La maggior parte dei cechi e dei russi avevano disertato portando con sé armi e munizioni

Partigiani stranieri in Piemonte e Valle d’Aosta. Fonte: Francesco Corniani, Op. cit. infra

Il rapporto elaborato dalla Militärkommandantur tedesca di Torino <477 tra la seconda metà del mese di giugno e la prima di luglio del 1944 segnalava le numerose diserzioni di soldati di origine ceca, sui quali le autorità tedesche avevano riposto, in val di Susa, notevoli aspettative per il mantenimento dell’ordine. Nel rapporto ci si riferiva anche alla testimonianza di un partigiano fatto prigioniero, che affermava come i soldati cechi si arrendessero senza opporre un’effettiva resistenza <478. Nelle loro azioni i partigiani portavano con sé alcuni di questi prigionieri cechi, in modo che essi potessero convincere i soldati loro connazionali ad abbandonare senza opporre molta resistenza i posti di guardia e a seguirli verso i loro automezzi, e poi da lì verso i paesi nei quali avevano base. Considerata quindi la presenza di gruppi ribelli cechi e russi la val di Susa era diventata – così si legge nel rapporto – un “pericoloso focolaio italo-slavo-comunista”. Si notava anche una tendenza al rafforzamento delle bande partigiane in senso comunista, proprio perché in diverse azioni erano stati notati soldati russi al loro fianco <479.
Anche il rapporto del mese successivo sottolineava la crescita numerica del movimento partigiano nelle valli piemontesi grazie anche all’appoggio dato da alcune centinaia di soldati cechi, di circa 150 russi e di molte centinaia di italiani della classe 1926 che chiamati alle armi avevano invece deciso di fuggire. La maggior parte dei cechi e dei russi avevano disertato portando con sé armi e munizioni, abbandonando i magazzini presso i quali fungevano da guardie. Inoltre si riconosceva che, nonostante la propaganda tedesca fosse molto attiva, aveva un effetto limitato, mentre la propaganda nemica aveva maggiore successo, come testimoniava, si diceva, il gran numero di disertori <480.
Il comando delle formazioni autonome del Piemonte nel settembre 1944 scriveva alle formazioni emanando alcune indicazioni sul trattamento da tenersi nei confronti dei soldati nemici: “Il Comando Generale ha svolto e svolge attività (di) propaganda per favorire la diserzione tra le truppe tedesche dove si trovano molti elementi che servono in seguito ad atti di coercizione ed intimidazione. Tale personale non va per alcun motivo restituito e va utilizzato in servizi controllabili. Quando lo si giudichi conveniente può essere utilizzato anche in attività operative” <481.
Effettivamente partigiani di nazionalità tedesca ed austriaca erano presenti in quasi tutte le divisioni piemontesi: nel I° gruppo “div. Alpine” (nove tedeschi e due austriaci), nella IIª divisione “Langhe Autonome” (un tedesco), nella IIª divisione “Alpina” Gl (un tedesco e due austriaci) <482 nella IIIª e Vª divisione “Alpi”, (rispettivamente 1 austriaco 2 tedeschi), nella Vª divisione “Monferrato” (un tedesco) nella IXª e nella Xª divisione “Garibaldi” (per entrambe un austriaco e un tedesco), nell XIª divisione d’assalto Garibaldi “Cuneo” (30 austriaci e un tedesco), nella 101ª brigata “Marmore” (un tedesco). Predominante era invece nella 43ª divisione “Sergio De Vitis” la presenza di partigiani russi e cecoslovacchi.
Le cifre sono riportate in alcuni documenti conservati presso l’Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea “Giorgio Agosti” di Torino. I documenti furono compilati in seguito a due distinte richieste del Ministero dell’assistenza post bellica (datate rispettivamente 14 settembre 1945, prot. 1085, oggetto: attività partigiani stranieri e 5 ottobre 1945, prot. 1255, dal medesimo oggetto) con le quali si chiedeva di conoscere “l’attività partigiana svolta in territorio italiano da stranieri, sia in formazioni miste italiane e straniere che in formazioni costituite soltanto da stranieri”. Si pregava quindi di comunicare il nome dell’unità , il ruolino nominativo (degli stranieri), la nazionalità, l’attività singola e collettiva (fatti d’armi, atti di sabotaggio, ecc.), il periodo di tempo cui l’attività si riferiva.
Per il Piemonte il rappresentate militare regionale per i patrioti rispondeva, ad inizio ottobre 1945, che l’Ufficio Stralcio del C.M.R.P. (Comando Militare Regionale Piemontese) aveva comunicato i seguenti dati: “Nessuna unità di partigiani stranieri si è costituita nel Piemonte come unità a sé stante. I partigiani stranieri, nel complessivo numero di 270, hanno militato nelle formazioni prevalentemente italiane. Il 30 % ha anzianità dall’inverno 1943-44, il 70 % dall’inverno-primavera 1945”.
