Kesselring confiderà ai suoi generali di aver sofferto come non mai a dover ubbidire all’ordine draconiano di Hitler

La Resistenza partigiana anziché formare truppe combattenti da affiancare agli Alleati nella loro avanzata oltre la Linea Gotica – lo farà solo dal 10 settembre sul Giogo e sul Monte Battaglia – preferì colpire le truppe tedesche vicino ai centri abitati o in aree soggette a evacuazioni e deportazioni, un atteggiamento contraddittorio che indubbiamente non contribuì ad accelerare la liberazione del Paese.
E’ altresì difficile da capire, ad esempio, la ragione per cui dal giugno all’autunno del 1944 la posizione bellica degli Stati Uniti sul fronte italiano fu così attendista. Mentre, infatti, gli inglesi con Churchill spingevano per accelerare – fino al punto di sganciarsi dal fronte dell’Arno e il 25 agosto schierare l’VIII armata sulla costa adriatica per aggirare i tedeschi al di là della Linea Gotica – gli Usa da Anzio e Valmontone in poi rallentavano continuamente l’avanzata militare lasciando che in Toscana fossero i partigiani a logorare il nemico con attacchi alle spalle del fronte provocando così rappresaglie con ripetute stragi di civili.
Questa linea di condotta rispondeva agli accordi intercorsi a Teheran, all’insaputa degli inglesi, tra Roosevelt e Stalin secondo i quali una anticipata liberazione dell’Italia settentrionale – con l’obiettivo dichiarato da Churchill di puntare su Vienna per anticipare l’avanzata russa verso Berlino – non sarebbe stata accettabile da parte dell’Unione Sovietica. Ecco perché il messaggio che il generale britannico Alexander rivolse l’8 giugno ai nostri partigiani, affinché attaccassero a fondo i tedeschi per accelerare la liberazione del nord Italia, pose gravi problemi alla direzione del Pci (e alle sue formazioni partigiane) che era di stretta osservanza moscovita, ribadita dal ritorno in Italia di Palmiro Togliatti.
La conseguenza fu che quel radiomessaggio di incitamento alla lotta («il comando è uccidere i tedeschi e ostacolarne i trasporti») a raddoppiare attacchi e attentati contro le truppe germaniche, il 12 agosto 1944 provocò l’emanazione da parte di Kesselring di un nuovo ordine che autorizzava la Wehrmacht a «prelevare ostaggi nelle zone infettate da bande armate e passarli per le armi ogni volta che si verificassero uccisioni di tedeschi o atti di sabotaggio», accrescendo così il sangue versato non solo dai partigiani, ma soprattutto dalla incolpevole popolazione civile.
«L’utilità immediata dei partigiani, ha scritto lo storico comunista Roberto Battaglia, non fece dimenticare le conseguenze politiche che il rafforzamento della Resistenza avrebbe determinato. Gli Alleati temevano, infatti, di ricreare le basi di una forte organizzazione, in larga parte dominata dai comunisti, che al momento della liberazione del nord o di un crollo tedesco, avrebbe potuto usare le armi per un movimento rivoluzionario. Nell’ estate-autunno del 1944 il problema centrale fu quello del controllo militare e politico della Resistenza. La politica alleata restava quella di collaborare con i partigiani finché un’area fosse liberata per poi disarmarli e sciogliere le loro unità di combattimento». <94
Diversamente da Roosevelt, Churchill vedeva, invece, nell’accelerazione della campagna d’Italia l’unica via possibile, una volta superata la Linea Gotica, per risalire dal passo di Lubiana a Vienna e fermare così l’avanzata degli alleati russi verso Berlino o come egli diceva “ per stringere la mano ai russi il più a est possibile”. E dal momento che Hitler aveva ordinato a Kesselring di non arretrare un passo verso nord oltre la Linea Gotica, il 24 agosto Churchill fece trasferire l’8a armata britannica dall’Arno alla costa adriatica.
Lo spostamento delle truppe britanniche, dei cingolati e dei 70.000 veicoli a ruota iniziò il 22 agosto. Da quei movimenti oltre la linea dell’Arno i tedeschi, temendo che gli Alleati si apprestassero allo sfondamento del fronte verso Monsummano, Pistoia e l’Abetone, il 23 agosto ordinarono alla loro 26a divisione di “ripulire” il padule dai partigiani. Accortisi che quella degli inglesi era uno sganciamento tattico tra il 24 e il 25 agosto fecero muovere anche la 26a divisione verso l’Adriatico, non prima di aver predisposto, tra Fucecchio a Monsummano un dispositivo di difesa, con postazioni destinate ai loro carri armati, una operazione detta ‘Colpo di tuono’ (in codice militare Unternehemen Donnerschlag).
