Antonioni era il regista di culto per Trini ed i suoi amici

 

Fonte: Inkyung Hwang, Op. cit. infra

Tommaso Trini <1 mostra una precoce passione per la scrittura e per il cinema, affascinato dalle parole e dalle immagini. Il giovane Trini, iscritto all’Istituto tecnico-commerciale E. Guala di Bra (Cuneo) <2, invia nel 1953 i suoi primi elaborati al periodico “La Vela” <3 e ha il piacere di vederli pubblicati. “La Vela” è una rivista di attualità, spettacolo e sport molto seguita da un pubblico giovanile e d’avanguardia, quindi una testata per pochi ma molto qualificati intellettuali in fieri, che offre la possibilità di pubblicare a poeti e scrittori in erba.
Trini ne è assiduo collaboratore, tant’è che dalla redazione ottiene presto anche due viaggi-premio collettivi. Sembra giusto e legittimo partire proprio da questo ambiente, poiché la collaborazione per “La Vela” segna l’ingresso di una particolare indole e personalità in un universo culturale in espansione, fatto di fermenti i più vari, che spaziano dalla letteratura, al cinema, alla scrittura e, ovviamente, alla critica d’arte.
La destinazione del primo viaggio premio <4 è Parigi: meta importante e significativa, soprattutto per un giovane Trini che non è ancora pienamente cosciente dell’impatto che una simile esperienza potrà avere per la sua futura carriera.
[…] Se i due viaggi-premio hanno spalancato al giovane Trini inedite prospettive sul mondo della cultura e dell’arte, altresì la collaborazione con “La Vela” favorisce anche la formazione di una cerchia di amici; con costoro Trini fonda un’associazione dall’altisonante quanto patriottico nome “Tricolore”. Gli associati della Tricolore sono tutti lettori e/o collaboratori del periodico “La Vela”, ma ognuno svolge la sua attività nei luoghi di residenza: Roma, Milano o Torino.
Trini si lega d’amicizia a Pietro Gallina, suo coetaneo, formatosi anch’esso nell’ambiente torinese. A lui Trini dedica uno dei suoi primi testi di critica d’arte: Pietro Gallina – Anni diciassette professione pittore, pubblicato nel dicembre 1954 sul giornale ciclostilato “Iniziativa Giovanile”.
L’amicizia fra Trini e Gallina è molto profonda. Pietro è il suo primo vero amico fraterno, e Trini gli fa spesso visita in studio, ove i due discutono animatamente di tutto, anche di religione e di fede.
Pietro Gallina manifesta un grande talento figurativo, è un abile disegnatore, e in virtù di queste sue indubitabili qualità passa da allievo a primo assistente di Armando Testa, quest’ultimo noto per aver impiantato e sviluppato in quegli anni la principale azienda pubblicitaria di Torino. Gallina in quel tempo attraversa le fasi “cristiche” del suo integralismo religioso. Questa posizione ideologica segna il progressivo, benché non definitivo, allontanamento di Trini dal suo amico.
Ad ogni modo, proprio grazie a Pietro Gallina, Trini conosce e frequenta Armando Testa, Michelangelo Pistoletto e Renato Rinaldi, altrettanti allievi della scuola pubblicitaria di Testa.
L’amicizia con questi ultimi due porta in seguito alla conoscenza della poetessa Piera Oppezzo.
Trini condivide con i nuovi amici la passione per il cinema, e in particolare per i film d’essai e tenta perfino qualche ripresa cinematografica: “scene statiche come set di amore, incomunicabilità, moda”, con Pistoletto in qualità di regista, Rinaldi direttore di fotografia, Oppezzo attrice e Trini in doppia veste di sceneggiatore e attore. Oltre a ciò, i quattro amici cinefili condividono la passione per i film di Antonioni.
Trini intrattiene un rapporto di amicizia più stretto e duraturo con Pistoletto, e da ciò seguiranno numerose collaborazioni tra il futuro critico d’arte e l’artista.
I primi incontri tra Trini e Pistoletto risalgono all’epoca in cui l’artista frequenta la scuola grafica pubblicitaria di Armando Testa intorno al 1955, mentre le frequentazioni più assidue avvengono negli anni 1958-1960, periodo in cui i due cominciano a effettuare insieme a Rinaldi e Oppezzo alcune riprese sperimentali per il cinema. Tale collaborazione è registrata nel Contesto italiano, 1956-1974 di Luigia Lonardelli per il catalogo della mostra di Pistoletto al Philadelphia Museum Art: “Risale a questo periodo la conoscenza con Tommaso Trini Castelli, futuro critico ed editore della rivista “Data”, che tra il 1958 e il 1960 realizza con Pistoletto, Rinaldi, la poetessa Piera Oppezzo alcuni esperimenti cinematografici.
Nel 1956, mentre è ancora studente a Bra, Tommaso Trini si dedica anche al giornalismo, facendo l’apprendistato come assistente e cronista presso un corrispondente locale del quotidiano torinese “Gazzetta del popolo”. Nel 1957, la famiglia si trasferisce a Torino. Egli decide di rimanere a Bra da solo per circa sei mesi, per proseguire la sua attività nel giornalismo locale.
Quando Trini raggiunge i suoi familiari a Torino, nella seconda metà del 1957, decide di anticipare l’espletamento del servizio militare di un anno e mezzo rispetto alla data prevista, non riuscendo a trovare un impiego che lo soddisfi.
È così che si iscrive al 20° Corso AUC (Allievi Ufficiali Completamento), di cui frequenta i nove mesi di addestramento, per la prima metà ad Ascoli Piceno nelle Marche e per la seconda metà quale specialista al Comando Fanteria di Cesano di Roma nel Lazio. Nel 1958, mentre si trova in pieno periodo di addestramento, si presentano due eventi artistici che segnano profondamente il suo percorso: il primo è la mostra di Pollock a Roma e il secondo la Biennale di Venezia.

