Il vero messaggio di Mr. Holland

Scrosci di pioggia, acqua fra balzi e sassi, vento tra i rami, mandrie al galoppo, usignoli che cantano: suoni della natura che l’uomo ha cercato di imitare e organizzare, utilizzando strumenti ideati allo scopo e dando così origine alla Musica, un’attività in continua evoluzione, col suo linguaggio e le sue regole… tanto da essere considerata sia arte che scienza.
Di musica, o meglio della vita di un insegnante di musica, parla il film: “Good Bye mister Holland”, prodotto negli U.S.A. nel 1995, per la regia di Stephen Herek, che la TV ha riproposto in questi giorni.
La trama, in breve, è questa: Glenn Holland (Richard Dreyfuss) sogna di diventare un affermato compositore ma, per campare, deve insegnare musica agli svogliati studenti di un liceo USA.
L’uomo (Richard Dreyfuss) vorrebbe abbandonare l’incarico e dedicarsi esclusivamente alla composizione, ma le necessità economiche, dovute alla nascita del figlio Cole, lo costringono a restare al proprio posto.
Col passare del tempo, la sua dedizione professionale, unita a un’intelligente apertura verso forme di musica più vicine ai giovani, gli consentono di raggiungere degli apprezzabili risultati didattici, anche con soggetti “refrattari”, come ad esempio la clarinettista Gertrude Lang (Alicia Witt) destinata comunque ad una luminosa carriera politica.
La prima esibizione dell’orchestra scolastica si rivela un successo, tanto che Holland è chiamato dal direttore del liceo a formare una band.
Un giorno Iris (Glenne Headly) la moglie di Holland, si accorge che Cole, il figlioletto che ormai ha compiuto tre anni, è sordo e ciò complica ancor di più la vita dei coniugi.
A questo punto è bene fermarsi, per non svelare troppi particolari della storia.
Attestato sul genere della commedia sentimentale, il film si segnala sia per la quantità degli argomenti trattati che per le reazioni emotive che suscita nello spettatore.
Ciò che si apprezza di più è l’obiettività con la quale viene descritto il vissuto di un nucleo familiare con un bambino sordo. Il medico di famiglia, per favorire l’interazione sociale, suggerisce l’oralità, ponendo il divieto assoluto di assecondare il linguaggio dei segni usato dal bambino. Anche il disagio psicologico dei genitori, che stentano a comprendere la propria creatura, è descritto in modo rigoroso e veritiero.
La pellicola, in sostanza, mette a confronto il mondo sonoro del protagonista con quello silenzioso del figlio. Sembra che questi due mondi non possano incontrarsi mai, ma alla fine, grazie proprio al comune interesse per la musica, riescono a trovare un punto di contatto.
Dal 1995 ad oggi, una certa critica si è sbizzarrita a demolire il film, definendolo un remake più o meno camuffato del più noto “Goodbye Mr. Chips”, considerato a sua volta un film buonista e strappalacrime.
Detti rilievi vengono mossi da commentatori sempre pronti a stroncare tutto ciò che s’ispira ai sentimenti e al comune buon senso.
Ma quello che conta, nel caso in questione, non è stabilire se “Goodbye mister Holland” sia una storia buonista e strappalacrime, quanto in che misura possa incidere nella coscienza collettiva, specie nel momento in cui alcuni politici nostrani vorrebbero ridimensionare l’insegnamento delle discipline artistiche.
Appunto in “Good bye Mr Holland” c’è l’improvvisa decisione degli amministratori del liceo di eliminare la musica dalle materie d’insegnamento, a causa di sopravvenute difficoltà finanziarie.
Dunque, il nucleo intorno al quale ruota tutta la storia non è la frustrazione di svolgere un mestiere anziché un altro, non è il percorso di un ragazzo sordo che riesce finalmente a comunicare, e nemmeno la delusione di un vecchio che deve andare in pensione anticipata, ma la scelta di eliminare dal programma di studio una disciplina piuttosto che un’altra. Per quale motivo gli azionisti del liceo decidono di abolire proprio la musica? Questo è l’interrogativo da porsi, interrogativo al quale risponde Holland, nell’animata discussione con i suoi superiori.
Egli dice chiaro e tondo che la musica non ha un ritorno economico immediato, mentre altre materie, come ad esempio il calcio o il baseball, sì. Nessun amministratore scolastico si sognerebbe mai di eliminare lo sport dal programma, per non correre il rischio di vedersi svuotare di colpo l’istituto! Dunque, nel film, si decide di cancellare la Musica, perché è una disciplina che “non serve”.
Trattasi naturalmente di una soluzione sciagurata, perché la musica accompagna da sempre la vita dell’uomo, ne è parte integrante, è uno straordinario veicolo di comunicazione, di espressione di idee e sentimenti ed è anche un prezioso strumento di formazione, in quanto concorre allo sviluppo emotivo, affettivo, sociale ed artistico dell’essere umano.
Questo è il vero messaggio del film, per cui quando Holland affronta la discussione con i vertici dell’istituto contribuisce a chiarire un equivoco di fondo ancora radicato nella nostra società: la musica non va intesa soltanto come prodotto consumistico, teso ad arricchire l’industria del divertimento, ma anche come attività creativa, come esercizio del “fare”, piuttosto che del “consumare”.
Un altro tema centrale del film è che Holland ritiene di essere un fallito, perché non è riuscito a sfondare come compositore, ma le circostanze dimostrano che può considerarsi un individuo affermato, perché è riuscito a trasmettere nei suoi allievi l’amore per la musica, svolgendo così una funzione collettiva, sociale, invece di perseguire un interesse solipsistico e individuale.
Dunque, i critici che storcono il naso e fanno esercizio di cinismo, coloro che definiscono “Goodbye mister Holland” una banale storia sentimentale e buonista sono decisamente fuori strada.
Il film tratta, è vero, di sentimenti, ma è attuale e realista, perché tocca un problema reale.
Sino a oggi, seppure tra alti e bassi, la scuola statale italiana ha saputo resistere alla tentazione di risolvere i problemi di bilancio, eliminando le materie artistiche dai programmi di studio, ma le scuole private fanno ciò che vogliono, sopprimendo alcune materie tra cui l’Educazione Musicale.
La musica, come ci insegna il film, non è soltanto passatempo, ristoro per la mente o prodotto estetico, ma linguaggio universale, voce dell’anima e forse… voce di Dio.

Antonio Magliulo

 

Una risposta a “Il vero messaggio di Mr. Holland”

  1. Ciao Adriano, grazie per la gentile condivisione. La tua generosità non si smentisce mai.
    Un caro saluto.

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