarà svolta, per assicurare il servizio, sia pure ridotto, a mezzo del personale non scioperante. All’uopo, si provvederà a far scortare le vetture da due elementi della Forza Pubblica”. <217
Secondo la Cdl, comunque, «la gloriosa categoria degli autoferrotranvieri» dimostrò, «con la disciplinatissima e piena astensione dal lavoro nelle ore stabilite, la sua elevata coscienza sindacale e la sua forza poderosa» <218.
Grazie a questo sciopero, infatti, i lavoratori dell’Atac riuscirono a raggiungere un accordo con l’azienda, che garantì l’elargizione di un premio di 19mila lire «una tantum» e di un’indennità giornaliera ai lavoratori che svolgevano attività particolarmente disagiate <219. Tuttavia, nei mesi successivi continuarono a chiedere miglioramenti delle loro condizioni di vita, attraverso scioperi piuttosto frequenti. L’11 e il 12 aprile 1954, ad esempio, gli autoferrotranvieri attuarono una sospensione del lavoro di 48 ore: nella prima giornata di astensione dal lavoro, su 1.400 vetture, ne circolarono solo 26 (7 tram, 4 filobus, 15 autobus) <220.
Dal 1957 – quando, secondo il prefetto Peruzzo, le difficoltà tra Pci e Psi ostacolavano l’attività sindacale <221 – furono importantissime le lotte intraprese dai dipendenti pubblici. Esse avvennero in un periodo di generale stasi sindacale, che spinse a definire, con un’eccessiva semplificazione, gli anni ’50 come gli anni della «sconfitta operaia». Queste lotte dei dipendenti pubblici condussero alla conquista di una parziale scala mobile <222: ovviamente, in prima linea nella mobilitazione si ebbero gli autoferrotranvieri.
La loro mobilitazione durò anche nei mesi successivi, sempre condotta principalmente dai socialcomunisti. I risultati delle elezioni delle commissioni interne dell’Atac dell’aprile 1957 mostrarono, infatti, una prevalenza della Cgil (5.586 voti su 10.152 validi, pari al 57,78%), seguita dalla Cisl (2.741, 27%), dalla Uil (769 voti, 7,57%), dalla Cisnal (332, 3,27%) e da altri sindacati minori: si trattava, comunque, di un risultato inferiore a quello del 1955, quando la Cgil aveva preso il 68,43% (6.590 voti su 9.629 validi), a fronte del 20,49% della Cisl (1.973 voti), del 5,61% della Uil (541 voti) e del 5,45% della Cisnal (525) <223.
Nell’agosto 1957, il prefetto Rizza descrisse come «seria» l’agitazione dei tramvieri, dovuta al mancato accoglimento da parte dell’amministrazione comunale delle richieste di miglioramenti salariali e di una riduzione dell’orario di lavoro <224: il 2 e il 30 agosto i dipendenti Atac e Stefer scioperarono dalle 9 alle 17. Le stesse preoccupazioni sulle agitazioni degli autoferrotranvieri furono espresse anche nell’ottobre 1957: dopo le «massicce agitazioni realizzate a settembre», infatti, i lavoratori avevano cessato gli scioperi per l’intera giornata, ma avevano iniziato a praticare lo «sciopero a singhiozzo», sospendendo il servizio solo in certi orari, con lo scopo di non inimicarsi l’opinione pubblica. Solo dopo cinque sospensioni di questo tipo, le autorità capitoline decisero di aprire le trattative, giungendo a un accordo il 5 ottobre <225, che pure non accoglieva completamente le richieste dei lavoratori.
13.3 La lotta per il conglobamento e la perequazione della contingenza
Tra fine del 1953 e l’inizio del 1954, inoltre, iniziò la fase più acuta <226 delle agitazioni per il conglobamento (l’unificazione delle diverse voci del salario nei minimi tabellari) e per l’aumento della contingenza a 258 lire al giorno <227, che durò ben 22 mesi <228. Per quanto tutte e tre le organizzazioni sindacali fossero concordi col chiedere una semplificazione delle voci previste nei contratti di lavoro, le loro posizioni differivano sulle richieste specifiche: la Uil proponeva un aumento del salario di base inferiore a quello sostenuto dalla Cgil, la Cisl chiedeva modifiche salariali differenziate tra un settore e l’altro <229.
In questa lotta, fin dal luglio 1953, si distinsero i lavoratori dell‘azienda metallurgica Stigler-Otis, che attuarono quotidiane astensioni dal lavoro e la sospensione degli straordinari <230.
