A Belforte, il 23 ottobre 1944, i Comandanti e Commissari di Brigata si riunirono per eleggere il nuovo Comando

Lapide dedicata alla memoria dei caduti partigiani di Bosco di Corniglio. Fonte: pietre della memoria

Con la crescita delle formazioni e dei territori controllati [in provincia di Parma] si rende necessario coordinare efficacemente le operazioni militari: nell’agosto 1944 nasce il Comando Unico Operativo, alla guida dell’ufficiale siciliano Giacomo di Crollalanza “Pablo”, che viene incaricato di coordinare le azioni militari, organizzare la rete di informazione e collegamento, risolvere controversie e divergenze. Parallelamente al CUO, che si occupava delle formazioni della montagna, nasceva, nella città di Parma, un altro organismo centrale, il Comando Militare di Piazza, con il compito di dirigere le forze resistenziali in città.
Ma, in quell’estate di azioni vittoriose e crescita delle formazioni, arrivano anche alcuni duri colpi per movimento partigiano parmense. La pressante necessità di risorse per sostenere la macchina bellica e di prigionieri da impiegare nell’industria del Reich spinge i Comandi della Wermacht a dare il via all’imponente “Operazione Wallenstein”. Si tratta di una serie ravvicinata di manovre antiguerriglia e rastrellamenti che mette a dura prova l’esercito di Liberazione parmense e soprattutto la popolazione civile, sottoposta a rappresaglie, saccheggi, deportazioni, fucilazioni. Piccoli paesi come Strela di Compiano o Neviano degli Arduini diventano teatro di veri e propri eccidi, con decine di civili rastrellati e fucilati. <17
Ma la ferocia della “Wallestein”, testimoniata da racconti e documenti, non ferma l’afflusso dei giovani alle bande partigiane, anzi, in alcuni casi sortisce l’effetto opposto. Come ricorda Don Innocente Cappella, parroco di Sidolo: «Ragazzi di Strela che sono andati con i partigiani ce ne sono stati…dopo il rastrellamento in particolare, anche per sfuggire all’arresto e ad essere andati [sic] in Germania». <18
Ma il colpo più duro dal punto di vista simbolico e morale arriva il 17 ottobre 1944, quando una terribile puntata a Bosco di Corniglio “decapita” il movimento partigiano parmense: insieme ad altri muoiono “Pablo” e Gino Menconi “Renzi”, Comandante della Piazza di Parma.
Un terribile agguato che però non spaventa i partigiani parmensi. Il giorno dopo i superstiti dell’eccidio si riuniscono ed eleggono Giacomo Ferrari “Arta” nuovo Comandante Unico.
Riorganizzate velocemente le forze si continua a resistere e combattere.
[NOTE]
17 Minardi M., Parma, in Casali L., Gagliani D., La politica del terrore. Stragi e violenze naziste e fasciste in Emilia Romagna, Roma – Napoli, L’ancora, 2008. Per una mappatura completa delle violenze compiute dalle forze armate tedesche e dai reparti militari della Repubblica Sociale Italiana contro la popolazione civile e i partigiani combattenti nella Provincia si rimanda all’ottimo sito internet tematico realizzato dall’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea di Parma www.eccidinazifascisti.parma.it.
18 Minardi M., Guerra sui monti, cit., p. 53.
Iara Meloni, Occupazione tedesca e lotta di Liberazione a Parma: una breve introduzione storica in Stefano Rotta, Partigiano Carbonaro. Un ragazzo nella Prima Julia, Parma, Graphital, 2015

Nonostante la gravissima perdita, il movimento non si arrestò: a Belforte, il 23 ottobre 1944, i Comandanti e Commissari di Brigata si riunirono per eleggere il nuovo Comando; sempre nella prospettiva di mantenere l’equilibrio politico tra le due principali formazioni, le Brigate Julia votarono liberamente il Commissario Politico: Achille Pellizzari (Poe), mentre le Brigate Garibaldi nominarono il Comandante: Giacomo Ferrari (Arta) <97; questo è quanto ci testimonia l’ex Commissario Unico Mauri (Primo Savani) in una relazione inviata in data 26 ottobre 1944 <98. Fu da questa assemblea, ci informa Mauri, che sorse il binomio Arta-Poe <99, che in quel momento “esprimeva la forma migliore non solo per le persone, quanto per l’eliminazione del sistema del triplice commissariato, pastoia ingombrante e fonte di discordie latenti” <100. L’elezione del comunista Ferrari e del democristiano Pellizzari, è la dimostrazione dell’ intesa che si stava rafforzando tra i due partiti di massa <101; si tratta di un altro passo avanti verso quell’unione e intesa fortemente sperata dall’ inizio della lotta.
Tuttavia alla nomina di questo Comando, eletto democraticamente secondo “l’usanza partigiana”, si contrappose quella espressa dal CLN provinciale. Accadde infatti che, come ci espone il Capo di Stato Maggiore Nardo (Leonardo Tarantini), “nello stesso periodo il Comitato di Liberazione Nazionale Provinciale, preoccupato che la vacanza di comando si protraesse dannosamente per un tempo imprevedibile nominò d’autorità Comandante Unico Gloria”. <102 Tale nomina dall’alto aprì una crisi in seno al movimento che si risolse verso le metà di novembre, con la costituzione di una Delegazione del Comando operante nella zona Est della Cisa, comandata dal Colonnello Gloria (Paolo Ceschi) e con Mauri (Primo Savani) come Commissario Politico; si tratta di un Comando che, per quanto fosse dotato di una certa autonomia, era alle dipendenze del Comando Unico stanziato nella zona Ovest della Cisa.
Sebbene tale questione venne risolta nell’arco di poche settimane, i documenti rivelano come questo fatto non coinvolse solo il Comitato di Liberazione e il Comando parmensi, ma anche il Comando regionale, ed inoltre ci fornisce indizi interessanti sul profilo dei membri del Comando. Si tratta dunque di una vicenda che rivela una contesa tra due poteri politici: quello proveniente dal basso, dai partigiani che rivendicarono il loro diritto di eleggere i propri superiori, e quello proveniente dall’alto, dal CLN provinciale e dal CMNE <103, che si avvalsero delle proprie prerogative per imporre le proprie nomine. Per quanto con la soluzione di compromesso, la crisi venne risolta, questo conflitto tra poteri, rimarrà latente per tutto il restante periodo di lotta e riemergerà alcuni mesi prima della Liberazione. <104
[NOTE]
97 AISRECP, Fondo Lotta di Liberazione, busta RI, fasc. QC, f.24.
98 Ibidem
99 Il Comando fu composto dal Comandante Arta (Giacomo Ferrari), Commissario Poe (Achille Pellizzari), Capo di Stato Maggiore Nardo (Leonardo Tarantini) e gli Ispettori: Ottavio (Fernando Cipriani), Franco (Franco Franchini) e Libero (Primo Brindani). Cfr L. Tarantini, Resistenza armata nel parmense, p.182-183.
100 AISRECP, Fondo Lotta di Liberazione, busta RI, fasc. QC, f.24.
101 Cfr. Vite ritrovate, Giacomo Ferrari, a cura di Tommaso Ferrari, Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Parma, Parma, 2015, p. 21.
102 L. Tarantini, Resistenza armata nel parmense, p.192-193.
103 [Comando Militare Nord Emilia]
104 Cfr. Vite ritrovate, Giacomo Ferrari, a cura di Tommaso Ferrari.
Costanza Guidetti, La struttura del comando nel movimento resistenziale a Parma, Tesi di laurea, Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, Anno Accademico 2017-2018