Fred Vargas si definisce scrittrice di romanzi a enigma

Lo scopo di questo commento è di mostrare ciò che si nasconde dietro l’universo del giallo vargassien <1, un mondo molto complesso, elaborato e ricercato che non ha il semplice scopo di raccontarci una storia e intrattenerci: “Penso che l’arte sia sorta come una specie di rimedio contro le nostre paure, la solitudine, il sentirci piccoli e deboli in un mondo pericoloso” <2.
Le parole della scrittrice ci permettono di guardare i suoi testi da un’altra prospettiva e di comprendere molti dettagli e caratteristiche dei romanzi; tutto quello che Fred Vargas ci propone ha un fine preciso e questo commento cerca di dimostrarlo. Non esiste miglior modo per entrare a contatto con l’opera, per conoscerla, capirla, interpretarla e commentarla se non quello di tradurla. Di questo ne è convinta anche la Professoressa Margherita Botto dell’Università di Bergamo, traduttrice di tre romanzi di Fred Vargas, con la quale ho avuto la possibilità di confrontarmi sulla scrittrice francese e, in particolare, sui due racconti che ho tradotto. Durante l’intervista c’è stata l’occasione di approfondire alcuni punti: la genialità della lingua e la conseguente difficoltà di traduzione, l’autenticità dei personaggi e i loro risvolti intimi, la non plausibilità degli epiloghi; inoltre, abbiamo discusso insieme delle caratteristiche della lingua e del contenuto e del messaggio che i romanzi e i racconti vogliono trasmettere.
[…] Non ritenendosi una buona musicista si orienta per divertimento verso il romanzo giallo e nel 1986 scrive “Les jeux de l’amour et de la mort” che le varrà il premio Romain Policier du Festival de Cognac. Già questo primo romanzo viene pubblicato con il nome Vargas, pseudonimo usato dalla sorella pittrice che a sua volta ha ripreso dal personaggio interpretato da Ava Gardner ne “La comtesse aux pieds nus” <3. È con il secondo romanzo però, “L’homme aux cercles bleus”, uscito nel 1996 che la scrittrice segna l’inizio della sua carriera, per varie ragioni: principalmente perché questa è la sua prima opera pubblicata da Viviane Hamy, una piccola casa editrice parigina alla quale Vargas è rimasta fedele fino a oggi, e perché è in questo romanzo che entrano in scena il commissario Adamsberg e il suo vice Danglard, da allora indiscussi protagonisti dei suoi romanzi.
[…] In una delle poche interviste rilasciate, pubblicata su L’Unità il 21 settembre 2005, Fred Vargas si definisce ‘scrittrice di romanzi a enigma’. Quest’auto-definizione complica le cose perché il romanzo a enigma risponde a delle regole precise che i libri della Vargas non rispettano. Il romanzo a enigma <5 è una delle tre forme di romanzo giallo insieme al ‘noir’ e al ‘suspense’, la cui struttura presuppone due parti. La prima è quella del crimine, assente dal testo, la seconda è quella della ricerca e dell’inchiesta, che viene presentata al lettore. Già questa definizione di struttura non viene sempre rispettata in Vargas: il crimine, spesso, è inserito nel romanzo e non necessariamente nelle prime pagine. L’assassino di solito colpisce più di una volta e ogni volta depista le indagini. La situazione (numero delle vittime, tipologia, luoghi) cambia continuamente; caratteristica che invece ricorre è l’apparente leggerezza e distrazione con la quale il commissario affronta il caso e il lettore viene spesso messo al corrente delle sue decisioni a cose fatte.
In uno studio di Annie Combes <6 vengono distinte tre famiglie d’indizi: quelli fictionnels, oggetti o anomalie legate al crimine, quelli linguistiques che nei dialoghi, per esempio, sono i lapsus e gli scripturaux, anagrammi o rimandi intellettuali.
Nel caso di Vargas nessuno dei tre tipi può essere considerato come valido: il lettore può farsi un’idea del movente cercando di ‘partecipare all’indagine’, caratteristica tipica degli amanti di gialli, anche se il commissario e il lettore non giocano sullo stesso piano. Le detective ne doit jamais cacher au lecteur des indices ou les raisons de ses déductions <7, recitava il settimo dei ‘dieci comandamenti’ creati dal Detective club <8, invece molti sono i ragionamenti che si sviluppano nella mente del commissario Adamsberg e non vengono spiegati al lettore se non, a volte, alla fine del caso. La maggior parte delle volte, gli indizi sono forniti da persone esterne che consigliano e indirizzano il commissario sulla pista giusta anche se tutti, lettore compreso, diffidano della loro credibilità. Ma Fred Vargas è convinta che un detective ne peut pas tout trouver tout seul <9 e Adamsberg rispecchia la convinzione della sua creatrice, non tralasciando mai nessuna delle ipotesi che gli viene offerta.
