Da lungo tempo costui era in relazione col Servizio Informazioni della Resistenza francese

Nizza: Piazza Garibaldi

Intorno e ai margini della nostra Delegazione navale di armistizio in Francia, a Hyères, era stata fin dall’inizio diretta la vigilanza del SIM. Elementi di sospetto erano sorti e si erano andati aggravando a mano a mano. Successivamente il SIM aveva rilevato un’attività più vasta e più pericolosa intorno alla Delegazione stessa e a più riprese, accentuandosi i sospetti, aveva stretto la vigilanza dall’esterno […] Soltanto nel maggio 1943 il SIM riuscì a raggiungere un successo concreto (grazie alla vigilanza del sottocentro di controspionaggio di San Remo), sia pure isolato e tardivo, che valse a dimostrare la pericolosità dell’azione di spionaggio nemico in quel settore […] Venne arrestato un italiano, ex ufficiale della nostra marina radiato dai ruoli, il quale per relazioni e conoscenze personali aveva facile penetrazione e consuetudine di rapporti in seno alla Delegazione navale di armistizio. Da lungo tempo costui era in relazione col Servizio Informazioni della Resistenza francese, nel quale erano confluiti elementi particolarmente idonei, già appartenenti al Deuxième Bureau, e ufficiali del Servizio Informazioni clandestino della Marine Nationale. In contatto con i nostri ufficiali della Delegazione navale di armistizio a Hyères l’elemento catturato poteva raccogliere indiscrezioni e notizie, veniva a conoscenza di operazioni, apprezzamenti, giudizi, che nell’ambiente venivano espressi e su tutto riferiva al Servizio Informazioni della Resistenza Francese, collegato con l’Intelligence Service e con il Naval Intelligence. Ma a parte tali possibilità, di valore marginale, appariva chiaro che i documenti, di cui l’informatore  era stato trovato in possesso e che  avevano determinato il suo arresto, presentavano caratteristiche che uscivano dalla sfera di conoscenza e di competenza della Delegazione navale di armistizio con la Francia […] L’uomo ammise, peraltro, di aver fornito in precedenza ai réseaux della Resistenza francese altre importanti notizie sulla nostra marina, da lui specificate in sede di interrogatorio, senza però rivelare la fonte di cui era tramite […] Gli elementi informativi venuti in possesso dei réseaux della Resistenza francese solo da un organo centrale della nostra marina potevano essere attinti e di là soltanto provenire […] Il fortunato colpo del sottocentro di controspionaggio di San Remo, dipendente dal centro impiantato dal SIM a Nizza, schiudeva insperate possibilità  […] Il tragico crollo della situazione [8 settembre 1943] e la fine delle ostilità misero fine ad ogni indagine e determinarono l’immediata scarcerazione del “corriere” e informatore italiano  […] un documento acquisito dal SIFAR nel 1953 […] Redatto da un elemento direttivo della Resistenza francese, tale documento illustra con ricchezza di elementi i successi ottenuti nella raccolta delle informazioni concernenti la nostra marina […] Uno degli agenti del SIM inviati sulla riviera venne intercettato dai réseaux che misero le mani sul questionario compilato dal nostro Servizio per una “verifica” presso la Delegazione navale centrale di armistizio. A questo punto i réseaux si precipitarono a dare l’allarme per coprire appunto la loro “fonte” […]  Qual era l’organico degli operatori radio del SIM all’estero? Dove erano dislocati? […] Nizza – sergenti maggiori Giovanni Pittini e Bignotti; Corsica – sergente maggiore Tussini […]
Carlo De Risio, Generali, Servizi Segreti e Fascismo. La guerra nella guerra 1940-1943, Libreria Editrice Goriziana, 2011

