Camuffati da poliziotti e civili attaccarono il corteo

Nel maggio 1963 il Capo della polizia italiana Angelo Vicari aveva disposto un rafforzamento dei piani per il controllo dell’ordine pubblico. Inoltre, insieme al Ministro dell’Interno Scelba ideò una circolare che riguardava il cosiddetto “Piano E-S” (Emergenza-Speciale) <34. In caso di conflitto armato interno, si sarebbe provveduto a sospendere le garanzie costituzionali, tramite l’ “enucleazione” dei dirigenti politici di sinistra, per evitare il rischio di insurrezioni. Proprio in quel periodo, infatti, il Sindacato dei lavorati edili tenne una grande manifestazione a Roma. Nel suo libro “Gli eserciti segreti della Nato”, Ganser spiega che la CIA e gli uomini dei Servizi erano in allarme quando vennero a conoscenza della manifestazione. Camuffati da poliziotti e civili attaccarono il corteo per stroncare l’evento pacifico, provocando più di 200 feriti <35. Il Segretario di Stato americano Dean Rusk era successivamente venuto in visita a Roma, incontrando il neoeletto Presidente della Repubblica Antonio Segni e confidandogli le sue preoccupazioni riguardo il nuovo esecutivo e la sua intenzione di monitorare costantemente il processo politico
italiano <36.
L’incrinatura della situazione internazionale, con la crisi di Cuba e gli scontri in Vietnam, continuava ad influenzare anche il contesto italiano. Il nuovo governo di centro-sinistra sembrava vagamente concordare con il leader dell’URSS Chruščëv sulla polemica dei missili americani “Jupiter” in Italia e in Turchia, visto il parallelo con quelli sovietici a Cuba. Con l’assenso del progressista Kennedy si procedette quindi allo smantellamento degli arsenali missilistici italiano e turco, che venne gestito diplomaticamente e senza scosse nei mesi successivi <37. Tuttavia gli statunitensi trovarono così l’occasione per modernizzare l’arsenale nucleare europeo, nonostante gli accordi presi con Mosca per bloccare i test atomici. L’idea era quella di rassicurare i paesi alleati degli USA, che non disponevano del potenziale militare americano e contestualmente erano i soggetti che più avrebbero subito la minaccia sovietica. Il progetto diverrà noto come “forza multilaterale” dell’Alleanza Atlantica (MFL) <38.
Anche dopo l’uscita di scena, nel giro di poco più di un anno, delle figure più importanti di quel periodo, la stagione della “distensione” non si arrestò. Il 3 giugno 1963 moriva Papa Giovanni XXIII, costante mediatore nel difficile dialogo tra i due leader, americano e sovietico, in nome della pace; il 22 novembre successivo, come visto, John Fitzgerald Kennedy fu assassinato e il 13 ottobre 1964 Nikita Chruščëv venne deposto <39.
“Guerra rivoluzionaria” e “Nuclei di Difesa dello Stato”
L’apertura della Democrazia Cristiana a sinistra fu un evento che suscitò drammaticità in alcuni spezzoni della società italiana, che vedendo la pericolosità di una progressiva involuzione della democrazia cominciarono a preparare delle “contromisure”, tese ad ogni costo ad impedire questo scivolamento <40. C’era chi agiva alla luce del sole con mezzi democratici, e chi scelse una strada diversa, agendo nell’ombra.
Nel novembre 1961 si tenne a Roma un convegno internazionale denominato “La minaccia comunista nel mondo”, al quale parteciparono molti politici centristi ostili al centro-sinistra, la studiosa francese Suzanne Labin, nota anticomunista, e anche alcuni esponenti del SIFAR. Come scrive Formigoni in “Storia d’Italia nella guerra fredda (1943-1978)”, contro la “guerra rivoluzionaria” articolata e sottile promossa dai sovietici, occorreva rilanciare la “difesa psicologica” <41. I membri delle forze armate, come si è detto, cominciavano a temere che la DC stesse pian piano perdendo il controllo sulla sinistra. Il congresso anticomunista rivelò che serviva un’azione decisa e forte, e il radicalismo di destra sembrava la soluzione più adatta. Esso poteva contare su reti clandestine che andavano ben oltre i confini italiani. Infatti a Lisbona era stata costituita quella che di facciata era un’agenzia di stampa, l’“Aginter Press”. Si rivelerà invece una rete di estrema destra allestita da alcuni ex militanti francesi dell’ “Organisation Armée Secrète” (OAS) <42. Questa organizzazione illegale e clandestina era nata nel 1961, durante la Guerra d’Algeria, quando all’ordine del Presidente della Repubblica francese, Charles De Gaulle, di ritirare le truppe dalla ormai prossima ex colonia, alcuni ufficiali delle forze speciali francesi (11° Gruppo d’Assalto) vollero mantenere il controllo sul territorio, combattendo con ogni mezzo e indipendentemente dalle direttive provenienti da Parigi. L’OAS arrivò addirittura a compiere un golpe militare il 22 aprile 1961 <43, quando 4 generali, diretti dal Generale Challe, presero il potere in Algeria. Inutile dire che la CIA ne era a conoscenza e anzi avallò questa operazione.
