A tutt’oggi nella società sudtirolese ogni gruppo ha i propri circoli sportivi, i propri giornali, le proprie associazioni culturali

Bolzano: Via della Mostra. Fonte: mapio.net

Questo modello di tipo internazionalistico di protezione delle minoranze cede il passo all’indomani del secondo conflitto mondiale a favore di misure interne ad ogni Stato, legate ad una prospettiva strettamente individuale e non collettiva dei diritti.
Questa tendenza si afferma per due concomitanti ragioni: da una parte la paura di nuovi nazionalismi, che avevano già condotto al disastro bellico, dall’altra prevale a livello internazionale la teoria statunitense del “melting pot” che tende a privilegiare la garanzia dei diritti individuali piuttosto che dei diritti collettivi alla conservazione delle peculiarità di gruppi minoritari; in questa situazione dunque appare ancor più eccezionale l’accordo De Gasperi-Gruber risalente al 1946.
Questo accordo, stipulato tra il Presidente del Consiglio italiano e il Ministro degli Esteri austriaco, prevede una serie di misure riparatorie nei confronti della popolazione sudtirolese di lingua tedesca, con la previsione di un’autonomia sudtirolese e con una precisa disciplina per l’ottenimento della cittadinanza italiana da parte di quei soggetti che hanno optato per la cittadinanza tedesca a seguito degli accordi Hitler-Mussolini del 1939.
Esso è dunque un accordo internazionale che prevede per la prima volta una forma di autonomia per la minoranza germanofona, ponendo quindi le basi per il primo Statuto di autonomia del 1948.
Le organizzazioni internazionali, in primis l’ONU non hanno mai elaborato veramente una compiuta e specifica definizione di “minoranza”; a testimonianza di ciò né all’interno della Carta dell’ONU né nella Dichiarazione universale dei Diritti dell’Uomo, adottata dall’assemblea generale nel 1948, sono presenti riferimenti alla protezione delle minoranze.
In sede ONU l’unico documento di rilievo in questo ambito (se si eccettuano le numerose definizioni elaborate da esperti per varie commissioni che sono di scarso rilievo pratico) è il Patto internazionale sui diritti civili e politici.
All’art. 27 di questo documento si stabilisce il principio secondo il quale gli appartenenti alle minoranze etniche “non possono essere privati del diritto di avere, in comune con gli altri membri del loro gruppo, la propria vita culturale, di professare e praticare la propria religione o di utilizzare la propria lingua”; tuttavia anche in questo caso la protezione assicurata riguarda gli individui, pur se facenti parte di minoranze etniche.
I motivi che determinano in sede internazionale una particolare genericità delle definizioni sono diversi: abbiamo già preso in considerazione l’opposizione, per così dire “ideologica”, da parte degli USA (pur con alcune differenze tra i vari Stati) e di altri Paesi come Brasile e Canada, ad una tutela di tipo collettivo; dobbiamo inoltre aggiungere che “vi è un’esigenza politica intesa ad evitare che attraverso l’attribuzione di diritti collettivi alle minoranze si possano creare o alimentare antagonismi fra gruppi”. <6
La “politica” del Consiglio d’Europa riguardo alle minoranze etnicolinguistiche non si discosta da quella dell’ONU.
[…] La dottrina costituzionalistica è concorde nell’individuare due aspetti del principio di uguaglianza: da una parte l’uguaglianza formale di tutti di fronte alla legge, dall’altra l’uguaglianza sostanziale che impone di trattare diversamente situazioni tra loro differenti; “fra queste due concezioni si instaura non tanto una tensione, quanto una vera e propria antitesi”. <10
È chiaro che in uno Stato democratico nel quale i diritti dei singoli sono completamente garantiti l’esistenza di una minoranza tendenzialmente permanente di tipo linguistico può determinare l’adozione di “affirmative actions mediante le quali si chiede non tanto l’eliminazione di una discriminazione, quanto l’applicazione di provvedimenti di favore capaci di compensare disuguaglianze di fatto derivanti da cause naturali o da ingiustizie del passato”. <11
La proporzionale etnica nella provincia di Bolzano può essere vista dunque in questa ottica come uno strumento attraverso il quale riparare un torto subito e soprattutto attraverso il quale garantire in futuro una parità di accesso sostanziale ai posti di lavoro nel pubblico impiego ed anche il controllo da parte della minoranza della p.a. del territorio dove vive.
