[…] Azioni in qualche modo assimilabili a quelle tipiche delle S.A.P. si svolgono [a La Spezia e provincia] subito dopo l’8 settembre 1943, ad esempio cercando di raccogliere le armi abbandonante dai soldati o di sottrarle dai depositi nell’Arsenale M.M., per portarle via ai tedeschi e fascisti, in vista di un utilizzo successivo di esse.
In tale attività si distinguono all’inizio elementi che si autodefiniscono “Organizzazione clandestina militare patriottica” e che si trasformeranno poi in S.A.P., aderendo a “Giustizia e Libertà”. Questi elementi appartengono alle Forze Armate (Marina, Esercito ed Aeronautica); nel caso dell’Arsenale M.M., vanno citati tuttavia anche i Vigili del Fuoco.
Fra i primi aderenti all’organizzazione clandestina di Resistenza c’è dunque tutto un gruppo di militari, fra cui fondamentale è la figura di Renato Mazzolani, capitano C.R.E.M., che diventerà poi responsabile delle S.A.P. di “Giustizia e Libertà”. Dopo l’arresto e la tragica morte di Mazzolani, il quale si suicida nel carcere dell’ex XXI° Fanteria alla Spezia, per non denunciare i compagni di lotta, gli subentrerà Mario Fabbri.
Troviamo anche il capo furiere Umberto Vendramin e il capo-furiere Guglielmo De Feo; dopo pochissimi giorni i tenenti C.R.E.M. Gualtiero Pacchiani e Paolo Terreni; Mazzolani Aldo (figlio di Renato), il capo torpediniere di 1° classe Enrico Rumaneddu, Bruno Strata. Proveniente dai Vigili del Fuoco dell’Arsenale e impegnato nella raccolta armi c’è, riportabile al Partito Comunista, Giuseppe Mirabello, che salirà poi ai monti nel Battaglione “Vanni” e che in questo momento è collegato al comunista Pietro Bruzzone “Pierino”, in futuro Commissario politico del battaglione garibaldino “Maccione”.
Nei primi mesi del ’44 c’è un ulteriore allargamento del gruppo dei militari ruotanti su “Giustizia e Libertà”: si aggiungono il maresciallo Giuseppe Rinaldi, il tenente Giuseppe Da Pozzo, il tenente Francesco Mazzolini, il tenente di vascello Alberto Bussolino, Francesco Micalizzi, Aldo Cerretti, Annibale Venturini.
Si attiva anche una squadra di ferrovieri, capitanata da Attilio Pepi, che sabota regolarmente i trasporti così da causarne ritardi ma, quando sarà necessario e cioè verso la Liberazione, salverà materiale impiantistico e fasci di binari. Molte riunioni si tengono nella barberia di Giuseppe Mannisi in centro alla Spezia o in casa Vendramin o Romaneddu.
Numerosi elementi vengono inoltre inseriti in ditte di interesse tedesco, così da sorvegliare il nemico e i prodotti di cui ha bisogno, riuscendo a infiltrare patrioti perfino nella Xa M.A.S. Fra le ditte si possono citare la ditta Tesio, la Navale Meccanica, la ditta Vianello, e naturalmente la TODT.
Sempre sappista e aderente a G.L. è la così detta “Banda dei tre”, guidata dall’ufficiale Carlo Nicolai, la quale opera nel cuore dell’amministrazione nemica con il compito di determinare confusione nel settore alimentazione, fornendo dati inesatti a tedeschi e fascisti. Secondo alcune testimonianze coeve si arriverebbe[3] a 850 elementi, che però scendono rapidamente a circa 400, a causa dell’obiettiva pericolosità delle trame cospirative nonché degli arresti intervenuti.
In area sappista, aderente a “Giustizia e Libertà”, troviamo Lorenzo Landi[4] e Guido Corsi che sacrificano la vita per le scelte fatte. Guido Corsi fa fuggire quattro prigionieri dalla caserma delle Brigate Nere di via XX settembre. Catturato a sua volta e sottoposto a terribile torture, si butta dal terzo piano per non parlare. Trasportato all’ospedale, durante il percorso viene finito da un sicario fascista.
C’è poi Giorgio Tiberi, che salirà successivamente ai monti nel Battaglione “Pontremolese”: egli fa brillare numerose mine nella zona di Riomaggiore. Particolarmente attivo in ambito navale è Francesco Mazzolini, comandante della IV Zona S.A.P. per G.L., il quale opera ininterrottamente e attivamente per un lungo periodo fino al 13 febbraio 1945: in tale data è arrestato, condotto alle prigioni del Varignano, quindi a quelle delle Brigate Nere, per essere messo infine a disposizione delle S.S. tedesche. Non essendo stato possibile alcuno scambio, rimane in prigione fino all’antivigilia della Liberazione, quando è liberato dai suoi compagni delle S.A.P.[5].
