La banda partigiana Sette Comuni era capeggiata dall’avvocato democratico cristiano Giorgio Mastino Del Rio e dal colonnello Vincenzo Toschi

Dopo il settembre 1943 Giorgio Mastino divenne uno degli animatori della Resistenza romana <10, impegnato su due fronti, sia nella Commissione Sindacale per lo studio del patto d’unità tra comunisti e socialisti, sia nel gruppo d’azione capeggiato da Emilio Lussu (1890-1979) e animato, tra gli altri, da Pilo Albertelli <11 e Vincenzo Toschi <12. Il gruppo gestiva le comunicazioni radio con gli alleati, un deposito di armi e organizzò alcuni attentati.
Giorgio Mastino <13 aveva conosciuto Emilio Lussu durante il periodo universitario, tra il 1919 e il 1920, quando Lussu era tornato in Sardegna dopo la Prima Guerra Mondiale. Nel corso degli anni si trovarono spesso in contrapposizione per questioni politiche, ma non venne mai meno la stima e il reciproco rispetto e fiducia. Nel periodo della Resistenza in più di un’occasione Lussu mise la sua vita e quella di sua moglie Joyce <14 nelle mani dell’avvocato ballaese. Oltre il reciproco affetto li accomunava una forte avversione per il fascismo, che prima della Resistenza ognuno aveva combattuto con i propri mezzi. Con l’armistizio del 1943 <15 e con la conseguente occupazione tedesca dell’Italia i due amici si unirono nella stessa battaglia. Entrambi facevano parte del Comitato di Liberazione Nazionale, organo che nacque proprio all’indomani della dichiarazione di Armistizio di Badoglio, costituito dai rappresentanti dei diversi partiti che avversavano il fascismo. Mastino era uno dei rappresentanti della Democrazia Cristiana e Lussu vi rappresentava il Partito d’Azione <16. Durante la Resistenza molti patrioti avevano cambiato nome, casa e abitudini, ma Lussu non cedette: anche se era una delle personalità politiche più ricercate d’Europa usciva di casa senza paura di essere riconosciuto. Continuò imperterrito a organizzare convegni e a distribuire armi <17, rimanendo per tutti il professor Michele Raimondi, accademico dell’Università di Roma. Le attività di Mastino riguardavano la pianificazione degli attentati e il reperimento delle munizioni. L’avvocato era convinto del fatto che con i tedeschi bisognasse utilizzare la forza <18. A marzo del 1944 la sicurezza di Lussu vacillò, tutte le iniziative del gruppo sembravano senza seguito. Da alcuni mesi si organizzavano attività eversive a Roma, in Lazio e in Abruzzo. Lussu, Mastino, i due fratelli Furio19 e Aventino Lauri <20 e altri stavano pianificando una azione armata a Torrita Tiberina <21. Un altro sardo, il tenente Federico De Pau si era infiltrato oltre le retrovie tedesche e per giorni non diede notizie di sé. Solo dopo settimane, il messaggio diffuso da Radio Londra, avvertì i compagni che era arrivato sano e salvo, portando a termine la missione e consegnando i documenti segreti che gli erano stati affidati <22. Tutto il lavoro fu in parte vanificato dall’errore di un pilota che lanciò i materiali richiesti troppo vicino a un campo militare tedesco, ma parte delle munizioni fu comunque recuperata dallo stesso Mastino Del Rio accompagnato da Toschi, dal suo attendente Mario Speranza, da tre studenti (uno figlio di Speranza e gli altri due nipoti di Toschi), dall’aviere Martini, che fungeva da radiotelegrafista, da due contadini della zona (Carlo e Antonio Chiocchini, padre e figlio) e, infine, dal medico Giorgio Andreoni, che si era unito al gruppo per prestare soccorso medico in caso di cattivo atterraggio dei paracadutisti alleati. L’attentato doveva essere compiuto con l’aiuto di un non meglio identificato Domenico P., esperto della zona e di esplosivi. Si dovevano utilizzare settanta chili di tritolo, che Lauri aveva precedentemente recuperato. In casa dell’avvocato si formavano gli uomini, con un ex colonello dei Guastatori che illustrava ai componenti della squadra come conservare e utilizzare l’esplosivo. Tutto era pronto per l’azione, quando all’improvviso Domenico P. scomparve. Quasi contemporaneamente il figlio maggiore di Mastino Del Rio, Francesco, venne arrestato nel Convento di San Paolo dalla Banda Koch <23 e poi tradotto nel reclusorio politico di Castel Franco d’Emilia <24 dopo due settimane di detenzione a Regina Coeli <25. Dal quel momento, Mastino si aspettava di essere arrestato da un giorno all’altro e la sua casa, che aveva fino a quel momento rappresentato un posto sicuro dove riunirsi, non fu più visitata neanche dai compagni della Commissione Sindacale per lo studio di unità tra comunisti e socialisti, della quale facevano parte Giovanni Gronchi, Achille Grandi, Giulio Pastore, Ezio Vanoni, Giuseppe Di Vittorio e Bruno Buozzi <26. Lo stesso Lussu evitava di fare visita all’avvocato e alla sua famiglia, più per timore di ritorsioni su questi ultimi che per sé stesso <27. Prima dell’arresto di Francesco spesso vi trascorreva anche la notte, soprattutto quando si organizzavano azioni militari. Addirittura, Lussu vi soggiornava per lunghi periodi, tanto che in casa era stata approntata una camera solo per lui <28.
