Come sappiamo quello esercitato in Grecia è un controllo diretto sul territorio solo parziale, mentre nelle zone in cui non risiedono forti nuclei di soldati si procede ad un controllo saltuario basato principalmente su un costante lavoro informatico condotto dai CC.RR. e dal nucleo “I” dei vari reparti maggiori, per procedere poi a rastrellamenti ordinari e periodici o a rastrellamenti su segnalazione, ovvero avvenuti a seguito di qualche incidente.
Il controllo sulla popolazione si cerca di esercitarlo attraverso metodi coercitivi che ripercorrono una sorta di “scala dei valori” dell’inadempienza che va dalle sanzioni economiche, all’arresto, all’internamento, alla distruzione della casa e alla fucilazione <361.
Questa escalation punitiva ha chiaramente valore in tutto il territorio greco, ma vede intensità differenti a seconda dell’attività resistenziale che si riscontra nelle varie zone e quindi al coinvolgimento più o meno diretto della popolazione. Questo perché la struttura stessa della Resistenza greca non ha un’estensione omogenea su tutto il territorio almeno fino al ’43 <362.
Se è innegabile riscontrare un aumento della violenza repressiva nei primi mesi del ’43 in concomitanza con l’aggravarsi della situazione generale dell’Asse, del timore di uno sbarco, ma anche dei contrasti tra italiani e tedeschi in merito al comando unico tedesco su tutti i Balcani, Grecia inclusa, è ben vero che questa produce effetti diversi sul territorio <363. In sostanza esiste anche in questo caso una geografia della Resistenza alla quale corrisponde una geografia della violenza repressiva che risulta così essere diversificata.
Da fonogrammi e bollettini vari che pervengono al comando d’Armata comunicanti incidenti, azioni di ribelli piccole e grandi, uccisioni di soldati e così via, vi è una percentuale assai alta di quelli provenienti dal III° C.d.A. (divisioni Modena e Casale, Tessaglia, Beozia Focide, Attica) e dalle zone controllate dalla Pinerolo che appartiene, invece, al XXVI° C.d.A. (oltre alla Pinerolo c’è la Forlì e si trovano in Epiro e Acarnania); mentre per la zona del Peloponneso la situazione appare un po’ diversa, non tanto per l’assenza di bande di ribelli, ma per la loro diversità d’azione.
E’ per questo motivo che vorremmo concentrare la nostra attenzione in queste zone così poco esplorate.
Da una relazione del Servizio Informazioni della divisione Cagliari del febbraio del ’43 risulta un’interpretazione interessante del fenomeno resistenziale: “Ritengo perciò assai probabile che, almeno nel presente stato di evoluzione della organizzazione, questa si svolga in una caratteristica preparazione dello spirito della popolazione alla rivolta collettiva, generando, secondo le occasioni, episodi di insofferenza, sia nei confronti delle autorità elleniche che delle truppe di occupazione, modificando il tenore della propaganda, dalla dottrina pura al nazionalismo, a seconda degli ambienti sui quali agisce. Questa potrebbe essere la fondamentale ragione della frammentarietà e della varietà delle manifestazioni pratiche della sua azione che vanno dalla resistenza agli ammassi agli scioperi, agli atti di sabotaggio e di aperta insofferenza per cause occasionali contro elementi delle truppe di occupazione o contro elementi che collaborano con loro” <364.
Ecco che non è tanto l’assenza di Resistenza a caratterizzare il Peloponneso, quanto una sua diversificazione d’azione, che pur essendo per certi versi connaturata al fenomeno – in fondo è un’opposizione totale ad un occupante, ed in quanto tale si esprime in tutti i settori della vita pubblica e con tutti i mezzi a disposizione – è per questo settore un tratto caratterizzante, e vissuto come tale dagli occupanti sempre in attesa di uno sbarco alleato.