Le minoranze, anche quelle linguistiche, si presentano generalmente come semplici comunità allo stato diffuso, da alcuni ascritte al genus delle formazioni sociali o definite come frazioni dell’elemento personale dello Stato, prive quindi nella stragrande maggioranza dei casi di personalità giuridica.
La rappresentanza delle minoranze spetta quindi, almeno in genere, ai singoli esponenti dei gruppi minoritari nel momento in cui essi usufruiscono singolarmente della tutela apprestata loro.
Problema più spinoso risulta essere invece la rappresentanza delle minoranze nel caso di trattative; l’individuazione di soggetti portatori delle istanze minoritarie non è semplice né immediata data l’assenza di personalità giuridica del gruppo in quanto comunità diffusa.
La rappresentanza spetta comunque generalmente al partito od ai partiti che raccolgono il voto della minoranza; tale selezione può comunque risultare particolarmente difficoltosa nel caso in cui i partiti rappresentanti la minoranza siano numerosi oppure può dare adito a scelte discrezionali da parte di colui che sceglie i propri interlocutori, cioè il governo, che potrebbe preferire alcuni partiti od associazioni a scapito di altre, magari escludendo i soggetti portatori di istanze più radicali. <12
La tutela delle minoranze linguistiche può “essere operata con un criterio personale o territoriale, secondo un modello di separatismo linguistico o di bilinguismo e, ancora, con norme di valore generale o specificamente riferite a singoli gruppi linguistici minoritari” <13.
Utilizzando il criterio personale si “viene a sottoporre i soggetti che fanno parte del gruppo all’autorità dell’ente esponenziale della minoranza, il quale esercita in tal modo su di loro una potestà quantitativamente limitata, ma qualitativamente non diversa da quella che spetta allo stato su tutto il suo elemento personale”. <14
L’aspetto negativo di questo sistema riguarda l’individuazione di coloro che fanno parte del gruppo, ottenibile necessariamente attraverso un sistema quanto più veritiero possibile di censimento. <15
[…] Lo sviluppo del modello sudtirolese, nato come modello autonomistico territoriale ma in realtà caratterizzato dalla presenza prevalente dei gruppi linguistici, si dovrà necessariamente evolvere in una direzione di autonomia quasi esclusivamente territoriale, funzionale non direttamente ai gruppi linguistici ma alla unicità del territorio sudtirolese, abitato da una popolazione di diversa origine. <197
Tale sviluppo sarà possibile solo con il passaggio da un modello di pace negativa, quale è quello costruito sulla base del modello consociativo e con gli strumenti di divisione etnico-linguistica nella scuola e con la proporzionale, ad un modello che implica una coesistenza degli individui l’uno insieme all’altro e non più, come avveniva fino ad oggi, l’uno accanto all’altro.
Sviluppi in questo senso potranno essere possibili solo favorendo una deetnicizzazione della società sudtirolese supportando i momenti di incontro e le associazioni interetniche già esistenti.
Nello scenario politico i Verdi rappresentano il partito interetnico con più lunga tradizione, insieme, in misura minore ad alcuni partiti del centrosinistra italiano.
Bisognerebbe spezzare l’egemonia tra i due gruppi delle forze più conservatrici: nel campo tedesco, per contrapporsi all’indirizzo sostanzialmente conservatore della SVP, alcuni auspicano addirittura un distacco dalla SVP della sua corrente “sociale”, gli “Arbeitnehmer”, tradizionalmente più sensibili ai temi della convivenza fra i diversi gruppi linguistici. <198
E’ auspicabile, perciò, una progressiva perdita di importanza nel confronto politico dell’elemento etnico, a favore della tradizionale contrapposizione destra-sinistra.
Nel campo sindacale, eccettuato il sindacato dei lavoratori di lingua tedesca e ladina (ASGB), i sindacati confederati CGIL, CISL, UIL (in particolar modo la prima, che ha avuto come segretari anche membri del gruppo linguistico tedesco) hanno tradizionalmente rappresentato gli interessi di tutti i lavoratori, indifferentemente dal gruppo linguistico di appartenenza.
A tutt’oggi nella società sudtirolese ogni gruppo ha i propri circoli sportivi, i propri giornali, le proprie associazioni culturali.