L’‘Operazione Olive’, con un attacco alla Linea Gotica in due punti diversi ma in rapida successione, aveva costretto Kesselring, come abbiamo già visto, a ritirarsi mentre l’8a armata britannica si lanciava all’attacco di Rimini e la Va armata americana affrontava al Passo del Giogo di Scarperia la Linea Gotica <95, lungo la quale erano stati stesi 120 chilometri di reticolati, aperti 9.000 fossati e disseminate decine di migliaia di mine anticarro. La temibile fortificazione continuava ad essere presidiata dalla Xa armata del generale Heinrich von Vietingoff-Scheel e dalla XIV del generale Joachim Lemelsen.
Sotto quest’ultima operava il XIV Corpo corazzato di Fridolin von Senger un Etterlin che da Pistoia si era intanto trasferito a Bologna in attesa di entrare in collegamento con i comandanti di divisione in procinto di andare a dar man forte alla difesa tedesca forte di soli 340 mila uomini a fronte dei 600.000 anglo-americani che, inoltre, potevano contare su una schiacciante superiorità di carri armati, cannoni, aerei e navi. Uno di questi era il generale Walter Crisolli, militare di professione quarantanovenne già a capo della XIII Panzerdivision.
Durante il viaggio Crisolli, benché sottoscorta, fu colpito a morte nel corso di un attacco organizzato dalla Resistenza vicino all’Abetone, in località Pracchia, nel corso del quale rimase ucciso anche il partigiano Ludovico Venturi. Una volta che il convoglio riprese la marcia verso Pesaro, davanti al corpo martoriato del Venturi vennero fatti sfilare dalle SS cento persone rastrellate nella zona destinati, in un primo momento, alla fucilazione per rappresaglia.
Secondo la testimonianza di Amerigo Calistri, riferita da Amicarella nel suo libro ‘Sulla linea del fuoco’, questi ostaggi non vennero uccisi per merito dell’ingegnere tedesco della SMI, Kayser il quale mentì alle SS affermando che Crisolli prima di morire aveva ordinato che non venissero fatte rappresaglie e così fu. A nulla, anche quella volta, era servito il fatto che la popolazione dei tanti piccoli paesi della montagna pistoiese situati lungo la strada per l’Abetone, avessero scongiurato sia i partigiani della ‘Bozzi’ che quelli della ‘Pippo’ dal continuare a compiere contro i tedeschi assalti a fuoco vicino gli abitati portatori di inevitabili rappresaglie.
Crisolli, dunque, non arriverà mai a seguire nella notte di quel 12 settembre il grande attacco angloamericano combinato della Va armata americana nel Mugello sul Giogo e quello sul Monte Battaglia dell’VIIIa armata britannica lanciata contro il crinale del Coriano dove gli eserciti contrapposti avrebbero perduto un migliaio di uomini al giorno. Quello americano avrebbe sfondato la Gotica sul Monte Altuzzo il 17 settembre con 500 morti e 2000 feriti dopo un assalto durato quattro giorni durante i quali l’artiglieria statunitense aveva sparato 50 mila colpi di cannone e di mortaio con una media quotidiana di 13 mila.
«Monte Battaglia», ha scritto Amedeo Montemaggi, «è il culmine epico americano nella campagna d’Italia. Per i partigiani italiani – che qui agivano con la 36ma brigata garibaldina ‘Bianconcini’, i suoi 4 battaglioni e le compagnie di 60 sappisti l’una – fu il giorno della gloria militare e della decisiva partecipazione alla liberazione della patria; per i tedeschi fu la saga del valore germanico; anche se essi risultano non-vittoriosi, in realtà ottennero la vittoria perché riuscirono a bloccare la minaccia di un accerchiamento nemico determinando il temporaneo fallimento della manovra alleata e quindi dell’attacco finale». <96
A mettere in ginocchio Kesselring che fino ad allora contro gli american aveva sempre vinto perché – come disse a Liddel Hart, «Essi usavano metodi ortodossi per cui per me era facile prevedere le loro successive mosse strategiche e tattiche» – furono le direttive di marcia proposte dai partigiani e adottate dagli americani. Si trattava di mosse così audaci e rischiose che nessuna Accademia di West Point avrebbe mai approvato. Sul versante adriatico, la battaglia di Rimini era stata iniziata dagli inglesi subito dopo il 25 agosto con 900 mila soldati supportati da carri armati, aerei e navi.
