Anche la questione ebraica e le leggi che erano state varate nel 1938 non
mancarono di coinvolgere Studium

[…] nel 1927 vedrà la luce Studium per volere di un giovane sacerdote bresciano, Giovanni Battista Montini.
Studium divenne così una sorta di centro di aggregazione intellettuale per tutti coloro che, una volta terminati gli studi universitari, sentivano comunque la necessità di proseguire un lavoro intellettuale. La “comunità” di Studium è fatta, dunque, da intellettuali e studenti universitari che svilupparono con la casa un legame saldo, reso ancor più stabile dal fatto che lo studio lì non venne mai inteso come puro esercizio di intelligenza, ma come una proposta «da verificare quotidianamente nella realtà viva del nostro paese» <30.
[…] È nella continua e difficile ricerca di un equilibro tra due aspetti che Studium si mosse durante gli anni Quaranta: da una parte vi era la crescita e una presenza sempre viva, nonostante le limitazioni imposte dalla guerra; dall’altro la necessità, ormai avvertita come imprescindibile, che a tale evoluzione si accompagnasse un salto di qualità, sia a livello organizzativo e redazionale sia nel mercato del libro stesso.
Alla morte di Righetti, le redini di Studium vennero consegnate a Renzo de Sanctis, già direttore dell’omonima rivista, e a Sergio Paronetto, che in qualità di presidente e vicepresidente di fatto inaugurarono quella che Scaglia ha definito la seconda stagione dell’editrice <210. Una stagione segnata inevitabilmente dal conflitto mondiale e dalle molteplici problematiche che esso portò con sé, prime fra tutte quelle tipografiche e di approvvigionamento della carta, che fecero ritardare notevolmente l’uscita di molti volumi <211. Ricorderà lo stesso ragionier Sbardella che «il periodo della guerra fu per l’Editrice, come per tutti, un periodo duro. Autori alle armi, tipografie funzionanti a ranghi ridotti, trasporti impossibili o inesistenti, materie prime introvabili» <212.
Tuttavia Studium poté contare su un’abilissima operazione che le permise di continuare il lavoro: nell’estate del 1944 l’Amministrazione Speciale della Santa Sede acquistò dal Governo italiano tutte le dotazioni di carta esistenti nel Poligrafico dello Stato per evitare che cadessero in mano ai tedeschi. Il passo successivo fu quello di distribuire carta a basso prezzo ad enti cattolici e dunque anche a Studium, mettendo così l’editrice in grado di continuare l’attività. Studium acquistò in questo modo oltre 350 quintali di carta usufruendo di un’apertura di credito di 150mila lire concessa dal Banco S. Spirito e di fondi ordinari della cooperativa provenienti dalle ultime vendite. Potevano disporre disgiuntamente del conto Vittorino Veronese, che era divenuto presidente il 19 marzo 1944 con l’elezione del nuovo Consiglio (vicepresidenti Renzo de Sanctis e Sergio Paronetto e Segretario del Consiglio Giorgio Bachelet) <213, il vice presidente Sergio Paronetto e il direttore Carlo Sbardella <214. Fu anche per questa opportunità che Paronetto nell’ottobre del 1944 evidenziò in Consiglio che, nonostante le difficoltà, non si dovesse parlare di stasi e di ritmo ridotto nell’attività editoriale e che l’editrice dovesse continuare il proprio cammino senza preoccupazioni eccessive dettate da fattori contingenti e dall’instabile situazione del mercato e del mercato <215.
Un cauto ottimismo condiviso anche da Giampietro Dore e mons. Valentini, soprattutto considerando che Roma nel 1944 era «meno provata dai danni di guerra rispetto alle “città editrici” del nord» <216 e che, non essendo dotata di grandi case editrici, avrebbe potuto contare su maggiori possibilità di mercato in tutto il resto d’Italia.
