… e di qui l’allarme veniva trasmesso ai cospiratori

Torino: ex Conceria Fiorio. Fonte: Museo di Torino

8.5 L’edificio della CONCERIA
“Il primo corpo di fabbrica di cui si ha notizia è del 4 Agosto 1837 quando il sig. Fiorio Domenico chiede autorizzazione al Comune di Torino per la costruzione di un fabbricato a uso conceria in regione Martinetto nella zona Ovest di Torino. Lo stabile subisce progressivi cambiamenti. Nel 1838 viene sopraelevato di un piano il primo fabbricato, cui segue la costruzione di un nuovo fabbricato nel 1854. In seguito, la conceria verrà ampliata e modificata più volte a cavallo tra Otto e Novecento. Nel 1879 i Fratelli Fiorio (Filippo e Giovenale) danno inizio all’ampliamento della conceria con successive modifiche e nuove costruzioni (1882 – 1888 – 1890 – 1900 – 1901 e 1909) fino ad arrivare alla configurazione del 1942 con la struttura definitiva del complesso industriale. La palazzina uffici, di costruzione antecedente il 1850, originariamente di proprietà del sig. Remondini Carlo, viene successivamente acquistata dai F.lli Fiorio (presumibilmente nel 1885) e nel 1888 con la richiesta di modifica dell’attico assume la struttura riscontrabile nel 1942.” [De Rege, 09]. “Era un edificio eccezionalmente favorevole per la sua ubicazione, con accessi da quattro lati e uscite di sicurezza, anche sotterranee, e un personale fidatissimo, in un rione solitamente tranquillo, non percorso da squadre fasciste e naziste”. <66
8.5.1 Sistema di allarme e vie di fuga
Per meglio consentire lo svolgimento delle operazioni nella più totale clandestinità lo stabilimento è dotato di una serie di misure di sicurezza pur continuando la produzione sotto controllo tedesco, lo stabilimento fu attrezzato con misure di sicurezza: un sistema di allarme con una suoneria (installata nella guardiola del portone di via Jacopo Durandi); “in caso di visite poco gradite, alcuni suoni convenzionali della campanella avvertivano la telefonista nella sala di ingresso degli uffici… e di qui l’allarme veniva trasmesso ai cospiratori.” <67
“La Conceria”, ricorda Aldo Garavelli, “correva dei grossi rischi. Fui io stesso a predisporre tutta una serie di precauzioni difensive. Lasciai aperta un’unica entrata, quella su via Jacopo Durandi, e la sbarrai con un pesante cancello di ferro; tenni come uscita di sicurezza quella su via San Donato. In Municipio mi feci dare la pianta delle fogne, poi, sempre con imprese e muratori diversi, feci costruire un passaggio che dalle cantine della Conceria, attraverso le fogne bianche, andava a sbucare prima in via Cibrario, poi in piazza Statuto”. Vi erano, nella Conceria, “prestabilite vie di uscita, le più impensabili, persino sfruttando un condotto delle fognature; assicurati tutti i mezzi di collegamento”. <68
8.5.2 Doposcuola
I protagonisti della Resistenza vedono nella Conceria un importante punto di riferimento specialmente nella fase più dura del conflitto quando su Torino iniziano ad abbattersi, in maniera sempre più massiccia, i bombardamenti alleati. Manin Fiorio Barattieri, sorella di Sandro, ricorda infatti come nei locali dell’azienda viene “creato una specie di doposcuola per i figli dei dipendenti; i bambini dell’asilo erano sempre in conceria, quelli che andavano a scuola venivano a fine orario scolastico e facevano i compiti, e se suonava l’allarme potevano scendere nel rifugio aziendale insieme alle loro madri e ai loro padri”.
8.5.3 Missioni alleate
Nel febbraio del 1945 i locali dell’edificio ospitano due importanti missioni alleate, la “Stella” del capitano Giuliani appoggiata dagli inglesi e la missione statunitense guidata dal cecoslovacco Panek.
