I democristiani tendevano ad autorappresentarsi come assediati

Roma, Via Valle Melaina, Tufello – Fonte: Wikipedia

Nel clima politico arroventato dalla guerra fredda, la competizione politica tra i due principali partiti politici di massa – Dc e Pci – assumeva le forme di una battaglia quotidiana per la conquista dello spazio pubblico e l’affermazione in esso, soprattutto nelle borgate. I democristiani tendevano ad autorappresentarsi come assediati – quando non aggrediti – dai comunisti, al punto di non poter svolgere liberamente la loro attività politica.
Nel novembre 1948 il senatore democristiano Alessandro Gerini scrisse al ministro Scelba descrivendo la borgata Valle Aurelia come un «borgo selvaggio dove un gruppetto di democristiani ha da tempo costituita una Sezione e combatte con coraggio fisico le sue ardite battaglie contro i [illeggibile] comunisti. Ma è una borgata isolatissima e vogliono la stazione dei carabinieri» a causa dei numerosi episodi di violenza di cui sarebbero stati vittime <328.
Ancora nel 1952, Maria Muu, delegata del Comitato romano movimento femminile della DC, scrisse a Scelba chiedendo che il commissariato Trionfale vigilasse meglio sulla zona: secondo lei, infatti, a Valle Aurelia, «i comunisti del luogo, che costituiscono la stragrande maggioranza degli abitanti, si danno continuamente, in periodo elettorale e non elettorale, a soprusi di ogni sorta contro i pochi democratici cristiani della zona, impossibilitati ad esprimere in qualsiasi modo la loro opinione» <329. Muu, inoltre, ricordò che nell’ultimo giorno del Corpus domini, «durante le funzioni religiose relative, è stato villaneggiato violentemente il reverendo parroco e sono stati insultati e malmenati molti elementi religiosi fra cui molte donne» <330, senza che intervenisse la polizia.
Nel 1952, lamentele dello stesso tipo furono fatte circa la borgata Cecchina, vicina al Tufello, dove un parroco missionario che vi si recava a celebrare messa veniva frequentemente «fatto segno a ingiurie, minacce, sputi, ecc.; durante la processione del Venerdì Santo sono stati lanciati contro di lui: terra e sterco» <331. Secondo Pòlito, tuttavia, «la borgata, politicamente, sebbene i suoi abitanti siano in maggioranza elementi di estrema sinistra, non deve essere considerata più turbolenta di altre borgate romane», anche se «molto saltuariamente, cosa questa che si verifica, del resto, in tutte le località periferiche, avviene qualche incidente di natura politica» <332. Secondo il questore, fino a qualche tempo prima, la messa all’aperto – non avendo la borgata una parrocchia – era tenuta da «un sacerdote di razza negra, il quale, oltre a celebrare domenicalmente la messa all’aperto, in altri giorni della settimana, adunava i ragazzi della borgata per insegnare loro il catechismo e farli giocare. L‘aspetto ed il carattere allegro del sacerdote piacevano molto ai ragazzini, che lo consideravano come oggetto di divertimento. Il buon padre, d‘altra parte, […] non reagiva mai agli scherzi cui veniva fatto segno […], nemmeno quando, qualcuno di questi, eccedendo, […] lo bersagliava con il lancio di bucce di frutta ed altri oggetti non pericolosi» <333.
La competizione maggiore avveniva per la divisione degli spazi in cui affiggere i propri manifesti politici: frequenti erano le risse e le aggressioni durante gli attacchinaggi, oltre che quelle generate da semplici ostilità di quartiere.
Questi incidenti furono più frequenti tra il 1948 e il 1949 per poi diradarsi nei primi anni ’50.
La sera del 29 novembre 1948 uno di questi incidenti ebbe un esito drammatico. All’ospedale San Giovanni giunse un uomo di oltre cinquant’anni, Giulio Lalli, secondo i quotidiani appartenente all’Azione cattolica che, ferito, aveva dichiarato alle forze dell’ordine che era stato «percosso per futili motivi da due giovani da lui sconosciuti» <334 poco prima, a via del Pigneto. Nonostante fosse stato giudicato guaribile in pochi giorni, mentre rilasciava la sua denuncia sui fatti accaduti, fu colto da dolori all’orecchio e morì <335. Secondo quanto dichiarato da alcuni testimoni, Giulio Lalli era stato insultato da due giovani con le parole «Brutto pretaccio, noi andiamo in c… ai preti» e, a ciò, egli aveva reagito dicendo «io vado in c… ai comunisti» <336 e, raccolti dei sassi, aveva inseguito i due ragazzi: poco dopo, i testimoni avevano sentito dei lamenti in strada, dove avevano trovato Lalli sanguinante. Il 2 dicembre 1948, sul «Tempo», si affermò che si trattava di «nuovo feroce delitto politico» e che i due giovani aggressori erano conosciuti nella zona come venditori dell’«Unità» e «ferventi attivisti del partito comunista» <337.