E’ necessario dare un nuovo impulso e sostegno ai finora pochi momenti di incontro tra le varie comunità come la rivista bilingue Bz1999, l’associazione degli studenti universitari sudtirolesi, l’associazione dei genitori bilingue ma soprattutto la scuola che ha il ruolo di formare la futura società sudtirolese, non più nell’ottica dell’amico/nemico come è stato per i padri a causa delle tragiche vicende storiche, ma nella direzione di un completo bilinguismo, pur nel rispetto dell’identità culturale di ciascuno.
Appare sempre più anacronistica, dunque, la mancata valorizzazione delle potenzialità del plurilinguismo nel territorio altoatesino, tanto più in un’era di globalizzazione e di profonda concorrenzialità, poiché la perdita di questa opportunità non potrebbe che determinare nel lungo periodo per questa terra effetti di impoverimento non solo culturale ma ancor più economico.
[NOTE]
6 CLAUDIO ZANGHI Minoranze etnico-linguistiche II ( voce ) in Enciclopedia giuridica Treccani, Roma 1990.
10 MICHELE AINIS Cinque regole per le azioni positive in Quaderni costituzionali 1999, pp. 359 ss.
11 ALESSANDRO PIZZORUSSO Minoranze e maggioranze, Einaudi, Torino 1993.
12 La rappresentanza della minoranza germanofona è sempre stata appannaggio della SVP che è stata a lungo il partito di quasi totale “raccolta” del gruppo tedesco. Negli ultimi anni il panorama politico sudtirolese è comunque mutato, soprattutto per quanto riguarda la rappresentanza politica del gruppo germanofono. Accanto alla ancora predominante SVP sono sorti alla sua destra un partito portatore di istanze più radicali e indipendentistiche come l’”Union Fur Sudtirol” e un altro partito di centrodestra che si richiama ad ideali liberali come “Die Freiheitlichen”. L’SVP, tradizionale rappresentante anche della comunità ladina sudtirolese, è stata poi scalzata da tale rappresentanza dalla nascita di un nuovo partito di raccolta ladina, denominato “Ladins”.
13 ELISABETTA PALICI DI SUNI PRAT Minoranze ( voce ) in Digesto delle discipline pubblicistiche, Utet, Torino 1994.
14 ALESSANDRO PIZZORUSSO, Le minoranze nel diritto pubblico interno. Con un’appendice sulla condizione giuridica della minoranza tirolese nell’ordinamento italiano, Giuffrè, Milano 1967.
15 Il sistema personale è parzialmente adottato in genere come correttivo all’autonomia territoriale, mentre ha avuto un ruolo importante nel sistema dei millet nell’Impero Ottomano e un uso più recente nelle vicende di Cipro, la cui popolazione è divisa dalla costituzione del 1960 in due comunità, quella greca e quella turca, ciascuna delle quali per molte materie elegge ciascuna i propri rappresentanti, che emanano leggi vincolanti per una sola parte. L’inconveniente più importante del sistema di autonomia personale riguarda l’accertamento dell’appartenenza dei cittadini all’una o all’altra comunità; questo è possibile solamente attraverso censimenti molto accurati, nei quali la dichiarazione non può aver altro valore che di una dichiarazione di scienza e non di una dichiarazione di volontà, ponendo problemi cruciali di accertamento per uno stato democratico.
197 In verità sembra che anche nella realtà sociale, a partire dagli anni Novanta si sia verificato tra i giovani la diffusione di un’identità non solo legata al proprio gruppo linguistico quanto piuttosto legata alla propria terra, l’Alto Adige/Südtirol, indipendentemente dalla lingua parlata. Tali dati sono analizzati da LUCA FAZZI, Etnonazionalismo e territorialismo in Alto Adige-Sudtirolo. Per cosa optano le nuove generazioni in La cultura dei giovani europei alle soglie del 2000 (a cura di) LUIGI TOMASI, Angeli, Milano 1998.
198 THOMAS KAGER South Tyrol: mitigated but not resolved in http://www.trinstitute.org/ojpcr/1_3kag.htm
Leonardo di Russo, Dichiarazione di appartenenza e proporzionale etnica nell’Alto Adige/Südtirol, Tesi di laurea, Università degli Studi di Pisa, Anno Accademico 2006/2007