Contemporaneamente all’area di “Giustizia e Libertà” funziona una rete organizzata dal Partito Comunista, nella quale operano attivisti a cavallo fra S.A.P., Fronte della Gioventù e Gruppi Difesa della Donna[6], sebbene le zone di riferimento dal punto di vista geografico siano le stesse per i vari colori ideologici[7].
Nell’area sappista garibaldina troviamo, fra gli altri, Giuliano Maccione che, catturato e torturato, per non denunciare i compagni, si suicida nel carcere dell’ex XXI° Fanteria alla Spezia, ma anche Alceste Alessandrini, prelevato dalla prigione dove è rinchiuso ed ucciso per rappresaglia con altri compagni.
Apporti alle S.A.P. sono registrabili anche in area cattolica, specialmente con Vladimiro Fabbrini e Ferdinando Carozzi.
Importantissimo è il ruolo delle S.A.P. a livello di informazione, comunicazione, diffusione e smistamento di volantini e stampa clandestina, compresa la costruzione di una rete di supporto per i lavoratori e le lavoratrici in occasione dei famosi scioperi nelle grandi fabbriche spezzine del marzo 1944[8]. Proprio a seguito di tali scioperi e della repressione da cui vengono investite le fabbriche abbiamo la deportazione di numerosi lavoratori (quelli che sopravviveranno ai campi di sterminio saranno ascritti alle S.A.P.) e il travaso di alcuni elementi dall’attività più propriamente sappistica urbana a quella partigiana ai monti[9].
Nell’agosto 1944 le S.A.P. spezzine raggiungono un’organizzazione abbastanza efficiente, risultando collegate al C.L.N. e al Comando Ia Divisione Liguria che in seguito diventerà Comando IV Zona Operativa. A tale proposito va ricordato come, dopo il drammatico rastrellamento del 3 agosto 1944 e la crisi dell’appena costituito Comando Unico sotto il colonnello Mario Fontana, nel quadro del tentativo portato tenacemente avanti dal C.L.N. spezzino per confermare l’importanza del Comando Unico, il 6 settembre 1944 si tenga a Vezzola un’importante riunione in cui si stabilisce un legame più puntuale fra i patrioti della montagna e i G.A.P. e S.A.P. della città e del fondovalle.
A tale riunione partecipa non a caso il capitano Renato Mazzolani, responsabile delle SAP di “Giustizia e Libertà” alla Spezia e nei paesi del Golfo. In tale sede a Mazzolani viene affidato l’incarico di mantenere a mezzo radio il contatto fra C.L.N e Comando della Divisione Liguria ed egli chiede che armi per difesa individuale, almeno degli “sten”, vengano date alle S.A.P.
Fra le azioni sappiste compiute nell’autunno 1944, precisamente di novembre-dicembre, oltre a quelle navali (per le quali va letta la nota 3 della presente Scheda) abbiamo il tentativo di catturare il questore fascista Protani nella sua casa di Riccò e, poiché non lo si trova, vengono disarmate cinque guardie di P.S. e tagliate le linee telefoniche (2 novembre), ci sono attacchi alle auto tedesche ai Boschetti (27 novembre), è colpito un camion della Wehrmacht a Bonviaggio (28 novembre), a Trebiano è attaccata una pattuglia G.N.R. e viene ucciso un milite (19 dicembre[10]), un ufficiale tedesco è ucciso fra Borghetto Vara e Pogliasca (19 dicembre), un soldato tedesco è colpito a Fornola (20 dicembre), sono attaccate caserme della Guardia di Finanza a Deiva (22 dicembre).
Viene inoltre avviata una raccolta in tutta la provincia di viveri e indumenti per le formazioni in montagna[11]. La risposta nazi-fascista consiste in retate, rastrellamenti, fra cui quello di Migliarina-Canaletto, in fucilazioni (il 20 novembre 1944 sono uccisi Giovanni Crespiani, Paolo Guidotti, Eugenio Ratti) e comunque in ritorsioni diffuse in tutta la provincia.