Per ben due volte, il 25 e il 27 settembre, il feldmaresciallo tedesco chiese a Hitler di poter effettuare l’evacuazione dagli Appennini e il ripiegamento fino alle Alpi come ultima difesa della Germania meridionale, ottenendone sempre il diniego. Ma il comandante americano, sebbene fosse a conoscenza della situazione disperata del nemico, preferì lasciar morire il suo attacco vittorioso. Questa decisione porterà al fallimento dell’intera offensiva sulla Linea Gotica e provocherà, da allora alla ripresa dell’avanzata in primavera, sul fronte adriatico la perdita di 80 mila soldati, 60 mila dei qual nel settore britannico e i restanti in quello americano.
L’offensiva si concluderà con 200 mila perdite tra morti feriti e dispersi di entrambe le parti. Kesselring confiderà ai suoi generali di aver sofferto come non mai a dover ubbidire all’ordine draconiano di Hitler nella difesa a oltranza di questo ultimo baluardo. Sia lui che Winston Churchill sapevano che se né inglesi né americani fossero avanzati oltre quel muro difensivo per marciare spediti verso Vienna, nessuno avrebbe frapposto un ostacolo alla travolgente avanzata dei sovietici fino a Berlino, come in effetti avvenne facendo finire la Germania dell’Est sotto una dittatura comunista.
In conseguenza del mancato sfondamento del fronte americano su Bologna, la liberazione dell’Italia settentrionale non avverrà prima del 25 aprile 1945. La giustificazione del generale Clark fu che il suo schieramento si era troppo indebolito a seguito della dislocazione di diverse divisioni americane nella Francia meridionale per l ‘Operazione Anvil/Dragoon.’ Ma la vera ragione stava, invece, nell’intesa raggiunta tra Stalin e Roosevelt secondo la quale il fronte angloamericano in Italia, nonostante il dissenso di Churchill, non avrebbe dovuto superare la Linea Gotica e così fu.
Soltanto ai primi di aprile 1945, nell’ultimo messaggio della sua vita, Roosevelt condivise la posizione di Churchill per una maggiore fermezza contro Stalin che aveva protestato perché l’OSS americana aveva avviato trattative di resa con il generale Wolff, capo delle SS in alta Italia, temendo che ciò avrebbe visto trasferire sul fronte orientale le divisioni tedesche che combattevano in Italia. La resa tedesca in Italia sarà firmata a Caserta il 29 aprile 1945.
Mentre Kesselring, imputato per gli ordini di rappresaglia antipartigiana che avevano procurato così tante stragi di civili specialmente in Toscana, fu condannato da una Corte militare britannica alla pena di morte – che Churchill due giorni dopo, riconoscendo l’alto valor militare del generale nemico, fece commutare in ergastolo – il generale comandante delle SS in alta Italia Wolff non subì alcun processo nonostante che i suoi ordini nella lotta alle formazioni partigiane fossero stati altrettanto severi. <97
[NOTE]
94 Roberto Battaglia, Storia della Resistenza italiana, Einaudi, Torino, 1964. Considerazioni identiche si leggono anche in Gianni Rocca ‘L’Italia invasa, op. cit. p. 245: “Il fronte italiano nel frattempo aveva perso ogni rilevanza nel quadro strategico della guerra in Europa. Alexander il 13 novembre 1944 si rivolse alla resistenza italiana ordinando di ’cessare le operazioni organizzate su larga scala, conservare le munizioni e tenersi pronti a nuovi ordini. Stare in guardia e stare in difesa’.(..) La Resistenza, lasciata sola e invitata a deporre le armi, iniziò così il periodo più difficile della propria storia, durante un inverno tra i più crudi e nevosi del secolo”.
95 Gabriele Ronchetti, La Linea Gotica, Mattioli editore, Fidenza, 1985.
96 Andrea Montemaggi, Clausewitz sulla Linea Gotica. Come la superiore tattica tedesca riuscì a bloccare l’attacco dei soverchianti eserciti alleati, Angelini editore, Imola, 2000.
97 Karl Wolff, Gruppenfhurer SS, fu processato e condannato a cinque anni di carcere per la sua adesione alle SS delle quali era diventato uno dei generali più importanti, ma la pena fu poi ridotta a quattro anni e successivamente annullata. La ragione per la quale sfuggì a più rilevanti azioni penali è dovuta al fatto di aver negoziato con Allen Dulles a Lucerna il 2 maggio 1945 la consegna delle truppe tedesche ancora combattenti in Italia a nord della Linea Gotica ed inoltre per aver fornito prove contro alcuni gerarchi del NSDAP in vista del processo di Norimberga.
Vasco Ferretti, La resistenza nel pistoiese e nell’area tosco-emiliana (1943-1945). Rivisitazione e compendio di una terribile guerra di liberazione, guerra civile e guerra ai civili, Firenze, Consiglio regionale della Toscana, giugno 2018