[NOTE]
10 Sulla Resistenza è disponibile una vasta produzione bibliografica. In questa sede si segnalano i seguenti contributi: RENATO PERRONE CAPANO, La Resistenza in Roma, 2 voll., Macchiaroli, Napoli 1963; ENZO PISCITELLI,Storia della Resistenza romana, Laterza, Bari 1965; ENZO COLLOTTI, RENATO SANDRI, FREDIANO SESSI (a cura di) Dizionario della Resistenza, voll. 1-2, Einaudi, Torino 2000-2006; ROBERTO BATTAGLIA, Storia della Resistenza italiana (8 settembre 1943- 25 aprile 1945), Einaudi, Torino 1955; GIORGIO BOCCA, Storia dell’Italia partigiana. Settembre 1943- maggio 1945, Laterza, Bari 1966; CESARE DE SIMONE, Roma città prigioniera. I 271 giorni dell’occupazione nazista (8 settembre ’43 – 4 giugno ’44), Mursia, Milano 1994; ID., La resistenza romana, mito o realtà?, in MARIO AVAGLIANO, (a cura), Roma alla macchia, personaggi evicende della Resistenza, Avagliano Editore, Cava dei Tirreni 1997; ANTONIO PARISELLA (a cura di), Roma e Lazio 1930-1950. Guida per le ricerche: fascismo, antifascismo, guerra, resistenza, dopoguerra, Franco Angeli, Milano 1994.
11 Pilo Albertelli nacque nel 1907 a Parma. Laureato in storia e filosofia, fu libero docente all’Università di Roma e durante il fascismo fu condannato a tre anni di vigilanza speciale per attività sovversive. Nel periodo della Resistenza fu comandante di tutte le squadre che facevano capo al Partito d’Azione. Arrestato dai fascisti nel 1944, fu torturato e infine giustiziato alle Fosse Ardeatine. Due anni dopo gli fu conferita la medaglia d’oro alla memoria. Per un suo profilo, cfr. FRANCO BUGLIARI, Un eroe della Resistenza: Pilo Albertelli, discorso commemorativo pronunciato in Roma nell’Aula Magna del liceo Giulio Cesare il 23 marzo 1946; GIULIO BUTTICI, Pilo Albertelli, in I caduti della scuola, Tipografia Centenari, Roma 1945; Enciclopedia dell’antifascismo e della Resistenza, vol. I, A-C, La Pietra, Milano 1968, pp. 24-25, alla voce Albertelli, Pilo; PARTITO D’AZIONE (a cura di), Pilo Albertelli, L’Arciere, Roma 1945; ALFIERI VITTORIO, Pilo Albertelli, filosofo e martire delle Fosse Ardeatine, Spes Edizioni 1984.
12 Vincenzo Toschi era un militare che, subito dopo l’armistizio, si era dato alla macchia per non servire i tedeschi. Nel corso della Resistenza fu comandante delle squadre dei “Sette Comuni” nel Lazio.