Fra le azioni S.A.P. del 1945 possiamo ricordare il treno merci, carico di carbone destinato alle industrie belliche spezzine, fatto saltare sulla linea Arcola-Vezzano il 9 febbraio[12]: il carico di carbone del treno giunge così alla popolazione; il 12 febbraio c’è un attentato (per farlo vengono pugnalate due sentinelle), a seguito del quale crolla un pilone del ponte ferroviario del Magra, interrompendo per parecchi giorni il rifornimento di armi e truppe al fronte versiliese[13]. Sempre nello stesso periodo viene sabotato un treno e un tratto ferroviario vicino a Levanto. A marzo squadre S.A.P, in combinazione con la “Muccini”, fanno saltare per aria un dormitorio della caserma sarzanese delle Brigate Nere.
Nella fondata ipotesi che i tedeschi vogliano smantellare e trafugare le macchine e il materiale delle grandi fabbriche le SAP sono infine fortemente impegnate nell’opera di salvataggio delle strutture industriali e della possibilità che esse tornino rapidamente alla produzione non appena il Paese sia liberato.
Presenza femminile nelle S.A.P.[14]
Nelle S.A.P. la presenza femminile è, per come si può ricavare dagli elenchi, più rilevante rispetto a quella nelle formazioni partigiane della montagna: si può però anche ragionevolmente ipotizzare che la quantità di donne coinvolte sia di fatto ben più alta di quella risultante dai riconoscimenti ufficiali. Tale situazione si è determinata sicuramente perché dopo la Liberazione molte donne sono rifluite nel privato e, tornate a svolgere ruoli puramente familiari, non hanno ritenuto importante ufficializzare il loro considerevole apporto alla dura lotta resistenziale.
Dalla pubblicistica disponibile sappiamo comunque come forti nuclei femminili esistano soprattutto nella Ia e IIa Zona[15], che non a caso viene citata in molti documenti, ma sappiamo anche come le donne spuntassero un po’ ovunque, solo in parte demandate a ruoli preziosi e tuttavia più consoni al ruolo di fiancheggiatrici, sostenitrici, silenziose protettrici di figli, fratelli, mariti, familiari in armi ma, in molte occasioni, volte a funzioni più incisive e determinanti di collegamento con le brigate partigiane[16], supporto, trasporto di materiale pericoloso, portaordini.
Divisione del territorio e S.A.P.
Le zone in cui le S.A.P. si articolano in zone a cui corrispondono quattro Battaglioni, per come tendenzialmente li troviamo anche nell’elenco dei riconoscimenti ufficiali, consultabile a parte, sono:
Ia Zona
: alla sinistra del fiume Magra fino alla confluenza di esso con il Vara e a sud fino al centro di Sarzana
I° Battaglione S.A.P.
IIa Zona
: dalla sponda del Magra alla via Aurelia fino al Termo; da Ferrarezzola (vicino all’OTO Melara) fino a Sud del Muggiano con centro ad Arcola
II° Battaglione S.A.P.[17]
IIIa Zona
: copre gli abitati di Muggiano, S.Bartolomeo, Pagliari, Fossamastra, Limone, parte orientale della Spezia (colline di S. Venerio, Carozzo) fino a Vezzano Ligure, con centro a Migliarina
III° Battaglione S.A.P.
IV Zona
: parte occidentale della Spezia con le colline comprendenti Isola, Sarbia, Marinasco, Foce, Chiappa, Pegazzano, Marola, fino alle Grazie e a Portovenere
IV° Battaglione S.A.P.
Spesso i nuovi distaccamenti delle S.A.P., che man mano nascono, si chiamano prendendo il nome dai caduti per la causa della libertà: è così che a Sarzana troviamo un distaccamento “Baccinelli”[18], a Fezzano troviamo un distaccamento “Emilio Rossi”, caduto della Brigata “Matteotti-Picelli”[19], ad Arcola un distaccamento “Fausto Perroni”[20], sappista catturato e ucciso nella strage di Ressora, a Lerici un distaccamento “Angelo Petriccioli”[21], anch’egli sappista caduto durante una missione in città.
Al momento della Liberazione[22] le S.A.P. ricevono ordini precisi e particolareggiati rispetto ai compiti da eseguire, consistenti soprattutto nel salvaguardare impianti industriali ed elettrici, nell’occupare i luoghi di portata strategica e le sedi delle pubbliche amministrazioni dove si svolgerà il futuro governo cittadino.