Riguardo la “composizione” di queste forze si scriveva anche: “Normalmente si trattava di ex rastrellatori o di militari catturati dai partigiani in combattimento o di ex prigionieri di guerra dell’Esercito Alleato fuggiti dai campi di concentramento dopo l’8 settembre 1943” <483. Di Willi Bosdorf, tedesco aggregato alla divisione “Monferrato” (3ª compagnia) si diceva che aveva partecipato alla liberazione di Asti, Alessandria, Nizza Monferrato e ad altre azioni isolate <484, di Franz Wincler (Xª divisone Garibaldi “Italia”, 107ª brigata) che aveva partecipato a tutte le azioni compiute dalla formazione (combattimenti, sabotaggi, disarmi) <485, di Theodoro Ruf (disertore della 5ª Gebirgs Division e passato con i partigiani della IIª divisione “Alpina” Gl, brigata “Saluzzo”) che “durante il periodo di permanenza nelle formazioni ha tenuto contegno esemplare e il suo comportamento è stato improntato al massimo cameratismo e adesione al movimento insurrezionale” <486.
Dagli interrogatori dei soldati che venivano catturati dai partigiani emergevano anche i dettagli riguardo il loro arrivo in Piemonte. Caica Ciarich raccontava che quando nel maggio 1944 i tedeschi erano arrivati a Senta (Serbia) avevano deportato in Germania tutti i cittadini dai 40 ai 50 anni; “egli dapprima veniva condotto in Cecoslovacchia in un campo di addestramento per lavori non di carattere militare (questi infatti è attualmente macellaio). Di qui veniva poi mandato in Italia ad Alessandria e precisamente alla 34ª Divisione (sezione macellai) fanteria quivi residente” <487. A margine del documento stilato in occasione del suo interrogatorio i partigiani scrivevano: “risultano le seguenti informazioni di carattere generale sull’esercito tedesco: la 34ª divisione […] é un organismo militare dislocato nella Liguria e di esse fanno parte delle più svariate nazionalità in proporzione del 20/100 di Tedeschi e tutto il resto ossia l’80/100 di polacchi, russi, francesi, cecoslovacchi ecc. Riguardo al resto nessuna informazione si è potuta sapere data la loro condizione speciale che li faceva considerare da parte dei tedeschi quasi come prigionieri di guerra senza possibilità di venire a contatto con la popolazione civile e di essere al corrente della situazione politica e militare dell’Europa” <488.
Simile testimonianza era quella riportata dal soldato russo Ragunkow Costantin, il quale raccontava di esser stato fatto prigioniero dei tedeschi e successivamente rinchiuso in un campo di prigionia. Nel marzo del 1943 si era arruolato nell’esercito tedesco sperando così di fuggire da quella situazione. A febbraio dell’anno successivo era arrivato in Piemonte, ed aveva preso parte ad alcuni rastrellamenti contro i partigiani. Il primo giorno di agosto aveva disertato, “con la ferma intenzione di combattere il comune nemico: i tedeschi ed i fascisti; cioè non ha voluto lasciarsi sfuggire l’occasione per riprendere nuovamente le armi contro il nemico che aveva cominciato a combattere contro i suoi compatrioti. Se l’occasione si presenterà, di incontrare i tedeschi, egli andrà a combattere con la medesima volontà con cui combatteva per l’armata russa, anche se tra le forze tedesche vi saranno dei prigionieri ucraini” <489.
L’esistenza, già segnalata in fase di introduzione <490, di un database online costituito sulla base dei dati conservati nel fondo Ricompart dell’archivio centrale di Stato, ci consente alcune considerazioni circa i partigiani stranieri che vennero riconosciuti dalla Commissioni per il riconoscimento delle qualifiche partigiane in Piemonte. Nel 1992 venne avviato dagli istituti piemontesi per la storia della Resistenza <491 uno studio che si rivelò contemporaneamente analisi quantitativa e qualitativa del movimento resistenziale piemontese e valdostano. In questo database sono registrati un totale di 762 persone con origine straniera. Quelle di origine sovietica rappresentano il nucleo più consistente (sono 258, il 34% del totale); i partigiani di origine tedesca sono 56 (7%), quelli austriaci 33 (4%) <492.
[NOTE]
477 I rapporti della Militärkommandantur di Torino sono stati oggetto di studio da parte di Brunello Mantelli, L’occhio del padrone. I rapporti mensili della Militärkommandantur tedesca a Torino (ottobre 1943-settembre 1944), in Luciano Boccalatte, Giovanni De Luna, Bruno Maida (a cura di), Torino in guerra 1940-1945, Torino, Gribaudo, 1995.
478 Circa i soldati cecoslovacchi in Italia si veda anche il già citato libro di Agostino Conti e Giuseppe Ardizzone, La Resistenza dei soldati slovacchi in Italia: una storia poco conosciuta.
479 Militärkommandantur 1005, Lagebericht der Militärverwaltungsgruppe der Militärkommandantur 1005, Turin-Berichtszeitraum 1.6 bis 15.7.1944, 15/7/1944, BA-MA, RH 36/470.