Per tutto il ’42 gran parte dell’attività svolta dalla truppa in queste zone è quella dei rastrellamenti, in particolare si cercano armi, sbandati inglesi, e gruppi di volontari greci. Di fatto non poteva essere diversamente, vista la tipologia di occupazione adottata, ed infatti, non è raro che i reparti rientrino anche senza aver trovato nulla di tutto ciò, ma abbiano semplicemente “fatto sentire” la presenza dell’occupante.
Dai primi giorni di gennaio [1943] inizia la preparazione per una serie di rastrellamenti; il 63° rgt fanteria della Cagliari deve parteciparvi costituendo per la sua zona d’azione sei colonne mobili (A, B, C, D, E, F) con itinerari differenti. Ciascuna colonna doveva essere composta da un plotone fucilieri; una squadra di mitraglieri o mortai; un pezzo d’artiglieria da 65/17; inoltre dovevano essere presenti un nucleo di CC. RR. o di R.G.F. e degli elementi del nucleo “I”. La presenza dei Carabinieri o della Guardia di Finanza erano essenziali, in quanto solo loro potevano condurre le operazioni di perquisizione nelle case o alle persone <365. La durata delle operazioni doveva essere di 12 giorni, dal 7 gennaio al 22 gennaio. In questo caso non è avvenuta nessuna cattura e nessun incidente <366.
Tuttavia l’aumento cospicuo degli aviolanci con rifornimenti per i gruppi di resistenti fa intensificare le indagini che “al riguardo non debbono pertanto limitarsi al ricupero di materiali ma estendersi alla ricerca ed eliminazione di elementi nemici.” <367. L’interpretazione che i comandi danno di questi aviolanci è sempre univoca verso l’idea, o meglio il convincimento vero e proprio di uno sbarco. Questo timore, generalizzato negli ultimi mesi dell’anno, è in realtà sempre stato presente nei comandi, dicendo così molto dello stato di forza dell’Asse e dell’Italia in particolare, nel Mediterraneo. A conferma di ciò riportiamo uno stralcio di un ordine di Angioy sempre di questo periodo, relativo al potenziamento della divisione in vista di uno sbarco nemico previsto in primavera: “Potenziamento morale inteso ad acquisire la coscienza della nostra assoluta superiorità sui nostri avversari; della superiore necessità di affrontarli con estrema decisione e con odio implacabile impegnando ogni energia nella lotta, perché soltanto con la distruzione delle forze morali e materiali avversarie potrà raggiungersi la pace vittoriosa, che darà potenza e benessere al popolo italiano. In questa lotta all’ultimo sangue, per la vita e per la morte, il combattente italiano sarà degno del sublime compito che la Patria gli affida. Ai reduci vittoriosi, che tale compito avranno assolto, non potrà mancare la riconoscenza del paese ed il diritto pieno e incontrastato di beneficiare per primi ed in maggior misura della vittoria” <368.
Il nemico esterno è dunque sempre quello maggiormente temuto e forse anche invocato, per sottrarsi alla stasi occupazionale <369.
Ad ogni modo nel’ansia per un sbarco e nel fervore dei lavori di difesa continuano anche le azioni di rastrellamento <370. La diminuzione della tensione per la crisi alimentare porta un incremento dell’attività sovversiva, spesso ancora solamente legata alla circolazione di volantini e all’occultamento di armi e uomini. Ad esempio a Tripolis, a metà febbraio, sono stati scoperti dei volantini sovversivi provenienti da Atene; il possessore di questi è riuscito a scappare, così sono stati fermati in via precauzionale i familiari <371. Come sono stati arrestati tre militari britannici a S. Nicolaos, l’azione ha però avuto un esito tragico perché è stata colpita a morte una favoreggiatrice mentre li stava aiutando a fuggire <372.
Ma succedono anche altre cose che fanno capire anche un altro lato dell’occupazione che è quello della corruzione e del mercanteggiamento: “Kalamata – Procedutosi contro suddita greca, che aveva offerto a due connazionali previo compenso di 3000 dracme il proprio interessamento presso l’autorità italiana per la concessione di due lasciapassare” <373.