Ad esempio: il gruppo S.A.P. della III Zona deve salvaguardare la centrale della Pianta; in caso di emergenza la concentrazione deve avvenire a S. Venerio; devono essere preservati gli impianti idrici di Rebocco e la centrale elettrica; deve essere impedito un trasferimento delle forze nemiche dislocate da Portovenere a Cadimare, bloccando la via preferibilmente ai Buggi (Acquasanta), deve essere vigilata la cabina elettrica di Marola e quella sita nella cava di Rebocco (quest’ultima, molto importante, ha un trasformatore da 60000, linea 8000, ed è ignota ai tedeschi); il Comando della Ia zona deve attaccare di sorpresa le forze nemiche rimaste trasferendosi nella 3° Zona, salvaguardando la centrale di S. Stefano. Il Comando della 2° Zona deve portarsi alla sommità del Termo per congiungersi alle forze della 3°[23].
Tutti questi ordini, compresa l’occupazione delle ex sedi dell’Amministrazione fascista e tedesca, vengono puntualmente eseguiti, tanto che fra 23 e 24 aprile 1945 le S.A.P. contribuiscono notevolmente al controllo della città e delle posizioni viciniori ad essa.
[NOTE]
[3] Il condizionale è d’obbligo perché è molto difficile poter dire la cifra esatta (il dato in questione è citato in alcune pubblicazioni, ma la curatrice della presente Scheda non ha trovato l’elenco degli organici risalente a tale fase). Discorso diverso è quello del riconoscimento di chi ha militato nelle S.A.P. operato dalla specifica Commissione nel dopoguerra (v. elenco)
[4] Muore nel carcere dell’ex 21° Fanteria alla Spezia per le torture inflittegli (v. anche Nota 17 della presente Scheda)
[5] Della densa attività di Mazzolini si possono ricordare i seguenti episodi: il 21-22 giugno 1944 agisce, in collaborazione con un gruppo di guastatori provenienti addirittura da Bastia in Corsica, per impedire l’uso e il riadattamento del naviglio ad opera dei tedeschi (vengono così affondati l’incrociatore “Bolzano” e un sommergibile). Successivamente, grazie ad una rete di informazioni fornite da elementi formalmente aderenti al P.N.F. (ad esempio Giulio Giuntoli, comandante di un rimorchiatore), Mazzolini riesce a sventrare, fabbricando una bomba, il 20 novembre 1944, il rimorchiatore “Liguria” e a far danneggiare in seguito “bettoline” e “pontoni” sempre dal Giuntoli che, fra l’altro, nel gennaio 1945 affonda il rimorchiatore “Jupiter”, carico di mine antiblocco. Quest’ultimo, già sabotato in precedenza ma recuperato dai tedeschi, è messo così definitivamente fuori uso. Un audace attentato è attuato sempre da Mazzolini e dai suoi uomini la notte fra l’8 e il 9 febbraio 1945: con mezzi partiti da Cadimare ed arrivati a S. Bartolomeo, sul lato opposto del golfo, dopo avere attraccato al porticciolo dei motoscafi veloci del siluripedio, affondano con sei grosse bombe azionate da matite esplosive, due navi-cisterna, la “Sprugola” e la “Tevere”. Mazzolini viene arrestato a seguito di un abboccamento con un pseudo inviato del C.L.N. centrale, in realtà una spia fascista. Mazzolini finge di non capire l’inganno e sta al gioco recandosi all’appuntamento in località S. Antonio, presso Le Grazie. La spia viene uccisa e viene ferito gravemente un collega di essa che, creduto morto e lasciato sul terreno, farà però catturare appunto Mazzolini.
[6] Si può evincere ciò leggendo una rendicontazione di “Valeria” (Anna Maria Vignolini) in Busta 651, foglio 2618 sul Fronte della Gioventù, in cui fa specifico riferimento alle compagne donne. Una relazione sul Fronte della Gioventù e sulla stampa firmata “Pino”, Filippo Borrini, Busta 651, foglio 2624), una relazione a due mani di “Valeria” e “Pino” (Busta 651, foglio 2622).
[7] Nella Busta 658 Archivio Storico ISR La Spezia c’è una relazione scritta da Antonio Borgatti “Silvio”, segretario della Federazione Comunista spezzina in data 16 novembre 1944, una sorta di sintesi riguardanti numerosi argomenti, fra cui è annoverato quello delle S.A.P. Riguardo alle S.A.P. si dice che si è costituito il Comando S.A.P., che i Comandanti sono del Partito Liberale (NdR si presuppone quindi di un’area tipo Giustizia e Libertà), che i vice-comandanti sono apolitici, che qualcuno di essi è comunista, mentre in genere i Commissari politici e i vice sono comunisti. Si dice anche che una squadra S.A.P. è stata promossa G.A.P. per le azioni intraprese (v. nota 2 della presente Scheda), ma che le S.A.P. devono imparare ad agire più efficacemente.