Jackson Pollock, The moon woman – Fonte: © Archivio Balbo – Bordighera (IM)

Nel marzo 1958, Trini va a vedere l’artista che tutti seguivano dalle prime fotografie su “Life”: il “leggendario Pollock”.
All’inaugurazione della mostra retrospettiva di Jackson Pollock alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma si presenta in divisa militare. L’evento è organizzato e curato da Palma Bucarelli: “là sì, ne fui scosso veramente, fu davvero una forte emozione”, ricorda tutt’ora.
Trini oggi ritiene per certo che all’epoca fosse già al corrente dell’opera di Pollock, grazie alla galleria Notizie di Torino. Egli rimane estremamente colpito dall’artista americano, noto per il suo “dripping” e per la sua pittura gestuale. Le enormi tele di Pollock per Trini rappresentano come uno “spazio fluttuante” che alimenta la sua fantasia e curiosità.
Da lì a pochi mesi, il 14 giugno 1958 viene inaugurata la XXIX Esposizione Biennale Internazionale d’Arte di Venezia. Trini visita la Biennale in compagnia di Piera Oppezzo e Renato Rinaldi, rimanendo colpito in particolar modo dalle sale di Lucio Fontana e di Mark Rothko. Lo spazio profondo nei buchi di Fontana affascina il giovane Trini, coinvolgendolo emotivamente. Queste due mostre lasciano segni profondi sulla sua formazione, al punto tale che, tra i suoi vari interessi, l’arte visiva comincia a soppiantare il cinema. Inoltre, nella sua futura attività critica, dedicherà una serie di scritti su Fontana e su Rothko.
A partire dal 1959 Trini coltiva con maggior interesse la sua passione per la scrittura, dedicando molte ore a letture di vario genere, dalla letteratura alla filosofia. All’elenco degli autori già amati, da Albert Camus a Cesare Pavese, da Beppe Fenoglio a Giovanni Papini, Vasco Pratolini o Carlo Levi, si aggiungono nuovi e fondamentali scrittori e filosofi: Balzac, Stendhal, James Joyce, Jorge Luis Borges, Gyorgy Lukacs e i pensatori della scuola di Francoforte, in particolare Adorno e Horkheimer. <24
Come si può intuire dalle sue letture, il realismo prende il sopravvento sul giovane Trini, che decide di iscriversi alla facoltà di Economia e Commercio presso l’Università di Torino. <25
Anche questa scelta è collegata all’idea che una preparazione in tale ambito possa essergli utile nel suo intento di diventare un romanziere realista, provvisto di conoscenze approfondite sulle strutture economiche della società borghese e/o capitalistica, e quindi sulle problematiche derivanti dalla differenze e dai conflitti tra classi sociali.
[…] Oltre alle amicizie con Gallina, Pistoletto, Rinaldi e Oppezzo, Trini frequenta altri artisti e poeti neodada che gravitano attorno all’“Antipiugiù,” tra cui Armando Novero, Aldo Passoni, Sergio Acutis, Giuseppe Davide Polleri, Celeste Micheletta, Paolo Carra e Arrigo Lora Totino. Trini partecipa ad alcune delle loro riunioni di poesie visuali o sonore, accompagnate a volte dalle performances di Lora Totino, rimanendone tuttavia un semplice e curioso osservatore senza prenderne parte attivamente. Trini non si sente ancora pronto a partecipare a gruppi d’avanguardia e non dispone di alcun lavoro da pubblicare. Naturalmente egli è affascinato dalle immagini e dalle parole, ma i suoi interessi sono maggiormente diretti alla prosa, quindi alle narrazioni, ai racconti e ai romanzi. Lavorare in banca non lo gratifica, e il desiderio di diventare uno scrittore aumenta al punto tale che egli decide di prendere in affitto una studiolo per avere il tempo e lo spazio da dedicare alla lettura e alla scrittura.
In via Po si trova Il Grifo, la galleria che espone arte astratta e arte informale parigina. Durante una visita, Trini viene informato dai galleristi sulla disponibilità di una soffitta all’ultimo piano dello stesso edificio, all’interno del cortile. È proprio in questa galleria che avviene l’incontro tra Trini e Parisot. Quest’ultimo ha esposto l’arte informale presso Il Grifo, ed è amico dei due galleristi. Il pittore torinese, dopo aver abbandonato il “concretismo”, si avvicina alla pittura segnica gestuale e alle esperienze francesi, ed è fondatore e direttore della rivista ”I 4 soli”.
Trini esordisce su questa rivista pubblicando il suo primo scritto sul cinema nel marzo-aprile 1959. Si tratta di una recensione fatta a distanza di un anno e qualche mese dall’uscita del film di Michelangelo Antonioni Il Grido. Il film non aveva riscosso un immediato successo, anzi aveva suscitato l’unanime perplessità e i giudizi negativi di parte della critica italiana, mentre aveva ricevuto un’accoglienza più favorevole in Francia. Il giovane Trini, prima di scrivere la recensione, rivede il film in una proiezione mattutina programmata presso il Cinema Nuovo Romano a Torino. Il Grido esce un po’ prima di altri film dell’epoca borghese nella filmografia di Antonioni. La scelta di recensirlo è in qualche modo “dovuta”, perché Antonioni era il regista di culto per Trini ed i suoi amici, e, per giunta, in perfetta linea con le sue preferenze letterarie di allora e con la sua convinzione che uno scrittore dovesse essere realista. A Trini, infatti, interessa il romanzo sociale e non l’alienazione. Il Grido riunisce il fascino del linguaggio filmico – di cui Trini studiava e seguiva i vecchi capolavori al cineforum – con la sua adesione ai temi delle lotte sociali: “Che cosa rappresenti il regista ferrarese nel cinema italiano del dopoguerra è noto. Quest’uomo del Nord, che ha inserito tra le voci neorealiste il tema della crisi borghese, è il più qualificato a realizzare il passaggio dalla cronaca al romanzo realista moderno, in un’intima maturazione delle ragioni morali del neorealismo. A lui sopra tutti è possibile l’esperimento, per l’inquieta modernità del suo spirito che lo spinge alla ricerca più che al risultato sul modulo d’una espressione artistica che di volta in volta si inventa quasi a connaturarsi con la storia da narrare”.