Il Comando militare marittimo della Provenza (Mariprovenza, ammiraglio di divisione Pellegrino Matteucci) disponeva del IV battaglione del reggimento R. Marina San Marco (capitano di corvetta Federico Itzinger), di reparti della Milmart, di numerose navi francesi in riparazione e ripristino, e dei due vecchi MAS 424 e 437: in totale erano presenti circa 4000 uomini della Marina.
Alla dichiarazione d’armistizio, Matteucci ricevette l’ordine di disinteressarsi delle navi francesi (catturate a fine 1942 dopo l’occupazione di Tolone) e di “chiedere ai tedeschi di poter raggiungere, con uomini, armi e mezzi, il territorio nazionale”.
In breve tempo i due MAS furono autoaffondati e il personale presente fu consegnato in caserma, in attesa degli eventi, che furono tragici, poiché i tedeschi rapidamente procedettero alla cattura delle installazioni italiane e il personale fu successivamente inviato in internamento in campi di concentramento in Germania o in Francia.
Scontri avvennero a Villafranca e a Mentone, con perdite fra il personale della Marina. Il 9 settembre [1943] caddero a Mentone il sottocapo infermiere Mario Acquisti e il cannoniere Armando Alvino. […]
Anche in Francia alcuni marinai riuscirono ad allontanarsi e si mantennero alla macchia o raggiunsero la Resistenza francese. Fra questi va ricordato il marinaio Giacomo Parodo. Già destinato alla compagnia del San Marco, si allontanava dalla base, quando questa passò sotto controllo tedesco e, per tre mesi, peregrinava nelle campagne prendendo contatto con le formazioni partigiane, non propense ad accettare italiani nelle loro file. Nel marzo 1944 Parodo venne arrestato; rifiutandosi ancora di collaborare, fu fucilato assieme ad altri due marinai del San Marco. Fu decorato di Medaglia d’Oro al Valore Militare alla memoria. Anche in seguito si ebbero casi di marinai che disertarono per cercare di unirsi alla Resistenza francese. Alcuni furono fucilati. […]
Ammiraglio Giuliano Manzari, La partecipazione della Marina alla guerra di liberazione (1943-1945) in Bollettino d’Archivio dell’Ufficio Storico della Marina Militare, Periodico trimestrale, Anno XXIX, 2015, Editore Ministero della Difesa

Copia di una attestazione riguardante il ruolo di Joseph Manzone nella Resistenza

Nel luglio del 1943 una buona parte del Comitato di Informazione italiano e dell’O.V.R.A. [presenti in Francia] erano passati sotto il quadro dell’Intelligence Service inglese (2).
[…] Alla fine di agosto le suddette sagge misure, e notizie, permisero di allacciare contatti e tenere riunioni comuni con soldati e ufficiali italiani che, grazie anche ad una efficace e discreta propaganda, erano diventati filofrancesi ed erano arrivati a rifiutare l’atto di occupazione della Francia da parte dell’esercito italiano, strategicamente e politicamente insensato, attribuito più che altro alla follia di Mussolini e della sua cricca, ma che non era stato mai approvato dal popolo italiano. Non mancarono anche riunioni clandestine con vari membri dei partiti comunisti e socialisti (3).
Dal 25 luglio all’8 settembre 1943, con la caduta di Mussolini e la formazione del governo del generale Pietro Badoglio, una catena di evasioni e di protezioni veniva assicurata dai gruppi della Resistenza francese del comandante Giuseppe Manzone detto «Joseph le Fou», della «F.T.P.» e dalle popolazioni di St. Raphael, di Cannes, di Nizza e di Monaco, a favore dei soldati italiani che abbandonavano le formazioni e si rifugiavano nelle montagne costiere e interne della zona di frontiera. Anche marinai di Villafranca e di Monaco effettuarono imbarchi clandestini di militari verso la costa ligure.
Dopo la capitolazione dell’8 settembre 1943 diciassette guide francesi prendevano in consegna, individualmente o a piccoli gruppi, gli elementi sbandati della IV armata italiana dissoltasi, e, oltre a curarne i feriti, li rifornivano di cibo e di abiti borghesi, accompagnandoli quindi con tutta sicurezza verso il rifugio «Nizza», situato nella regione di Tenda. Al passaggio della frontiera questi sbandati venivano presi in consegna da elementi italiani che lavoravano in pieno accordo con i Francesi, e si cercava di convincerli a costituirsi in formazioni partigiane sia sulle alpi che sulla costa ligure, in previsione di uno sbarco delle truppe alleate.
Un tenente italiano P.M. e quattro militari dell’ex IV armata italiana si erano messi a disposizione del gruppo «Joseph le Fou» per sabotare i pezzi di artiglieria che dovevano essere consegnati in perfetto stato di efficienza alle truppe tedesche. Furono distrutti ventotto pezzi di artiglieria e recuperato un enorme quantitativo di armi individuali che, dal novembre 1943 al gennaio 1945, permise uno scambio di armi provenienti dalla IV armata e in possesso di partigiani italiani.
[NOTE]
(2) Da una testimonianza scritta del comandante partigiano francese Joseph Manzone detto «Joseph le Fou»
(3) Dalla testimonianza scritta succitata. Le prime riunioni si svolsero a Boves, a Borgo San Dalmazzo e a Entracque.
Francesco Biga, Storia della Resistenza Imperiese (I^ Zona Liguria), Vol. III. La Resistenza nella provincia di Imperia da settembre a fine anno 1944, a cura dell’Amministrazione Provinciale di Imperia e con il patrocinio dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia, Milanostampa Editore, Farigliano, 1977