480 Militärkommandantur 1005, Lagebericht der Militärverwaltungsgruppe der Militärkommandantur 1005, Turin-Berichtszeitraum vom 15.7.-14.8.1944, 15/8/1944, ivi. Si ricordi che proprio il Piemonte era la zona d’impiego della 5ª Gebirgs-Division tedesca, i cui primi reparti arrivarono in questa regione verso fine agosto del 1944, e che come abbiamo visto nel III capitolo fu una delle divisioni che segnava il più alto numero di disertori tra le sue fila. Sulla presenza militare tedesca in Piemonte Carlo Gentile, Le forze tedesche di occupazione e il fronte delle Alpi occidentali, in Il presente e la storia, Rivista dell’istituto storico della Resistenza in Cuneo e provincia, n. 46, dicembre 1994.
481 Comando delle formazioni autonome del Piemonte, Oggetto: disertori tedeschi, 24/09/1944, ISR, fondo Rocchi della Rocca, busta 1 fascicolo 1.
482 Uno dei due segnati come austriaci era nato in prov. di Bolzano, Elenco degli stranieri incorporati nelle brigate della IIª divisione alpina G.L., ISR, fondo Dalmastro Benedetto, busta 4 fascicolo 28.
483 Rappresentante militare regionale per i patrioti, oggetto: Attività partigiani stranieri, 04/10/1045, fondo Grosa Nicola, busta FG 17, fascicolo 2 partigiani stranieri in Piemonte. Il rappresentante militare della provincia di Aosta rispondeva invece che: “Momentaneamente non ci è possibile trasmettere tutti i dati richiesti da Codesto Comando relativi all’attività svolta da elementi stranieri in seno a nostre formazioni partigiane, però ci riserviamo d’inviare ulteriori dettagli non appena interpellati i C.L.N. ‘Rappresentante militare italiano di Aosta, oggetto: Trasmissione elenco numerico partigiani stranieri, 26/9/1945, ivi. Nella busta C79 del fondo documenti originari, fascicolo a sono conservate diverse schede biografiche, corredate di fotografie, dei partigiani russi della divisione “Sergio De Vitis”.
484 Rappresentante militare italiano per i patrioti-provincia di Asti, oggetto: Attività partigiani stranieri, 26/10/1945, ISTORETO, fondo Grosa Nicola, busta FG 17, fascicolo 2 partigiani stranieri in Piemonte.
485 Ibidem.
486 Dichiarazione, 24/05/1945, in ISR, fondo Dalmastro Benedetto, busta 4 fascicolo 28.
487 IIIª divisione Alpi, brigata Val Pesio, interrogatorio di Caica Ciarich fu Simo, ISR, fondo divisione Autonome Rinnovamento, busta 4 fascicolo 22.
488 Verbale dell’interrogatorio fatto il sabato 28 ottobre 1944 a due prigionieri catturati a Beinette, ivi.
489 Testimonianza su Raguncov Costantino Alessandro, ISR, fondo Revelli Benvenuto Nuto, busta 6 fascicolo 41.
490 Cfr. nota 58, p. 11.
491 Si trattava dell’istituto regionale di Torino (Istoreto) e di quello provinciale di Asti (Israt), Alessandria (Isral), Cuneo, Novara e Vercelli. La ricerca venne diretta da Claudio Dellavalle, attuale presidente dell’Istoreto.
492 Per l’analisi dei combattenti stranieri presenti nel movimento di resistenza in Piemonte e Valle d’Aosta il database è stato utilizzato effettuando una ricerca sulla base della nazione di nascita e della cittadinanza. Non è stato possibile affidarsi solamente al criterio della nazione di nascita, in quanto ci sono molti casi di persone nate all’estero ma con cittadinanza e residenza italiana, che non ho ritenuto congruo delineare come “partigiani stranieri”. Significativo è l’esempio per la Germania. Sono registrati 133 combattenti nati in Germania, ma ben 66 di questi hanno cittadinanza italiana; non possono essere quindi considerati partigiani stranieri. Allo stesso modo il solo criterio della cittadinanza risultava troppo limitante, essendo numerosi i casi in cui questa indicazione non è presente nelle schede biografiche. È stato quindi spesso necessario valutare i singoli casi, anche sulla base delle altre indicazioni registrate a riguardo. La ricerca è stata compiuta sulla base di quei paesi che è possibile indicare nella maschera di ricerca alla voce “cittadinanza”, ovvero: Albania, Argentina, Australia, Austria, Bulgaria, Cecoslovacchia, Egitto, Francia, Gran Bretagna, Germania, Grecia, Jugoslavia, Lussemburgo, Olanda, Polonia, Romania, Spagna, Svizzera, Tunisia, Ungheria, Urss, Usa.
Francesco Corniani, “Sarete accolti con il massimo rispetto”: disertori dell’esercito tedesco in Italia (1943-1945), Tesi di Dottorato, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 2016-2017