La dialettica fronte/esecutivo, base/vertice accompagna tutta la storia delle BR

Le parole di Peci trovano parziale conferma in quelle di Antonio Savasta, anch’egli pentito e anch’egli inserito nel logistico verso la fine del 1979. Quest’ultimo attribuisce al Fronte della controrivoluzione il compito di bilanciare le proposte delle colonne con la strategia politica del momento e far luogo ad un dibattito generale, movendo da un punto di vista politico. Aggiunge che il fronte della controrivoluzione ha funzionato regolarmente almeno fino agli arresti del maggio 1980, mentre il fronte logistico aveva cessato di funzionare in precedenza. Dopo tali arresti fu ampliato l’organico dell’esecutivo al fine di rilanciare il dibattito dell’organizzazione.” La sua testimonianza prosegue spiegando, più approfondito di quanto fa Peci il rapporto tra fronti e Direzione Strategica e illustrando l’iter di una campagna. “Il fronte è una struttura di elaborazione della linea politica, e quando parlo di fronte, in linea generale parlo dei fronti, perché dopo che scompare il fronte logistico troveremo il fronte di massa e quando scompaiono tutti e due troveremo altri fronti. Quando ad esempio c’è in preparazione la Direzione Strategica, i fronti sono quelli che preparano, attraverso la bozza di discussione, la Direzione Strategica stessa; sono quelli che, dopo la conclusione della Direzione Strategica, cioè quando esce la risoluzione strategica, non solo applicano in maniera formale tutte le decisioni della Direzione Strategica dal punto di vista politico, ma proprio per il loro compito, cioè di sperimentare quella linea politica nella prassi, sono quelli che arricchiscono la linea politica.
[…] Enrico Fenzi, nelle sue deposizioni, accentua il carattere effimero dei fronti che ebbero, a sua detta, vita difficile e contorta e li contrappone all’Esecutivo. Li descrive come organismi che tagliavano orizzontalmente la struttura piramidale delle BR, mettendo in contatto fra loro i membri delle varie colonne che si occupavano dello stesso settore, in questo modo si creava per ogni settore (per esempio ospedali o trasporti) una sorta di commissioni di studio; un qualcosa di molto simile, dice Fenzi, alle commissioni dei partiti politici che hanno il compito di studiare certi problemi ma non di decidere. Aggiunge poi: “nella pratica, per quello che so io, i fronti hanno funzionato in una maniera molto contorta, difficile, alterna”. Sempre secondo Fenzi, le Brigate Rosse costituiscono una piramide organizzativa in cui l’unica cosa che conta è il grado. Ma poiché un’organizzazione ha anche bisogno di contenuti, nasce l’esigenza di una struttura trasversale caratterizzata da una specifica competenza per contenuti che, superando i problemi posti dal principio di compartimentazione, metta a contatto gli esperti di un dato settore presenti nelle varie colonne.
È esattamente ciò che afferma Carlo Bozzo, uno dei più importanti pentiti genovesi insieme allo stesso Fenzi: “I fronti erano punti di riferimento per quelli che erano i fronti locali. Diciamo che erano un momento di verifica, di discussione per i militanti clandestini che nelle colonne dirigevano i rispettivi fronti. Così ogni dirigente di fronte locale si recava a queste riunioni di fronte e, in pratica, aveva uno scambio di esperienze, di informazioni coi colleghi elle altre colonne”. La sua dichiarazione prosegue restituendo dei fronti un’immagine assai evanescente: “Per quanto riguarda i Fronti a livello nazionale, quello che so è che si tenevano riunioni di clandestini responsabili dei correlativi fronti di ciascuna colonna. Non so che particolare attribuzioni avesse questo organismo, se di organismo si trattava, oltre a quello intuitivo del coordinamento tra le attività dei fronti omologhi nelle varie colonne”. Secondo l’intuizione di Bozzo, quindi, i fronti sono solo riunioni, assemblee fra esperti di un settore: “Questo tipo di riunione materiale di persone delle varie colonne, caratterizzato su dei contenuti precisi, avrebbe dovuto essere, precisamente, il fronte.”
Secondo Fulvia Miglietta, non solo i fronti non hanno potere decisionale, ma anche il compito di proporzione e elaborazione politica è limitato, il fronte era una colonna nazionale, quindi a sua volta dipendeva da un rapporto con l’esecutivo <73.
