Il “Chicago Tribune” tracciò il profilo dei due comunisti

Del resto, la strategia statunitense non implicava una chiusura totale al dialogo con i dirigenti del PCI, quanto che la discussione che fosse dettata e gestita sempre con i tempi e le modalità dettate dalle necessità politiche del governo federale. Il responsabile economico del PCI, Luciano Barca, raccontò che poco dopo il rifiuto del visto al suo compagno di partito Napolitano, fu avvicinato ad un ricevimento da un diplomatico italiano che gli presentò Martin Wenick: il funzionario americano gli chiese se fosse possibile incontrarsi per colazione per discutere della situazione economica italiana e Barca, dopo averne discusso con Berlinguer, lo incontrò l’8 luglio del 1975 presso il ristorante romano Il Buco. Da allora i due cominciarono ad incontrarsi ogni due mesi; «al termine di ogni incontro», ricordò Barca, «stilavo un rapporto per Berlinguer» <354.
Quando Segre ed il suo compagno di partito e collega deputato Piero Calamandrei giunsero a Washington al seguito della missione parlamentare guidata da Andreotti, nell’ottobre del 1975, il loro ruolo non era quello di rappresentare il PCI ma quello di rappresentare le istituzioni italiane. Il “Chicago Tribune” tracciò il profilo dei due comunisti: nessuno dei due aveva passato periodi di formazione in Unione Sovietica, si trattava di politici nazionali legati profondamente alla cultura e alla politica italiane. Non andavano considerati, cioè, agenti di Mosca. D’altronde, Segre e Calamandrei avevano dichiarato di volersi attenere fedelmente alle regole imposte dalla visita, non cercando in alcun modo di instaurare contatti non ufficiali con rappresentanti del governo federale statunitense e attenendosi strettamente al loro ruolo di parlamentari <355.
Da parte italiana, il direttore dell’Istituto Affari Internazionali (IAI), Cesare Merlini, provò a fare da facilitatore del rapporto tra la comunità intellettuale statunitense ed il PCI. In una lettera indirizzata a Segre, in cui lo invitava a recarsi a New York ad ottobre, fece per la prima volta nomi di persone che sarebbero state presenti all’incontro: Brzezinski, George Ball e David Rockefeller <356, ovvero, come si vedrà nel prossimo paragrafo, una parte dell’establishment liberal che in quella fase si muoveva per la costituzione di nuove reti e l’organizzazione di momenti di confronto.
Come nota Lomellini, del resto, alcuni tentativi di dialogo tra quei due mondi erano stati fatti anche dal settimanale della sinistra riformista “L’Espresso”, di proprietà di Arrigo Benedetti, che nel corso dell’estate e dell’autunno del 1975 offrì spazio a saggi di Brzezinski in cui il politologo statunitense criticò le posizioni di Kissinger e dell’ambasciatore Volpe nei confronti del PCI <357.
Un altro think tank, nato proprio in quegli anni e alla luce dei nuovo equilibri internazionali, si avvicinò allo studio del comunismo europeo, in una chiave per certi versi sorprendente, per altri perfettamente in linea con la messa in discussione dei paradigmi analitici che attraversarono la comunità intellettuale occidentale negli anni Settanta, la Commissione Trilaterale. Fu proprio Segre ad avere contatti con la sua sezione europea verso la fine degli anni Settanta.
[NOTE]
354 Barca citato in Gatti, Rimanga tra noi, cit., pp. 139-140.
355 Withers, K. (1975, Oct 31). Italian Leaders. Chicago Tribune (1963-Current File), Retrieved from http://search.proquest.com/docview/169406723?accountid=33949 (ultimo accesso 14 maggio 2014).
356 APC Lavoro, Sez. Esteri, MF 207, p. 415, IV BIM 1975, FIG.
357 Cfr. Valentine Lomellini, When Hopes Come to Naught. The Question of Italian Communists’ Participation in Government and the Failure of a Particular Strategy, 1974-1978, in “Journal of European Integration History”, Vol. 20 no.2, 2014, pp. 242-243.
Alice Ciulla, Gli intellettuali statunitensi e la “questione comunista” in Italia, 1964-1980, Tesi di dottorato, Università degli Studi Roma Tre, 2019