Tuttavia, il colpo di Stato resistette 4 giorni e poi cedette. Ma questo non fermò i militanti dell’OAS, che cercarono continuamente di sabotare il processo di pace che avrebbe reso l’Algeria indipendente, anche con l’assassinio di funzionari diplomatici. L’organizzazione clandestina si trasferì nella Francia continentale, dove continuò i suoi crimini, arrivando addirittura ad attentare alla vita del Presidente De Gaulle, a Pont-sur-Seine, a Parigi, tuttavia fallendo nell’intento <44. La fitta rete occulta permetteva ai membri dell’OAS di sparire senza che potessero essere arrestati o rintracciati dalle autorità. Come visto, la rete diverrà internazionale e l’“Aginter Press” sarà un punto di riferimento per l’estremismo di destra. Tornando in Italia, il “Centro Alti Studi Militari” elaborò nel 1962 un testo intitolato “La guerra psicologica nel campo nazionale e nel quadro dell’Alleanza Atlantica. Sua organizzazione sugli aspetti difensivo e offensivo” <45. Il documento, prodotto in collaborazione con il nucleo “Guerra psicologica” del SIFAR, era stato firmato da generali rappresentanti l’Esercito, la Marina e l’Aeronautica Militare. Il testo lasciava intendere che le gerarchie militari avevano compreso il reale pericolo comunista, mentre invece la classe politica era inefficace a contrastarlo. In un nuovo studio sugli aspetti della “guerra psicologica” del Maggiore Adriano Magi Braschi (SIFAR), si leggeva: “La guerra rivoluzionaria, per la sua stessa natura e il numero di effettivi che richiede, non può essere condotta che da forze regolari […]. Ricorrere a formazioni irregolari potrebbe essere allettante, ma […] l’azione di tali reparti potrebbe sfuggire al controllo e produrre inconvenienti, forse irreparabili, nei confronti della popolazione. […] Però si deve tendere a persuadere i cittadini a difendersi da sé stessi”. <46
Quindi, anche se in linea di massima questa idea doveva essere evitata, i comandi militari la tennero lo stesso in considerazione. Già nel 1959 il SIFAR aveva elaborato uno studio per il reclutamento graduale di alcune migliaia di persone e lo stesso documento si riferiva ad unità già costituite dopo lo scioglimento dell’“Organizzazione O”. Non si trattava perciò della rete Stay Behind di Gladio, ma di una “milizia” utilizzabile per scopi diversi <47.
Nel 1962 l’ex partigiano “bianco” della Valtellina, Carlo Fumagalli, fondò il “Movimento Armato Rivoluzionario” (MAR), impegnato a preparare una strategia di lotta al comunismo nella clandestinità, a contatto con gli apparati di sicurezza dello Stato <48. Fu da qui che nacque infatti un intreccio tra gruppi eversivi di estrema destra e polizia in occasioni di manifestazioni sindacali e politiche: i “provocatori” di destra si impegnavano ad amplificare la violenza negli scontri, per legittimare l’azione armata delle forze dell’ordine. Su questa linea il Colonnello Rocca del SIFAR propose al suo superiore, Generale Allavena (direttore del Servizio dal 1965), di cercare gruppi di attivisti, giovani, di squadre che potessero usare tutti i sistemi, anche quelli non ortodossi, dell’intimidazione, della minaccia, del ricatto, della lotta di piazza, dell’assalto, del sabotaggio e del terrorismo <49.
Questo modello fu utilizzato proprio in occasione del corteo del Sindacato dei lavoratori edili a Roma nel 1963.
[NOTE]
34 Formigoni Guido, Storia d’Italia nella guerra fredda (1943-1978), Bologna, il Mulino, 2016, p. 287.
35 Ganser Daniele et al., Gli eserciti segreti della Nato: operazione Gladio e terrorismo in Europa occidentale, Roma, Fazi, 2005, p. 88.
36 Formigoni Guido, Storia d’Italia nella guerra fredda (1943-1978), Bologna, il Mulino, 2016, p. 299.
37 Idem, p. 304-305.
38 Idem, p. 305.
39 Giannuli Aldo, La strategia della tensione: servizi segreti, partiti, golpe falliti, terrore fascista, politica internazionale: un bilancio definitivo, Milano, Ponte alle Grazie, 2018, p. 98.
40 Formigoni Guido, Storia d’Italia nella guerra fredda (1943-1978), Bologna, il Mulino, 2016, p. 299.
41 Idem, p. 299.
42 Idem, p. 300.
43 Ganser Daniele et al., Gli eserciti segreti della Nato: operazione Gladio e terrorismo in Europa occidentale, Roma, Fazi, 2005, p. 115.
44 Ganser Daniele et al., Gli eserciti segreti della Nato: operazione Gladio e terrorismo in Europa occidentale, Roma, Fazi, 2005, p. 117.
45 Giannuli Aldo, La strategia della tensione: servizi segreti, partiti, golpe falliti, terrore fascista, politica internazionale: un bilancio definitivo, Milano, Ponte alle Grazie, 2018, p. 148.
46 Idem, p. 161-162.
47 Giannuli Aldo, La strategia della tensione: servizi segreti, partiti, golpe falliti, terrore fascista, politica internazionale: un bilancio definitivo, Milano, Ponte alle Grazie, 2018, p. 162.
48 Formigoni Guido, Storia d’Italia nella guerra fredda (1943-1978), Bologna, il Mulino, 2016, p. 300.
49 Idem, p. 300.
Daniele Pistolato, “Operazione Gladio”. L’esercito segreto della Nato e l’Estremismo Nero, Tesi di laurea, Università degli Studi di Padova, Anno Accademico 2023-2024