In un promemoria illustrativo senza data, si richiamava l’attenzione del segretario particolare di De Gasperi sull’opportunità di mostrare al presidente del Consiglio un esposto della sorella di Lalli che lamentava il disinteresse delle Autorità del Partito al caso del suo congiunto; nell’assunto dell’esposto fa il parallelo degli onori resi – in periodo elettorale – al martire Gervasi – caduto comunque in una manifestazione attivistica in prò del Nostro Partito, ed il di Lei fratello, assassinato dagli estremisti senza che Egli desse motivo a ritorsioni. […] Sarebbe bene intervenire in qualche modo potendo evitare che la congiunta possa essere oggetto di appoggi da parte del P.C., il quale, se a conoscenza del caso – pur contro i propri interessi – potrebbe rendere di pubblica ragione la diversità di trattamento: “caduto alla vigilia delle elezioni; caduto dopo le elezioni”. <338
L’assassino di Lulli fu poi arrestato il 16 luglio 1949: si trattava effettivamente di un venditore dell’«Unità», Pietro Nicoletti, di 18 anni, che confessò le sue responsabilità ma non fece il nome degli altri aggressori <339.
In altre circostanze, la tragedia fu evitata per un soffio.
Il 1° giugno 1949 fu arrestato il guardiano notturno Valerio Fabiani, iscritto alla Dc, che «ostentando un coltello di genere proibito alla cintura, sostava con atteggiamento minaccioso nei pressi della sezione comunista di via Catanzaro, mentre due attivisti democristiani affiggevano manifesti del loro partito in quei paraggi, provocando le proteste di una cinquantina di comunisti presenti» <340.
Nel settembre 1949, invece, un attacchino si fece medicare all‘ospedale Santo Spirito, affermando che, mentre affiggeva dei manifesti non autorizzati per conto della Dc, era stato malmenato da alcuni sconosciuti e colpito con un martello <341.
In altre circostanze, fu l‘affissione di giornali murali a provocare incidenti: nel marzo 1949 a Tor Pignattara alcuni militanti di partiti di sinistra incendiarono il giornale murale democristiano e aggredirono i poliziotti accorsi sul luogo <342. Furono fermate tre persone e davanti al commissariato Casilino alcune centinaia di abitanti della zona si concentrarono per chiedere il loro rilascio: tra essi, furono arrestate due persone.
Non era raro, inoltre, che i lavoratori che non aderivano agli scioperi della Cgil e della Camera del lavoro (Cdl) ricevessero insulti e minacce: fu il caso, ad esempio, della bidella Elena Garotti che fu insultata e minacciata di rappresaglia il 21 febbraio 1949 da alcuni impiegati comunali scioperanti <343. Lo stesso accadde il 5 dicembre 1949 al deposito dell‘Atac (Azienda tramvie e autobus del Comune) di via della Lega Lombarda all’operaio Alfredo Sabbatini: i suoi colleghi provarono a muovergli violenza perché non aveva scioperato e ciò richiese l’intervento della Celere <344.
Il caso che forse determinò più scalpore, tuttavia, fu quello di un’operaia democristiana della Cisa Viscosa che denunciò di aver abortito, in seguito allo spavento, pochi giorni dopo le minacce ricevute da un membro della commissione interna della fabbrica che la accusava di aver effettuato propaganda anticomunista <345.
Durante le campagne elettorali, i momenti di conflittualità tra le sinistre e i democristiani si intensificavano. Ad esempio, numerosi furono i tentativi di disturbare i comizi dei partiti avversari con fischi e rumori molesti: in questi casi, le forze dell’ordine intervenivano arrestando i disturbatori. Pòlitò, in occasione delle elezioni amministrative del 1952, affermò persino «l’esistenza di un preordinato proposito dei socialcomunisti di ingenerare disordini nelle manifestazioni democristiane, cui interviene il sindaco» <346. Si ebbe ertamente un caso al Quadraro, il 14 maggio 1952, in cui «elementi estremisti disturbavano con fischi e grida il comizio, tenuto per la D.C. dal sindaco Rebecchini» <347.