Un’immagine dal film Il grido di Michelangelo Antonioni – Fonte: Wikipedia

L’articolo di Trini – qui ha quasi ventidue anni – sembra ben strutturato. Il suo stile narrativo è sobrio e manifesta soprattutto una capacità di osservazione analitica del personaggio maschile. Trini mette in evidenza come il regista ferrarese trasformi Aldo, un operaio semplice e ordinario, in un personaggio singolare, non tanto “vitale” quanto del tutto “nuovo” nel suo soccombere senza potersi aggrappare ad alcuna realtà e società. Antonioni intreccia “le lotte operaie con le ferite d’amore, il comunismo privato con la metafisica pubblica tipica dei catto-comunisti”. Per Trini, Aldo non è solo “il più moderno” ma anche “il più inquietante” personaggio che il cinema italiano abbia mai introdotto sul piano internazionale. Nella recensione del film, Trini non si atteggia a critico e quindi non usa categorie per classificare il film in questione, ma piuttosto si immedesima nella narrazione filmica di Antonioni attraverso la propria scrittura. Gli interessi di Trini sono più filosofici che politici, tesi a studiare e a comprendere le strutture economiche; perciò guarda ad Antonioni come al regista dei silenzi rivoluzionari, senza però condividere la partecipazione ideale del regista.
È opportuno notare che un obiettivo primario di Trini è la capacità e la forza espressiva della scrittura, là dove si addensa la sua identità di narratore.
Quando il giovane critico Trini esordisce su “I 4 Soli” nel 1959, il clima artistico torinese risente ancora dell’influsso preponderante dell’Informel francese e di artisti come Luigi Spazzapan, Felice Casorati, Filippo Scroppo, Albino Galvano sotto l’egida del critico Luigi Carluccio che dirige la galleria La Bussola. Nella seconda metà anni Cinquanta nascono però nuove gallerie che puntano sul contemporaneo; tra queste La Galatea di Mario Tazzoli e Notizie di Luciano Pistoi.
Tommaso Trini, mentre studia e scrive nella soffitta in via Po dopo il lavoro in banca, visita mostre a Torino e in Italia da solo o in compagnia di amici quali Pietro Gallina, Renato Rinaldi, Piera Oppezzo, e assiste alle collettive dell’amico Pistoletto e alla sua prima mostra personale presso la galleria Galatea nel 1960.