Il 15-16 dicembre 1953 fu proclamato dalla Cgil, dalla Cisl e dalla Cisnal uno sciopero generale nazionale dell’industria, che si svolse in tutto il paese senza particolari incidenti: lo sciopero, diretto contro la Confindustria, chiedeva il conglobamento delle varie voci retributive nella busta paga e l’aumento della contingenza a 258 lire al giorno. A Roma, la percentuale degli scioperanti nei principali stabilimenti fu dell’80-90% <231. In particolare, fu dell’80% negli stabilimenti alimentari, del 60% nelle industrie elettriche, del 70% nelle industrie telefoniche, dell’85% nelle industrie cartarie e poligrafiche, del 55% nelle chimiche, del 95% nelle industrie edili e dei materiali da costruzione, del 75% nelle industrie del legno, del 75% nelle industrie meccaniche e siderurgiche, del 10% in quelle tessili, del 90% nelle aziende autofilotranviarie, del 40% nelle ferrovie secondarie <232. Anche in questa occasione furono organizzati servizi sostitutivi <233.
Nel febbraio 1954 la lotta per l‘aumento della contingenza entrò nel vivo, con gli scioperi degli alimentaristi, dei vetrai e dei poligrafici, che seguivano le agitazioni di edili, metallurgici, chimici, lavoratori del legno e gasisti <234: fu questo l‘inizio della «seconda fase della lotta, […] caratterizzata su scala nazionale dall’intervento massiccio nella vertenza dei lavoratori del triangolo industriale» <235. Mentre proseguivano le astensioni quotidiane dal lavoro in base alla propria categoria, per il 16 febbraio 1954 fu indetto dalla Cdl e dalla camera sindacale della Uil un grande sciopero per tutta la giornata dei lavoratori dell‘industria e dei servizi pubblici, da cui erano escluse le ventidue aziende che già avevano concesso miglioramenti ai lavoratori e i settori in cui erano in corso le trattative <236.
[NOTE]
216 Archivio storico Cgil Lazio, Cdl Roma, Comunicati, 1953, III. Comunicato del 23 settembre 1953. Secondo quanto affermato da Mario Mammucari in una riunione dell’attivo sindacale tenutasi alla Cdl il 22 settembre, lo sciopero era stato indetto perché «le forze del capitalismo […] con la loro politica di reazione all’interno delle aziende, di licenziamenti, di supersfruttamento e di bassi salari, […] mirano ad ignorare le aspirazioni dei lavoratori a stabilire nuovi rapporti di lavoro nelle aziende e a migliorare le loro condizioni di vita» (Ibidem).
217 Acs, Mi, Ps, Ag, 1953, b. 67, f. – Lavoratori dell’industria – Agitazioni – Affari generali. Ordine di servizio del 23 settembre 1953.
218 Archivio storico Cgil Lazio, Cdl Roma, Comunicati, 1953, III. Comunicato del 25 settembre 1953.
219 Ivi. Comunicato del 13 ottobre 1953. Il 14 ottobre anche alla Stefer fu firmato lo stesso accordo (Ivi. Comunicato del 14 ottobre 1953).
220 Archivio storico Cgil Lazio, Cdl Roma, Comunicati, 1954, I. Comunicati dell’11 e del 12 aprile 1954.
221 Acs, Mi, Gab, 1957-60, b. 302, f. 16995/69 – Roma – Relazioni mensili. Relazione sul febbraio 1957.
222 Sull’accordo sull’aumento di tre punti della scala mobile sull’indennità di contingenza del luglio 1956, cfr. Archivio storico Cgil Lazio, Cdl Roma, Documenti organizzativi e politici, Salari 1945-1956, f. 11 – Scala mobile – 1956. Un altro accordo sulla scala mobile fu raggiunto nel gennaio 1957 (Archivio storico Cgil Lazio, Cdl Roma, Documenti organizzativi e politici, 1957, II, f.7 – Cgil – Contratti e vertenze. Circolare della Cgil n. 1462 del 17 gennaio 1957). Cfr. anche Vantaggi e limiti della Scala Mobile, «Notiziario economico-sindacale», XII, 5-6, maggio-giugno 1956.
223 Acs, Mi, Gab, 1957-60, b. 118, f. 13389/69 – Roma – Commissioni interne. Comunicazione del prefetto Peruzzo del 16 aprile 1957.