Nel mese di marzo la fabbrica scrive una delle pagine più importanti dell’antifascismo torinese diventando il teatro delle riunioni del Cln con il Sottosegretario alle terre occupate, Aldobrando Medici Tornaquinci, giunto a Torino da Roma in vista dell’imminente fase insurrezionale per incontrarsi “non solo con il Cln, ma anche con gli operai delle fabbriche, girando in una Torino piena zeppa di posti di blocco”. <69
Posizionamento degli apparecchi radio
La prima radio è stata fatta pervenire in Conceria da Edi Consolo: “Nell’azienda di Sandro, […], verso l’agosto 1944, impiantammo una radio trasmittente per cercare un collegamento diretto tra Torino e Ginevra attraverso un’altra radio installata in Valtournanche. La radio l’avevo ricevuta a Milano, (…); con Garavelli la nascondemmo nella cantina della Conceria; un paio di giorni dopo la trasportammo in soffitta e, mi pare il 31 agosto, tentammo un primo collegamento che non riuscì. Successivamente (passarono un paio di mesi), Garavelli trovò un bravissimo radiotelegrafista (doveva essere cecoslovacco) e sempre dalla Conceria prese contatto con gli Alleati.”, ma dalla testimonianza di Aldo Garavelli sappiamo che la radio era già stata cambiata perché difettosa. Aldo Garavelli ci ricorda, infatti, che erano almeno tre le radio trasmittenti che, in periodi diversi, funzionarono nello stabilimento. La prima fu, appunto quella installata da Edi Consolo per collegarsi con la Valtournanche, nell’ambito della missione Glass e Gross. La seconda fu invece installata nel febbraio 1945 e ha una storia un po’ curiosa, come ci dice Garavelli: “Frank (Gino Segre) mi chiese se poteva installare una radio in Conceria. Aveva un operatore rumeno che allora trasmetteva dalla Val di Susa; il rumeno che non parlava italiano, girava con documenti falsi da cui risultava sordomuto. Io fui subito d’accordo; quando il rumeno arrivò a Torino dalla Val di Susa, andai a prenderlo a Porta Nuova e, in tram, con le nostre valigette… radiofoniche… lo portai in Conceria. Lo sistemai in soffitta con la sua radio; ogni giorno gli portavo da mangiare e lui rimase chiuso li dentro per 12 o 14 giorni continuando a trasmettere i messaggi che il CLN gli affidava”. <70
La soffitta era ricavata come un attico sotto i tetti.
La terza radio fu quella della “Missione Stella”, del capitano Giuliani, un personaggio notevole, sbarcato da un sottomarino inglese, con un passato avventuroso, che si trattenne in Conceria per una quindicina di giorni con la sua radio che trasmetteva per gli Inglesi.
8.5.4 Nascondigli per armi
Mitra Sten, pistole, bombe a mano e munizioni furono sistemate nelle cantine degli uffici, in cui venne creato appositamente un vano che permetteva l’accesso da una botola ricavata nell’Ufficio Commerciale. Queste armi servirono per armare impiegati ed operai a guardia della Conceria dopo l’arrivo in fabbrica del CLN piemontese il 25 aprile
8.5.5 Bandiera del CLNAI
La bandiera, decorata di medaglia d’oro, che attualmente è posta sull’Altare della Patria, fu portata a Torino dalle Langhe da Sandro Fiorio con Lucia Testori che la ricorda come “un vessillo enorme privo dello stemma sabaudo donate dalle donne di Roma ai partigiani del nord”. Durante il viaggio Lucia, che si fingeva moglie di Sandro, portava la bandiera avvolta sotto i vestiti. Venne poi custodita nella camera di Aldo Garavelli fino al 28 aprile 1945 quando fu issata sul pennone della Conceria. La bandiera uscì dalla camera solo il giorno della cerimonia, ovvero il giorno della consegna al colonnello Creonti, Capo di Stato Maggiore del CMRP. Essendo solo un gesto simbolico Aldo Gravelli tornò alla Conceria in bicicletta con la bandiera avvolta intorno alla vita. “…e da stamane, sulla Conceria Fiorio, sventola la bandiera del Comitato di Liberazione.”
8.5.6 Ingresso
Lucia Testori sottolinea la presenza, all’ingresso dello stabilimento sulla via Jacopo Durandi, di una sbarra azionata da un portinaio rinchiuso in un gabbiotto. Per entrare bisognava chiedere di parlare con Greco, ma ciò era possibile solo se si era ben conosciuti.
8.5.7 Alloggi
Sopra gli uffici furono ricavati degli alloggi. In uno di questi abitavano Manin e Sandro e vi rimasero nascosti i fratelli Rivetti per parecchi mesi. Abitava in un alloggio anche il letterato Franco Antonicelli: “uomo di bell’aspetto e rara, accurata eleganza, non aveva affatto alterato il suo impeccabile, aristocratico comportamento nei giorni e nelle notti agitate e in qualche momento convulse e drammatiche trascorse insonni alla Conceria Fiorio.” Dice Alessandro Galante Garrone: “Ricordo ancora, con vivezza di particolari, come se fossero passati pochi giorni, e non quasi cinquant’anni, quanto a lungo tutti noi smaniassimo impazienti, la mattina presto, e tempestassimo di colpi sempre più decisi la porta della toilette da lui requisita, e alla fine annebbiata dal raffinato profumo di cui si era a lungo cosparso”. <71
8.5.8 Uffici
Dalla testimonianza di Manin ci è dato sapere che negli uffici l’impiegata Isa Della Giovanna aveva un mucchio di volantini nascosti sotto i libri contabili. “In caso di una perquisizione fascista, si temette il peggio, ma il caso volle che i repubblichini, rovistando, trovassero una fotografia del principe Umberto che l’impiegata teneva in un cassetto. Bastò quella foto per decidere i repubblichini a portar via la povera tota Isa senza darsi la briga di cercare ulteriormente… E sì che ce ne era di roba compromettente da scovare….”. <72
8.5.9 Salotto nero
Le riunioni del CLN si tengono, a partire dal dicembre del 1943, nel “salotto nero” della palazzina degli uffici.