La dialettica fronte/esecutivo, base/vertice accompagna tutta la storia delle BR: non a caso la feroce critica che il nucleo storico muove, nel periodo seguente al sequestro Moro, al burocraticismo e verticismo della gestione morettiana, si accompagna all’insistente richiesta di ripristinare e potenziare i fronti, non a caso parte da un fronte la critica più dura che porterà alla spaccatura, si tratta del fronte delle carceri, guidato da Giovanni Senzani. La costituzione di questo fronte viene ufficializzata dalle riunioni di Tor San Lorenzo e di Santa Marinella della Direzione Strategica, nell’estate del 1980: si viene così da configurare una sistematica utilizzazione dei contatti e delle conoscenze che il criminologo possedeva, da coordinare i collegamenti tra detenuti e esterni, l’organizzazione di lotte interne come le rivolte e le evasioni; esso diventa sempre più importante nell’economia dell’organizzazione man mano che aumentano i brigatisti arrestati che si strutturano in brigate di campo all’interno delle diverse prigioni <74. Quando questo fronte decide di attuare il sequestro Cirillo e di gestire la relativa campagna in aperta contraddizione col parere dell’esecutivo il cui rappresentante in seno al fronte, Novelli, viene emarginato e scavalcato, la spaccatura si fa macroscopica; da lì a poco il fronte delle carceri darà vita alla formazione scismatica chiamata Brigate Rosse – Partito della guerriglia. Tra il febbraio e il marzo del 1974, quando le Brigate Rosse decidono di portare l’attacco al cuore dello Stato, vengono creati due fronti, che coordinando politicamente le due colonne, milanese e torinese, rendano più omogenea e unita l’organizzazione, in vista del piano ambizioso: sono il fronte delle grandi fabbriche e quello della lotta alla controrivoluzione. Nel periodo di massima espansione delle Brigate Rosse, appena prima del sequestro Moro, vengono costituiti il fronte logistico e il fronte della controrivoluzione. Il primo, secondo Savasta, che ricalca esattamente la definizione della risoluzione strategica, doveva “far vivere il guerrigliero nella metropoli e si occupava, principalmente, di reperire case, fondi, armi e di falsificare documenti” <75.
Il secondo aveva il compito di analizzare e individuare i progetti degli apparati statali e, in genere, controrivoluzionari, nonché di elaborare una linea politico-militare sulla base delle direttive della direzione strategica. Sia per le difficoltà del fronte logistico, sia per le attribuzioni particolari dell’altro “da quando la parola d’ordine delle Brigate Rosse è diventata l’attacco al cuore dello stato, di fatto, l’unico fronte che sia esistito è il fronte della controrivoluzione”.
Quanto al fronte logistico, dopo i successivi arresti di Azzolini, Morucci e Fiore, viene ricostruito su basi nuove con Moretti, come massimo dirigente, e Riccardo Dura, ma anche con persone di poca esperienza come Nadia Ponti, Francesco Piccioni, Patrizio Peci e Antonio Savasta. In questo periodo (1979 – 1980), il fronte logistico non si riunisce più di quattro o cinque volte e discute soprattutto di grandi problemi politici, con particolare riferimento alle esperienze dei comitati di lotta e degli organismi di massa che erano stati soprattutto studiati all’interno del carcere.
Moretti, infatti, che insieme a Morucci, aveva scritto un documento autocritico sulla precedente attività del fronte logistico, accusato di non aver “discusso mai di niente, se non di armi”, intende imprimere una svolta all’organismo, sottraendolo alla sua specifica funzione logistica per indirizzarlo allo studio e all’elaborazione di temi politici generali. Così, però, secondo Savasta, “facemmo l’errore contrario, divenendo un doppione del fronte della controrivoluzione: ciò che portò in concomitanza con gli arresti del maggio, allo scioglimento del fronte logistico” .
Da quel momento e fino alla direzione strategica, tenutasi nel settembre del 1980 a Santa Marinella, rimane attivo esclusivamente il fronte della controrivoluzione che però funziona come un Comitato Esecutivo allargato ed è composto da Moretti, Balzerani, Ponti, Guagliardo, Lo Bianco e Innelli. Dopo la riunione della Direzione Strategica non esiste più neppure il fronte della controrivoluzione e vengono, viceversa, creati, via, via nuovi fronti: quello delle fabbriche, quello dei Marginali, quello delle Carceri, che, ovviamente, corrispondono ad una nuova realtà e ad una maggiore propensione delle Br a dialogare con il movimento di massa.
Proprio dal Fronte delle Carceri, diretto da Senzani, parte, durante il sequestro D’Urso, una durissima contestazione verso il Comitato Esecutivo e Moretti, in particolare, che porta ad una spaccatura delle Br in due gruppi: quello militarista facente capo al Comitato Esecutivo e quello movimentista, detto anche Partito della Guerriglia facente capo al fronte carceri e alla colonna napoletana.
Questa è una ricostruzione possibile, ma non vi è la certezza assoluta che risponda completamente al vero, per le ragioni esposte all’inizio. Quello che appare fuori di dubbio è che i fronti hanno subito notevoli cambiamenti sia rispetto al modello teorico che nel corso della loro storia. Sembra, infatti, appurato che nel corso del tempo si siano modificati non solo i nomi e i compiti dei diversi fronti, ma anche la loro funzione politica e la loro stessa essenza.
[NOTE]
73 Le testimonianze dei pentiti e dissociati genovesi sono citate in TPG, Sentenze della Corte d’Assise e della Corte d’Assise d’Appello del Tribunale di Genova dal 1980 al 1985.
74 TPVe, Sentenza della Corte di Assise di Venezia contro Alunni e altri, 20.07.1985, p. 667.
75 TPVr, Verbali di Interrogatorio di Antonio Savasta, cit.
Chiara Dogliotti, Le colonne e le città. Le cellule brigatiste e il loro rapporto con il territorio, 1969-1982. I casi di Genova, di Napoli e del Veneto, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Pisa, Anno accademico 2016-2017

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