A sinistra Michelangelo Pistoletto, Ritratto di Clino, 1963; a destra fotografia originale del ritratto di Clino Castelli: dal catalogo Michelangelo Pistoletto, Da uno a molti 1965-1974, p. 33 – Fonte: Inkyung Hwang, Op. cit. infra

[…] Tuttavia, per il momento, Trini non riconosce in Pistoletto la figura di grande artista. E nonostante che non si dichiari un intenditore né un assiduo frequentatore del mondo dell’arte, egli segue con interesse mostre dell’arte attuale, organizzate presso la galleria Il Grifo, sotto la sua soffitta in via Po e presso le altre gallerie torinesi come La Bussola, Galatea e Notizie. Luciano Pistoi, il direttore di quest’ultima e già critico d’arte per il quotidiano “l’Unità”, nel 1958 decide di aprire la propria galleria, inaugurandola con una mostra dedicata a quattro artisti: Burri, Fontana, Manzoni e Merz.
La Notizie diventa subito uno dei centri più attivi sulla scena artistica torinese, presentando, tra il 1958 e il 1959, artisti d’avanguardia del calibro di CY Trombly, Jackson Pollock, Antoni Tàpies, Franz Kline, Frank Stella, Pinot Gallizio. Non a caso Trini quando visita la mostra antologica postuma di Pollock a Roma nel 1958 (dove si trova per l’addestramento come ufficiale dell’esercito), conosce già la pittura gestuale dell’artista americano, proprio attraverso la galleria Notizie.
Pistoi si rivela un intelligente e abile gallerista nelle future scelte di artisti e di mostre, contribuendo, in parte, a rendere Torino uno dei centri artistici d’avanguardia degli anni Sessanta, grazie anche alle altre due gallerie che nasceranno un po’ più tardi: la Galleria Sperone e la Galleria Christian Stein. A cavallo tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio dei Sessanta, in particolare tra il 1958 e il 1962, si registra un boom del mercato dell’arte contemporanea, in concomitanza con la tumultuosa crescita economica nazionale.
Mentre a Torino si manifestano i vivaci fermenti di queste avanguardie, a Milano si assiste ad una intensa ricerca sperimentale, dallo Spazialismo di Lucio Fontana all’arte cinetica e programmata del gruppo T. Piero Manzoni e Enrico Castellani fondano e dirigono la rivista “Azimuth” in funzione della galleria Azimut. Tra i galleristi figurano Carlo Cardazzo, Guido Le Noci, Arturo Schwarz e Beatrice Monti.
Negli anni Cinquanta, per Pierre Restany, Milano era “l’unica città uscita dall’incubo postbellico della ricostruzione, nella quale fossero già avvertibili i sintomi del boom economico.”
1. Il nome intero all’anagrafe è Tommaso Andrea Amerigo Trini Castelli. Trini firma i suoi scritti come Tommaso Trini o Tommaso Trini Castelli, e a volte TTrini come appare sul “Corrire della Sera”.
2. Tommaso Trini è il primogenito di quattro figli. Non avendo mezzi sufficienti per studiare fuori sede, decide di iscriversi all’istituto tecnico per dipolomarsi in ragioneria, che al tempo era l’unica scuola a Bra, luogo in cui il padre era in servizio come sottufficiale dell’esercito alpino. La scuola di ragioneria non apriva le giuste vie per il talento narrativo di Tommaso Trini, che tuttavia, essendo bravo con i temi in composizione italiana vinse premi e rinocoscimenti dalla Società Dante Alighieri. Fonte diretta dalla conversazione con Trini. Milano, 5 maggio 2015.
3. La rivista è fondata dalla scrittrice Maria Agamben Federici (1899-1984) a Roma nel 1952, pubblicata inizialmente con cadenza settimanale e in seguito mensile (dal 1955).
4. Taccuino 1, 31 agosto-8 settembre 1953, Archivio Tommaso Trini (d’ora in poi A.T.T.)
24. Nonostante le sue letture concentrate sugli scrittori socialisti o comunisti, Trini non è, soprattutto non si considera, un uomo politico bensì “un libero pensatore senza partiti, incline a una ribellione intellettuale”. Fonte diretta da Tommaso Trini.
25. L’immatricolazione avviene il 23 ottobre 1959. I corsi universitari sono concentrati sulla ragioneria, cui Trini non coltiva alcun interesse. Egli abbandona presto l’università. Cfr. Tommaso Trini, Note biografiche, op. cit., 1958-1959, A.T.T.
Inkyung Hwang, Tommaso Trini e DATA. Attività critica ed editoriale, Tesi di laurea, Università Ca’ Foscari di Venezia, anno accademico 2016/2017