Inoltre, il romanzo a enigma è definito come mondo chiuso, une sorte de théâtre <10, che i personaggi non possono abbandonare durante l’inchiesta, ulteriore caratteristica che non rientra nei romanzi della Vargas, lo stesso commissario, con il suo atteggiamento bohémien, non è iscrivibile in questa ‘regola’. Buoni e cattivi si muovono, partono, ritornano: nessuno ha un posto fisso. Jeanne Guyon scrive ne Le Magazine littéraire del giugno del 1996: “Fred Vargas a inventé un genre romanesque qui n’appartient qu’à elle: le Rompol. Objet essentiellement poétique, il n’est pas noir mais nocturne, c’est-à-dire qu’il plonge le lecteur dans le monde onirique de ces nuits d’enfance où l’on joue à se faire peur, mais de façon ô combien grave et sérieuse, car le pouvoir donné à l’imaginaire libéré est total. C’est cette liberté de ton, cette capacité à retrouver la grâce fragile de nos émotions primordiales, cette alchimie verbale qui secoue la pesanteur du réel, la métamorphose en terrain vague de tous les possibles, qui sont la marque d’une romancière à la voix unique dans le polar d’aujourd’hui” <11.
Rompol è la contrazione di roman policier, non è stata inventata da Fred Vargas ma con lei ha preso un significato diverso. Nell’espressione rompol ritroviamo l’essenziale per descrivere i suoi gialli che sono dei veri e propri romanzi, tanto da dare l’impressione al lettore che il caso sia lasciato in secondo piano. Una delle tematiche affrontate nell’intervista a Margherita Botto è stata proprio quest’ abitudine della scrittrice: gli affaires sono una scusa per avere la possibilità di presentare situazioni e personaggi nella società di oggi. La scrittrice non ricorre a nessun ‘trucco’ per arrivare al finale ma si ha l’impressione che dopo un certo numero di pagine decida di far risolvere il caso, improvvisamente, concludendolo in poche righe. A volte infatti l’epilogo lascia perplessi: Genette parlerebbe di lacune.
Le ellissi implicite [sono] quelle la cui stessa presenza non è dichiarata nel testo, inferibili da parte del lettore solo tramite qualche lacuna cronologica o soluzioni di continuità narrativa” <12.
I veri appassionati di gialli infatti non leggono Fred Vargas perché nei suoi libri non ritrovano quelle che sono le caratteristiche del roman policier: i suoi lettori appartengono piuttosto a un pubblico esigente e colto che apprezza tutto ciò che sta dietro il caso. Se consideriamo per esempio il tipo di linguaggio che utilizza, ci rendiamo conto di quanto la scrittrice si interessi molto di più alla forma che al contenuto, inclinazione rara nei romanzi gialli: “Chez moi, ce sont les mots qui amènent les idées, comme les filets à poissons” <13, dice in un’intervista rilasciata in occasione dell’uscita di “Sous les vents de Neptune” sul piccolo schermo.
La sua visione della letteratura policière è che si tratti di un genere arcaico, legata alla letteratura epica dell’antichità e al concetto greco di catarsi <14: la soluzione finale è la conoscenza, la cognizione del pericolo. Considera il romanzo giallo come il nuovo romanzo sociale, testimonianza e riflesso della società; paragona i suoi romanzi a documenti o archivi che riportano e preservano i problemi di un’epoca. Tutto deve essere visto nella logica dell’insegnamento, tutto serve per arrivare a un sapere superiore; e nei suoi romanzi dove non sempre finisce davvero bene in senso banale, al lettore rimane l’iniziazione a un sapere superiore. Non si tratta semplicemente di risolvere il caso, lo scopo finale è molto più ambizioso, il percorso più complesso: les polars comme les contes, servent à déjouer l’angoisse de la mort <15.
Il suo policier non ha bisogno di essere ‘difeso <16’, come a più riprese hanno fatto scrittori e critici in alcuni saggi per dimostare l’efficacità e la forza di questo genere. Rappresenta un tipo di romanzo talmente particolare e unico che non può essere banalmente etichettato come giallo.
[NOTE]
1 www.zone-litteraire.com, du 20 février au 15 mars 2008.
2 Il Corriere della Sera, Milano Lunedì 25 febbraio 2008, p. 27.
3 Film americano del 1954 realizzato da Joseph L. Mankiewicz (The barefoot Contessa).
5 Si veda Y. REUTER, Le roman policier, Armand Colin, Paris 2007.
6 Ibidem.
7 TDC, Paris mars 1991, n. 578, p. 6.
8 Il Detective club è un gruppo di scrittori inglesi di romanzi gialli che si riuniscono nel 1920 e dai quali vengono stilate le regole per il perfetto romanzo policier. Tra gli altri ritroviamo in questo gruppo anche Agatha Christie e G.K. Chesterton.
9 J. TULARD, Dictionnaire du roman policier, Fayard, Paris 2005, p.727.
10 Y. REUTER, Le roman policier, Armand Colin, Paris 2007, p. 51.
11 Magazine littéraire, Paris juin 1996, n. 344, p. 31.
12 G.GENETTE, Figure III, Einaudi, Torino 1976, p. 157.
13 Télérama, Paris février 2008, n.3030, p. 18.
14 Intervista di Beppe Sebaste, comparsa sul giornale L’Unità il 21 settembre 2005.
15 Télérama, Paris février 2008, n.3030, 15.
16 Per parafrasare un articolo sul giallo scritto da Andrea Camilleri ‘Difesa di un colore’. www.vigata.org/bibliografia/colore.shtml.
Elena Vallerini, Il giallo come romanzo sociale. Traduzione di due racconti di Fred Vargas, Tesi di laurea specialistica, Università di Pisa, 2008