Naturalmente non poté non emergere la questione dei prezzi di copertina: il Consiglio stabilì che non si poteva non tenere conto anche delle possibilità future di assorbimento delle singole edizioni da parte dei lettori e non soltanto degli elementi tecnici e dei costi contingenti legati all’elevato prezzo della carta. Nello stabilire i prezzi di vendita si decise pertanto di non conteggiare la carta a quei prezzi eccessivamente ed eccezionalmente elevati, tranne che per quelle edizioni che si presumeva potessero essere vendute nel giro di pochi mesi <217. Un’abile mossa di mercato che testimonia quanto l’editrice fosse guidata da professionisti avveduti che auspicavano una sua crescita anche a livello commerciale, oltre che di contenuti.
La guerra non mancò di influire anche sulle proposte editoriali, come avvenne nel 1941 quando de Sanctis illustrò al Consiglio due proposte in lingua inglese: la stampa di una letteratura inglese particolarmente utile per gli
universitari in preparazione ai concorsi e la traduzione dall’inglese dei sermoni spirituali del gesuita inglese Gerard Manley Hopkins che avrebbe dovuto figurare nella collezione dell’ “Orsa”. Prima di prendere una decisione al riguardo il ragionier Sbardella evidenziò al Consiglio la necessità di chiedere autorizzazione alla Federazione Editori per essere certi che non ci fossero impedimenti alla stampa di opere in lingua inglese <218.
Anche la questione ebraica e le leggi che erano state varate nel 1938 non mancarono di coinvolgere Studium. Il 18 febbraio 1941 sul verbale del Consiglio di Amministrazione, infatti, si appuntava: “Prima dello svolgimento dell’O.d.g. (ordine del giorno ndr) il Presidente riferisce sommariamente della situazione in cui verrebbe a trovarsi la socia Sig.ra Maria Pia Donati di Torino, qualora risulti confermata la sua appartenenza alla razza ebraica. Il Vice presidente informa su passi privati compiuti per chiarire la posizione della predetta. Il Consiglio dà mandato agli stessi per compiere gli ulteriori accertamenti allo scopo di regolare nel modo migliore la questione” <219.
Il fatto che i vertici in persona si fossero incaricati di dirimere la questione fa comprendere quanto questa fosse avvertita come urgente e un paio di mesi dopo è sempre nel verbale del Consiglio di Amministrazione che viene
riferito che le pratiche «particolari» sono ancora in essere e sono state affidate al socio, avvocato Giuseppe Cassano <220. È in quello stesso verbale che viene riportata la decisione di far aderire la Cooperativa all’Ente Nazionale Fascista della Cooperazione per l’inquadramento sindacale della Società <221. Alla riunione seguente la questione trovò definitivamente una conclusione. Il Consiglio dopo aver dato possibilità alla Socia di presentare in modo autonomo le proprie dimissioni, così come imposto all’editrice dall’Ente Nazionale Fascista della Cooperazione, deliberò la perdita del titolo di socio per Ida Pia Donati e la conseguente restituzione delle azioni.
“Il Consiglio di Amministrazione prende visione del parere legale espresso dall’Avv. Giuseppe Cassano con lettera al Presidente in data 19.VI.41 sul mantenimento o meno della qualità di socio alla Sig.ra Ida Pia Donati di Torino. Constatando con rammarico come siano riusciti vani i ripetuti passi svolti per indurre la predetta socia a rendersi conto della opportunità di presentare le proprie dimissioni secondo le precise disposizioni impartite alla Società dall’Ente Nazionale Fascista della Cooperazione. Rilevando l’impossibilità di protrarre ulteriormente tale situazione irregolare e pregiudizievole agli interessi della Editrice (come risulta dal suddetto parere), prende atto della necessità di risolvere di propria iniziativa la questione e delibera nei confronti della Sig.ra Ida Pia Donati la perdita della qualità di socio per esclusione ai sensi dell’Art. 7 dello Statuto in seguito all’atteggiamento da lei assunto, in contrasto con gli interessi della Società medesima. Pertanto delibera la restituzione dell’importo delle azioni versate, più la quota parte spettantele dalle riserve di bilancio. Il Consiglio unanime esprime la propria personale simpatia alla Sig.ra Ida Pia Donati, dolente per l’increscioso ma inevitabile provvedimento” <222.
