La Grazia delle rupi

“Petrocallis pyrenaica (L.) W.T. Aiton”. In Acta Plantarum, Forum. Disponibile on line

Nessun battesimo nazionale e locale è nato per descrivere questa pianta dalla modesta apparenza, ma estremamente importante sotto il profilo biologico e filogenetico.
Petrocallis, è invece una denominazione creata dal botanico scozzese Roberto Brown, vissuto fra il 1773 ed il 1858, il quale la ricavò dalla fusione dei termini greci “bello” e “roccia”, con l’esplicita e dichiarata intenzione di conclamare per sempre la delicata bellezza di questa pianta, inserita nel proprio ambiente naturale: sulle rocce dei Pirenei, sui ghiaioni dei Carpazi o nelle alte pietraie delle Alpi Liguri e dell’intero arco alpino, i soli luoghi, dove la Grazia delle rupi vegeta spontaneamente, sempre al di sopra dei 2000 metri di quota.
La .per evitare la dispersione di calore e di umidità nasce infatti, negli anfratti rocciosi, distendendosi in densi pulvini aderenti al suolo. Deve proprio a questa connaturata caratteristica di ancorarsi sulle creste libere dai ghiacciai o da depositi nevosi, la sua sorprendente sopravvivenza alle successive glaciazioni, succedutesi nella storia della terra.
Questa pianta, viene infatti ritenuta una specie di fossile vivente, proveniente da una razza, la cui ascendenza si è persa nelle nebbie della preistoria.
La sua particolarità più evidente, rispetto alle Crucifere sue consorelle, risiede nei frutti appiattiti e privi di ali o di rilievi ai bordi, formati da 2 logge, ognuna delle quali contiene due soli semi. Fra le 3000 specie elencate dai botanici nella famiglia di appartenenza, solamente 150, possono essere attribuite alla flora d’alta quota, un incomparabile gruppo di piante nane, specializzatesi nella difficile vita dell’orizzonte alpino distribuita in poco più di 45 generi.
Fra questo sofisticato drappello di vegetali, capaci di sopravvivere nelle rocce dei ghiaioni calcarei o dolomitici, nei luoghi esposti ai venti, ma sovente liberi dal manto nevoso, spicca la Petrocallis pirenaica, talmente tipica ed inconfondibile da costituire un genere monospecifico.
Alcuni modesti impieghi come pianta da giardino roccioso, soprattutto ad opera degli evoluti amatori inglesi di questo raffinato tipo di giardinaggio, sono gli apporti utilitari che questa specie alpina ha potuto fornire all’umanità; ma basterebbe il notevole interesse scientifico dei suoi meccanismi biologici così funzionali, rispetto alle enormi difficoltà di sopravvivenza, per decretarne la salvaguardia e la protezione, soprattutto in Liguria, dove la sua presenza è limitata ad alcune località delle Alpi Liguri e Marittime. <Petrocallis pyrenaica R.Br.. (VI- VIII. Nasce nei ghiaioni alpini al di sopra dei 2500m) E’ una specie perenne cespitosa, con fitte rosette di foglie più o meno grigiastre, cuneiformi, con 3-5 lobi, rigide ed a margine peloso. I fusti fertili partono da fusti rampanti seminterrati, spesso legnosi alti sino a 5cm. I fiori costituiscono piccole ombrelle ed hanno 4 petali obovoidali lunghi il doppio dei sepali; i petali, di colore roseo o violaceo, raramente bianco, sono interi mentre gli stami hanno le antere gialle. I frutti, eretti o patenti, sono silique ovali, arrotondate o ellittiche.
Come non raccoglierle e coltivarle
Se si è così fortunati da trovare una pianta in frutto può essere interessante prelevarne alcuni semi per tentare la coltivazione nel proprio giardino; vanno piantati in terreno sabbioso e sciolto, calcareo, possibilmente in luogo molto fresco dove sia possibile ricreare, il più fedelmente possibile, le condizioni naturali di esistenza. In alcune zone dell’arco alpino la sua esistenza è minacciata dalla raccolta indiscriminata, oggi per fortuna meno frequente.
Alfredo Moreschi