13 Assumerà anche il cognome della madre subito dopo la guerra.
14 Gioconda Beatrice Salvadori Paleotti (1912-1998), nota con lo pseudonimo di Joyce, era nata in una facoltosa e nobile famiglia. Scrittrice, partigiana e poetessa italiana, medaglia d’argento al valor militare, capitano nelle brigate Giustizia e Libertà fu la seconda moglie di Emilio Lussu, che incontrò nel 1938 e con cui avrebbe diviso la vita fino alla morte di lui, condividendone l’esilio e la lotta antifascista. 15 Badoglio annunciò l’armistizio l’8 settembre 1943. Questo il comunicato dell’agenzia Stefani: «Il capo del governo, maresciallo d’Italia, Pietro Badoglio, questa sera alle 19.45 ha fatto alla radio la seguente comunicazione: “Il governo italiano riconosciuta l’impossibilità di continuare l’impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell’intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla nazione, ha chiesto un armistizio al generale Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate anglo-americane. La richiesta è stata accolta. Conseguentemente ogni atto di ostilità contro le forze anglo-
americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo. Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza”».
16 Il Partito d’Azione fu ricostituito il 4 giugno 1942 nella casa di Federico Comandini a Roma. Di orientamento radicale, repubblicano, socialista liberale e socialdemocratico, ebbe vita breve e si sciolse cinque anni dopo. I suoi membri furono chiamati azionisti e il suo organo ufficiale era «L’Italia libera». Il Partito d’Azione nacque dall’incontro tra Giustizia e Libertà, il movimento liberalsocialista di Guido Calogero e Aldo Capitini, nonché da alcune personalità liberali e di sinistra come Federico Comandini, Ferruccio Parri e Ugo La Malfa. Dopo la caduta di Mussolini e l’invasione nazista dell’Italia, i membri del Partito d’Azione organizzarono bande partigiane e parteciparono alla Resistenza con le Brigate Giustizia e Libertà. Il Pd’A fu uno dei sei partiti del Comitato di Liberazione Nazionale. Dopo la fusione di Giustizia e Libertà e Partito d’Azione, Lussu, diventato uno dei leader della nuova formazione politica, partecipò alla Resistenza a Roma, mantenendo comunque stretti rapporti con il Partito Sardo d’Azione. Come esponente di punta dell’ala socialista del partito guidò lo scontro contro la corrente liberaldemocratica di Ugo La Malfa, in un conflitto che fu la causa della scomparsa del Partito d’Azione. Il tormentato rapporto di Lussu con la dirigenza moderata e conservatrice del partito sardo post-bellico sfociò nel 1948 in una rottura con la corrente lussiana che fondò un nuovo partito, il Partito Sardo d’Azione Socialista. Per maggiori approfondimenti sul Partito d’Azione, cfr. GIOVANNI DE LUNA, Storia del Partito d’Azione, Utet, Torino 2006; Le origini del Partito d’Azione (1929-1943), FIAP-Istituto di Studi Ugo La Malfa, Roma 1985; EMILIO LUSSU, Storia del Partito d’Azione e gli altri, Mursia, Milano 1968.
17 Lo stesso Mastino Del Rio gliene aveva procurate attraverso un altro sardo, Ernesto Todde.
18 Anche nel caso dell’attacco militare di via Rasella, che aveva suscitato tante polemiche sulla sua opportunità, egli si dichiarò favorevole alla lotta armata contro i nazi-fascisti. Cfr. Intervista ad Antonio Lai, nipote di Giorgio Mastino Del Rio, Cagliari, 25 giugno 2013.
19 Furio Lauri nacque nel 1918 e la sua passione per il volo lo portò in occasione della Grande Guerra apartecipare a varie azioni militari nel Mediterraneo. Fu insignito della medaglia d’oro al valor militare, ma nel 1943 il suo aereo fu abbattuto. Nel periodo dell’Armistizio si trovava in Italia, dove partecipò attivamente alla Resistenza. Morì a Roma nel 2002. Cfr. www.anpi.it (3 novembre 2013).
20 Anche il giovane fratello di Furio Lauri, Aventino, militava nella squadra di cui faceva parte Giorgio Mastino del Rio. Morì tragicamente dopo la liberazione della capitale, a causa di un proiettile della mitraglietta che stava usando per un’esercitazione.