Questo andamento, tra l’altro destinato a cambiare entro pochi mesi, non è frutto di una maggiore capacità di convivenza tra occupanti e occupati, benché in queste zone sia sempre rimasta abbastanza attiva una certa collaborazione con le autorità locali e soprattutto con i Prefetti; quanto piuttosto di un’azione ancora latente di forti nuclei di resistenza. Tant’è che esistevano fin da subito delle precise indicazioni su come comportarsi nel caso in cui si scoprissero dei favoreggiatori: “[…] i primissimi indizi, anche se capillari, di connivenza con il nemico da parte della popolazione greca comportano sanzioni esemplari, esecuzioni capitali singole o collettive sul posto, incendi di abitati o case isolate, ecc. senza alcuna titubanza o limitazione. La sanzione deve penetrare in profondità e propagarsi tremenda, esemplificatrice, ammonitrice” <374.
Le misure da applicare ci sono, e in questo caso praticamente fin da subito, si tratta di capire in che occasioni sono state applicate. Nel corso dell’estate e dell’autunno si registra a livello complessivo l’intensificarsi dell’azione degli andartes, in modo particolare nelle zone del III° e dell’XXVI° C.d.A. nelle quali si susseguono intensi cicli di rastrellamenti, che comportano anche internamenti ed incendi di abitazioni <375. L’aumento significativo delle forze ribelli tra l’estate e l’autunno, genera inizialmente vari errori nella conduzione della repressione, si passa, infatti, dai rastrellamenti di armi varie, dei primi mesi di occupazione allo scontro diretto e indiretto con un nemico che torna a combattere con le armi in pugno.
[NOTE]
361 AUSSME [Archivio dello Stato Maggiore dell’Esercito], N1/11, b. 12 26, C. S. FF. AA. Grecia – Diario Storico Militare – gennaio 1943, C.S. FF. AA. Grecia – Uff. Operazioni – a Comando Supremo – 29 gennaio 1943 – Fucilazione di ostaggi.
362 Per l’organizzazione della Resistenza greca si rimanda agli studi di Vaccarino citati nella bibliografia, quelli di Mazower e a quelli più recenti di Lidia Santarelli. Basti qui ricordare che il movimento resistenziale greco era suddiviso, in linea di massima, in due gruppi che collaborarono tra loro fino al 1944: l’EAM, di area comunista con le corrispondenti formazioni di combattenti raggruppate nell’Elas, e l’Edes di matrice repubblicano – moderata.
363 Ricordiamo qui il famigerato eccidio di Domenikon dove vennero fucilati circa 150 civili per rappresaglia, il quale purtroppo non è rimasto isolato, vedi: Lidia Santarelli, La violenza taciuta. I crimini degli italiani nella Grecia occupata, in Crimini e memorie di guerra, a cura di L. Baldissara e P. Pezzino, L’ancora del Mediterraneo, Napoli, 2004 pp. 271-353; Santarelli, Guerra e occupazione italiana in Grecia 1940-1943, Firenze 21 marzo 2005, Tesi di dottorato European University Institute; Iuso P., Esercito, guerra e nazione. I soldati italiani tra Balcani e Mediterraneo orientale 1940-1945, Ediesse, Roma 2008.
364 AUSSME N1/11, b 1091, Comando divisione Cagliari diario storico militare – gennaio/febbraio 1943, C. div. Cagliari – Sez. Informazioni – 5 febbraio 1943 – Relazione sul servizio “I” mese di gennaio.
365 AUSSME, N1/11, b. 522, Diario storico del 63° rgt fanteria bimestre gennaio/febbraio 1942, C. 63° rgt fanteria Cagliari – 4 gennaio 1942 – Impiego di reparti mobili in zone non presidiate.
366 AUSSME, N1/11, b. 522, Diario storico del 63° rgt fanteria bimestre gennaio/febbraio 1942, C. 63° rgt fanteria Cagliari – 31 gennaio 1942 – Relazione riassuntiva sulle operazioni di rastrellamento delle colonne mobili nel settore Laconia meridionale.