Anche nel corso di questa campagna elettorale si ebbero delle risse durante l’affissione di manifesti. Durante la notte tra il 12 e il 13 maggio 1952, in via dei Cappellari un giovane che stava preparando la colla a una fontanella per affiggere manifesti del Comitato civico era giunto a discussione e colpito con un pugno da quattro giovani che, dalle parole scambiate, erano riconducibili alla sinistra <348.
Anche la campagna elettorale del 1953 fu piuttosto tesa. Il 30 aprile, durante un comizio del comunista Alighiero Tondi <349 a Valle Aurelia, un giovane del Comitato civico chiese il contraddittorio, ma Tondi glielo rifiutò in virtù degli accordi da partiti. Terminato il comizio, i democristiani si allontanarono su un pullman, che fu aggredito da alcuni comunisti <350.
[NOTE]
328 Acs, Mi, Gab, 1949, b. 6, f. 1169 – Roma Forze di Polizia, s. Borgata Valle Aurelia Posto fisso di polizia. Lettera del senatore Gerini a Scelba del 28 novembre 1948.
329 Acs, Mi, Gab, 1950-52, b. 6, f. 11069/1 Roma Ordine e sicurezza pubblica – Reati vari, s. Roma Borgata Valle Aurelia – Ordine pubblico. Lettera di Maria Muu a Scelba del 10 giugno 1952.
330 Ibidem. Pòlito, il 7 settembre, rispose che anche se a Valle Aurelia la maggior parte della popolazione era comunista, la borgata non era «da considerarsi più turbolenta di altre borgate o addirittura di altri quartieri cittadini e non è vero che si verifichino, più frequentemente che altrove, episodi di intolleranza faziosità politica, come quello segnalato, con esagerazione di particolari, a codesto Ministero» (Ivi. Comunicazione di Pòlito al Gab MI del 7 settembre 1952). Secondo il questore, il parroco aveva prima parlato in pubblico dei pericoli derivanti da una vittoria comunista fuori dalla Chiesa e poi, al suo interno, ripetuto il concetto, biasimando l’abbigliamento, che giudicava succinto, di due donne comuniste che assistevano alla messa. Ciò aveva provocato il livore di alcuni comunisti, che lo avevano accusato di ingerenza nella politica e avevano interrotto la predica per qualche istante (Ibidem). Nel fonogramma della questura del 12 giugno 1952, in cui si raccontava l’episodio, non si faceva effettivamente cenno a questioni politiche e si affermava anche che un funzionario del commissariato Trionfale, fatto intervenire dal parroco, non aveva «rilevato alcunché di turbamento dell’ordine pubblico o di pericolo per la libertà di culto» (Acs, Mi, Ps, 1952, b. 89, f. Roma – Incidenti).
331 Acs, Mi, Gab, 1950-52, b. 6, f. 11069/1 Roma – Ordine e sicurezza pubblica – Reati vari, s. Roma – Borgata Cecchina – O.P. Promemoria del luglio 1952.
332 Ivi. Comunicazione di Pòlito del 4 settembre 1952.
333 Ibidem.
334 Acs, Mi, Gab, 1948, b. 15, f. 11070 Roma – Agitazioni-incidenti. Fonogramma della questura del I° dicembre 1948.
335 Acs, Mi, Ps, 1949, b. 94 f. Roma – Incidenti, s. Incidenti Vari. Comunicazione di Pòlito del 16 luglio 1949.
336 Acs, Mi, Gab, 1948, b. 15, f. 11070 Roma – Agitazioni-incidenti. Fonogramma della questura del I° dicembre 1948.
337 Un iscritto all’Azione Cattolica assassinato da due giovani comunisti, «Il Tempo», 2 dicembre 1948.
338 Acs, Mi, Ps, 1949, b. 94 – f. Roma – Incidenti, s. Incidenti Vari.
339 Ivi. Comunicazione di Pòlito del 16 luglio 1949. Cfr. anche È stato arrestato ieri l’assassino di Giulio Lalli, «Il Quotidiano», 17 luglio 1949.
340 Acs, Mi, Gab, 1953-56, b. 491, f. 7669/1 Roma – Elezioni politiche – Incidenti. Relazione del 2 giugno 1953.
341 Acs, Mi, Ps, 1949, b. 15, f. Roma – Partito comunista italiano – K1B – 4° fascicolo. Comunicazione di Pòlito del 18 settembre 1949. Cfr. anche Giovane democristiano aggredito e ferito a martellate dai comunisti, «Il Tempo», 19 settembre 1949.