21 Vincenzo Toschi aveva già predisposto un piano dopo aver fatto un sopraluogo, scegliendo un campo di atterraggio e preparando uomini, armi ed esplosivi.
22 I documenti in questione erano planimetrie, nomi di ufficiali inglesi di collegamento, elenco delle armi richieste e altri.
23 La banda Koch prende il nome da Pietro Koch (1918 – 1945), un militare e ufficiale della polizia politica italiana. Negli ultimi anni della seconda guerra mondiale fu a capo di un reparto speciale di polizia della Repubblica Sociale Italiana, che operò principalmente a Roma macchiandosi di numerosi crimini. La banda decimò le file degli antifascisti di Roma, tra i quali 23 esponenti del Partito d’Azione, di cui 21 furono fucilati alle Fosse Ardeatine. Sempre la squadra Koch, la notte tra il 3 e il 4 febbraio, coordinò l’assalto dei suoi uomini al convento annesso alla Basilica di S. Paolo, che portò all’arresto di 67 persone fra ebrei, renitenti alla leva, ex-funzionari di polizia e militari di rango dell’ex Regio Esercito che vi avevano trovato rifugio. Tra gli arrestati anche Francesco Mastino del Rio. Sulla Banda Kock cfr. il contributo di MASSIMILIANO GRINER, La «Banda Koch». Il reparto speciale di polizia 1943-44, Bollati Boringhieri, Torino 2000. 24 Il ragazzo appena diciottenne riuscì a scappare e a tornare a piedi, in un’Italia sconquassata dalla guerra, fino a Roma. Dopo la guerra si sposò con Ada Rocchi, ma la sua vita finì tragicamente a causa di un’incidente domestico nella casa di famiglia di via Parioli. 25 Cfr. EDGARDA FERRI, Uno dei tanti, Orlando Orlandi Posti. Una storia mai raccontata, Mondadori, Milano 2009, p. 155. 26 Bruno Buozzi, dirigente sindacale socialista, venne ucciso dai nazisti nella strage de La Storta, poco fuori Roma, il 4 giugno 1944, mentre gli Alleati liberavano la capitale, insieme ad altri 12 compagni, in gran parte socialisti, tra cui lo xilografo Luigi Castellani. Sulla figura di Buozzi, cfr. GABRIELE MAMMARELLA, Bruno Buozzi (1881-1944). Una storia operaia di lotte, conquiste e sacrifici, Ediesse, Roma 2014; ALDO FORBICE (a cura di), Sindacato e riformismo. Bruno Buozzi scritti e discorsi (1910-1944), Franco Angeli, Milano 1994. Sulla strage de La Storta e per un profilo biografico di Castellani, cfr. MARTINO CONTU, Luigi Castellani. Vita di uno xilografo, impiegato del Ministero dell’Interno, martire de “La Storta”, Centro Studi SEA, Villacidro 2009.
27 GIORGIO MASTINO DEL RIO, Ho invocato un morto, ricordi di via Tasso, Edizioni FM, Roma 1963, p. 21.
28 Intervista a Maria Luisa Mastino Del Rio, Roma, 4 dicembre 2013.
Emanuela Locci (Università di Cagliari), Giorgio Mastino Del Rio: dalla resistenza romana all’attività politica nelle file della Democrazia Cristiana in Ammentu, n. 4, gennaio-giugno 2014

20 settembre 1943
Vengono chiamati alle armi gli appartenenti alle classi dal 1920 al 1924.
Il Ministero dell’Interno ordina che gli appartenenti alle classi 1921 – 1925 vengano avviati al “Servizio del lavoro Obbligatorio”. Dei 16.400 romani previsti, se ne presenteranno solo 455.
Una bomba a miccia rapida provoca “diversi morti” nella caserma della milizia fascista in via Eleonora Duse. L’azione viene organizzata e condotta da Pilo Albertelli <67 e da Giovanni Ricci, entrambi del Partito d’Azione. E’ questo il primo atto di guerriglia a Roma.
[…]
27 novembre
La polizia fascista, costretta anche dalle dure e ultimative rimostranze di Kappler, arresta 40 componenti della banda fascista Bardi – Pollastrini <125. Nelle celle di tortura di Palazzo Braschi vengono trovati 24 prigionieri in condizioni terrificanti.