[8] Per gli scioperi in generale v. La Spezia marzo 1944. Classe operaia e Resistenza, Atti della Conferenza “Scioperi del marzo 1944”, cit. nelle Fonti. Per la presenza delle donne, v. anche testimonianza di Delfina Betti, dapprima operaia allo Jutificio e poi sappista.
[9] Ricordiamo che fra i numerosi deportati in Germania ritorneranno solo Joriche Natali, Mario Pistelli e Dora Fidolfi (riconosciuti negli elenchi S.A.P.).
[10] Alcune Fonti dicono 15 dicembre 1944.
[11] Con le organizzazioni giovanili, quelle femminili e i C.L.N. comunali (per le intersezioni fra le varie organizzazioni v. Nota 1 e Nota 7 della presente Scheda).
[12] Il gruppo speciale Guastatori V.A.L. che si occupa dell’attentato è guidato dagli arcolani Franco Ugolini “Ted” e Gatti Bruno “Elio”.
[13] Opera l’attentato lo stesso gruppo che ha compiuto quello del 9 febbraio 1945 (v. per i nomi la nota precedente).
[14] Dalle testimonianze si ricava un continuo interscambio fra S.A.P., Gruppi Difesa della Donna e Fronte della Gioventù. In un certo senso è come se chi agiva in quel momento avesse di sé l’idea di operare come Gruppi Difesa della Donna e/o Fronte della Gioventù, essendo però inquadrato burocraticamente “a posteriori” nei Battaglioni S.A.P. Questa cosa esce fuori anche dalla lucidissima e organica testimonianza resa da Anna Maria Vignolini, in data 23 novembre 2015, nella sua casa di Sarzana alla curatrice della presente Scheda. Per la testimonianza di Anna Maria Vignolini v. Gruppi Difesa della Donna (in fondo).
[15] Ad Arcola, da cui proviene Elvira Fidolfi, animatrice insieme alla sorella Dora dello sciopero del 1944 allo Jutificio Montecatini, esiste un gruppo particolarmente combattivo di donne, alcune delle quali molto giovani, in cui si distinguono Laura De Fraia “Franca”, Mimma Rolla “Aura”, Iva Rolla (madre di Mimma), tutte riconosciute nel Battaglione S.A.P. II Zona. Con loro è Paola Toffi addetta alla stampa e propaganda (in contatto con Antonio Borgatti “Silvio”, segretario della Federazione Comunista, Maria Roffo, Jone Nevia Ricco incaricata di battere a macchina. Sempre di questo gruppo fa parte Dina Gattoronchieri, che rimarrà poi uccisa. Con tale consistente nucleo entra per un certo periodo in contatto anche Vega Gori “Ivana” (Battaglione S.A.P. IV Zona), la quale lavora come dattilografa della stampa clandestina, dei documenti P.C.I. e C.L.N., a continuo contatto, per questa mansione e per quella di staffetta porta- materiale, con Antonio Borgatti “Silvio”. Tesse precocemente le fila delle donne (e si occupa di ciò per un lungo periodo), costruendo pazientemente una rete di rapporti anche con i dirigenti dei vari C.L.N., Anna Maria Vignolini “Valeria” di Sarzana (riconosciuta nel Battaglione S.A.P. I Zona e citata nelle Fonti), la quale insegna, fra l’altro, a Vega Gori (v. Fonti) a scrivere a macchina in grande, tramite l’uso ripetuto delle X, i titoli della stampa clandestina (per notizie biografiche più ampie su Anna Maria Vignolini, che è, fino al 29 novembre 1944, data del rastrellamento contro la “Muccini”, il vero centro motore di un ampio territorio, v. Gruppi Difesa della Donna, in particolare Nota 3 e parte finale). I compiti svolti dalle donne, deducibili dalle testimonianze, sono molteplici: da quelli, più legati al ruolo femminile, del ricamo e cucito per le uniformi partigiane a quelli che traguardano livelli di rischio ben più elevati, e comunque più lontani dalla tradizionale immagine femminile: si va così dal fare le scritte sui muri, alla battitura a macchina di documenti delicatissimi del C.L.N. e del P.C.I., della stampa clandestina (specialmente “l’Unità” e “Noi Donne”), al trasporto e diffusione di materiale clandestino (talvolta anche armi), al mantenimento dei contatti fra le varie zone della città, della montagna e, in taluni casi, fuori La Spezia. Ha compiti di questo tipo ad esempio Rina Gennaro “Anna”, membro per un certo periodo del Comitato federale del P.C.I., funge da staffetta in provincia ma si reca anche a Genova, (con lei ha un fitto scambio di materiale la già citata Anna Maria Vignolini). Tutte le donne nominate ruotano nell’area del Partito Comunista. Donne vengono segnalate anche nell’elenco fornito da Umberto Vendramin in Relazione sul gruppo SAP “Giustizia e Libertà dal 1943 al 1945, 1945, ISR, Miscellanea, citato nelle Fonti. I loro nomi sono Artiaco Adriana, Luxardi Bruna, Mazzolini Angela, Montanari Elvira, Oldoini Bianca, Scotto Nicoletta.