224 Acs, Mi, Gab, 1957-60, b. 302, f. 16995/69 – Roma – Relazioni mensili. Relazione sull’agosto 1957.
225 Ivi. Relazione sull’ottobre 1957.
226 La lotta per il conglobamento, infatti, era già iniziata nell‘aprile 1953, con in prima fila gli edili (cfr. Archivio storico Cgil Lazio, Cdl Roma, Comunicati, 1953, I. Comunicati dell‘aprile 1953). Il 5 agosto 1953 si era avuto uno sciopero generale di tutti i lavoratori dell‘industria di Roma, con percentuali di adesione molto alte (Archivio storico Cgil Lazio, Cdl Roma, Comunicati, 1953, II. Comunicato del 6 agosto 1953). Già in questo periodo, alcune delle aziende più piccole avevano concesso l‘accordo per fermare le agitazioni (Ivi. Comunicati dell‘agosto 1953). La Cgil, tuttavia, decise di passare a una nuova fase della lotta per il conglobamento e la conseguente perequazione il 22 gennaio 1954 (Archivio storico Cgil Lazio, Cdl Roma, Documenti organizzativi e politici, Salari 1945-1956, f. 10 – Conglobamento e perequazione – 1954. Circolare 1139 del 22 gennaio 1954).
227 La richiesta era di «conglobare» nella busta paga l’assegno di carovita e le indennità minori, oltre che di ottenere degli aumentali salariali. In media il salario mensile di un operaio corrispondeva al 40,6% del minimo necessario per la sopravvivenza: le organizzazioni sindacali, quindi, chiedevano queste 258 lire in più al giorno, per adeguare la retribuzione al 50% del costo della vita (Farroni, Roma e la classe operaia, cit., p. 100). Questa vertenza si trascinò a lungo, ma alla fine tutte le categorie ottennero il conglobamento e alcuni aumenti salariali: la «battaglia per le 258 lire» era durata ventidue mesi e, alla fine, aveva portato a un aumento medio di sole 180 lire. Secondo Francesco Agostino, per la Cdl «la vertenza per il conglobamento fu, probabilmente, la più lunga e la più infelice di quegli anni, in cui si scontarono certamente la repressione, l’isolamento ed il paternalismo padronale, ma anche la crisi organizzativa e l’incapacità di aderire concretamente alla realtà di fabbrica» [F. Agostino, Gli anni della sconfitta e l’inizio della ripresa (1950-1960), in Movimento operaio e organizzazione sindacale a Roma (1860-1960). Documenti per la storia della Camera del Lavoro, volume II, Editrice Sindacale Italiana, Roma 1976, pp. 568-9]. Cfr. anche i documenti della Cdl sulla questione in Ivi, pp. 641-3.
228 Cfr. Turone, Storia del sindacato in Italia, cit., pp. 206-10.
229 L. Musella, I sindacati nel sistema politico in Storia dell’Italia repubblicana, I, La costruzione della democrazia. Dalla caduta del fascismo agli anni cinquanta, Einaudi, Torino 1994, p. 889.
230 Archivio storico Cgil Lazio, Cdl Roma, Comunicati, 1953, III. Comunicati di settembre e di ottobre 1953. L’azienda impiegava allora circa 220 dipendenti (Camera confederale del lavoro di Roma e provincia, Il Lazio, La Linograf, Roma 1954, p. 93). Cfr. anche M. Mammucari, Sempre più vasto il fronte dei lavoratori nella lotta per un migliore tenore di vita, per le libertà sindacali e la rinascita economica, «Notiziario economico-sindacale», IX, 10-11-12, ottobre-novembre-dicembre 1953.
231 Acs, Mi, Ps, Ag, 1953, b. 68, f. – Lavoratori dell’industria – Agitazioni – Sciopero generale del 15-16 dicembre 1953 – Affari generali. Appunto Prime notizie sullo sciopero nel settore industria, del 15 dicembre 1953, ore 9.
232 Ivi. Percentuali di scioperanti nei singolo capoluoghi, nelle principali categorie. Per una descrizione più narrativa, cfr. Roma ore 5,30: comincia lo sciopero, «l’Unità», 16 dicembre 1953.
233 Con i trasporti di emergenza fronteggiato parzialmente lo sciopero, «Il Tempo», 16 dicembre 1953.
234 Archivio storico Cgil Lazio, Cdl Roma, Comunicati, 1954, I. Comunicato del 9 febbraio 1954.
235Largo sviluppo unitario della lotta per il conglobamento e la perequazione salariale, «Notiziario economico-sindacale», X, 2, febbraio 1954.
236 Archivio storico Cgil Lazio, Cdl Roma, Comunicati, 1954, I. Comunicato del 12 febbraio 1954. Cfr. anche Largo sviluppo unitario della lotta per il conglobamento e la perequazione salariale, «Notiziario economico-sindacale», X, 2, febbraio 1954.
Ilenia Rossini, Conflittualità sociale, violenza politica e collettiva e gestione dell’ordine pubblico a Roma (luglio 1948-luglio 1960), Tesi di dottorato, Sapienza Università di Roma, Anno accademico 2014-2015