367 AUSSME N1/11, b. 522, Comando divisione Cagliari diario storico militare – gennaio/febbraio 1942, Fonogramma a mano – 3 gennaio 1942.
368 AUSSME N1/11, b. 522, Comando divisione Cagliari diario storico militare – gennaio/febbraio 1942, C. div. Cagliari – Operazioni e Servizi – 11 gennaio 1942 – Potenziamento della Cagliari.
369 Il compito della Cagliari nel complesso della difesa del Peloponneso è quello di assumere la difesa della costa che va dal golfo di Kyparissia e quello di Argos, comprendente l’Arcadia, la Laconia e la Messenia; avrebbe poi dovuto mantenere una difesa ad oltranza delle due direttrici Kalata-Tripolis e Gyhion-Tripolis. AUSSME N1/11, b. 522, Comando divisione Cagliari diario storico militare – gennaio/febbraio 1942, C. div. Cagliari – Operazioni e Servizi – 11 gennaio 1942 – Progetto di difesa.
370 I lavori di difesa venivano in genere eseguiti cercando di sfruttare le risorse locali, compresa la manodopera civile. Quest’ultima poteva essere reclutata dalla varie divisioni secondo un tetto massimo stabilito dal C.d.A., che era di 700 operai per la Cagliari e 600 per la Piemonte. Generalmente si cercava di appaltare la gestione degli operai a delle ditte esterne, per evitare di appesantire ulteriormente la macchina burocratica dell’esercito. In questo modo l’esercito pagava direttamente queste ditte, che potevano rincarare i costi vivi delle paghe e dei materiali di un massimo del 20%. Naturalmente queste dovevano garantire la paga agli operai ogni settimana, la fornitura dei materiali, se ne avevano anche degli automezzi, per il quale il carburante veniva assegnato dall’esercito in base ai percorsi da effettuare. Inoltre l’esercito passava una razione di pane per operaio per ogni giornata lavorativa che veniva pagata dalla ditta, che aveva però l’obbligo di darla ai suoi dipendenti. AUSSME, N1/11, b. 659, Diario storico Comando VIII° C.d.A. – Uff. Operazioni – dicembre ‘41/gennaio ’42, C. VIII° C.d.A. – Uff. Operazioni – 15 gennaio 1942 – Lavori
nel Peloponneso.
371 AUSSME N1/11, b. 522, Comando divisione Cagliari diario storico militare – gennaio/febbraio 1942, Fono a mano – 15 febbraio 1942. Il principale campo di concentramento in Grecia si trova a Larissa. Nel dopoguerra è stato oggetto di numerose indagini alleate, per le quali è stato chiamato a testimoniare lo stesso Geloso. AUSSME, L-13, b. 105, fasc. Rientro prigionia – Discrimizione. Vedi anche Santarelli L., La violenza taciuta. I crimini degli italiani nella Grecia occupata, in Crimini e memorie di guerra, a cura di L. Baldissara e P. Pezzino, L’ancora del Mediterraneo, Napoli, 2004 pp. 271-353.
372 AUSSME N1/11, b. 522, Comando divisione Cagliari diario storico militare – gennaio/febbraio 1942, Fono a mano – 21 febbraio 1942.
373 AUSSME N1/11, b. 522, Comando divisione Cagliari diario storico militare – gennaio/febbraio 1942, Fono a mano – 15 febbraio 1942.
374 AUSSME, N1/11, b. 659, Diario storico Comando VIII° C.d.A. – Uff. Operazioni – dicembre ‘41/gennaio ’42, C. VIII° C.d.A. – Uff. Operazioni – 8 dicembre 1941 – Misure di repressione contro i paracadutisti.
375 AUSSME, L-13, b. 108, fasc. Ordini e circolari relative alla sicurezza e alla condotta delle operazioni di rastrellamento.
Lisa Bregantin, L’occupazione dimenticata. Gli italiani in Grecia. 1941-1943, Tesi di dottorato, Università Ca’ Foscari di Venezia, 2009