Eliminato il console della milizia fascista, Musco.
[…]
21-22 dicembre
Un reparto di SS e gli uomini della banda Koch, violando le norme di diritto internazionale riguardanti l’extraterritorialità degli edifici del Vaticano, irrompono nel Collegio Russicum, in quello Orientale e nel Collegio Lombardo, tutti ubicati nei pressi di Santa Maria Maggiore, arrestando 11 persone. Nel Collegio Lombardo viene arrestato Giovanni Roveda <151.
[…]
16-17 gennaio 1944
La Banda partigiana “Sette Comuni” <182, che controlla la Via Flaminia, blocca un treno sulla linea Roma-Firenze, al 47° chilometro, eliminando la scorta tedesca e permettendo la fuga di numerosi militari italiani destinati alla deportazione in Germania.
[NOTE]
67 Pilo Albertelli (1907- 1944). Arrestato per propaganda antifascista nel 1928. Condannato a 5 anni di confino. Dopo l’armistizio , con Bauer e Lussu, costituisce i primi gruppi di Giustizia e Libertà. Membro del Comitato militare del CLN. Arrestato l’1 marzo 1944 dalla banda Koch. Assassinato alle Ardeatine. Medaglia d’Oro al Valor Militare.
125 Gino Bardi, dal novembre 1943 Commissario Generale dell’Urbe. Guglielmo Pollastrini, detto Memmo, ex sottufficiale di polizia espulso dall’arma per violenze e sopprusi. Dopo il 25 luglio 1943 incarcerato a Regina Coeli, messo in libertà dai tedeschi l’11 settembre. Base operativa della banda era Palazzo Braschi, già sede del Partito Nazionale Fascista. La banda poteva contare su 120 uomini, organizzati in 10 squadre d’azione. I componenti la banda vennero incarcerati a Regina Coeli, poi Castelfranco Emilia, infine nel carcere di Sant’Eufemia a Modena. Nel gennaio 1944 rimessi in buona parte in libertà. Nel 1947 Bardi e Pollastrini, con 54 dei loro sgherri, vennero processati. Bardi fu condannato a 22 anni e 6 mesi, Pollastrini a 28 anni. Anche tutti gli altri, tra i quali il figlio di Pollastrini, vennero condannati a pesanti pene detentive ed al risarcimento delle vittime. A Roma operavano anche altre bande autonome, formatesi tra il settembre 1943 e il gennaio 1944. La Pietro Koch e la Carità (dal nome del suo comandante Mario Carità) operarono poi anche a Firenze e a Milano. La Cialli Mezzaroma, con sede a via della Scrofa, impegnata particolarmente nella cattura degli ebrei. 12 di quelli da loro arrestati vennero assassinati alle Ardeatine. A Firenze la Carità, tra le tante imprese “gloriose” depredò anche l’oro della Sinagoga. Oltre cento milioni di allora. Altre “bande autonome” fasciste furono la Ettore Muti (Milano e Piemonte) comandata da Francesco Colombo, la “Mai Morti” di Beniamino Fumai (a Trieste, lungo la costa tirrenica e sul lago Maggiore), la Compagnia autonoma speciale di Renato Tartarotti (Bologna), la Ferruccio Sorlin (Brescia) e quella di Ernesto Ruggiero (Udine, Palmanova, Monfalcone).
151 Giovanni Roveda, dirigente partigiano e membro della Direzione del Partito Comunista, segretario clandestino della Cgil. Arrestato, portato in carcere a Roma, poi trasferito a Padova e il 6 gennaio 1944 a Verona, nel carcere degli Scalzi. Sei partigiani dei GAP, guidati da Emilio Bernardinelli, con un’azione temeraria lo libereranno il 17 luglio 1944. Nell’azione cadono i partigiani Danilo Pretto, deceduto in ospedale, e Lorenzo Fava, dopo essere stato a lungo torturato dai tedeschi e dai fascisti. Fucilato il 23 agosto 1944. Anche Bernardinelli rimane ferito.
182 La banda Sette Comuni, che operava nella Valle Tiberina, era capeggiata dall’avvocato democratico cristiano Giorgio Mastino Del Rio e dal colonnello Vincenzo Toschi.
Aldo Pavia, Resistenza a Roma. Una cronologia, resistenzaitaliana.it