8.5.10 “La riscossa italiana”
Utilizzata più volte come luogo di passaggio per i finanziamenti alleati e di nascondiglio di materiale, documenti ed armi, la conceria diventa anche sede dell’attività di stampa e di diffusione dell’organo del Cln, il giornale «La riscossa italiana».
8.5.11 Cecchini
“Cecchini tengono sotto il loro fuoco anche il cortile della Conceria Fiorio, sparando da una casa di via Galvani: il 28 aprile, addirittura, il CLN dovrà mandare alcuni dei suoi uomini a trattare con i franchi tiratori che fanno fuoco sulla Fiorio per permettere al prefetto e alle altre autorità di uscire e raggiungere i palazzi del governo.” <73 “Nei giorni delle insurrezione, anche i cecchini sparavano dalle finestre, non si poteva neanche attraversa il cortile della Conceria.”
8.5.12 Ristrutturazioni dell’edificio
[…] La palazzina uffici, di costruzione antecedente il 1850, originariamente di proprietà del sig. Remondini Carlo, viene successivamente acquistata dai F.lli Fiorio (presumibilmente nel 1885) e nel 1888 con la richiesta di modifica dell’attico assume la struttura riscontrabile nel 1942.” <74 Nel dopoguerra il complesso è stato in gran parte abbattuto. “Era un edificio eccezionalmente favorevole per la sua ubicazione, con accessi da quattro lati e uscite di sicurezza, anche sotterranee, e un personale fidatissimo, in un rione solitamente tranquillo, non percorso da squadre fasciste e naziste”. <75
[NOTE]
66 cfr. Galante Garrone, Il mite giacobino, Roma, Donzelli Editore, 1994.
67 cfr. De Rege G., Un’Azienda torinese nella Resistenza: la Conceria Fiorio, Torino, L’arciere, 1985.
68 cfr. Galante Garrone op. cit.
69 cfr. De Rege op. cit.
70 cfr. De Rege op. cit.
71 cfr. Galante Garrone op. cit.
72 cfr. De Rege op. cit.
73 Tadolini L., I franchi tiratori di Mussolini, Parma, All’insegna del Veltro, 1998.
74 cfr. De Rege op. cit.
75 cfr. Galante Garrone op. cit.
Claudio Tosatto, Il passato nell’epoca della sua (ri)producibilità digitale. Torino 1943-45. Metodologia della ricerca con tecnologie informatiche. Sistema storico-territoriale di informazione multimediale, Tesi di dottorato, Alma Mater Studiorum Università di Bologna, 2008

Conceria Fiorio, Torino, via Jacopo Durandi 40, interno degli uffici (Istoreto, Archivio fotografico originario, serie 7-3, fasc. 8). Fonte: Archivio S. Torino op. cit. infra

Tra le priorità del Comitato di liberazione nazionale regionale piemontese (Clnrp) sin dagli esordi dell’occupazione nazifascista nel settembre 1943 vi è quella di garantire luoghi di riunione il più possibile sicuri, nei quali mettere a punto le misure per la direzione del movimento clandestino e l’organizzazione della lotta di Liberazione. È un problema cruciale che nel febbraio 1944 trova una soluzione – seppur nel clima d’incertezze e cautele dovute alle scorrerie delle numerose polizie attive a Torino – quando l’industriale Cesare Fiorio, aderente alla Resistenza dalla prima ora, mette a disposizione i locali della sua azienda, l’omonima Conceria Fiorio, posta nel quartiere di San Donato, tra le vie Jacopo Durandi e San Donato. I suoi famigliari, i diretti collaboratori e i dipendenti operano attivamente per dare ospitalità alle riunioni, ricoverare materiali e denari indispensabili all’azione del movimento. Lo stabilimento è collegato da gallerie alla rete fognaria della città e dispone di molti accessi che consentono la fuga e dissimulano il via vai di staffette e partecipanti alle riunioni. Tuttavia per le necessità della lotta clandestina si rende necessario continuare a ricercare e a utilizzare molteplici sedi di riunione.
Luciano Boccalatte e Riccardo Marchis, Le sedi clandestine della Resistenza e l’insurrezione a Torino, in (a cura di) Leonardo Mineo e Maria Paola Niccol, Storie di archivi, Storia di uomini. L’Archivio di Stato di Torino tra guerra e Resistenza, Ministero della cultura, 2021