342 Acs, Mi, Gab, 1949, b. 10, f. 1269/1 Roma – Incidenti nella provincia – Varie, s. Roma – Incidenti nella Provincia. Fonogramma della questura del 18 marzo 1949.
343 Ivi Fonogramma della questura del 21 febbraio 1949.
344 Ivi. Fonogramma della questura del 5 dicembre 1949.
345 Una operaia abortisce per le intimidazioni dei compagni, «Il Popolo», 12 novembre 1948. Secondo la denuncia presentata dall‘operaia Giuseppina Lenzi, il collega Calascibetta, membro della commissione interna, l’aveva accusata «di cose che non mi sono mai sognata di fare (propaganda antisocialcomunista), e minacciandomi di farmi trascinare per i capelli fino sul piazzale dalle mie compagne di lavoro e farmele dare di santa ragione. Era presene nella stanza anche l’operaio Massa Ivano, il quale pure mi assalì con male parole, dicendomi che gli dispiaceva che io ero una donna, altrimenti, mi avrebbe presa a schiaffi» (Acs, Mi, Gab, 1948, b. 145 – f. 16450/70 – Roma – Attentati alla libertà sindacale. Lettera di Giuseppina Lenti alla Direzione dello Stabilimento della CISA Viscosa, alla Libera CGIL e alla Commissione Interna del 6 novembre 1948). «l’Unità» rispose alle accuse alludendo al fatto che l’operaia avesse cercato, in realtà, di abortire (Perché ha abortito l’operaia d.c. della CISA?, «l’Unità», 14 novembre 1948). Il questore Pòlito concluse che «gli accertamenti svolti hanno […] confermato la piena responsabilità degli operai Calascibetta e Massa, i quali, da qualche giorno, si sono allontanati da questa città, pare diretti a Milano, per cui è stata subito interessata telegraficamente quella Questura, affinché proceda all’arresto e traduzione dei predetti» (Acs, Mi, Gab, 1948, b. 145, f. 16450/70 – Roma – Attentati alla libertà sindacale. Comunicazione di Pòlito del 14 novembre 1948).
346 Acs, Mi, Ps, 1952, b. 11, f. Roma – Elezioni amministrative – 3° fascicolo. Comunicazione del capo della prima sezione della Dgps alla Sezione seconda A.G., contenente il rapporto di Pòlito n. 052125 del 7 maggio 1952.
347 Acs, Mi, Ps,1952, b. 51, f. Relazioni al capo della Polizia. Avvenimenti di qualche rilievo dal 14 al 17 corrente.
348 Acs, Mi, Ps, 1952, b. 11, f. Roma – Elezioni amministrative – 4° fascicolo. Comunicazione di Pòlito del 13 maggio 1952.
349 Gesuita e collaboratore dell‘Enciclopedia cattolica, nel 1952 Alighiero Tondi lasciò la Compagnia di Gesù e si iscrisse al Pci. La sua «conversione» al marxismo ebbe una vasta eco in tutta Europa, anche perché negli anni successivi scrisse libri molto critici nei confronti degli ex-confratelli e della Chiesa. Sposatosi con una deputata comunista, Carmen Zanti, si trasferì nella Germania est, per insegnare in un’università. Qui visse in lungo periodo e, rimasto vedovo nel 1978, chiese e ottenne dal Vaticano il reintegro nello status sacerdotale.
350 Acs, Mi, Gab, 1953-56, b. 491, f. 7669/1 Roma – Elezioni politiche – Incidenti. Fonogramma del 1° maggio 1953. Cfr. anche Vigliaccamente aggrediti alcuni democristiani ad un comizio comunista di Alighiero Tondi, «Il Popolo», 1° maggio 1953. Secondo il quotidiano cattolico, il contraddittorio era stato consentito al consigliere comunale democristiano Enrico Vinci che, avendo contestato le parole dell’oratore comunista, fu malmenato. Con la stessa ricostruzione, cfr. anche Il consigliere democristiano Enrico Vinci aggredito durante un comizio dell’ex gesuita Tondi, «Il Tempo», 1° maggio 1953
Ilenia Rossini, Conflittualità sociale, violenza politica e collettiva e gestione dell’ordine pubblico a Roma (luglio 1948-luglio 1960), Tesi di dottorato, Università di Roma “Sapienza”, Anno Accademico 2014-2015