Parole che sono il segno di quanto l’editrice desideri, nonostante l’aggravarsi della situazione bellica, continuare la propria attività, che viene anteposta ad ogni altra esigenza. Studium, infatti, non intendeva fermare la propria corsa, come testimoniano i verbali dei Consigli e delle assemblee, che non cessano di riportare i continui confronti in merito a nuove proposte di crescita.
Fin dal marzo 1941 uno dei più importanti progetti dell’editrice era continuare la collezione “La Cattedra” <223 e alla fine di quell’anno de Sanctis diede notizia della volontà di pubblicare una raccolta di Encicliche sociali, la quale
diverrà l’opera più importante di questa collana e conoscerà in un solo decennio quattro edizioni riviste e aggiornate, rispettivamente nel 1942, 1945, 1948 e 1956.
[…] In un periodo in cui si avvertiva vivissima l’esigenza di un ruolo attivo dei cattolici nella scena politica e sociale del Paese, Igino Giordani, a cui venne affidata la curatela dell’opera, desiderava rilanciare, in un documento organico, le autorevoli voci e la visione profetica dei Papi, proclamando la necessità di una visione cristiana per un ordine sociale e politico veramente nuovo. L’intento della raccolta era di fare di queste voci un monito universale: per superare la «disumanizzazione dell’uomo» che con il conflitto in atto appariva ancor più evidente, occorreva superare la divaricazione tra l’umano e Dio <225.
L’opera ebbe un successo straordinario e in poche settimane venne esaurita la prima edizione che diede un buon utile, come riporta il verbale di Assemblea del marzo 1943. Fin da subito si pensò quindi di programmare una seconda edizione aggiornata con i suggerimenti pervenuti dai membri dei Consiglio stesso e da alcuni amici dell’editrice.
[NOTE]
30 G. Antonucci, Studium: un organo di proposte culturali, «Studium», 3 (1982) LXXVIII, p. 331.
210 G.B. Scaglia, Cinquant’anni delle edizioni Studium, «Studium», cit., p. 574.
211 Verbale della seduta del Consiglio d’Amministrazione della Cooperativa Editrice “Studium”, 13 febbraio 1942, p. 17.
212 Relazione tenuta dal Ragionier Carlo Sbardella al Consiglio di Amministrazione di Studium, 18 novembre 1965, cit., p. 11.
213 Verbale della seduta del Consiglio d’Amministrazione della Cooperativa Editrice “Studium”, 19 marzo 1944, p. 46.
214 Relazione tenuta dal Ragionier Carlo Sbardella al Consiglio di Amministrazione di Studium, 18 novembre 1965, cit., p. 11; Verbale della seduta del Consiglio d’Amministrazione della Cooperativa
Editrice “Studium”, 15 giugno 1944, p. 53.
215 Verbale della seduta del Consiglio d’Amministrazione della Cooperativa Editrice “Studium”, 8 ottobre 1944, pp. 54-55.
216 Ibidem.
217 Ibidem.
218 Verbale della seduta del Consiglio d’Amministrazione della Cooperativa Editrice “Studium”, 12 dicembre 1941, p. 16.
219 Verbale della seduta del Consiglio d’Amministrazione della Cooperativa Editrice “Studium”, 18 febbraio 1941, p. 48.
220 Verbale della seduta del Consiglio d’Amministrazione della Cooperativa Editrice “Studium”, 18 aprile 1941, p. 5.
221 Ibidem.
222 Verbale della seduta del Consiglio d’Amministrazione della Cooperativa Editrice “Studium”, 18 giugno 1941, pp. 9-10.
223 Verbale della seduta del Consiglio d’Amministrazione della Cooperativa Editrice “Studium”, 16 marzo 1941, p. 3.
225 I. Giordani, Ragioni di queste Encicliche, in Le Encicliche sociali dei Papi da Pio IX a Pio XII (1864-1941), Studium, Roma 1942, pp. V-VII e XXIII.
Alessandra Mazzini, La casa editrice Studium e il suo catalogo storico, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Bergamo, Anno accademico 2014/2015