[16] l ruolo di staffetta viene svolto ad esempio da Vanda Bianchi che fiancheggia la Brigata “U. Muccini” e che si occupa di trasportare materiale vario e assai pericoloso (v. le sue vicende in Pino Marchini “Un berretto pieno di speranze. I ricordi di Vanda Bianchi”, Edizioni Cinque Terre, 2010)
[17] Arcola, Baccano, Termo, Pitelli, Pugliola, Romito e Ressora sono località facenti parte tutte della II Zona. Nelle S.A.P. arcolane abbiamo Ferdinando De Angelis morto poi nell’attraversare le linee il 13 marzo 1945, sostituito da Battistino Lucchetti, il quale ha come vice Euro Chiappini. Notevole risulta nelle S.A.P. arcolane la presenza di elementi militari: Michele Stretti, ufficiale dell’Aeronautica, Franco Ugolini, sottufficiale della San Marco, lo stesso De Angelis, ufficiale dell’esercito. Le S.A.P. arcolane il 1 maggio 1944 distribuiscono, nei presidi militari e in posti di blocco situati nel territorio arcolano e nella Bassa Val di Magra, volantini in lingua tedesca indirizzati ai soldati che combattono in Italia. Il 21 giugno 1944 (v. Nota 6 della presente Scheda) appoggiano inoltre l’azione con cui viene affondato dentro il golfo della Spezia l’incrociatore “Bolzano” e un sommergibile tedesco. Fa parte delle S.A.P. di Arcola, in qualità di Comandante, anche Perroni Fausto, fucilato per rappresaglia a Ressora il 27 settembre 1944. Arcolani, aderenti alle S.A.P. e morti nel corso della Resistenza o per cause legate ad essa sono: Baudinelli Giovanni, Giampaoli Cimedonte, Landi Ferdinando, Landi Lorenzo (v. anche presente Scheda verso l’inizio), Tracci Ivano. Per le altre azioni delle S.A.P. arcolane, v. le Note 10, 11 e 13 della presente Scheda. Per le donne nelle S.A.P. arcolane v. paragrafo dedicato alla questione sempre nella presente Scheda.
[18] Archivio Storico ISR della Spezia, Busta 666: Arturo Emilio Baccinelli (nome di battaglia “Lino”, si trova anche scritto talvolta Bacinelli), responsabile delle S.A.P. sarzanesi, ma citato in documenti di Archivio per avere fatto attentati di tipologia G.A.P., ad esempio nel novembre contro la ferrovia Sarzana-Parma e contro Michele Rago, podestà fascista di Sarzana, viene ucciso dai fascisti il 18 marzo 1944.
[19] Archivio Storico ISR della Spezia, Busta 666
[20] Archivio Storico ISR della Spezia, Busta 667
[21] Archivio Storico ISR della Spezia, Busta 666 e Busta 667
[22] Nella “Relazione sul periodo operativo dal 12 al 25 aprile 1945” del Corpo Volontari della Libertà Comando IV Zona Operativa, redatta dal Comandante Mario Fontana (in “Pietro Mario Beghi, Discorsi e scritti dal 1954 al 1966”, ISR La Spezia, 1972), fra le forze dislocate sul territorio, si fa riferimento al Comando Piazza-La Spezia cui afferiscono quattro Zone S.A.P. corrispondenti come area grosso modo a quelle citate precedentemente nel corso della Scheda.
[23] v. Bollo, Gerolamo, Tra Vara e Magra. La Resistenza alla Spezia. La Moderna, 1969, p.117-118
(a cura di) Maria Cristina Mirabello, SAP, Squadre Azione Patriottica, ISR, Istituto spezzino per la Storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea – Fondazione ETS